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Autore: Euterpe_12    10/06/2008    6 recensioni
Apri gli occhi. Poi la senti, e là batte dentro di te. La musica. Quella dea benedetta, che ti ha salvato tante volte. La cerchi. La sogni. La desideri. Poi la incontri, e capisci che quella dea non è mai stata davvero tanto lontana come pensavi. Muovi un passo. Guardala. Innamorati di lei. Fallo mentre lei suona, mentre lei canta, mentre lei ti osserva con occhi amorevoli. Poi capisci. Capisci che la vita è bella anche se tu sei sbagliato. "Tu mi domandi cosa voglio ma mi spiazzi... lady non vedi? Voglio soltanto innamorarmi!" StrawberryxRyan, MarkxStrawberry.
Genere: Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: Alternate Universe (AU) | Avvertimenti: nessuno
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Note dell’autrice:
Questa storia non è la solita Alternative universe: la ff che state per leggere infatti, ha un’ambientazione totalmente diversa; non ci troviamo in Giappone, non ci sono le ragazze che vanno a fare spese il sabato pomeriggio, e che si innamorano del ragazzo più carino della scuola. In questa storia vi presento Milano. Un mondo tutto nuovo, dove regna lo spaccio tra i viicoli più nascosti, ed i ragazzi pieni di problemi si cibano di musica. Il rap. Quella disciplina che sa farti evadere. Narrerò di un amore che nasce e cresce tra le mura di una città che appare bella è pulita, ma che sa macchiarsi di tremendi crimini.
Sarà una grande song-fic, poiché i nostri protagonisti citeranno spesso brani rap e canzoni di vario tipo. Al termine di ogni capitolo (meno questo primo XD), inserirò tutti i titoli delle canzoni utilizzate con rispettivo autore.
Che altro dire… è qualcosa di totalmente diverso, una specie di sfida. Questa storia ho iniziato a scriverla parecchio tempo fa, tanto che ho già iniziato a postarla su di un altro sito dove ha riscontrato parecchio successo. Spero avvenga la stessa cosa anche qua. Un bacione a tutti, ichi_chan.

RAPPER’S LOVE


***

Prologo

La pioggia cadeva incessante quella domenica pomeriggio. I miei occhi erano rimasti chiusi tutto il tempo, mentre le cuffie del mio lettore CD emettevano note su note. Musica, quella che sapeva farmi ricordare il tuo volto, il tuo sorriso.

Mamma

Quell’angelo che non avrebbe mai più fatto parte della mia vita.

E mentre le note della mia musica venivano sovrastate da un tuono lontano, la tristezza prese parte di me. Un ricordo, di quelli che tenti di debellare dalla tua mente, ma rimangono là, ad infastidire la tua memoria.

Chiusi gli occhi. Ero stanco, stufo di pensare a te mamma. Di ricordare il tremendo rumore provocato da quell’automobile che andava fuori strada, e che ti aveva presa in pieno. E tu, debole e fragile, piegata su di me a proteggermi.

Avevo sei anni. Ero uno sciocco, stupido bambino. Non avrei mai capito quale tremendo dolore avrebbe dovuto subire la mia anima, quale agonia avrebbe intaccato il mio cuore.

Ero piccolo, ma nonostante questo, il dolore e la sofferenza avevano preso parte in me come un fiume in piena.

Mio padre non c’era, mia sorella piangeva. Qual è stata la mia adolescenza senza te?

Provai un brivido, non appena ricordai quali erano i miei pensieri circa tre anni fa. Può sembrare orrendo, indicibile, ma io a quattordici anni pensavo alla morte. A come sarebbe stato morire, e dimenticare.

Dimenticare i pianti incessanti di mia sorella.

La bottiglia di birra mai vuota di mio padre.

Il mio dolore.

Ero stufo mamma. Stufo di vivere senza te.

Ma era bastato desiderare una tregua. Un qualcosa che riuscisse a farmi evadere completamente dal tremendo dolore che ogni giorno intaccava il mio animo ferito.

Le mie prime rime.

Erano bastati un foglio ed una penna per darmi la possibilità di esprimere la mia rabbia, la mia frustrazione.

Volevo te, ma sapevo che non ci sarei mai riuscito.

Così ho trovato la mia tregua. Quel qualcosa che per qualche minuto riusciva a farmi evadere da tutto e da tutti.

“Ho scoperto che la musica può fare più delle parole… in un mondo in cui non ci si parla più” (Gemelli Diversi-il giro del mondo)

La musica. Quello strumento universale che sapeva donarmi mille sensazioni. Qualcosa che riusciva a superare di gran lunga il semplice dolore. Riuscivo a manifestare la mia rabbia con le mie rime, con le mie parole.

Così come me, anche i miei amici. Chi come me, viveva nella merda da quando aveva messo piede in questo mondo.

Noi siamo gente vera mamma, gente di strada.

Chi, che per amicizia farebbe di tutto. Chi sa davvero apprezzare le cose belle, chi adora vedere i propri cari felici.

Sì, è vero, a volte siamo cazzoni. Che possiamo farci? Amiamo la vita di strada, corriamo con i nostri motorini, scriviamo sui muri. Ma che altro potremo fare se non questo?

Mamma, dammi una guida che non sia il rap. Dammi un’alternativa che non sia lo spaccio o la gente di strada, perché io davvero, non saprei che altro pensare.

Mandami un angelo che ti somigli. Mandami qualcuno che mi voglia bene veramente. Chi non si fa sottomettere dalle difficoltà, colui o colei che saprà farmi capire com’è bella la terra.

“Quante storie andate storte han visto queste vie.
Quante volte toccò a me le mie cattive compagnie.
Seguimi
Seguimi
Fatti un giro insieme a noi.
Vieni a toccare le lacrime”
(Gemelli Diversi-Le cattive compagnie)

 

 

 

 

 

   
 
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