Serie TV > Arrow
Ricorda la storia  |      
Autore: vex194    30/01/2014    13 recensioni
[ Olicity | Introspettivo, Romantico | Spoiler 2x10 | 2.316 parole ]
Chiuse gli occhi – anzi li strizzò – e si morse il labbro inferiore, cercando di riprendere il controllo della sua mente che stava iniziando, decisamente, a divagare pericolosamente.
Basta pensare al suo capo quando era vestito bene o a quando non era vestito e faceva esercizi improponibili e faceva pompare i bicipiti, insieme agli addominali e i pettorali. Basta pensare al sudore che svicolava lentamente sui muscoli scolpiti. Davvero.
Basta, basta, basta.
“Magari Barry non è l’unico a cui piaci”
Genere: Introspettivo, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Felicity Smoak, Oliver Queen
Note: Lemon, OOC | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Grazie a _Nanetta_ per lo spledidissimo banner.

 

Somebody To Love

 

Diggle era andato via. Era stata una serata piena e per piena, si intende una serata in cui Dig si era beccato una pallottola, la città era quasi stata distrutta – di nuovo – e Felicity, aveva curato le profonde ferite a Oliver. Di nuovo. Sharpanel era stato disinnescato – sì pessima scelta di parole – e tutti si potevano finalmente godere un po’ di serenità. Fino a quando un nuovo psicopatico non avrebbe minacciato di uccidere tutti e prendere il controllo su Starling City, ovviamente.

Felicity, guardava i monitor luminosi, picchiettando il tacco delle sue scarpe a terra, sentendo perfettamente lo sguardo di Oliver che incombeva su di lei. Cercava di rimanere indifferente a quello che era successo qualche ora prima – cioè il fatto che non era riuscita a localizzare dove fosse il segnale del detonatore delle bombe – e lo aveva fatto quasi schiantare addosso ad un autobus.

La reazione di Oliver era stata esagerata – molto esagerata, a dire il vero e anche un po’ fuori luogo – ma, nonostante tutto, Felicity non si era sentita così responsabile del non ritrovamento di Sharpanel e del detonatore. L’uscita di Oliver su Central City era stata infelice e, insinuare che lei non si stesse impegnando per quella causa – l’ennesima – le aveva fatto male. Le lacrime erano state solo la minima cosa che la stavano rendendo indifferente alla presenza del suo capo miliardario dall’istinto suicida notturno.

Felicity portò la mano destra sotto al mento, andando a sorreggere la testa, ancora rivolta verso gli schermi inattivi in quel momento.

Perché Diggle era andato via? Non poteva pensarci prima lei ad abbandonare quel ritrovo alla A-Team? Avrebbe dovuto farlo, almeno non si sarebbe sentita in quel modo. Tesa, imbarazzata.

“Scusa”

La voce di Oliver attirò l’attenzione della bionda, che girò la testa nella direzione dell’uomo, ancora tutto vestito di verde.

Che poi, perché il verde? Felicity, questo, se l’era sempre domandato, ma non vi aveva mai trovato mai risposta, anche se Barry – lo stesso Barry Allen che era andata a trovare a Central City e che era entrato in coma per colpa di un fulmine, situazione balorda quanto tragica – era dell’idea che il colore fosse il verde per via di tutta quella cosa dell’isola e della giungla o quello che era.

Oliver era fisso con lo sguardo sul suo arco – fatto fare su misura da lei – e non le rivolgeva neanche una piccolissima e misera occhiata.

“Stai chiedendo scusa a me, o... parlavi con la tua faretra?” gli domandò Felicity, facendo girare leggermente la sedia su cui era seduta.

Oliver scosse leggermente la testa e girò anche lui con la sue sedia, alzandosi e facendo qualche passo verso di lei.

“Non ho alzato la voce con la mia faretra” ammise, sentendosi in colpa per quello che le aveva detto.

“Sì, ma sei andato ben oltre”

“Lo so... – ammise lui, fermandosi a qualche centimetro da Felicity che, ancora a gambe accavallate, poteva avvertire il battito del suo cuore aumentare ritmicamente – e ti chiedo scusa”

Felicity lo guardò. In quegli occhi chiari, sempre così limpidi e facili da scoprire, leggeva sincerità e capì che lo stava facendo sul serio. Le stava chiedendo onestamente scusa.

“Capisco che la questione della Mirakuru ti stia mandando fuori di testa – iniziò lei, chiudendo per qualche secondo gli occhi coperti dagli occhiali da vista – ed è vero che sono andata a Central City. Per un bel po’”

“Felicity, non è questo... – la interruppe lui – quando non ci sei... mi rendo conto di quanto io abbia bisogno di te” concluse infine, per poi riprendere di nuovo a parlare, con lei lì di fronte che lo guardava con la testa che pendeva da un lato, lasciando oscillare la morbida coda di cavallo, “In un primo momento... facevo tutto questo da solo. Ora, con te e Diggle... posso contare su di voi”

Felicity sorrise debolmente, forse Oliver neanche se ne accorse. Lei si alzò in piedi.

“Questo vuol dire che ho una chance... di diventare dipendente del mese?” gli domandò con una punta di ironia, avvicinandosi, forse un po’ troppo, in quanto poteva riuscire a sentire quella punta di colonia mascolina provenire dalla pelle di Oliver.

“No... perché non sei una mia dipendente. – disse lui, trovando poi ancora un po’ di spazio da cancellare tra loro due. Alzò i suoi occhi chiari verso quelli di Felicity, posandoli un attimo sulle sue labbra, coperte da quello strato di rossetto violetto, che si intonava perfettamente al suo incarnato e i suoi capelli – Sei la mia partner”

Felicity si sentì quasi fiera a quelle parole. Annuì leggermente, mordendosi il labbro inferiore. Sentiva il cuore pressare selvaggiamente contro la cassa toracica e ringraziò il cielo di non aver attaccato uno di quei dispositivi per controllare il battito cardiaco. Altrimenti sarebbe esploso e sarebbe stato alquanto imbarazzante che Oliver scoprisse quanto i suoi sguardi incidevano sulla ritmicità cardiaca di Felicity. Molto, molto imbarazzante.

“Barry prima o poi si sveglierà, - disse lui, cambiando sfumatura nello sguardo, quasi qualcosa di infelice e triste, come se non volesse dire veramente quello che stava dicendo – e tu gli sarai accanto quando accadrà”

“Finalmente conosco qualcuno a cui piaccio e viene colpito da un fulmine. E finisce in coma. – replicò lei, riguardo a Barry – Un classico” concluse, muovendo le braccia in modo nervoso.

Barry le piaceva. Si somigliavano molto, sotto molti punti di vista. Erano... simili. Lei ed Oliver, invece... non erano simili. Forse in qualcosa, ma le cose su cui andavano d’accordo erano praticamente l’un percento su un intero del cento percento.

Barry le aveva chiesto più di una volta se Olive le piacesse e lei aveva sempre risposto in modo negativo, ma entrambi sapevano bene che non era così. A Felicity piaceva Oliver, le piaceva molto. Le piaceva come parlava e come gesticolava con le mani. Le piaceva il suo modo di fare, a volte grezzo e anche da uomo delle caverne, forse era un rimasuglio dell’isola. Le piaceva il fascino che emanava quando era vestito con quei completi eleganti, specialmente quelli chiari. Le piaceva come guidava la moto. Le piacevano i suoi occhi, i suoi capelli... e le sue labbra. Labbra che, al momento, stava guardando in modo quasi ossessivo.

Erano morbide? Felicity avrebbe voluto tanto saperlo.

Chiuse gli occhi – anzi li strizzò – e si morse il labbro inferiore, cercando di riprendere il controllo della sua mente che stava iniziando, decisamente, a divagare pericolosamente.

Basta pensare al suo capo quando era vestito bene o a quando non era vestito e faceva esercizi improponibili e faceva pompare i bicipiti, insieme agli addominali e i pettorali. Basta pensare al sudore che svicolava lentamente sui muscoli scolpiti. Davvero.

Basta, basta, basta.

“Magari Barry non è l’unico a cui piaci”

Felicity sbarrò gli occhi, sollevando il viso verso quello di Oliver. Se l’era ritrovato all’improvviso molto vicino, più di quello che ricordava, effettivamente. Incrociò le braccia sotto al seno, facendo tendere il tessuto morbido della magliettina blu. Passò la mano destra attorno al collo, vagando con lo sguardo, senza trovare nessuno appiglio, sempre che le frecce o i computer lo fossero.

La bionda si sentì afferrare delicatamente il fianco sinistro. La mano di Oliver stava appoggiata proprio lì, coperta dal guanto spesso e verde scuro – come quei pantaloni indecentemente attillati – aspettando un invito, da parte di Felicity, di poter proseguire il suo viaggio. Lei alzò gli occhi, incontrando quelli chiari di Oliver, perdendo qualcosa che la fece deglutire rumorosamente – neanche fosse un troglodita – e arrossire vistosamente. Sentì lui avvicinarsi, il suo respiro caldo farsi sempre più vicino. Vedeva le sue labbra sempre più vicine, finché non le sentì appoggiarsi sulle sue. Delicate, morbide, calde e dolci.

Potevano, delle labbra, essere dolci in quel modo?

Il contatto era leggero, quasi inesistente, ma subito divenne più deciso, passionale.

Felicity sentì la bocca di Oliver premere di più contro la sua, cercando un varco, in modo da poterla avere. Voleva sentirla.

La bionda sciolse il nodo delle sue braccia e, con lentezza e anche con un po’ di timore, andò a posizionare le sue mani sulle spalle possenti di Oliver, ancora ricoperte dalla giacca verde. Ne sfiorò il tessuto e si ritrovò ad accarezzarne la cerniera di metallo, tirandola giù lentamente, lasciandolo a dorso nudo.

Qualche secondo dopo, si sentì presa in braccio, quasi come se pesasse come una piuma e la fredda superficie del tavolo dove erano posizionati i computer, la fece rabbrividire al di là del tessuto marrone dei pantaloni. Felicity poteva sentire le mani di Oliver vagare su di lei, percepiva il calore del corpo contro il suo e le dita che sollevavano la maglia blu, lasciandola poi a terra.

Si guardarono per qualche secondo, lasciando che i loro occhi diventassero una sola ed unica pozza di colore. Oliver sollevò lentamente la mano sinistra, andando a levare gli occhiali alla donna, per poi farli scivolare sul bordo destro della scrivania dove Felicity era seduta. Poi passò ai capelli, sciogliendo delicatamente la coda di cavallo, lasciando che quei fili dorati le ricadessero davanti al viso dai lineamenti delicati e angelici. Oliver le prese il viso e la baciò con ardore, continuando a sfiorarle la pelle, facendola fremere sotto il suo sotto bollente e infuocato. Fece scorrere le sue labbra sul collo sottile, sulla spalla minuta, fino ad arrivare tra l’incavo dei seni che, nascosti dalle maglie o i soliti vestitini colorati, erano più abbondanti di quel che sembravano. Baciò e leccò la pelle in ogni angolo, lasciando Felicity in balia del piacere e della lussuria; tirò giù una spallina del reggiseno color cipria con i denti, lo stesso fece con l’altra, andando poi a sganciare i gancetti posteriori, lasciandolo cadere ai suoi piedi.

Oliver armeggiò con la cerniera dei pantaloni di Felicity, mentre lei – con ardore – gli prese il viso e lo baciò appassionatamente, facendo scontrare le loro lingue in modo quasi violento.

Felicity si era immaginata qualche volta una scena del genere, ma mai aveva pensato che potesse accadere sul serio. Oliver le piaceva, anzi aveva una vera e propria cotta, ma si stava domandando cosa sarebbe successo da lì in poi. Si staccò dalle labbra morbide e dolci di lui, guardandolo quasi spaventata negli occhi.

“Cosa?” le domandò premuroso, andando a spostare una ciocca bionda dietro all’orecchio ornato dall’orecchino a pendente.

Felicity, chiuse le labbra tra di loro e scosse leggermente la testa, facendo oscillare i lunghi capelli biondi.

“Cosa succederà se facciamo quello che stiamo facendo? Perché... stiamo palesemente facendo qualcosa e quel qualcosa potrà rovinarci le vite, o per lo meno, potrebbe rovinare la mia. A te non accadrebbe nulla, perché tu sei bello e ricco e hai l’azienda di famiglia e...” le labbra di Oliver fermarono quel fiume in piena che era diventato Felicity.

“Non preoccuparti. Niente e nessuno rovinerà la vita a nessuno” la rassicurò lui, vedendola poi mollare quell’espressione preoccupata, trovandone una più rilassata.

Tornò sulle sue labbra, le vezzeggiò e le baciò, quasi fosse un bisogno fisico. Oliver fece scorrere le mani lungo le cosce di Felicity, andando ad abbassare i pantaloni, fino alle sottili caviglie. Sfiorò la pelle candida con la punta delle dita, causando brividi piacevoli alla donna davanti a lui. Risalì lungo l’interno coscia, trovando l’elastico dell’intimo chiaro, abbinato perfettamente al reggiseno abbandonato a terra.

Felicity, con le mani meno tremanti rispetto a prima, posò le dita fredde sui pettorali ben definiti di Oliver, passando poi agli addominali, sfiorando una di quelle tante cicatrici che sfregiavano il suo corpo scultoreo e perfetto. Si avvicinò di più a lui, come se volesse dirgli che sì, poteva prenderla e farla sua, proprio lì, con Diggle che poteva tornare all’improvviso o con i computer che potevano segnalare qualcun altro che voleva distruggere la città.

Oliver colse il segnale di Felicity e, con un gesto fluido, l’intimo della bionda raggiunge i suoi stessi pantaloni e, dopo essersi liberato dei pantaloni attillati – che poi non erano comodissimi, alla fine – si prese Felicity. Le entrò dentro, senza foga e senza fretta, assaporando ogni attimo e ogni spinta che la faceva gemere.

Da quando era tornato dall’isola – dopo cinque e lunghissimi anni – non aveva sorriso molto. Era successo all’improvviso, quando aveva visto Felicity Smoak negli uffici della Queen Consolidated; era un’esplosione di colore con quei suoi vestitini attillati e, a volte, strani. Era ironica al punto giusto e, quando si trovava in difficoltà, quei suoi movimenti goffi e le parole disconnesse tra di loro, la rendevano notevolmente lucente.

Quello era Felicity. Una luce. Una bellissima luce che Oliver aveva ben accettato nella sua vita, anche se ancora non si spiegava nemmeno lui come era successo.

Sentì i muscoli intimi di Felicity stringersi attorno a lui e, quando sentì la sua voce sussurrare il suo nome, affondò con più veemenza in lei, raggiungendola e premendo la fronte sudata contro quella di lei, lasciando che i loro respiri si mescolassero, caldi e affannati.

Felicity si lasciò cadere contro la spalle di Oliver, accarezzandogli la nuca con movimenti lenti, stringendolo poi in un abbraccio inconsapevole, sorridendo successivamente.

Lei piaceva a Barry, lo aveva capito subito. E a lei piaceva lui.

Ma come combattere quel sentimento che la legava ad Oliver? Era come se crescesse di giorno in giorno, in quel ritrovo che, ormai, lo riteneva come casa sua. Diventava sempre più forte e sempre più incontenibile.

Oliver diceva sempre che non poteva vivere una vita felice, una vita con una donna che non corresse pericoli per via della sua doppia vita.

Miliardario di giorno. Il Vigilante di notte.

Felicity credeva che ci fosse, lì fuori, qualcuno che si meritasse Oliver Queen, che accettasse la sua doppia vita e che fosse pronta a curare le sue ferite.

Il Vigilante di notte. Miliardario di giorno.

Le loro consapevolezze vennero a galla nello stesso istante, istante in cui alzarono i loro capi e si guardarono intensamente capendo che, forse, quello che avevano cercato era proprio lì.

Forse avevano trovato – l’uno dell’altra – la persona di cui avevano reciprocamente bisogno?

 

 

 

 

_______________________________________________________________________________________

Okay, accidenti.

Sono... una novellina, diciamo. Cosa posso dire? Ho iniziato Arrow una settimana fa – forse anche di meno – e in un lampo mi sono rimessa in paro con la messa in onda americana.

Non ho iniziato prima questo telefilm perché, in tutta sincerità, non mi ispirava moltissimo, non credevo che fosse il mio genere. Invece – spinta dai continui scleri sulla mia home di Facebook – mi sono dovuta ricredere. Lo amo e amo anche gli addominali di Stephen Amell, ma questa è una cosa a parte. E, inevitabilmente, mi sono innamorata dell’Olicity. Già dalla prima – parlo della primissimissima – apparizione di loro due insieme mi hanno colpito il cuore e fatto capire quanta alchimia hanno quei due. Adesso poi... non ne parliamo.

Insomma, in tutto questo, ho tentato questa cosa che, a dirla tutta, mi piace. Spero di essere stata troppo OOC con i personaggi e di aver reso bene il concetto della frase “Somebody To Love”.

Credo che il fatto che Felicity curi le ferite di Oliver sia ciò che più mi piace di questa ship. E per ferite, non intendo solo quelle fisiche, intendo anche quelle dell’anima. Quelle nello spirito.

Speriamo anche quelle del cuore.

Ora, corro a nascondermi e spero che questa One Shot vi sia piaciuta ^^

   
 
Leggi le 13 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Serie TV > Arrow / Vai alla pagina dell'autore: vex194