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Autore: Bellatrix_Black_51    30/01/2014    2 recensioni
Ambientato nella 1X12.
Ammettiamolo, Lecter è un genio, non può essersi rassegnato all'idea di uccidere la sua protetta solo perché è stata incastrata da un agente speciale dell'FBI dissociato, e da un capo reparto con problemi familiari.
Sono accadute cose, tra la puntata 12 e 13. Cose di cui sono a conoscenza solo Hannibal Lecter e Abigail Hobbs.
Genere: Drammatico, Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Abigail Hobbs, Hannibal Lecter
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: Incompiuta
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I'm a Sinner, Jut like You




Abigail Hobbs. Interrogata da Jack Crawford davanti al cadavere di Nicholas Boyle, aveva retto ogni sua domanda senza confessare. 
Era uscita dall'ospedale psichiatrico con Will Graham, e con lui era partita per il Minnesota: alla baita dove più di una volta aveva scuoiato esseri viventi con suo padre, il serial killer cannibal Garret Jacob Hobbs.
Will Graham... Aveva dato di matto. Per alcuni istanti era rimasto in stato catatonico, poi l'aveva guardata. Il suo sguardo vacuo e vuoto l'aveva spaventata, più delle parole che le aveva rivolto.
"Negare, negare e negare" diceva a sè stessa, mentre Graham le sputava in faccia la verità su quanto accaduto fino ad allora.
Non appena le sue parole si spensero e il suo sguardo tornò catatonico, Abigail fuggì dalla baita.
Non poteva tornare a Baltimora, non con Graham pronto a confermare i sospetti che Jack Crawford nutriva su di lei fin dall'inizio.
Il freddo le faceva battere i denti una volta uscita dalla baia, ma decise di ignorare il proprio corpo e pensare alla propria salvezza. Sapeva che sarebbe stato il primo posto in cui avrebbero potuto cercarla, ma voleva tornare a casa, anche solo per pochi minuti.
La casa dei suoi genitori non era distante dalla baita: non più di cinque minuti a piedi. Ignorò le lacrime che si gelavano sul suo volto, cercando una via di fuga da quella situazione che sembrava disperata.
Un nome illuminò i suoi pensieri, quasi come un faro nella notte.
"Hannibal" pensò, ripetendo quel nome con le labbra screpolate dal freddo.
Affrettò il passo, certa che una volta arrivata a casa il riparo dal freddo le avrebbe permesso di organizzare al meglio le proprie idee.
Riuscì a raggiungere la casa, e salì i gradini che davano alla porta principale. Si sollevò sulle punte per prendere la chiave, da sempre sopra lo stipite della porta.
Avvertì quasi immediatamente la differenza di temperatura, e si sentì quasi confortata, per un istante. Prima di lasciarsi investire dai ricordi che quelle mura racchiudevano.
Aprì il cancello interno, e avvertì una voce.
La sua voce.
-Abigail- si sentì chiamare. Quasi non credeva fosse davvero lì, ma non le importava che si trattasse di un'allucinazione o della realtà. 
Corse verso il dottor Lecter, abbracciandolo e quasi aggrappandosi con le unghie alle spalle della sua giacca, mentre si sentiva stringere contro il suo petto, con la presa forte e protettiva dell sue braccia.
-Cosa ci fai qui?- domandò, chiudendo gli occhi.
-Ero molto preoccupato per te- si sentì rispondere, e avvertì il contatto della sua mano tra i capelli, a carezzarle la nuca. -Will mi aveva detto che ti avrebbe portata nel Minnesota, e io lo avevo sconsigliato.- spiegò, strusciando piano la guancia contro i suoi capelli.
L'uomo sciolse l'abbraccio, e Abigail si sentì costretta a fare lo stesso, mantenendo le mani tra quelle robuste dell'uomo.
-Dov'è?- le domandò poi, chiaramente riferendosi a Will.
-Io... l'ho lasciato alla baita.- Mormorò in risposta. -Non mi sentivo al sicuro con lui, così me ne sono andata.- confessò, lasciando che lo sguardo dell'uomo vagasse sul proprio, come spesso faceva quando era alla ricerca di informazioni.
-Lui... sa tutto- si arrese poi, abbassando lo sguardo quel tanto che bastava per evitare che il cuore le saltasse fuori dal petto, tanto si sentiva sotto esame per via del suo sguardo.
-Anche Crawford sa tutto- le aveva risposto lui.
Per alcuni istanti Abigail sentì l'aria venirle meno, mentre la sua mente cercava qualunque tipo di risoluzione diversa dal consegnarsi all'FBI.
-Se scappo mi prenderanno, non è vero?- azzardò, cercando di stringere le mani a pugno e sentendosi ostacolata da quelle del dottore.
Sentiva il suo sguardo su di sè, ma non voleva tentare di sostenerlo, nè di sentirsi spogliata delle proprie bugie incrociandolo.
-Non puoi proteggermi ormai.- Riconobbe nella propria voce rotta l'ombra di un singhiozzo, e negli occhi appannati le lacrime che si facevano strada per uscire.
-Quando ti troveranno ti arresteranno, sì.-
Quasi le dava ai nervi la voce maledettamente calma del dottor Lecter, mentre le spiegava con tranquillità il crudele destino al quale era stata promessa.
-E anche Will-
-Ha ucciso lui Marissa?- Come poteva essere stato Will? Era chiaro avesse problemi, eppure...
Quando incrociò lo sguardo di Hannibal Lecter, si sentì morire. Avvertì i suoi occhi studiarla, calcolare e pesare le sue parole e quelle che avrebbe detto, come una macchina.
-Crederanno che sia stato lui- Rispose finalmente l'uomo. -Crederanno che abbia ucciso anche altri- 
Abigail Hobbs indietreggiò, colpita a fondo dalla confessione tra i silenzi dell'uomo.
-Will dice che chi ha telefonato quella mattina era il Serial Killer. Tu.. Perchè hai telefonato?- mormorò, con il panico che andava via via crescendo nelle note della sua voce.
-Volevo avvertire tuo padre che Will stava andando da lui- Hannibal non accorciò la distanza, non fece nulla per riavvicinarla.
-Perchè?-
-Mi incuriosiva cosa sarebbe successo. COsa sarebbe successo quando ho ucciso Marissa.- La snervava la pacata attesa del suo sguardo nel proprio alla ricerca di... Cosa? 
-Ero curioso di cosa avresti fatto.- 
-Tu volevi che uccidessi Nick Boyle?- Abigail non potè trattenere una smorfia. Lui l'aveva spinta a quello. 
Lui l'aveva resa un'assassina, e non una stupida esca. 
Lui, con quel comportamento da mentore e quegli occhi che le indagavano l'anima.
-Lo speravo: volevo vedere quanto eri simile a tuo padre. - Impassibile, calmo. Abigail notò come le sue parole, per quanto crude e profonde, non incidessero minimamente sulla sua espressione o sui suoi occhi. 
E se gli occhi sono davvero lo specchio dell'anima, Abigail potè giurare che in quel momento Hannibal Lecter un'anima non ce l'aveva.
-Nicholas Boyle è importante per te perchè lo hai sventrato. Ti ha cambiata Abigail. Questo conta molto di più della sua inutile vita.-
Eppure, quello psichiatra senz'anima entrava alla perfezione nella sua mente, modellandola a proprio piacimento senza farle male.
-Quante persone hai ucciso?- 
Lecter fece una pausa, avanzò di un passo verso di lei e prese le sue mani. -Molte più di tuo padre- Le disse piano, sfiorando con la punta delle dita la guancia rigata di lacrime della giovane.
-Mi dispiace. Mi dispiace di non essere riuscito a proteggerti in questa vita- sussurrò.
-Puoi ancora farlo. Sono un'assassina, Hannibal, esattamente come te.- Abigail cercò i suoi occhi, e dentro di essi andò alla ricerca di quello che restava dell'anima del secondo assassino seriale che l'aveva protetta a rischio della propria incolumità.
Ancora una volta gli occhi di Lecter vagavano alla ricerca di informazioni, forse di parole per una risposta. 
Abigal notò per la prima volta un riflesso rossastro.
-Sei un medico, Hannibal, hai conoscenze nell'ambito della chirurgia. Se potessi prelevare miei tessuti organici per provare la mia morte io potrei scappare- spiegò, stringendo tra le mani la mano destra dell'uomo e avvicinandosi a lui.
Lecter non rispose, ma i suoi occhi erano svegli e attivi nel cercare i suoi.
Abigail si sollevò sulle punte, e assecondò il desiderio che l'uomo le aveva scatenato nella mente dall'ultima frase che aveva proferito.
Avvertì il contatto caldo delle labbra dell'uomo in contrasto con le proprie. La mano che carezzava il suo volto si era infilata tra i capelli, e poneva una lieve pressione sulla nuca della giovane per impedirle di allontanarsi.
Fu lui però il primo ad interrompere il contatto.
-Ti prego- mormorò Abigail.
Lecter sospirò.
-Farà male, Non ho materiale anestetico- Replicò poi, scrutando prima i suoi occhi, poi i suoi capelli. 
Portò una ciocca dietro l'orecchio destro della giovane, silenzioso, per poi mettere una mano nella tasca interna della giacca, seguendo pensieri che Abigail non riusciva a cogliere.
Estrasse un fazzoletto umido, e lo portò davanti agli occhi della giovane.
-Ti fidi di me, Abigail?-
La giovane fece un lieve cenno affermativo col capo, mentre si sentiva premere contro il volto il fazzoletto imbevuto di cloroformio.
SI sentì lentamente perdere conoscenza, avvertendo il proprio corpo pesare sempre di meno.
L'unica cosa che ricordava era il profumo del Serial Killer che aveva davanti e le mani di lui che le impedivano di farsi male cadendo.
 
###


Delle lenzuola fresche avvolgevano il suo corpo, quando Abigail si svegliò in una stanza che non riconosceva.
Un prurito all'altezza dell'orecchio destro portò la sua mano in quella direzione, quando cacciò un urlo nel sentire il dolore spandersi dall'orecchio a tutta la testa.
Due lacrime di doore le sfuggirono dagli occhi, ma si tirò a sedere e tornò a posare il dito sulla parte dolorante, alla ricerca della causa del dolore.
Si accorse che lobo e cartilagine erano stati rimossi, e al posto del suo orecchio la sua testa presentava una cavità innaturale. 
Udì dei passi per le scale e, quando si voltò vide il dottor Lecter aprire la porta con calma, tenendo in mano un piatto di uova e salsiccie.
-Come stai?- domandò, alzando appena il piatto per farglielo notare e posandolo sul comodino.
-Sto... bene- mormorò Abigail, guardando prima l'uomo, poi la sua colazione. -Che ore sono?-
-Sono le otto di mattina, Abigail, e tu sei libera. Secondo Crawford e Alana tu sei morta: stando alle prova Will ti ha fatta a pezzi e mangiata- le spiegò, sedendo sul letto.
Abigail sussultò alle sue parole, così forti, in un momento in cui non era preparata.
-Non potrò più essere libera- 
-Potrai, ma non qui- la corresse l'uomo. Posò una mano sul suo volto, carezzando la guancia sinistra della giovane. -Ho dei nuovi documenti, in modo che tu possa cambiare la tua identità-
Estrasse da una tasca dei documenti di origine italiana. Abigail potè capire poco di quanto vi era scritto, ma lesse bene il nome che le era stato assegnato.
-Così... Non sarò mai più Abigail Hobbs- mormorò.
Non udì alcuna risposta da parte di Hannibal, al punto che smise di guardare i documenti per posare gli occhi su di lui.
Come si aspettava, erano posati su di lei, indagatori e curiosi.
-Sarai Abigail, per me.- le rispose, pacato. Forse fin troppo.
-Grazie- Abigail sorriso all'uomo, con riconoscenza. Sapeva che nessuno avrebbe fatto una cosa simile per lei.
Suo padre aveva tentato di ucciderla. Will, appena venuto a conoscenza delle sue colpe, le aveva urlato contro. Alana si era dimostrata protettiva come lo si dovrebbe essere con una ragazza normale, non con un mostro.
Si avvicinò ad Hannibal Lecter, e lo abbracciò. 
-Verrò da te ogni volta che mi sarà possibile, Abigail- le sussurrò all'orecchio.
-Ti aspetterò- sussurrò in risposta lei, allontanando il volto dal collo dell'uomo. 
Socchiuse gli occhi, nuovamente alla ricerca del contatto delle sue labbra, come il giorno precedente.
E Hannibal la baciò.




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Eccomi  qui, tornata con una nuova ship e una Shot che ho preannunciato a diverse persone!
Spero vi piacca, ammetto di essere un po' arrugginita ultimamente.
Come sempre, mi aspetto una recensione da chi l'ha letta (saprò che l'avete letta senza recensire!), che sia positiva o negativa.
Ringrazio come sempre la mia fonte di ispirazione, Cherolain, e la mia principale sostenitrice, Alex Piton.

Morrigan7
 
   
 
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