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Autore: iloveroseandrosie    31/01/2014    3 recensioni
Stanotte ho fatto un sogno. Un sogno che non potevo lasciar svanire nei meandri della mia mente. Così ho deciso di metterla nero su bianco. Questa è la mia storia, sono i miei sentimenti e i miei desideri.
Spero vi piacerà. :)
All'inizio doveva essere uno sfogo personale, raccontare a qualcuno che non potesse giudicarmi, come il mio caro e fedele pc. Poi però mi sono detta che potevo pubblicarla, anche per non lasciare quel sogno chiuso in una cartella Word a prendere "polvere". Se avete voglia, ma davvero non sentitevi obbligati, lasciatemo un pensierino. Detto questo, vi auguro una buona lettura! Un bacio a tutti quanti!
Genere: Malinconico, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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Ti ho sognata sai? Quello di questa notte è forse stato il sogno più bello di tutti quelli che mi ricordi fino ad ora. Eravamo noi due, noi due contro il mondo, contro i pensieri e i giudizi delle persone che ci circondavano. Due ragazze che si tengono per mano in un parco dei divertimenti, andava contro i principi di molte persone, sfortunatamente. Ma lascia stare. Ora te lo racconto, vedrai che ti piacerà.

In quest’ultimo mese, non ti ho rivolto la parola neanche per chiederti come fossero andati gli esami, neanche per chiederti se andava tutto bene, niente. E me ne pento, ma come sai non era una scelta mia. Sono stata messa davanti ad un bivio: la mia famiglia o te. E non avevo possibilità di scelta, non potevo perdere la mia famiglia, anche se a volte, quando ci penso, mi sembra che qualcuno mi strappi il cuore lentamente, come per farmi soffrire per bene prima di finirla. Mi manca tutto di te, la tua risata, lo sguardo che hanno i tuoi occhi quando qualcosa non ti è perfettamente chiaro, le nostre discussioni sul tuo letto, le nostre uscite e cena fuori… mi manchi. Ma non posso dirtelo direttamente o rischierei di nuovo di perdere la mia famiglia. Ho quindi cominciato a pubblicare su Facebook, delle canzoni abbastanza tristi che sapevo ti sarebbe piaciute, insieme a frasi tratte da esse che descrivevano il mio stato d’animo: ero triste, sola, mi mancavi. E penso che tu questo l’abbia capito. Penso che tu abbia capito che tutte quelle frasi e quelle canzoni erano per te e solo per te. Non importa quanto duramente cerchi di dimenticarti, non ci riuscirò mai. La cosa che più mi fa gioia – ovviamente nella tristezza della faccenda – è vedere che comunque mi cerchi, che provi a chiarire la cosa, che non vuoi che finisca qui così, e soprattutto il fatto che hai capito da sola senza che dovessi dirtelo, che non era una mia scelta quella di non parlarti più. Ma torniamo al sogno.

Eravamo all’entrata di una specie di tunnel, una galleria come, in un parco dei divertimenti. Volevi andartene, era davvero arrabbiata e non sapevo come dirti quello che volevo farti sapere da tanto, troppo tempo. Ti ho presa per mano, per non farti andare via, e siamo entrate in quello che sembrava il tunnel della verità. Ogni venti metri, c’erano dei cartelloni con su scritte quattro parole. Per andare avanti, dovevo riuscire a sceglierne una che descrivesse il mio stato d’animo. Ricordo solo la prima e l’ultima.

Potevo scegliere tra “solitudine”, “tristezza”, “gioia” e “dispiacere”. Mi fermai, sempre tenendoti per mano. Non capivi, eri così bella sotto quella luce rosa che mi si stringeva il cuore. Scelsi “dispiacere” perché era così che mi sentivo in quel momento: dispiaciuta. Dispiaciuta per essermi arresa così velocemente e piegata al volere della mia famiglia. Dispiaciuta per non averle spiegato cosa stava accadendo. Dispiaciuta per averla persa.

Continuammo a camminare, capivi sempre meno e volevi una spiegazione. Ma non parlavamo, riuscivo a capirti solo attraverso lo sguardo, come spesso ci succede. Non credo di aver mai parlato, e neanche tu hai mai aperto la bocca durante il sogno.
Arrivammo al secondo cartellone, mi creava più problemi questo. Me lo ricordo, perché te ne stavi per andare perché ci mettevo troppo a decidere. Era di sicuro qualcosa riguardo a cosa provo per te. Non sono sicura che tu lo abbia capito, ma io penso di essere innamorata di te.

Una volta superati tutti i cartelloni, tu mi tenevi sempre la mano. Avevamo entrambe paura che una o l’altra poteva in qualsiasi momento andarsene.

Sapevo fin dall’inizio il nome di quell’attrazione, e mi chiedevo se anche tu sapevi cosa ci stava aspettando alla fine. Era il tunnel degli innamorati. In effetti, le luci rosa e i cartelloni su cosa ognuno provasse dell’altro, rendevano lo scopo di quest’attrazione più che ovvia.

Ci ritrovammo davanti all’ultimo cartellone, ma non era come gli altri: c’era solo una parola. Era come un ordine, una regola. Kiss. Non capivi, non sapevi cosa dovevamo fare ora, o forse non eri sicura di come avrei reagito. Io invece, ringraziai mentalmente chiunque avesse creato quel gioco, e mi avvicinai lentamente alle tue labbra. Non ti allontanasti, neanche di un millimetro. Non appena le nostre labbra si sfiorarono, partì un flash: una fotografia. Uscirono dalla macchinetta cinque foto, di cinque grandezze differenti. Non ci curammo delle foto immediatamente. Dovevamo chiarire quello che era appena successo.

Appena mi allontanai dal tuo bellissimo viso, tu mi guardasti a lungo e, prendendomi la mano per farmi restare lì, in quella posizione, mi baciasti. Era un bacio bellissimo, ancora me lo ricordo. Era così reale, così vero! Ho sentito la tua lingua giocare con la mia nella mia bocca, le tue labbra mordermi dolcemente prima il labbro superiore, poi quello inferiore. Potevo esplodere talmente forte era l’emozione che stavo provando. Ci stavamo baciando, ti rendi conto?

Dopo i minuti più belli, eccitanti, felici della mia vita – del mio sogno, in realtà – ci staccammo per prendere le foto che erano uscite dalla macchinetta, sotto lo sguardo di disapprovazione di impazienza della coppia dopo di noi. Eravamo bellissime su quella foto. Sembravamo entrambe impaurite ma allo stesso tempo sicure di quello che volevamo fare.

Mi sono sbagliata prima quando ho detto che nessuna delle due aveva mai aperto bocca: io ho detto una cosa. Ti ho chiesto se potevi tenere le foto tu a casa tua, visto che se i miei genitori le avessero trovate, sarebbero stati guai seri. Per rispondermi tu non hai detto niente, ti sei limitata ad alzare e abbassare la testa. Potevo scorgere un lampo di tristezza nei tuoi occhi. Conoscevo quello sguardo, lo fai quando non ti va a genio una cosa, e so bene che cosa sia. Anche a me non va a genio la nostra situazione, ma almeno adesso abbiamo entrambe quello che volevamo fin dall’inizio.

Stanotte ci stavamo baciando, mi stringevi a te. E ora, poche ore dopo questo magico momento, non posso neanche dirti ciao, mettere mi piace alla tua nuova foto di copertina o, men che meno, raccontartelo.

E di nuovo, la tristezza mi pervade.

Mi manchi. 
  
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