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Autore: slanif    31/01/2014    2 recensioni
Kaede osservò l’albero che era al centro del suo giardino. Un bellissimo Acero che in quel periodo dell’anno perdeva le sue foglie marroni, gialle, arancio e rosse e le spargeva tutte intorno.
Rukawa si avvicinò lentamente, quindi si sedette ai suoi piedi, poggiando la schiena al suo tronco.
Alzò la testa, e intravide il sole d’autunno sbucare birichino tra le sue fronde.
Carezzò distrattamente l’erba a terra, dove era seduto, e chiuse gli occhi.
Alla sua mente, riaffiorarono milioni di immagini.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Kaede Rukawa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Albero
di slanif

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Kaede osservò l’albero che era al centro del suo giardino. Un bellissimo Acero che in quel periodo dell’anno perdeva le sue foglie marroni, gialle, arancio e rosse e le spargeva tutte intorno.
Rukawa si avvicinò lentamente, quindi si sedette ai suoi piedi, poggiando la schiena al suo tronco.
Alzò la testa, e intravide il sole d’autunno sbucare birichino tra le sue fronde.
Carezzò distrattamente l’erba a terra, dove era seduto, e chiuse gli occhi.
Alla sua mente, riaffiorarono milioni di immagini.
Tanti ricordi di quando era piccolo e sua madre lo portava lì, stringendolo forte tra le braccia, gli indicava il tronco e glielo faceva toccare, spiegandogli che quella era la corazza dell’albero, quella stessa corazza che anche il suo taciturno bambino portava sempre, ma che una persona brava e amorevole sarebbe riuscita a scalfire. Toccando appena con un dito, sua madre ne staccava un piccolo pezzetto, lo guardava sorridendo: “Vedi?” e poi gli dava una bacio sulla guancia paffuta di bambino.
In quei ricordi, anche l’albero era piccolo, perché lui e l’albero erano cresciuti insieme.
Sua madre l’aveva piantato quando lui era nato, perché Kaede significava “Foglia D’Acero”.
Aveva detto a suo figlio che doveva prendersi cura di quell’albero e farlo crescere bene, perché sarebbe stato come prendersi cura di se stesso. Voleva che il suo bambino diventasse un uomo responsabile.
“Sii forte e con i piedi per terra come un albero ha le sue radici, ma cerca di raggiungere il cielo così come fanno le fronde con le sue foglie con la tua grandezza”.
Kaede se le ricordava come se le avesse sentite un secondo prima. Ricordava persino il tono di sua madre.
Ormai era l’unica cosa che ricordava di lei.
Pochi anni dopo aver piantato quei semi, quando lui e l’albero avevano quattro anni, sua madre era morta.
C’erano stati momenti della sua vita in cui avrebbe voluto sradicarlo, perché la sua sola vista gli ricordava quell’immenso dolore.
Ma c’erano anche quei momenti come quello, in cui lui si sedeva lì sotto e si rilassava, percependo il calore del sole come la carezza di sua madre, il tronco duro come il petto di sua madre. E, inconsciamente, si sentiva stringere e sentiva la sua voce che gli diceva che era il suo bambino e gli voleva bene come a nessun altro. Che era diventato un uomo bravo, come lei sperava, e che l’albero era cresciuto forte insieme a lui.
Kaede riaprì gli occhi, osservando di nuovo quella cima così imponente.
Tra le sue foglie, intravide il cielo.
E in quel cielo, c’era sua madre.
Lui sarebbe stato come l’albero. Avrebbe portato le sue braccia sempre più in alto, sempre più su, fino a sfiorare il cielo.
Fino a sfiorare sua madre…

**FINE**

   
 
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