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Autore: Eustass_Sara    31/01/2014    4 recensioni
Seguito di Io&te #1 (ma va? ndvoi), eccolo, finalmente è arrivato!
sta volta il punto di vista è quello di Killer, premetto he qui aleggia mooooolta malinconia ; contrariamente alle mie previsioni, ci sarà una terza parte. Perché? Leggete e lo saprete! U.U
aspetto un vostro commentino, anche piccino, eh! ^_^
(si lo so, sono una completa ciofeca nelle introduzioni....)
Genere: Generale, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai, Yaoi | Personaggi: Killer, Penguin
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Io&Te'
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Io&Te #2.

Piango. Senza sosta, le lacrime cadono sul mio viso, rigandolo. Piango e nemmeno ne comprendo il motivo.
Sono solo, nella mia fredda stanza immensa, chiuso a chiave e senza casco, lontano da occhi indiscreti o, peggio, dal mio capitano.
La nave è partita, da molto oramai, sono ore che viaggiamo ; più la nave prosegue, più io piango e sento quella morsa stritolare le mie viscere sempre di più.
Perché sto così male, perché?! In fondo, è solo un viaggio, come tutti gli altri, come ogni sacrosanta volta che ci separiamo per riprendere il largo.
Mi sento un idiota. Soffrire, piangere e sentire la nostalgia crescere e diffondersi... non ha senso, o forse è dovuto al mio essermi rammollito troppo.
Guarda, pinguino, hai visto che hai fatto?
Prima ero freddo e distante, fiero dell'assassino che ero, adesso invece mi sto disperando senza un motivo reale ; il cuore batte forte se ti vedo, se mi abbracci o altre melensità simili, e fa male se tu non sei il solito rompiscatole sorridente e appiccicoso.
Perché in quell'abbraccio eri così triste e malinconico, eh, pinguino? Hai deciso di farmi impensierire e preoccupare? Non voglio stare così, voglio essere normale, ma come posso con la costante paura che mi divora?
Assurdo... un asfissiante vecchietto come te è riuscito a scaldarmi e a cambiarmi, a ridurmi al pari di uno straccio.
Come hai fatto, me lo dici?
Mi sento ancora più stupido a pormi questi quesiti, ma non posso farne a meno.
In realtà, mi sforzo a pensarli, a comporli... se non lo facessi, la paura prenderebbe controllo sulla mente, quel presentimento tornerebbe più vivo che mai a farmi pensare delle idiozie.
È un'idiozia che tu sei in pericolo, che qualcosa non quadra, che c'è una verità di cui non sono a conoscenza... vero? Lo è, non può essere altrimenti, che senso avrebbe? Saremo anche pirati orgogliosi, ma devo ammettere che abbiamo imparato a fidarci l'uno dell'altro, senza dire nulla. Se dici una cosa, io ci credo, ho fiducia nelle tue parole.
Mi sono fidato del tuo “mi mancherai”, so che avrai la mia stessa nostalgia.
E allora perché mi sento male, come il bisogno di raggiungerti e sapere come stai? Mi sono rammollito sino a tal punto?
Ho sempre sopportato un po di nostalgia, perché oggi è così insostenibile?
Ancora non capisco, le lacrime scendono, come se dovessi sfogare un dolore enorme per un qualcosa di prezioso che si allontana fino a scomparire.
È stupido e illogico, ma questa sensazione c'è lo stesso e non se ne va. Vorrei scendere da questa nave, vederti, giusto per stare tranquillo e dire al mio cuore “visto? È tutto ok!”.
Per stare meglio, per tornare a patire poca nostalgia... per controllare.
Mi fido di te, sempre e comunque, anche se non lo dico. Però ho bisogno di vedere se davvero è tutto a posto, ne ho un bisogno immenso, quasi vado fuori e mi butto in mare per cercare quel coso di imbarcazione.
Mi affaccio all'oblò, alzandomi dal letto ; davanti ai miei occhi vedo solo il mare e i pesci che sguazzano tranquilli.
Forse, più che delle semplici ore, è volata mezza giornata... la terra ferma precedente è così distante che non può essere altrimenti.
Sospiro, pesantemente e stanco, vorrei poter dormire ma il dolore e gli impegni di vice me lo impediscono.
Cosa ci sto a fare nel letto se poi passo le ore a rigirarmi fra le lenzuola, fredde e vuote?
Vorrei ucciderti per questo, praticamente il mio star bene dipende da te e non lo sopporto. Voglio essere indipendente e invece è tutto il contrario.
Sei pacchiano, qualcosa di già visto ; non sei certo il primo ragazzo con occhi e capelli neri che vedo. In qualche modo, però, mi hai colpito, mi sei entrato dentro. Sarà che, nonostante il buio colore, i tuoi occhi splendono come diamanti?
Sempre così allegro, malizioso, sfacciato ma gentile e paziente.
Mi hai dovuto aspettare parecchio e, per alcune cose, dovrai farlo ancora ; però non sembra disturbarti il tempo di attesa, sei fin troppo sicuro di riuscire a ottenere quello che vuoi.
Odio ammetterlo, ma alla fine hai ragione ; sei riuscito a cambiarmi, quella tua attesa è valsa a qualcosa, ora sono un rammollito che pende dai tuoi movimenti o parole.
Chissà perché, ma se ora dovessi tornare indietro non mi negherei ciò che ci ha portato a essere un qualcosa ; non mi pento di essere così fragile e sensibile, né di essermi scontrato, incazzato, rilassato, incuriosito e infine avvicinato a te.
Se dovessi tornare indietro, rifarei tutto, perché alla fine dei conti io sto bene con te. Mi posso fidare e aprire ; odio quando mi sfotti, ma so che tutto quello che ti dico rimane fra noi.
È bello ricordare tutto, dal primo incontro ai piccoli momenti passati assieme, mi fa stare bene ; se penso a ora, sento ancora quel dolore grande, che non riesco a cancellare.


Mesi. Lunghi e sconfinati, sono passati come acqua in un ruscello.
Sei lunghi mesi, mesi in cui sono sceso in due isole, ma manco una volta in cui ti ho incrociato.
Che rotta stai seguendo, vecchio? Perché non sei sulle stesse isole in cui sbarco?
Ho faticato per tranquillizzarmi un po, non ho cancellato il dolore immenso ma l'ho ridotto... e adesso sono angosciato. Preoccupato.
Dove sei, Penguin?
Mi manchi, non capisci che mi fa male non avere tue notizie? Perché non mi stressi l'anima tramite il lumacofono?
Di solito non ho nemmeno bisogno di pensarti o guardare quell'aggeggio che tu mi chiami, rompendo le scatole e scaldando il mio cuore. Ora invece lo stritolo fra le mani, gli occhi puntati su quella povera lumaca.
Penso di averle fatto paura, si è rintanata nel suo guscio ; la guardo e non squilla, la tua voce non riempe le mie orecchie.
La caccio di nuovo in tasca, conscio che dopo due passi la tirerò di nuovo fuori.
Sono ancora alla seconda isola, cammino reggendo un sacco pieno di cibarie ; ho girato in lungo e in largo, ma non ti ho trovato. Dove diavolo sei finito?!?
Torno alla nave, lasciando il sacco pesante sul ponte. Kidd è scontroso e furioso, più del solito ; lo capisco, è nella mia stessa situazione.
Corro ancora, fingo una perlustrazione, mentre ti cerco ovunque.
Ritorno al villaggio, immutato rispetto a prima ; solite vecchie, solito caos nel mercato, soliti bimbi urlanti. Ma in mezzo alla bolgia tu non ci sei, non vedo il tuo odioso cappellino.
Cammino ancora, sento che sono vicino a te, ma non ti trovo. Perché? Che diavolo sta succedendo?!
-Ehi, hai sentito l'ultima? Pare che una strana nave gialla si sia schiantata contro uno scoglio...- Mi blocco, quelle parole le avevo sentite sin troppo bene. Una strana nave gialla. Ne conosco solo una, ma non era una nave, era un sottomarino... non poteva essere quell'odiosa imbarcazione a essersi schiantata contro lo scoglio, no, impossibile.
Penguin è il navigatore, sa quello che fa e il mare non era in tempesta
. Ma è anche vero che lui ha fatto un'altra strada.
-Si, ci sono passata davanti... dovevi vedere che roba, era completamente distrutta, forse chi la pilotava è anche morto...-. Non parlavano di un sottomarino, ma di una nave, era solo un caso se anche quella fosse gialla. Ne ero certo, non poteva davvero essere il sottomarino degli Heart quello di cui parlavano quelle due donne sulla panchina.
Ne ero certissimo, infatti era solo per puro scrupolo che mi stavo avvicinando a loro.
In fondo, avere un'ulteriore conferma non mi avrebbe fatto che bene, mi avrebbe permesso di togliere quel macigno che avevo nel petto e proseguire con la mia ricerca.
-Dov'è questa nave?-. Magnifico, ho spaventato anche queste due tizie... che ci posso fare se la mia voce preoccupata appare inquietante e metallica per via del casco?!
Forse mi hanno anche riconosciuto, da come si agitavano. Una stava già meditando la fuga, ma glielo impedii ; lei era quella che era passata davanti alla nave, sapeva dov'era, doveva dirmelo.
-Ditemi dov'è la nave e me ne vado.-. Forse dire che me ne sarei andato non è stato abbastanza credibile, considerando la mia voce e la reputazione di assassino massacratore, ma come ogni pollo le due oche hanno impiegato la loro speranza in quella mia frase. La voce della donna era tremolante, quasi supplicante.
Porto sud.
Quell'isola aveva non uno, ma due porti!
Ho cercato in tutta l'ala nord, per questo non ti trovavo! Ho ancora un piccola speranza, schiacciata dal macigno, ma c'è.
Mi fermo, correndo a retroso ; raggiungo in poco tempo la nave, visibile anche a chilometri di distanza talmente è enorme.
Affronto Kidd e il suo malumore, sapendo che racimolerà quella poca pazienza per ascoltarmi e poi mandarmi a quel paese. Lo affronto senza problemi, lo conosco, e poi io sono il suo vice.
Mento, dicendo di essermi imbattuto davanti al sottomarino giallo, chiedendo cosa dovevo fare. Non posso certo dire che l'ho cercato senza risultati, per poi aver scoperto il luogo in cui potrebbe essere ed essere tornato indietro per dirlo a lui.

Questione di minuti e siamo arrivati, io e Kidd.
Impossibile non vederlo. Al fianco del mio capitano, osservo quell'orrore : uno squarcio profondo, ha aperto il mezzo, alcuni suoi pezzi galleggiano nel mare. È distrutto, incastrato fra due scogli.
Entro, imitato da Kidd e ti cerco ; ora lo so, avevo un brutto presentimento e dovevo ascoltarlo.
Ti trovo in sala comandi, vorrei non averlo fatto ; sei li, sanguinante, una ferita profonda solca il tuo braccio destro, hai ematomi ovunque e una ferita sulla fronte. Il tuo cappellino e sporco di terra e sangue, abbandonato a qualche metro da te.
Quasi piango a quella visione, ma non lo faccio solo per Kidd, non deve vedermi così debole ; lui mi volta le spalle, congelato alla vista di Trafalgar con una ferita non da poco alla testa, troppi lividi sul corpo e una caviglia gonfia da paura, forse slogata.
Fa male, il cuore, la vista è annebbiata da un imminente pianto, ma mi faccio forza ; che effetto toccare il tuo corpo ferito e cosparso di sangue. Ho paura, le ferite continuano a sanguinare ; in un abbraccio appiccicoso per via del liquido scarlatto, ti tengo sul fianco destro, trascinandoti fuori.
Sei tiepido, a malapena sento il tuo respiro contro il mio collo.
Saranno stati minuti? Ore?
Non lo so, ma alla fine abbiamo raggiunto la nave, grande e immensa.
Heat, lui è il dottore, a lui ti affido e lo stesso fa Kidd in un gesto secco e burbero, celando la delicatezza nel lasciare il corpo martoriato di Trafalgar fra le scure braccia del nostro medico.
E ora non mi resta che pregare. Pregare che Heat faccia un buon lavoro e che tu, vecchiaccio della malora, riapri gli occhi.
Non ti azzardare a morire, pinguino, non ci provare nemmeno!
Devi spiegarmi, dirmi perché mi hai mentito, devo sapere cosa ti è successo, pretendo le tue scuse e un tuo abbraccio, di quelli “sciocco, non devi preoccuparti, sto bene”, pretendo un tuo bacio e un tuo sorrisetto sghembo e strafottente che mi fa arrossire e capire che si, sei tu e che stai bene.
Vedi di respirare, riposare e poi aprire quei tuoi maledetti occhi, Penguin, fallo!
Mi hai nascosto una cosa importante, ora non mi mollare qui da solo, non trasformare quel tuo solito arrivederci in un addio ; se lo fai, sei un idiota. E io un citrullo ad averti dato la mia fiducia, il mio cuore e tutto me stesso.
Non morire, dannato pinguino, riprenditi e svegliati.
Fallo per me ; non è chiedere troppo, solo torna da me.
Perché ne ho bisogno, razza di stupido, ho bisogno che ti svegli e che torni a sorridere. Ho bisogno che mi saluti con un buon giorno, uno dei tuoi, come l'ultimo che ho sentito ; ho bisogno ella tua voce, dei tuoi occhi, del tuo tocco...
Ho bisogno di te, come mai prima d'ora, quindi svegliati Penguin.



Note dell'autrice.
Malinconia a gogo in questo cappy... povero Pen! T.T è stato un trauma anche solo descrivere ciò che provava Killer!
Mi rendo conto che la one shot (ne sono certa, lo è U.U) è davvero troppo lunga, ma non volevo spezzarlo e rovinarlo, mi sembrava perfetto così... boh, non so, giudicate voi! ^_^
speravo di concludere nella seconda shot, ma urge la terza parte.
Alzi la manina chi vuole sapere se Penguin sopravviverà o no!
Aspetto i vostri pareri, da sapere il risultato di questa... ehm... di questa cosa (non so come definirla, talmente è triste! T.T) e spero che avete apprezzato! ^_^

   
 
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