Io&Te #2.
Piango. Senza sosta, le lacrime cadono
sul mio viso, rigandolo. Piango e nemmeno ne comprendo il
motivo.
Sono solo, nella mia fredda stanza immensa, chiuso a
chiave e senza casco, lontano da occhi indiscreti o, peggio, dal mio
capitano.
La nave è partita, da molto oramai, sono ore che
viaggiamo ; più la nave prosegue, più io piango e sento
quella morsa stritolare le mie viscere sempre di più.
Perché
sto così male, perché?! In fondo, è solo un
viaggio, come tutti gli altri, come ogni sacrosanta volta che ci
separiamo per riprendere il largo.
Mi sento un idiota. Soffrire,
piangere e sentire la nostalgia crescere e diffondersi... non ha
senso, o forse è dovuto al mio essermi rammollito
troppo.
Guarda, pinguino, hai visto che hai fatto?
Prima ero
freddo e distante, fiero dell'assassino che ero, adesso invece mi sto
disperando senza un motivo reale ; il cuore batte forte se ti vedo,
se mi abbracci o altre melensità simili, e fa male se tu non
sei il solito rompiscatole sorridente e appiccicoso.
Perché
in quell'abbraccio eri così triste e malinconico, eh,
pinguino? Hai deciso di farmi impensierire e preoccupare? Non voglio
stare così, voglio essere normale, ma come posso con la
costante paura che mi divora?
Assurdo... un asfissiante vecchietto
come te è riuscito a scaldarmi e a cambiarmi, a ridurmi al
pari di uno straccio.
Come hai fatto, me lo dici?
Mi sento
ancora più stupido a pormi questi quesiti, ma non posso farne
a meno.
In realtà, mi sforzo a pensarli, a comporli... se
non lo facessi, la paura prenderebbe controllo sulla mente, quel
presentimento tornerebbe più vivo che mai a farmi pensare
delle idiozie.
È un'idiozia che tu sei in pericolo, che
qualcosa non quadra, che c'è una verità di cui non sono
a conoscenza... vero? Lo è, non può essere altrimenti,
che senso avrebbe? Saremo anche pirati orgogliosi, ma devo ammettere
che abbiamo imparato a fidarci l'uno dell'altro, senza dire nulla. Se
dici una cosa, io ci credo, ho fiducia nelle tue parole.
Mi sono
fidato del tuo “mi mancherai”, so che avrai la mia stessa
nostalgia.
E allora perché mi sento male, come il bisogno
di raggiungerti e sapere come stai? Mi sono rammollito sino a tal
punto?
Ho sempre sopportato un po di nostalgia, perché oggi
è così insostenibile?
Ancora non capisco, le lacrime
scendono, come se dovessi sfogare un dolore enorme per un qualcosa di
prezioso che si allontana fino a scomparire.
È stupido e
illogico, ma questa sensazione c'è lo stesso e non se ne va.
Vorrei scendere da questa nave, vederti, giusto per stare tranquillo
e dire al mio cuore “visto? È tutto ok!”.
Per
stare meglio, per tornare a patire poca nostalgia... per
controllare.
Mi fido di te, sempre e comunque, anche se non lo
dico. Però ho bisogno di vedere se davvero è tutto a
posto, ne ho un bisogno immenso, quasi vado fuori e mi butto in mare
per cercare quel coso di imbarcazione.
Mi affaccio all'oblò,
alzandomi dal letto ; davanti ai miei occhi vedo solo il mare e i
pesci che sguazzano tranquilli.
Forse, più che delle
semplici ore, è volata mezza giornata... la terra ferma
precedente è così distante che non può essere
altrimenti.
Sospiro, pesantemente e stanco, vorrei poter dormire
ma il dolore e gli impegni di vice me lo impediscono.
Cosa ci sto
a fare nel letto se poi passo le ore a rigirarmi fra le lenzuola,
fredde e vuote?
Vorrei ucciderti per questo, praticamente il mio
star bene dipende da te e non lo sopporto. Voglio essere indipendente
e invece è tutto il contrario.
Sei pacchiano, qualcosa di
già visto ; non sei certo il primo ragazzo con occhi e capelli
neri che vedo. In qualche modo, però, mi hai colpito, mi sei
entrato dentro. Sarà che, nonostante il buio colore, i tuoi
occhi splendono come diamanti?
Sempre così allegro,
malizioso, sfacciato ma gentile e paziente.
Mi hai dovuto
aspettare parecchio e, per alcune cose, dovrai farlo ancora ; però
non sembra disturbarti il tempo di attesa, sei fin troppo sicuro di
riuscire a ottenere quello che vuoi.
Odio ammetterlo, ma alla fine
hai ragione ; sei riuscito a cambiarmi, quella tua attesa è
valsa a qualcosa, ora sono un rammollito che pende dai tuoi movimenti
o parole.
Chissà perché, ma se ora dovessi tornare
indietro non mi negherei ciò che ci ha portato a essere un
qualcosa ; non mi pento di essere così fragile e sensibile, né
di essermi scontrato, incazzato, rilassato, incuriosito e infine
avvicinato a te.
Se dovessi tornare indietro, rifarei tutto,
perché alla fine dei conti io sto bene con te. Mi posso fidare
e aprire ; odio quando mi sfotti, ma so che tutto quello che ti dico
rimane fra noi.
È bello ricordare tutto, dal primo incontro
ai piccoli momenti passati assieme, mi fa stare bene ; se penso a
ora, sento ancora quel dolore grande, che non riesco a cancellare.
Mesi. Lunghi e sconfinati, sono
passati come acqua in un ruscello.
Sei lunghi mesi, mesi in cui
sono sceso in due isole, ma manco una volta in cui ti ho
incrociato.
Che rotta stai seguendo, vecchio? Perché non
sei sulle stesse isole in cui sbarco?
Ho faticato per
tranquillizzarmi un po, non ho cancellato il dolore immenso ma l'ho
ridotto... e adesso sono angosciato. Preoccupato.
Dove sei,
Penguin?
Mi manchi, non capisci che mi fa male non avere tue
notizie? Perché non mi stressi l'anima tramite il
lumacofono?
Di solito non ho nemmeno bisogno di pensarti o
guardare quell'aggeggio che tu mi chiami, rompendo le scatole e
scaldando il mio cuore. Ora invece lo stritolo fra le mani, gli occhi
puntati su quella povera lumaca.
Penso di averle fatto paura, si è
rintanata nel suo guscio ; la guardo e non squilla, la tua voce non
riempe le mie orecchie.
La caccio di nuovo in tasca, conscio che
dopo due passi la tirerò di nuovo fuori.
Sono ancora alla
seconda isola, cammino reggendo un sacco pieno di cibarie ; ho girato
in lungo e in largo, ma non ti ho trovato. Dove diavolo sei
finito?!?
Torno alla nave, lasciando il sacco pesante sul ponte.
Kidd è scontroso e furioso, più del solito ; lo
capisco, è nella mia stessa situazione.
Corro ancora, fingo
una perlustrazione, mentre ti cerco ovunque.
Ritorno al villaggio,
immutato rispetto a prima ; solite vecchie, solito caos nel mercato,
soliti bimbi urlanti. Ma in mezzo alla bolgia tu non ci sei, non vedo
il tuo odioso cappellino.
Cammino ancora, sento che sono vicino a
te, ma non ti trovo. Perché? Che diavolo sta
succedendo?!
-Ehi, hai sentito l'ultima? Pare che una strana
nave gialla si sia schiantata contro uno scoglio...- Mi
blocco, quelle parole le avevo sentite sin troppo bene. Una
strana nave gialla.
Ne conosco solo una, ma non era una nave, era un sottomarino... non
poteva essere quell'odiosa imbarcazione a essersi schiantata contro
lo scoglio, no, impossibile.
Penguin è il navigatore, sa
quello che fa e il mare non era in tempesta.
Ma
è anche vero che lui ha fatto un'altra strada.
-Si,
ci sono passata davanti... dovevi vedere che roba, era completamente
distrutta, forse chi la pilotava è anche morto...-.
Non parlavano di un sottomarino, ma di una nave, era solo un caso se
anche quella fosse gialla. Ne ero certo, non poteva davvero essere il
sottomarino degli Heart quello di cui parlavano quelle due donne
sulla panchina.
Ne ero certissimo, infatti era solo
per puro scrupolo che mi stavo avvicinando a loro.
In fondo, avere
un'ulteriore conferma non mi avrebbe fatto che bene, mi avrebbe
permesso di togliere quel macigno che avevo nel petto e proseguire
con la mia ricerca.
-Dov'è questa nave?-.
Magnifico, ho spaventato anche queste due tizie... che ci posso fare
se la mia voce preoccupata appare inquietante e metallica per via del
casco?!
Forse mi hanno anche riconosciuto, da come si agitavano.
Una stava già meditando la fuga, ma glielo impedii ; lei era
quella che era passata davanti alla nave, sapeva dov'era, doveva
dirmelo.
-Ditemi dov'è la nave e me ne vado.-.
Forse dire che me ne sarei andato non è stato abbastanza
credibile, considerando la mia voce e la reputazione di assassino
massacratore, ma come ogni pollo le due oche hanno impiegato la loro
speranza in quella mia frase. La voce della donna era tremolante,
quasi supplicante.
Porto sud.
Quell'isola aveva non uno, ma due
porti!
Ho cercato in tutta l'ala nord, per questo non ti trovavo!
Ho ancora un piccola speranza, schiacciata dal macigno, ma c'è.
Mi
fermo, correndo a retroso ; raggiungo in poco tempo la nave, visibile
anche a chilometri di distanza talmente è enorme.
Affronto
Kidd e il suo malumore, sapendo che racimolerà quella poca
pazienza per ascoltarmi e poi mandarmi a quel paese. Lo affronto
senza problemi, lo conosco, e poi io sono il suo vice.
Mento,
dicendo di essermi imbattuto davanti al sottomarino giallo, chiedendo
cosa dovevo fare. Non posso certo dire che l'ho cercato senza
risultati, per poi aver scoperto il luogo in cui potrebbe essere ed
essere tornato indietro per dirlo a lui.
Questione
di minuti e siamo arrivati, io e Kidd.
Impossibile non vederlo. Al
fianco del mio capitano, osservo quell'orrore : uno squarcio
profondo, ha aperto il mezzo, alcuni suoi pezzi galleggiano nel mare.
È distrutto, incastrato fra due scogli.
Entro, imitato da
Kidd e ti cerco ; ora lo so, avevo un brutto presentimento e dovevo
ascoltarlo.
Ti trovo in sala comandi, vorrei non averlo fatto ;
sei li, sanguinante, una ferita profonda solca il tuo braccio
destro, hai ematomi ovunque e una ferita sulla fronte. Il tuo
cappellino e sporco di terra e sangue, abbandonato a qualche metro da
te.
Quasi piango a quella visione, ma non lo faccio solo per Kidd,
non deve vedermi così debole ; lui mi volta le spalle,
congelato alla vista di Trafalgar con una ferita non da poco alla
testa, troppi lividi sul corpo e una caviglia gonfia da paura, forse
slogata.
Fa male, il cuore, la vista è annebbiata da un
imminente pianto, ma mi faccio forza ; che effetto toccare il tuo
corpo ferito e cosparso di sangue. Ho paura, le ferite continuano a
sanguinare ; in un abbraccio appiccicoso per via del liquido
scarlatto, ti tengo sul fianco destro, trascinandoti fuori.
Sei
tiepido, a malapena sento il tuo respiro contro il mio collo.
Saranno stati minuti? Ore?
Non lo so, ma alla fine abbiamo
raggiunto la nave, grande e immensa.
Heat, lui è il
dottore, a lui ti affido e lo stesso fa Kidd in un gesto secco e
burbero, celando la delicatezza nel lasciare il corpo martoriato di
Trafalgar fra le scure braccia del nostro medico.
E ora non mi
resta che pregare. Pregare che Heat faccia un buon lavoro e che tu,
vecchiaccio della malora, riapri gli occhi.
Non ti azzardare a
morire, pinguino, non ci provare nemmeno!
Devi spiegarmi, dirmi
perché mi hai mentito, devo sapere cosa ti è successo,
pretendo le tue scuse e un tuo abbraccio, di quelli “sciocco,
non devi preoccuparti, sto bene”, pretendo un tuo bacio e un
tuo sorrisetto sghembo e strafottente che mi fa arrossire e capire
che si, sei tu e che stai bene.
Vedi di respirare, riposare e poi
aprire quei tuoi maledetti occhi, Penguin, fallo!
Mi hai nascosto
una cosa importante, ora non mi mollare qui da solo, non trasformare
quel tuo solito arrivederci in un addio ; se lo fai, sei un idiota. E
io un citrullo ad averti dato la mia fiducia, il mio cuore e tutto me
stesso.
Non morire, dannato pinguino, riprenditi e
svegliati.
Fallo per me ; non è chiedere troppo, solo torna
da me.
Perché ne ho bisogno, razza di stupido, ho bisogno
che ti svegli e che torni a sorridere. Ho bisogno che mi saluti con
un buon giorno, uno dei tuoi, come l'ultimo che ho sentito ; ho
bisogno ella tua voce, dei tuoi occhi, del tuo tocco...
Ho bisogno
di te, come mai prima d'ora, quindi svegliati Penguin.
Note dell'autrice.
Malinconia
a gogo in questo cappy... povero Pen! T.T è stato un trauma
anche solo descrivere ciò che provava Killer!
Mi rendo
conto che la one shot (ne sono certa, lo è U.U) è
davvero troppo lunga, ma non volevo spezzarlo e rovinarlo, mi
sembrava perfetto così... boh, non so, giudicate voi!
^_^
speravo di concludere nella seconda shot, ma urge la terza
parte.
Alzi la manina chi vuole sapere se Penguin sopravviverà
o no!
Aspetto i vostri pareri, da sapere il risultato di
questa... ehm... di questa cosa (non so come definirla, talmente è
triste! T.T) e spero che avete apprezzato! ^_^