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Autore: Ink Voice    31/01/2014    7 recensioni
Dal testo:
"Eppure lui aveva la chiave per ciò che stava cercando. Il Flauto aveva suonato una melodia ultraterrena, meravigliosa, appena l’aveva sfiorato con le labbra. L’aveva sentita dentro le ossa, nelle viscere, nel cuore. Non aveva mai ascoltato una cosa del genere, talmente bella che di sicuro non era, non poteva essere opera umana. No, quel Flauto era troppo perfetto, troppo intriso di magia, di qualcosa addirittura superiore alla magia, per essere stato creato da una creatura come l’uomo."
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Videogioco
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Saliva i gradini in maniera innaturalmente lenta. Le gambe gli tremavano così violentemente che ogni pochi passi doveva fermarsi, respirare profondamente, ed aspettare che il tremito si acquietasse un minimo. E la scalinata riprendeva.
Sembrava non avere mai fine. Guardò verso l’alto, e altre centinaia e centinaia di gradini si materializzavano davanti ai suoi occhi. Forse quella tortura non sarebbe mai smessa. Forse non era degno di vederlo, di trovarlo. Forse cercava di scoraggiarlo, di farlo tornare a casa.
Eppure lui aveva la chiave per ciò che stava cercando. Il Flauto aveva suonato una melodia ultraterrena, meravigliosa, appena l’aveva sfiorato con le labbra. L’aveva sentita dentro le ossa, nelle viscere, nel cuore. Non aveva mai ascoltato una cosa del genere, talmente bella che di sicuro non era, non poteva essere opera umana. No, quel Flauto era troppo perfetto, troppo intriso di magia, di qualcosa addirittura superiore ad essa, per essere stato creato da una creatura come l’uomo.
Era solo. L’unico suono che udiva erano i suoi passi, stranamente attutiti, e il familiare ticchettio prodotto dalle PokéBall, dentro le quali palpitavano i cuori dei suoi più cari compagni d’avventure. Il resto era avvolto nel silenzio più totale: non c’era un Pokémon Volante che cantasse, il vento sembrava aver smesso di soffiare, dal cielo le nuvole erano scomparse. Diventava sempre più scuro, e lentamente le stelle e i pianeti si accesero. La luna piena brillava in tutto il suo splendore, nascondendo le stelle più vicine.
Era solo. Nel silenzio. Nell’oscurità.
Era completamente a disagio, e se non girava i tacchi per tornare indietro era perché le sue gambe ormai erano abituate a qualsiasi cosa, dopo un anno di viaggio in giro per la regione, e perché il suo orgoglio e la sua determinazione gli impedivano di mollare tutto.
Portò una mano alla cintura e tastò una delle PokéBall. Il calore che sprigionava lo rinvigorì.
Solo. Nel silenzio. Nell’oscurità. Al freddo.
Il fiato gli si condensava in candide nuvolette, e i peli delle braccia e delle gambe erano rizzati per la pelle d’oca. L’abbigliamento estivo non aiutava: i pantaloncini e la maglietta a maniche corte leggeri lasciavano penetrare il freddo fin dentro le ossa.
Alla fine non potè farne a meno, arrivò anche la stanchezza.
Solo. Nel silenzio. Nell’oscurità. Al freddo. Stanco.
Si bloccò di colpo. Era partito di mattina, e adesso era notte fonda. Non poteva credere di non aver sentito i morsi della fame in tutto quel tempo.
Si sedette su uno dei gradini. Alzò lo sguardo al cielo. Forse era meglio tornare, dopotutto. Evidentemente, gli sforzi fatti e le ricerche condotte per ottenere il Flauto erano stati inutili. Lo avrebbe riportato dove l’aveva trovato, in modo che altri - probabilmente più degni di lui - lo trovassero e lo utilizzassero al meglio. Si alzò in piedi e sorrise amaramente. Lanciò un’ultima occhiata a quella che sembrava la cima della scalinata, e quasi cadde per lo stupore.
Poco più in alto, a una decina di metri, forse, i gradini s’interrompevano.
E lui non se n’era accorto prima.
Ma in fondo, che importanza aveva? Era arrivato.
Corse fino in cima, inciampando ad ogni passo, mentre tirava fuori una PokéBall.
Arrivò su un pianerottolo, dove un’altra serie di gradini alta quanto lui lo attendeva. Rise per il nervosismo, e in un attimo li superò, per poi bloccarsi sull’ultimo.
Eccolo.
Il famigerato Pokémon Primevo levitava a pochi centimetri da terra. Brillava di luce propria e diciassette Lastre giravano lente intorno a lui, come i raggi di un sole. Gli occhi cremisi lo fissavano: aveva l’aria di aspettarlo da molto.
Non poté fare a meno di ricambiare lo sguardo, e per qualche tempo, rimasero così, perfettamente immobili a misurarsi. Poi la luce dell’alba lo riscosse, e si rese conto di quanto era stanco, di quanto presto voleva finirla lì.
Mandò in campo Staraptor.
L’avversario chiamò a sé la Lastratuono, che entrò nel suo corpo illuminandosi di una tenue luce giallina. Ora era in vantaggio.
Staraptor attaccò con Zuffa e le sue statistiche difensive calarono puntualmente. Non si stupì se, dopo aver incassato il colpo, l’altro attaccò il suo Pokémon e lo mandò K.O. in un solo colpo. Imprecò mentalmente e stavolta mandò in campo Crobat, nonostante fosse anche lui in svantaggio. Ma dopo aver colpito l’avversario con Velenodenti, soprendentemente resistette, e riuscì a confonderlo con uno Stordiraggio. Peccato che fosse così difficile da ingannare: resistette all’impulso di autoinfliggersi un attacco e Crobat cadde a terra, colpito da un altro attacco elettrico.
E allora fu il turno di Gastrodon. Con Pantanobomba, ridusse notevolmente le energie dell’avversario. Lanciò un’occhiata al PokéDex: ormai il cosiddetto Pokémon Supremo aveva meno della metà dei suoi PS. Lo schermo del PokéDex lo mostrò mentre assorbiva i poteri della Lastraprato e quasi mandava al tappeto il suo Gastrodon. Il tempo di minare ancora le sue energie con Geloraggio, e anche il suo terzo Pokémon crollò, svenuto.
Decise di risparmiare la stessa sorte anche agli altri.
Lanciò in aria la PokéBall di Torterra, che si aprì rivelando il possente Pokémon al suo interno. Torterra atterrò pesantemente, facendo tremare il pavimento.

Assorbì la Lastragelo, più veloce di Torterra nel muoversi, ma aveva fatto un errore: il Pokémon lo colpì con un potente Pietrataglio.
Sentì che le forze venivano meno. Era sicuro che a breve sarebbe inesorabilmente stramazzato al suolo, senza forze. Avrebbe dovuto prevedere che il suo avversario conoscesse una mossa per contrastare i Tipi in vantaggio rispetto a lui. Ma, in un attimo di ingenuità, aveva presuntuosamente fatto affidamento sulla sua forza straordinaria, per pagare a caro prezzo quel momento di distrazione.
Cercò di alzare la testa il più dignitosamente possibile. Stavolta avrebbe fatto in modo che il suo Giudizio fosse abbastanza potente da mettere K.O. il Pokémon dell’Allenatore.
L’Allenatore. Non era un caso se si trovasse lì al suo cospetto. Aveva ottenuto il Flauto Cielo e, lo sapeva, lo aveva ottenuto senza rubarlo. Semplicemente lo aveva cercato e poi trovato.
Che fosse lui…?
Un secondo attacco di Torterra gli fece piegare le ginocchia e quasi cadere a terra. Lanciò un breve, inudibile gemito di dolore, e lo attaccò di nuovo.
O almeno ci provò.
Qualcosa l’aveva colpito sulla testa. Chiuse gli occhi. Una semplice, misera PokéBall lanciata dal ragazzo a pochi metri da lui.
Non aveva mai provato la sensazione di essere rinchiuso in una sfera per catturare i Pokémon… Si sentiva così debole, ma non poteva permettere che quel ragazzino lo imprigionasse in quella soffocante Ball.
No! Aveva già tremato una volta. Se non si sbrigava, sarebbe rimasto lì rinchiuso, al servizio dell’allenatore, per sempre. Cercò di attaccare di nuovo, per distruggerla. Provò a riunire le forze per scatenare il suo Giudizio, ma riuscì a creare solo una futile palla di luce, che sfumò subito dopo in mille scintille dorate.
Sentì che la PokéBall oscillava una seconda volta. Com’era eccitato il ragazzo, avrebbe avvertito le sue fortissime emozioni da chilometri di distanza. Ma non gliel’avrebbe permesso… non si sarebbe lasciato sopraffare, neanche da…
Lo sentì di nuovo. No, non il terzo oscillare della Sfera, ma quell’ondata di potere e purezza che l’aveva investito fin da quando il ragazzino aveva mosso il primo passo sulla scalinata. Non aveva potuto credere a sé stesso… che fosse davvero lui? L’unico al mondo in grado di catturarlo e domarlo?
Come suonava male, quella parola. Domarlo. Così animale, così rozza, così selvaggia, così umana.
E nonostante quel ragazzo fosse uno dei tanti umani che popolavano la sua Terra, aveva qualcosa in più, qualcosa di diverso che lo aveva stupito.
Forse era davvero quello il suo destino. Andare con l’Allenatore.
Ooh… la PokéBall tremò per la terza volta. Ormai era così stanco, e così in dubbio sul ragazzo che aveva di fronte.
Però non sembrava avere cattive intenzioni. Passò un eterno istante, in cui si interrogò di nuovo sul giovane Allenatore.
Ne era sicuro ormai. Era lui, sì, ne era certo, il ragazzo era il Prescelto che sarebbe stato in grado di portarlo con sé, ovunque, l’unico umano di cui si sarebbe mai fidato ciecamente. Nel suo cuore non c’era niente che gli facesse pensare ad un malvivente assetato di potere. Non c’era altra spiegazione alle sensazioni così forti che provava dalla mattina stessa, che tornavano ad ogni passo, ad ogni respiro compiuto dal ragazzo.
E allora si abbandonò al dolce oblio creato da quella semplice, misera PokéBall, cadendo nel sonno appena un sordo click confermò la sua cattura, una volta per tutte.

Preso!
ARCEUS è stato catturato!






Angolo ottuso di un’autrice ottusa
Ohi ohi! Eccomi con la mia prima OneShot! Non pensavo fosse così difficile scriverne una, sono due o tre giorni che ci sto lavorando sopra.
È la prima volta che non so cosa dire nel mio angolo ottuso (?), di solito scrivo più del dovuto ;u;
L’idea mi è venuta all’improvviso, volevo scrivere una OneShot abbastanza semplice - che tanto semplice non è stata - e ho pensato “Perché non descrivere le emozioni e la battaglia nello Spazio Origine, per catturare Arceus?”. Niente, mi è sembrata una cosa figa e l’ho scritta.
Oh, io non ho scelto Torterra come starter, quindi l’Allenatore non è il mio alter ego e l’unico Pokémon che condividiamo è Staraptor! No, io sono una fan sfegatata di Empoleon, non potrei mai scegliere Infernape o Torterra.
Direi di finirla qui, sennò va a finire che scrivo un altro poema.
Vi chiedo per favore di recensire e di farmi sapere le vostre opinioni, e vi invito anche a passare dalla mia long-fic, domani metterò online il terzo capitolo, ma se scrivete qualcosa anche per quella sarei felicissima! Sono ansiosa di sapere cosa ne pensate!
Spero che un paio di recensioni non vi rubino troppo tempo. Se così fosse, ve lo trovo io, il tempo! *prepara Pietrataglio di Garchomp*
Alla prossima!
  
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