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Autore: Cat in a box    31/01/2014    1 recensioni
Hinamori è rimasta sola alla Soul Society e i suoi amici sono in missione nel mondo reale, per scongiurare la minaccia degli Arrancar. Il ricordo doloroso che ha lasciato Aizen continua a seguirla e non riesce del tutto ad accettare che egli sia un traditore. È consumata dai sensi di colpa per aver attaccato Toshiro, il suo migliore amico d’infanzia. Tuttavia, inizierà a riprendersi, quando un certo capitano andrà spesso a farle visita in quella monotona stanza dell’infermeria. E se da lì, sbocciasse un nuovo amore? I suoi sentimenti saranno ricambiati, o Jushiro, nasconde anche lui qualcosa di oscuro?
Un pairing insolito: Ukitake Jushiro x Hinamori Momo
Genere: Comico, Fluff, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Hinamori Momo, Kyouraku Shunsui, Ukitate Jyuushiro
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Mukasi no Hikari – The Rise of the Guardian Spirit'
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About these feelings…



«Promettiamoci che qualsiasi cosa accada, anche quando saremo diventati shinigami, non combatteremo mai l’uno contro l’altro...»

 
 
Quelle parole le riecheggiavano ancora da un orecchio all’altro, riportando la sua mente a ricordi remoti, di una tiepida giornata di Primavera trascorsa sotto i rami spioventi di un ciliegio in fiore. Era il giorno prima di entrare all’accademia per shinigami e lo aveva passato insieme a Yuki e Toshiro, i suoi migliori amici d’infanzia.

Yuki aveva la sua stessa età ed era di corporatura esile e slanciata, lunghi capelli castani incorniciavano il viso e gli occhi erano di un delicato color miele. Nel carattere era il suo opposto: impulsiva, irruente e alcune volte, logorroica. Tuttavia, sapeva essere anche umile e aveva uno spiccato senso di giustizia. L’altro, un ragazzo di qualche anno in meno, aveva insoliti capelli bianchi che crescevano incontrollati e uno sguardo di ghiaccio. Il suo carattere all’apparenza sembrava freddo, riflessivo e taciturno; ma col tempo, aveva capito che dietro quella maschera che intimava agli estranei di stargli alla larga, si nascondeva un ragazzo introverso. 

In quel momento, sentì alcune lacrime risalire.
 
Aveva mancato la sua promessa: accecata dalla rabbia e dalla vendetta, aveva tentato di ferire Toshiro. Non il freddo e distaccato capitano della decima compagnia, Toshiro Histugaya; ma il suo amico d’infanzia, a cui aveva giurato di non rivolgere mai contro la sua zanpakuto e di combatterlo. Eppure, non ricordava il motivo che l'aveva spinta a compiere quel gesto disperato. Ciò di cui aveva conservato ricordo, era solamente una pallida sensazione di frustrazione. Lo stesso, aveva detto Toshiro, che sarebbe potuto succedere a Yuki, se non fosse stato per il fatto che si trovava in missione sulla Terra, quando nel Seireitei era scoppiato quel pandemonio a seguito dell'invasione di un gruppo di ryoka. 

E poi, c'era qualcosa di più strano che continuava a darle tormento. Aizen Sosuke.

I suoi ricordi su di lui erano confusi e vorticavano in modo caotico e disorganizzato nella sua testa. Che cos'era successo? Perché d'un tratto Aizen era diventato un traditore per la Soul Society? Sentiva qualcosa che le sfuggiva... come se le mancasse un ultimo tassello per completare il puzzle. Non aveva trovato nessuno disposto a darle informazioni su di lui e appena accennava qualcosa a riguardo, tutti cambiavano improvvisamente argomento. Parlare di Aizen era diventato un argomento tabù... eppure, lei aveva un disperato bisogno di sapere che cosa fosse successo al suo mentore, al suo maestro e capitano. Il fatto strano era che i suoi ricordi si interrompevano bruscamente, al momento in cui si era ritrovata agonizzante e confusa, con una profonda ferita all'addome, sul pavimento della torre nella camera dei quarantasei. Qualsiasi cosa fosse successa quel giorno, nessuno sembrava avere intenzione di parlarne (men che meno con lei) e ormai, si vedeva costretta a scoprire da sola la verità.


Era rimasta sola alla Soul Society.

Toshiro e Yuki si erano uniti al luogotenente Renji Abarai in missione nel mondo reale, per sventare la minaccia degli Arrancar. A dir la verità, non era rimasta completamente sola: da qualche tempo, c’era una persona che aveva inaspettatamente iniziato a farle visita, a controllare che la sua ferita migliorasse e a preoccuparsi che non si annoiasse a star da sola, tutto il giorno, in quella monotona stanza dell’infermeria. 

Hinamori non sapeva perché continuava puntualmente a farle visita ogni giorno; ma sapeva che la sua compagnia le faceva bene e che per qualche ora, la distraeva da tutte quelle assillanti domande e preoccupazioni che la opprimevano, sulla misteriosa scomparsa del suo capitano. 

.
.
.

Qualcuno bussò alla porta.

Hinamori, aveva già capito chi poteva essere. Al suo modo gentile e quasi timido di bussare prima di entrare nella sua stanza, aveva associato una persona in particolare.

«Avanti.» 

La porta scorrevole si aprì e una figura, nascosta dietro una montagna di dolci, fece ingresso nella stanza.

«Ohayoo Hinamori-san!» la salutò una voce maschile.

«Buongiorno capitano.» rispose con lo stesso tono di voce, guardando l’albino posare sul suo comodino una cesta traboccante di cioccolatini, caramelle, lecca-lecca, marshmallow e biscotti, da far venire il diabete a mezza Soul Society!

Hinamori stava per chiedere il motivo di tutti quei dolci, che per un attimo, pensò fossero per Toshiro. Poi, notò un piccolo biglietto con un disegno stilizzato, simili a quelli che faceva la sua luogotenente, con un augurio di buona guarigione firmato anche da Kiyone Kotetsu e da Sentaro Kotsubaki, i suoi due ufficiali terzi seggi. 

«Ho pensato di portarti degli snack.» sorrise sornione l’albino.

La mora, sapeva bene che Ukitake Jushiro, capitano della tredicesima divisione, aveva la fama di essere un filantropo e di rifilare dolci a tutti, senza avere un motivo in particolare per farlo. Eppure, era rimasta sorpresa che le avesse riservato lo stesso trattamento, che di solito, rivolgeva a Toshiro.

«G-grazie capitano, ma non si doveva disturbare…» incespicò nelle prime parole, iniziando a porsi il problema di come avrebbe fatto a far sparire tutta quella roba. Quello che Ukitake non sapeva, era che lei detestava i dolci e tutte quelle cose zuccherose che si appiccicavano ai denti. Forse, avrebbe trovato il modo di rifilarle a Yachiru…

«Come stai oggi?» le domandò, distogliendo i suoi pensieri dal problema ‘montagna di dolci da far sparire’.

Era una domanda comune, ma sentirlo chiedere da lui, suonava un po’ insolito, visto che molto spesso erano gli altri a chiedere se fosse lui a stare bene, per via della sua malattia. Poi, il suo viso pallido ed emaciato non era di sicuro la massima espressione della salute, ma nonostante ciò, riusciva sempre a essere sorridente.

I suoi non erano sorrisi di circostanza e Hinamori, l’aveva capito dalla prima volta che si era presentato da lei. Era il sorriso di chi sembrava aver trovato la pace con sé stesso. Quella pace che lei, evidentemente, non aveva ancora trovato...

«Sto bene, anche se sono stufa di stare a letto…» rispose, cercando anche lei di ricambiare con un debole sorriso.

«Me lo sono detto anch’io tante volte.» disse con voce confortante, riuscendo a sdrammatizzare un po’ la situazione «Ti andrebbe di provare a fare qualche passo?»

A Hinamori non sembrò vero.

Aveva trascorso ormai più di tre giorni, passati come un’eternità, su quel letto duro come la pietra, e ora, finalmente, avrebbe potuto alzarsi e camminare.

Annuì.

Si drizzò a sedere, tenendo le mani sulla ferita e mettendo i piedi fuori dal letto. Ebbe un lieve capogiro e per un istante, vide la stanza girarsi attorno a lei, ma fu transitorio.

«Capitano…» guardò l’uomo dalla candida chioma che si trovava seduto di fronte a lei «… ha avuto più notizie da parte di Yuki e Toshiro?» chiese, preoccupata per i suoi amici di cui non aveva più ricevuto notizie.

Vide Ukitake esitare un po’ troppo a lungo prima di risponderle.

«Due giorni fa sono riusciti a respingere un attacco da parte degli Arrancar e Yuki ha combattuto da sola contro due di loro.»

Hinamori sgranò gli occhi alla novità, in attesa di ricevere altre informazioni.

«La tua amica è testarda, avrebbe potuto avvertire gli altri prima di gettarsi nel combattimento…»

«Ha ragione capitano…» Hinamori non si accorse che stava sorridendo leggermente, ripensando a come era affiatata la sua amica nei duelli di kendo e a tutte le volte che l’aveva coperta quando andava a combattere contro quelli dell’Undicesima divisione di nascosto «… ma Yuki è sempre stata così.»

«Di questo passo, potrebbe entrare nella brigata di Kenpachi.» scherzò l'albino.

«Non credo accetterebbe, lei preferisce Byaku…» si interruppe improvvisamente, portando una mano davanti alla bocca. Stava per rivelare a un capitano il segreto della sua migliore amica! Dannazione, aveva dimenticato che nessuno a parte lei, sapeva della sbandata che aveva per il capitano della sesta divisione. Era così cotta, che tutte le volte che Byakuya le passava di fronte, iniziava a sanguinare dal naso.

Ukitake la guardò con un’espressione interrogativa.

«Voglio camminare ...» cambiò argomento, alzandosi in piedi e provando da sola a fare qualche passo. Le gambe avevano iniziato a tremare.

Era stata un paio di giorni senza camminare, doveva aspettarselo.

«Non sforzarti troppo o rischierai di cadere.» si raccomandò Ukitake.

«Va tutto bene, devo solo abituarmi…» si avvicinò alla finestra della stanza; ma poco prima di raggiungere il davanzale, la forza nelle gambe la abbandonò all’improvviso.

Chiuse di occhi, aspettando l'impatto contro il pavimento, quando si sentì afferrare per le spalle. Si reggeva ancora in piedi.

Si voltò.

Ukitake la stava sorreggendo e il suo viso era così vicino al suo, che per un attimo, Hinamori poté vedere i suoi profondi occhi color nocciola e respirare il suo odore. Un odore buono e delicato, simile al muschio bianco.

«Te l’avevo detto che non ti dovevi sforzare troppo.» la rimproverò l’albino, mantenendo sempre un tono tranquillo.

Hinamori arrossì violentemente.

«Scusi…» abbassò subito lo sguardo, cercando di nascondersi la faccia e non far notare che la sua vicinanza la stava mettendo a disagio.

Ukitake, che non si era minimamente accorto della reazione della mora, la accompagnò a letto.

 
Rimase con lei per ancora una mezzora, finché non furono interrotti dall’irruzione di Yachiru nella stanza, che aveva eluso la sorveglianza all’esterno entrando dalla finestra.

«Ciao Hina-chan! Ciao Jushi-chan!» esclamò.

I due notarono che tra le mani reggeva una macchina fotografica.

«Ju-san! Mi manchi solo tu!» squittì la luogotenente dai capelli rosa confetto, scattando una foto, prima ancora che l’albino potesse mettersi in posa o dire qualsiasi cosa.

«Cosa stai facendo, Yachiru?» domandò dolcemente Hinamori.

«Devo fare un album!» rispose con aria tutto fuorché innocente «E ho anche delle foto di Byakushi per Yuki-chan!» disse, estraendo un mazzo di foto dal suo kimono.

Ukitake sgranò gli occhi.

«Che cosa sarebbe questa storia delle foto di Byakuya-sama?» chiese.
 

Hinamori, approfittandosene del fatto che Ukitake avesse rivolto lo sguardo verso la luogotenente in miniatura, gesticolò verso Yachiru facendole segno di cucirsi la bocca.

«Cose tra donne, Jushi-san ci lasci sole?» rispose a tono Yachiru.

Ukitake sorrise e trovandosi con le spalle al muro, decise che sarebbe stato meglio uscire e lasciare le donne confabulare tra loro. Avrebbe finto di non aver sentito niente riguardo le foto di Byakuya.

Si avviò verso la porta.

«Va bene, buon divertimento ragazze.» augurò e poco prima di uscire dalla stanza, disse a Hinamori che l'indomani sarebbe tornato a trovarla alla stessa ora.

Hinamori, sentì il cuore aver fatto una capriola.
 
***
 
Più tardi, nel pomeriggio, Ukitake tornò nella sua divisione.

Con certa sorpresa, appoggiato pigramente contro lo stipite della porta che dava l’ingresso alla sua magione, vi trovò un uomo col volto celato da un cappello da mondina delle risaie e sopra la divisa da shinigami, portava un haori da capitano e ancora sopra di esso, indossava un inconfondibile kimono rosa con motivi floreali.

«Konnichiwa, Kyoraku-san!» lo salutò.

Il capitano dell’ottava divisione rimase immobile.

«So tutto...» tuonò abissale, assottigliando lo sguardo «… io sapevo che prima o poi l’avresti capito da solo!» il suo tono di voce cambiò, passando a una quasi squillante voce carica di ilarità. Il capitano si avventò su Jushiro con un abbraccio che lo sbilanciò leggermente indietro.

«Posso sapere di cosa parli?» chiese gentile, assecondando l’amico.

Kyoraku si staccò dall’abbraccio e cercò di stabilizzarsi, usando con nonchalance l’albino per reggersi in piedi. Tutto intorno a lui stava ballando. Forse, aveva un tantino alzato il gomito.

«Come di cosa parlo?» sbottò offeso, cogliendo l’espressione spaesata di Jushiro «Non fare il finto tonto con me… è da una settimana che ti scomodi per andare da quella ragazza e oggi le hai pure portato dei dolci…» non terminò la frase, ma lanciò un’occhiata maliziosa all’amico che recepì il doppiosenso (e anche l’alito da alcool).

«Non è come pensi.» si curò di spiegare «Toshiro mi ha chiesto il favore di prendermi cura di Hinamori, quando sarebbe andato in missione.»

Kyoraku assottigliò di nuovo lo sguardo. Poi, si rassegnò.

«Bah… va bene, ti credo.» commentò deluso, sperando che finalmente Jushiro avesse iniziato a provare interesse per il genere femminile. Per un breve periodo della sua vita, aveva persino iniziato a credere che il suo amico, da un giorno all’altro, si sarebbe riprodotto per scissione binaria. Ipotesi che gli era stata smontata nel giro di due secondi, quando Nanao gli aveva spiegato che solo i batteri si potevano moltiplicare in quel modo.

Aveva provato di tutto con lui: dalle infermiere della Quarta brigata alle shinigami di altre compagnie, che sapeva avessero un debole per lui. Aveva persino convinto Matsumoto di invitarlo a uno dei suoi festini e di fargli conoscere qualche ragazza carina, con l’unico risultato che Jushiro aveva fatto la stoneface per tutta la sera. Aveva anche provato a capire se fosse dell’altra sponda, facendogli trovare nel cassetto dei medicinali un giornalino yaoi; ma la sua reazione di diniego e il fatto che avesse impiegato meno di una frazione di secondo per cestinarlo, aveva fatto crollare ogni sospetto. Che altro doveva fare con lui?
 

Tra tutte quelle macchinazioni mentali, non si era reso conto che Ukitake lo aveva superato e si stava avviando sul retro della sua magione.

«Dove stai andando?» si informò.

«A potare i miei bonsai.»

«Ti seguo.» annunciò «… chissà che non riesca a rifilarti qualche consiglio utile con le donne.»

«Fai pure.» ribatté Jushiro, sorridendo tra sé e sé, mentre prendeva i guanti da giardinaggio e le cesoie.

Quel che Kyoraku non aveva capito di Jushiro, era che il suddetto non aveva un effettivo bisogno di consigli con le donne. Non perché sapesse già comportarsi come un affabile Dongiovanni; ma semplicemente perché i suoi consigli erano sempre gli stessi e a forza di sentirli reiterare volte, aveva appreso ormai ogni segreto in tema di ‘rimorchiare una donna’. Tuttavia, quello che il suo amico non sapeva, era il motivo che lo spingeva a mostrarsi apatico con le donne. Non perché non provasse alcuna attrattiva per il gentil sesso, anzi, le donne gli piacevano. C’era solo un motivo che lo bloccava.

La sua malattia.


Certo, lo aveva fatto presente diverse volte a Kyoraku, il quale gli aveva semplicemente risposto che non aveva motivo di preoccuparsene e che alle donne faceva salire l’istinto da crocerossina.

Ma Jushiro era di tutt’altro parere.

Lo capiva da come gli altri lo guardavano, quando aveva le sue ricadute e i suoi subordinati si facevano in quattro pur di assisterlo nel migliore dei modi. Una volta, aveva visto Kiyone, piangere in silenzio fuori dalla porta della sua stanza. La gente attorno a lui, si affliggeva nel vederlo malato e lui era stanco di essere circondato dalla sofferenza.

Quindi, perché coinvolgere emotivamente una persona, per poi vederla tormentata ogni volta che si ammalava? Il che succedeva piuttosto spesso…

E poi, non sarebbe stata una scena gradevole tossire sangue e imbrattarsi tutto il suo haori davanti a una donna, come spesso capitava con Shunsui.


Insomma, prevenire era meglio di curare future sofferenze.
 




 
 (¯`·._.·[ Note dell’Autrice ]·._.·´¯) 
 

Salve a tutti e benvenuti nella mia fiction. ^o^ Che dire? Sono così emozionata, perché sono la prima a scrivere una storia con un pairing piuttosto insolito… ah giusto! Logicamente ci sarà qualcuno che sarà interessato a sapere chi è questa Yuki e se comparirà in questa storia, comunque la risposta è no. Questa è dedicata a Hinamori e Ukitake, quindi non prevedo di inserire Toshiro e Yuki, se non per qualche sporadica comparsa. Attualmente, questa storia si sviluppa in parallelo con un’altra long – fiction che sto scrivendo in questo momento, che si chiama: “Mukasi no Hikari – The Rise of the Guardian Spirit” e Yuki Kuroi è la protagonista. Verso il sesto capitolo, Hinamori e Ukitake fanno una piccola comparsa. Basta spammare! xP

Comunque, non prevedo di scrivere una storia a capitoli lunga, perciò pensavo di concludere verso il terzo o quarto capitolo al massimo, dopodiché i futuri avvenimenti si svilupperanno nell’altra storia.

Se avete domande, curiosità, osservazioni o critiche da fare, commentate! ^o^
   
 
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