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Autore: Black_Sky    31/01/2014    2 recensioni
Tutto sarebbe diverso se il mondo non fosse invaso da esseri sovrannaturali pronti ad uccidere chiunque si metta sul loro cammino.
Tutti noi saremmo persone normali se alla nostra età il solo pensiero di mostri, ci facesse scappare o piangere.
Tutta la nostra vita sarebbe diversa se non fossimo dei mostri anche noi.
Tutto sarebbe diverso se andassimo in una scuola come tutti gli atri.
Invece noi siamo diversi dai nostri coetanei, non frequentiamo scuole in cui il problema principale è trovarsi un fidanzato, non studiamo materie normali.
Non siamo normali.
Noi siamo stati addestrati ad uccidere i nostri simili.
Noi siamo gli studenti della scuola del Paranormale più famosa al mondo
Genere: Avventura, Fantasy, Guerra | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Mondi in collisione: il male arriva sulla Terra?
Un tonfo improvviso fece sobbalzare i due ragazzi in infermeria, che si svegliarono di colpo.
Si guardarono negli occhi e, quando la sirena d’allarme della scuola suonò, non esitarono a saltare giù dal letto e correre verso il cortile centrale, dove molti ragazzi in pigiama stavano correndo in massa.
I professori erano tutti lì, dalla prof di storia a quello di arte, persino i bidelli e le infermiere erano accorsi.
Alessia e Adrian arrivarono affannati, col fiato corto e cercarono gli altri.
Sara, Gaia, Elisa e Federica, stavano chiacchierando, tutte sedute in cerchio per terra, a gambe incrociate, dei fatti loro, quando sentirono muoversi qualcosa fuori dalla porta.
Qualcuno poi bussò forte, con colpi secchi.
Le quattro non fecero in tempo ad alzarsi che sentirono la voce calma e monotona della direttrice invitare tutti quanti ad uscire dalle camere.
Si tirarono su di colpo ed aprirono la porta: si trovarono davanti al caos più totale, ragazze che correvano verso la scala, gente che non sapeva cosa fare e chi urlava irritato per essere stato svegliato così in malo modo. C’erano le ragazze di terza , quarta e quinta che stavano spingendo per scendere e nella mischia cercarono qualche altra ragazza della loro classe, intanto scendevano, spinte dalla folla.
Varcarono la porta e si trovarono, al posto che davanti alla grande fontana che solitamente troneggiava al centro del cortile, ad un enorme cratere, di almeno cinque metri di profondità.
<< Sara! Siamo qui! >> si sentì chiamare la ragazza che si girò e trovò Adrian e Alessia che le correvano incontro.
La terra tremò.
Scosse violente e forti che misero paura a molti.
Poi una luce abbagliante fece chiudere gli occhi a tutti gli studenti.
Dopo qualche secondo questa scomparve, lasciando posto a tre figure rannicchiate nel centro del cratere.
Due ragazze e un ragazzo, con le orecchie a punta e i vestiti sporchi di sangue.
Il ragazzo era alto, con le spalle larghe. Aveva una mantella bianca, dei pantaloni neri e degli stivaletti. I capelli erano bianco latte e gli occhi azzurrissimi sembravano caldi in confronto al resto.
Si guardava attorno spaesato e quando un ragazzo si avvicinò, lui tirò fuori di colpo un arco con frecce e glielo puntò contro.
Tutti rimasero immobili, nessuno sapeva cosa fare.
Poi la voce della preside rimbombò nel silenzio.
<< Voi, giovani elfi, dovete essere i sopravvissuti della Tredicesima Stella! Benvenuti sul pianeta Terra! >> disse con la solita voce monotona, accennando a qualche cosa come la gioia.
<< Bello schifo, c’è puzza >>
A parlare era stata una delle due nuove arrivate.
L’elfa era piccola, minuta, con i capelli lunghi e argentati, gli occhi scuri e un tatuaggio sulla guancia destra. Indossava le stesse cose del fratello ed un cappello in pelo bianco, con una piuma attaccata, come quella sul cappello degli alpini.
L’altra elfa era totalmente diversa: aveva i capelli color perla, a caschetto con una graziosa frangetta corta che faceva apparire due occhi verde acqua. Indossava dei pantaloni leggeri e larghi, col cavallo basso, marroni con la fascia in vita dorata e un top del medesimo colore senza spalline e corto, che lasciava scoperto l’ombelico accanto al quale spiccava un tatuaggio nero.
<< Comunque siate i benvenuti, Federico, accompagnali nelle loro nuove stanze >>
Il professore, sentendosi chiamato in causa fece un passo avanti, e fece segno ai nuovi arrivati di seguirlo. Egli era un uomo sui 40 anni, ma che ne dimostrava circa 10 in più. Indossava sempre camice chiare e pantaloni colorati a vita alta e quella notte portava un giaccone come quello di Sherlock Holmes.  
Li guidò sotto lo sguardo incuriosito di tutti i ragazzi che osservavano i tre nuovi compagni.
***
Camminava leggera sul prato freddo e ghiacciato senza lasciare impronte .
Il freddo tetro del paesaggio si intonava alla sua figura, i capelli color latte cadevano morbidi sulla schiena, il vestito del medesimo colore cadeva morbido sul corpo minuto e sembrava non soffrire l’aria fredda della Svezia.
Era sola, almeno fino a quando una macchina nera spuntò improvvisamente, uscendo dalla strada e ribaltandosi.
Ne uscirono quattro ragazzi, borbottando in svedese.
Nessuno si accorse della strana figura bianca che quasi si confondeva con la neve.
Continuarono a parlare ed imprecare fino a quando con un ronzio la terra si squarciò e loro vennero risucchiati dal buio.
***
Era rimasta sveglia tutta la notte, aspettando l’ora per svegliare le altre che si erano addormentate come sassi non appena la loro testa si era appoggiata al cuscino del letto.
Lei invece non era riuscita a dormire, troppo persa nei suoi pensieri contorti sull’esistenza.
I capelli viola davanti al viso, gli occhiali sul naso e la bocca curvata in un piccolissimo sorriso rivolto allo schermo del cellulare che aveva in mano da ormai quasi due ore buone.
Aveva sbloccato lo schermo non appena aveva sentito vibrare il telefono.
Messaggi da facebook di gente che la invitava a provare giochi che le facevano schifo o di chi pubblicava cose a caso.
Non sapendo cosa fare era andata sul suo profilo di Ask, e stranamente aveva trovato una domanda.
“ ehi! Se fossi un ragazzo come vorresti essere? “ recitava la domanda anonima.
Ci pensò su prima di rispondere con un “ come sono ma con i capelli corti (?) lol “ ed inviare.
Si mise le cuffiette ed iniziò ad ascoltare la musica.
Qualche minuto dopo il telefono vibrò nuovamente e lei sobbalzò dallo spavento.
Aprì e di nuovo una domanda.
“ ehi, grazie per la risposta ahahahahah! :’) ma cosa ci fai sveglia a quest’ora? Se vuoi essere bella devi riposare !”
Lesse e diventò color ciliegia e pensò ad una risposta.
“ boh non riesco a prendere sonno, questa notte sono successe troppe cose strane… tu per primo/a …. Chi sei? “
Era più curiosa che mai, nessuno si era mai interessato davvero a lei se non per arrivare alle sue amiche (almeno questo era ciò che pensava). Aspettò poco e un’altra domanda arrivò.
“ non ci conosciamo direttamente, io ti conosco. Indovina… il mio nome inizia per L “
Luca, fu la prima cosa che pensò la ragazza.
Grazie alla sua autostima pari a quella di un pesce in decomposizione però si ricredette e lasciò vagare la mente cercando qualcun altro. Non trovando altri pensò ad uno scherzo.
Ma chi poteva essere? Sara e le altre erano in stanza con lei e ad Alessia avevano somministrato dei sonniferi dopo l’arrivo degli Elfi. E quindi? Sperava davvero che fosse Luca, lo aveva sognato per tanto ed ora si stava montando la testa per un messaggio anonimo.
“ ok qualcos’altro? :D”
“sono un po’più grande di te “
Ok ora stava impazzendo, se avesse trovato quella che le stava facendo quello scherzo da quattro soldi l’avrebbe ammazzata.
E se fosse stato davvero Luca, boh. Non era Luca, punto e basta. Ma se fosse stato lui?
E così non aveva risposto ed era rimasta a fissare appunto lo schermo con quei messaggi.
Si risvegliò dalla specie di trans in cui era caduta quando la sveglia suonò e le ragazze una ad una si svegliarono.
Si prepararono ed uscirono dalla stanza, attraversarono il corridoio ed andarono al bar a fare colazione.
Si sedettero nel piccolo bar della scuola ed ordinarono.
Le quattro erano sedute attorno ad un tavolino rotondo in vetro, con le gambe d’acciaio, come molti altri ragazzi .
Il locale era pieno di gente e c’era un gran rumore.
<< Quindi cosa pensi di fare? Non possiamo non andare con Masedu >>
<< Sì, le terme, che palle! Poi cosa me ne frega a me, io sono qui per imparare a sopravvivere mica per fare gite così perché a lui va! >>
Di questo stampo era la conversazione che stava prendendo una piega lagnosa.
Smisero di parlare quando la voce della professoressa Pagani interruppe i discorsi di tutti.
<< tutti gli alunni sono pregati di andare in Aula Magna immediatamente con ordine. La preside chiarirà ciò che è successo questa notte. >> e detto questo chiuse il discorso e gli studenti accorsero in massa nell’Aula Magna della scuola.
***
Loro cosa facevano lì? Il loro pianeta era stato distrutto e pensavano ad andare a scuola?!
Perché in quella scuola, dove avrebbero dovuto passare il tempo d’ora in avanti puzzava di traditori?
Erano sicuri tutti e tre di questo, sapevano riconoscere l’odore, lo avevano imparato tempo prima quando sul loro pianeta era iniziata la guerra che lo aveva fatto esplodere.
L’elfa con i capelli più lunghi era sdraiata sul suo letto a fissare il soffitto canticchiando una canzoncina che le aveva insegnato suo padre.
<< Cosa stai facendo Soph? >> a parlare era stato l’elfo.
<< Pensavo che presto questa gente capirà di dover morire >>
<< perché dici questo? Può essere solo un odore come un altro, almeno lo spero. >>
<< No, qui c’è puzza di male. >>
***
L’aula Magna era colma di alunni e professori per sentire il discorso della preside.
<< bene ragazzi, quello che è successo questa notte è un segno. Segno che il nostro mondo presto verrà attaccato da qualcosa di molto più forte di noi paranormali. Presto le strade puzzeranno di morte, i boschi si incendieranno, i mari diventeranno neri e la mente delle persone verrà corrotta. >>
La preside aveva iniziato a parlare, come in trans.
Era raro vederla a scuola con il corpo s’intende. Era sempre chiusa in presidenza, nessuno se non con un permesso speciale poteva andare e lei non si era mai mostrata, parlando sempre telepaticamente oppure con il sistema che era installato in tutte le aule e stanze dell’edificio.
Era una donna con i capelli scuri, portava gli occhiali e si vestiva come un’ottantenne, con maglioni in lana scuri e pantaloni rigorosamente neri.
Nessuno capì quello che voleva dire.
Il mondo era in pericolo e loro erano stati addestrati per questo. Ma erano pronti davvero?
<< Comunque tutto continuerà come prima ma con molta più attenzione. Per chiarire chi sono i nuovi alunni vi racconterò quello che so. Nell’universo ci sono milioni di stelle, tra cui quello che noi chiamiamo Sole. Di stelle simili ce ne sono altre 7, in ordine il nostro Sole è l’ottavo. Io lo so poiché provengo dal terzo Sole e lì ho studiato l’universo. Poi qualcosa accadde. La mente di molti venne occupata da esseri malvagi e questi non riuscirono a combatterli, finendo con il diventare crudeli e sena scrupoli. Uccisero tutti ma io riuscii a scappare con cinque sopravvissuti. Ognuno di noi si stabilì su un pianeta di un Sole diverso, io venni qui, sulla Terra e fondai la scuola. Purtroppo però tutti gli altri Soli con i rispettivi pianeti sono stati distrutti. Tutti in ordine. Ogni volta che uno di questi moriva con esso perdevano la vita anche i miei compagni di viaggio, con cui sono in contatto telepaticamente. Quindi il Sistema Solare sarà il prossimo >>
Ora si spiegava tutto.
Un brusio generale si trasformò in domande a raffica e si creò il caos più generale.
Tutti tornarono in classe, più spaventati di prima. Le lezioni diventarono più pesanti e le missioni più frequenti.
Dopo quasi un mese nella scuola erano arrivati altri paranormali e addestrati.
Il mondo fuori sembrava calmo e tranquillo, forse era per questo che tutti erano agitati: peggio della guerra era la calma che la precedeva.
Il fresco dell’autunno aveva lasciato posto al freddo invernale e finalmente arrivò il giorno della prima gita dell’anno che nonostante tutto avevano deciso di non sospendere.
Adrian e Alessandro stavano parlando in fondo all’autobus, altri ascoltavano la musica, altri ancora dormivano, c’era persino chi leggeva o puliva la propria arma.
Quando scesero dal pullman gli studenti seguirono volentieri il professore di storia dell’arte che con passo veloce conduceva il gruppo.
Si fermarono davanti a due colonne altissime, che facevano da entrata.
<< vedete ragazzi, queste colonne in porfido rastremate sono di ordine ionico e reggono la trabeazione. Osservate la maestosità della struttura ragazzi ed ora seguitemi. >> e detto questo, con gesto teatrale passò le colonne.
Quel luogo era bellissimo eppure così ambiguo e inquietante, scuro e tetro.
Visitarono ogni angolo e dopo quasi tre ore si trovarono in un corridoio, costruito per facilitarne l’uscita.
Era in vetro, come quelli degli acquari moderni, che passano sotto le vasche per farti vedere i meglio i pesci ed era molto claustrofobico.
Il professore continuava imperterrito a camminare gongolando in giro e vedendo la Madonna ad ogni passo.
Quando finalmente uscirono vennero investiti dalla luce del sole che era molto più forte rispetto a quella che c’era all’interno delle rovine.
Chiusero d’istinto gli occhi e poi li riaprirono.
Forse sarebbe stato meglio tenerli chiusi.
 
  
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