Anime & Manga > L'Attacco dei Giganti
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Autore: AngelHeller    31/01/2014    1 recensioni
una poesia che ho pensato durante un mio momento di solitudine.
Parla delle cose che prima facevamo parte di una noia ordinaria tranquilla che ci piaceva, poi arriva qualcosa a dare qualcosa di speciale a quella cosa oramai a noi comune, per poi scomparire, ritornando a quella vecchia, familiare, ma da noi ora odiata noia ordinaria.
Genere: Poesia | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Eren, Jaeger
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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A causa di una corrente fredda mi son svegliato
Dopo un sonno che durante la notte fu disturbato.
L'uniforme che segna la mia appartenenza a questo mondo indossai
Mentre con sguardo spento, veso la cucina andai.

Sceso dalle scale, al mio solito posto mi son seduto
Per poi sorseggiare il caffé che ogni giorno avrei bevuto
Un borbottio di sottofondo
Lo suona la gente a me intorno.

Quasi inesistente quel mormorio
Che ogni volta mi ricordava che quello silente ero solo io.

Molti anni son passati
Ma i miei vizi non li ho abbandonati.
C'era sempre un gran mormorio quando bevevo il caffé
Prima che comparsi te.

Tu, stupido e insolente ragazzino
Che ogni volta fa cadere per terra un cucchiaino
Rovinando il sottofondo da me tanto ignorato
Ma sai che solo per quel rumore tante botte t'avrei dato?

Da quando sei comparso te
Ogni mattina quel rumore si ripeté
Basta! Non lo potevo più sopportare!
Ma ora quel rumore ogni mattina a esistere doveva continuare

Su di te i miei occhi ora son posati
Aspettando che tu per riprenderlo debba abbassarti
A tal suono mi son abituato, ma non ancora a te
Che ridi con gente che ,a differenza mia, beve thé

Sei distante dal mio posto
E pensare che a capire il motivo del tuo sorriso ero disposto
Dopo la colazione, in missione sempre dobbiamo andare
Nella speranza che un titano non ci debba sbranare.

Ma adesso? Dove sei andato?
La fame ingiustificata di un titano hai saziato
Proprio quando speravo di vederti soddisfatto
Per le grandi imprese che tu hai fatto.

Non ho assisstito alla tua morte
Chissà in quel momento quanto eri stato forte
Ora la cucina non borbotta nemmeno, è silente
E sento ancora il rumore di un cucchino cadente, oramai inesistente


 
  
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