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Autore: Sheego Watakuri    10/06/2008    7 recensioni
Ecco una one-shot sul mio personaggio preferito di Dragonball: Piccolo. Come sempre, è immerso nelle sue riflessioni contorte, ma questa volta non sono su possibili combattimenti, ma su un argomento del tutto diverso. E, a completare queste sue riflessioni e a dare la soluzione del complicato schema mentale che si è fatto, entra in gioco uno strano sogno. Spero piaccia. Buona Lettura. Sheego^^
Genere: Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Piccolo
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era sempre stato solo, ma non gli importava

Era sempre stato solo, ma non gli importava.

Stava bene nella sua solitudine, senza nessuna donna accanto a lui: non gli interessava.

Fino al momento in cui si ritrovò ad avere tutti i suoi amici sposati con qualcuno.

Cominciò a sentirsi diverso.

Beh, il suo aspetto lo aveva sempre fatto sentire differente, ma non aveva mai dato peso a questa cosa.

Ora era diverso in un altro modo: si sentiva diverso dentro e non gli era mai capitato. Dopo tutto, i sentimenti non cambiano, anche se si ha la pelle verde e si viene da un altro pianeta.

Cominciò a sentirsi a disagio in presenza delle varie coppie e si ritrovò a pensare come sarebbe stato se avesse avuto come compagna una delle donne dei suoi amici.

Di sicuro, non sarebbe mai andato d’accordo con Chichi, donna terribile a suo giudizio. Quando l’aveva conosciuta, durante il torneo Tenkaichi nel quale aveva incontrato Goku per la prima volta, pensava che fosse una donna estremamente forte e quindi utile. Ma, col passare del tempo, si rese conto che la sua forza era direttamente proporzionata alla sua severità e alla sua pignoleria sull’essere “una donna perfetta”.

Doveva riconoscere che Bulma era una donna molto bella e intelligente, ma questa fu soltanto la seconda impressione su di lei, meditata negli anni. Il primo impatto era stato quello di crederla una ragazza estremamente capricciosa e schizzinosa, nonché viziata. Senza parlare poi del suo caratteraccio e della sua irascibilità. Col passare del tempo, l’aveva identificata con “la ragazza utile solo al momento giusto” e si rese conto che non avrebbe mai potuto neanche pensare si stare con una donna del genere: avrebbe voluto una compagna sempre utile.

Tutte e due queste terrestri si erano spaventate a morte la prima volta che l’avevano visto e, già a partire da questo, non gli parevano leali.

L’unica che non aveva avuto la minima reazione negativa alla vista del suo aspetto  era stata C18.

A pensarci bene, era l’unica donna che non gli aveva mai dato rogne e che non aveva mai parlato male di lui dopo essere passata dalla parte del bene. Ed era l’unica che riusciva a sopportare, anche perché erano molto simili: freddi, indifferenti, sempre calmi e riflessivi, ma anche molto taglienti all’occorrenza. Inoltre era forte e , perché non notarlo, anche molto carina. Pensandoci bene, era una ragazza perfetta, se non per un piccolo particolare: aveva scelto Crilin, uno dei suoi amici più cari e di conseguenza, lui non avrebbe mai potuto e voluto cercare di stare anche solo ad un metro di distanza dalla sua donna. E poi, non lo avrebbe voluto, come tutte le donne.

Cominciava a rassegnarsi all’idea di restare solo per sempre, ma in cuor suo continuava a sperare.

“Dannazione!”

Si ritrovava spesso ad imprecare dopo questi momenti di riflessione, ormai sempre più frequenti. Pensieri su donne? Strani giudizi? Invidia? Speranza? Ma come era diventato? Non si riconosceva più. Era proprio vero: stare tra i terrestri, in particolar modo tra i suoi amici, lo aveva proprio cambiato negli anni.

Non aveva mai avuto questo desiderio così grande di avere una persona dolce e comprensiva vicino a lui.

Una notte, mentre era immerso in un meritato sonno dopo una dura giornata di allenamento, fece un sogno insolito: si ritrovò in una valle meravigliosa, immersa nel verde dei molti alberi che delimitavano un prato adorno di profumatissimi e coloratissimi fiori. Nel mezzo, si ergeva imponente una cascata molto alta, che si tuffava a strapiombo in un lago dall’acqua troppo limpida per essere vera.

Si avvicinò alla riva e intravide una sagoma che si muoveva sinuosa dietro alla barriera cristallina, scorrente furiosa.

Rimase ammaliato davanti allo spettacolo che ne uscì: davanti a lui, che camminava sul pelo dell’acqua, c’era una ragazza vestita solo di un peplo bianco, aderente perfettamente al suo corpo dalle forme generose e dalla pelle candida.

I capelli biondissimi erano raccolti in uno chignon alto, ma la frangia dorata era lasciata libera sulla fronte e le accarezzava violentemente il viso, mossa dal vento di quella sera; la sua chioma contrastava con i suoi occhi neri e profondi, che le davano un’espressione al contempo severa, fredda e complice.

Man mano che procedeva verso di lui con falcate leggiadre, la sua aura muoveva il vento e produceva dei cerchi concentrici sulla superficie liquida.

Gli arrivò a pochi centimetri di distanza e lo fissò con quel suo strano sguardo.

Non sapeva cosa fare, se non restare immobile a divorare con gli occhi la perfezione di quella creatura.

La donna protese le braccia in avanti e portò le mani sul viso di Piccolo, che restò immobile, sorpreso da tale gesto.

Non dissero niente, ma a lui sembrò di averla conosciuta perfettamente con quel contatto delicato. Portò le proprie mani su quelle di lei, accarezzandole la morbida pelle di latte. Chiuse gli occhi per assaporare al massimo quegli istanti perché sapeva che non sarebbero mai potuti tornare. Poco dopo, si ritrovarono abbracciati. Il namecciano la stringeva fortissimo a se, come non volesse lasciarla andare via, ma allo stesso tempo prestava molta attenzione a non farle del male. Erano gli attimi più belli della sua vita e si sentiva in paradiso: non ci sarebbe mai stato un momento di eguale bellezza e intensità.

D’un tratto, si alzò un vento violento che spazzò via la valle, il lago, la cascata… e anche lei, strappandola dalle sue braccia.

Si svegliò di soprassalto.

Dopo quella notte, continuò a ripensare a quel sogno e arrivò ad una conclusione: non gli importava più delle donne degli altri suoi amici, ma gli era bastata quella notte immaginata per provare mille sensazioni. Gli bastava sapere che il troppo desiderio non lo aveva trasformato in un uomo ossessionato, ma, soprattutto, ora sapeva che anche lui poteva provare sentimenti che non fossero la rabbia e la tristezza.

 

 

 

  
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