Era sempre stato
solo, ma non gli importava.
Stava bene nella sua
solitudine, senza nessuna donna accanto a lui: non gli interessava.
Fino al momento in
cui si ritrovò ad avere tutti i suoi amici sposati con qualcuno.
Cominciò a sentirsi
diverso.
Beh, il suo aspetto
lo aveva sempre fatto sentire differente, ma non aveva mai dato peso a questa
cosa.
Ora era diverso in un
altro modo: si sentiva diverso dentro e non gli era mai capitato. Dopo tutto, i sentimenti non cambiano, anche se si ha la pelle
verde e si viene da un altro pianeta.
Cominciò a sentirsi a
disagio in presenza delle varie coppie e si ritrovò a pensare come sarebbe
stato se avesse avuto come compagna una delle donne dei suoi amici.
Di sicuro, non
sarebbe mai andato d’accordo con Chichi, donna
terribile a suo giudizio. Quando l’aveva conosciuta, durante il torneo Tenkaichi nel quale aveva incontrato Goku per la prima
volta, pensava che fosse una donna estremamente forte e quindi utile. Ma, col
passare del tempo, si rese conto che la sua forza era direttamente
proporzionata alla sua severità e alla sua pignoleria sull’essere “una donna
perfetta”.
Doveva riconoscere
che Bulma era una donna molto bella e intelligente,
ma questa fu soltanto la seconda impressione su di lei, meditata negli anni. Il
primo impatto era stato quello di crederla una ragazza estremamente capricciosa
e schizzinosa, nonché viziata. Senza parlare poi del suo caratteraccio e della
sua irascibilità. Col passare del tempo, l’aveva identificata con “la ragazza
utile solo al momento giusto” e si rese conto che non avrebbe mai potuto neanche
pensare si stare con una donna del genere: avrebbe voluto una compagna sempre utile.
Tutte e due queste terrestri
si erano spaventate a morte la prima volta che l’avevano visto e, già a partire
da questo, non gli parevano leali.
L’unica che non aveva
avuto la minima reazione negativa alla vista del suo aspetto era stata C18.
A pensarci bene, era
l’unica donna che non gli aveva mai dato rogne e che non aveva mai parlato
male di lui dopo essere passata dalla parte del bene. Ed era l’unica che
riusciva a sopportare, anche perché erano molto simili: freddi, indifferenti,
sempre calmi e riflessivi, ma anche molto taglienti all’occorrenza. Inoltre era
forte e , perché non notarlo, anche molto
carina. Pensandoci bene, era una ragazza perfetta, se non per un piccolo
particolare: aveva scelto Crilin, uno dei suoi amici
più cari e di conseguenza, lui non avrebbe mai potuto e voluto cercare di stare
anche solo ad un metro di distanza dalla sua donna. E poi, non lo avrebbe voluto,
come tutte le donne.
Cominciava a rassegnarsi
all’idea di restare solo per sempre, ma in cuor suo continuava a sperare.
“Dannazione!”
Si ritrovava spesso
ad imprecare dopo questi momenti di riflessione, ormai sempre più frequenti. Pensieri
su donne? Strani giudizi? Invidia? Speranza? Ma come era diventato? Non si
riconosceva più. Era proprio vero: stare tra i terrestri, in particolar modo
tra i suoi amici, lo aveva proprio cambiato negli anni.
Non aveva mai avuto questo
desiderio così grande di avere una persona dolce e comprensiva vicino a lui.
Una notte, mentre era
immerso in un meritato sonno dopo una dura giornata di allenamento, fece un
sogno insolito: si ritrovò in una valle meravigliosa, immersa nel verde dei
molti alberi che delimitavano un prato adorno di profumatissimi e coloratissimi
fiori. Nel mezzo, si ergeva imponente una cascata molto alta, che si tuffava a
strapiombo in un lago dall’acqua troppo limpida per essere vera.
Si avvicinò alla riva
e intravide una sagoma che si muoveva sinuosa dietro alla barriera cristallina,
scorrente furiosa.
Rimase ammaliato
davanti allo spettacolo che ne uscì: davanti a lui, che camminava sul pelo dell’acqua,
c’era una ragazza vestita solo di un peplo bianco, aderente perfettamente al
suo corpo dalle forme generose e dalla pelle candida.
I capelli biondissimi
erano raccolti in uno chignon alto, ma la frangia dorata era lasciata libera
sulla fronte e le accarezzava violentemente il viso, mossa dal vento di quella
sera; la sua chioma contrastava con i suoi occhi neri e profondi, che le davano
un’espressione al contempo severa, fredda e complice.
Man mano che
procedeva verso di lui con falcate leggiadre, la sua aura muoveva il vento e produceva
dei cerchi concentrici sulla superficie liquida.
Gli arrivò a pochi
centimetri di distanza e lo fissò con quel suo strano sguardo.
Non sapeva cosa fare,
se non restare immobile a divorare con gli occhi la perfezione di quella
creatura.
La
donna protese le braccia in avanti e portò le mani sul viso di Piccolo, che
restò immobile, sorpreso da tale gesto.
Non dissero niente,
ma a lui sembrò di averla conosciuta perfettamente con quel contatto delicato. Portò
le proprie mani su quelle di lei, accarezzandole la morbida pelle di latte. Chiuse
gli occhi per assaporare al massimo quegli istanti perché sapeva che non
sarebbero mai potuti tornare. Poco dopo, si ritrovarono abbracciati. Il namecciano la stringeva fortissimo a se, come non volesse
lasciarla andare via, ma allo stesso tempo prestava molta attenzione a non
farle del male. Erano gli attimi più belli della sua vita e si sentiva in
paradiso: non ci sarebbe mai stato un momento di eguale bellezza e intensità.
D’un tratto, si alzò
un vento violento che spazzò via la valle, il lago, la cascata… e anche lei,
strappandola dalle sue braccia.
Si svegliò di
soprassalto.
Dopo quella notte,
continuò a ripensare a quel sogno e arrivò ad una conclusione: non gli
importava più delle donne degli altri suoi amici, ma gli era bastata quella notte
immaginata per provare mille sensazioni. Gli bastava sapere che il troppo
desiderio non lo aveva trasformato in un uomo ossessionato, ma, soprattutto,
ora sapeva che anche lui poteva provare sentimenti che non fossero la rabbia e
la tristezza.