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Autore: Tamar10    31/01/2014    6 recensioni
Se ti innamori solo di sociopatici non puoi pretendere che la tua vita sia tutta rose e fiori. Soprattutto se Sherlock Holmes ti sceglie come sua nuova coinquilina.
[Sherlolly con la partecipazione del nostro Jim Moriarty, John&Mary e altri]
Genere: Azione, Commedia, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Jim Moriarty, Molly Hooper, Quasi tutti, Sherlock Holmes
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando Sherlock fece irruzione a casa sua a Molly venne quasi un infarto. Per la seconda volta durante quel folle giorno di Santo Stefano.
Innanzi tutto il suddetto detective sarebbe dovuto essere in viaggio per una missione segretissima nell'Europa dell'est e inoltre non era decisamente il momento ideale perché qualcuno – soprattutto quel qualcuno – entrasse in casa sua senza preavviso. Molly si stava godendo le vacanze di Natale – per quanto uno se le possa godere dopo aver visto un criminale psicopatico che si pensava morto comparire vivo e vegeto in diretta tv (motivo del primo infarto) – con indosso un vecchio pigiama grigio e un paio di imbarazzanti pantofole rosa shocking.
Non esattamente nello stato che chiunque chiamerebbe “presentabile”.
“Perché sei qui?” chiese boccheggiando per sorpresa. Non perché fosse entrato nel suo appartamento senza che lei se ne accorgesse – non era la prima volta che capitava – ma soprattutto perché non era pronta a rivederlo così presto dopo avergli detto mentalmente addio.
“Moriarty è tornato”
“Cosa?”
“Jim. Il tuo ex-fidanzato sociopatico è ancora vivo” spiegò Sherlock pazientemente.
“Grazie, Sherlock, ma l'avevo notato. Era su tutti gli schermi”
“Oh, bene” Sherlock si guardò attorno e a Molly sembrò stranamente a disagio. In effetti era un elemento del tutto in contrasto con l'appartamento e vederlo lì, impalato in mezzo al suo salotto, dava la stessa impressione di una maglietta arancione con degli short rossi. Un pugno nell'occhio.
“Immagino vorrai vestirti” disse lui dopo un momento di imbarazzante silenzio.
“Io...no...cosa..? Perché sei qui?” domandò ancora Molly.
“Mi sembra abbastanza evidente, Molly. Devo portarti al sicuro” Molly continuò a guardarlo perplessa “Moriarty. Lui non commetterà due volte lo stesso errore. Qui sei in pericolo”
“Oh” disse Molly e non seppe davvero cosa aggiungere perché Sherlock che si preoccupava per un altro essere umano – in particolare per lei – era davvero un fatto impensabile.
“Non vuoi vestirti?” chiese Sherlock. Il suo tono sembrava sinceramente curioso, come se trovasse Molly un essere strambo e indecifrabile, capace perfino di uscire la sera del 26 Dicembre di uscire di casa in pigiama.
Molly arrossì e si diede della stupida.
“Vado a vestirmi. Tu stai qui” si fermò un attimo a riflettere “Beh, sì, ovviamente. Non intendevo...non avrei mai inteso che per qualche ragione tu saresti dovuto venire con me...era solo...” riprese a farneticare gesticolando in maniera convulsa.
“Molly” la richiamò Sherlock cercando di dare alla sua voce un tono solo leggermente irritato.
Lei si limitò ad arrossire ancora di più, raggiungendo la preoccupante sfumatura rosa shocking delle sue pantofole, e poi sparì in bagno.

 
Molly davvero amava Sherlcok – nonostante una parte di sé stesse ancora cercando di negare l'evidenza ormai si era rassegnata all'idea – ma odiava quando lui gioiva per cose completamente sbagliate. Ad esempio quando piombava a casa sua felice che il suo ex-fidanzato (di Molly) ed ex-nemico (di Sherlock) fosse ancora vivo.
Di per sé forse non sarebbe neanche stata una cosa tanto brutta, se non si considerava che il suddetto ex-fidanzato/ex-nemico fosse un pericoloso genio criminale che attentava alla loro vita.
In quel caso il sorriso contento di Sherlock assumeva una sfumatura preoccupante.
“Smettila” sbottò infine senza riuscire a trattenersi.
Sherlock si voltò verso di lei come se si fosse accorto solo in quel momento della sua presenza nel taxi. Non sorrideva, ma l'eccitazione era ancora evidente nei suoi occhi.
“Di fare cosa?” domandò confuso.
“Di essere così felice. È innaturale”
Il sorriso si riaccese sulle sue labbra.
“È geniale” rispose, stava per perdersi di nuovo dietro ai suoi pensieri ma lo sguardo accusatorio di Molly lo riportò alla realtà “Anche tu non dovresti essere così felice se è per questo”
Lei assunse un'espressione quasi offesa. Come poteva pensare che lei fosse felice dopo che era stata strappata dalla sua tranquilla casa per andare in qualche posto segreto a nascondersi per salvarsi la vita?
Sherlock dovette intercettare qualcosa dal suo sguardo perché pensò bene di spiegarsi.
“Non intendo in questo preciso momento. In questo periodo hai rotto il tuo fidanzamento, eppure sei ingrassata e hai cominciato a dedicarti ad attività creative che stimolano il cervello come la cucina, la musica e la lettura. Non sembri aver patito troppo per la separazione, sembra quasi che tu ti sia tolta un peso”
Molly aprì e chiuse la mano, tenta di schiaffeggiarlo nuovamente. Invece decise di sopportare. Si girò verso il finestrino e passarono i restanti venti minuti di viaggio in silenzio.

 
Quando il taxi si fermò davanti al 221B di Baker Street Molly si voltò perplessa verso Sherlock.
“Cosa ci facciamo qui?”
“Mi sembra evidente” disse Sherlock pagando la corsa “Siamo arrivati”
“Pensavo avessi detto che mi avresti portato al sicuro” gli gridò dietro scendendo dal taxi e seguendolo fino al portone.
Sherlock si fermò e per poco lei non gli finì addosso.
“Nessun posto e più sicuro di Baker Street” disse aprendo la porta.
“Ti devo ricordare” ansimò Molly cercando di stargli dietro salendo le scale “cos'è successo due anni fa? O ancora prima? Quando è esplosa quella bomba o i vicini assassini specializzati o quando la signora Hudson è stata...”
“Ho capito!” la interruppe Sherlock girandosi verso di lei “Eppure, lo dicono i fatti, non è ancora morto nessuno”
La differenza di altezza, con lui due scalini sopra, era ancora più evidente e il suo sorriso disumano non aiutava affatto a rendere le cose meno inquietanti. Al contrario.
“È quell'ancora che mi preoccupa” borbottò Molly abbastanza piano per non essere sentita dal detective che nel frattempo aveva già raggiunto il pianerottolo.

 
“Signora Hudson!” chiamò Sherlock mentre appoggiava il suo cappotto allo schienale della poltrona. Non si udì nessun rumore in risposta.
“Magari ha da fare” disse Molly accennando uno dei suoi sorrisi nervosi.
“Signora Hudson!” gridò più forte lui ignorandola.
Finalmente si udirono dei passi sulle scale e una voce in risposta.
“Non sono la tua cameriera, signorino!”
Sherlock fece finta di niente e continuò a girare per la stanza, in fibrillazione.
“Deve preparare la camera degli ospiti” disse distrattamente “Dove diavolo a messo il mio violino?!”
“John è tornato?” chiese la padrona di casa aprendo la porta “Oh, ciao cara!” disse poi vedendo Molly.
“Signora Hudson, il violino!” ripeté Sherlock scocciato.
“Che razza di maniere! Tuo fratello mi ha chiamato solo mezz'ora fa per dirmi che saresti tornato. Aveva già messo via il tuo violino perché non si rovinasse”
Sherlock fece un gesto vago della mano che poteva significare tutto – da un “grazie” a un “chi se ne frega” – poi uscì dalla stanza con passo deciso.
Molly fece alla signora Hudson un sorriso di scuse. Lei scosse la testa di rimando con finta disperazione, nonostante tutto era felice che fosse tornato.
“Cosa ci fai qui, cara? Mi era sembrato di capire che avevamo un ospite” le chiese.
“Ehm...” Neanche Molly aveva capito la situazione. O meglio, l'aveva capita ma non le andava affatto bene la piega che gli eventi stavano prendendo.
“Mi pare ovvio: Molly è l'ospite” disse Sherlock rientrando nella stanza con in mano il violino.
“Questo vuol dire...?”
“Esatto, signora Hudson. Al contrario di quanto ha scommesso Mycroft, a quanto pare avrò un nuovo coinquilino”
Poi si sistemò il violino sotto il mento e cominciò a suonare un'aria allegra, del tutto in contrasto con l'umore di Molly.

 
Sherlock riusciva quasi sempre a motivare le sue scelte in maniera razionale, ma nonostante la sua mente singolare era un essere umano, quindi a volte gli capitava di fare azioni impulsive e illogiche. O come diceva John della grandissime cazzate.
Un altro suo grande problema era che tendeva a non fidarsi della gente.
Si fidava di John ovviamente, ma il suo caso era più che altro l'eccezione che conferma la regola. Si era fidato subito di Mary e come ricompensa aveva ricevuto una pallottola nel petto. In suo fratello aveva tanta fiducia quanta Mycroft ne aveva in lui. Cioè molta poca.
A maggior ragione Sherlock non si fidava di Molly Hooper e dei suoi pazzi cambi di idee dettati dai sentimenti.
È per questo, si diceva, che ho deciso di fare questa...cosa.
In realtà non c'era un motivo preciso per aver scelto di condividere il 221B con Molly. Ovviamente l'aveva fatto per proteggerla perché lui stesso era meglio di qualsiasi programma protezione testimoni o servizio segreto, inoltre aveva il presentimento che Molly avrebbe potuto giocare un ruolo importante nella sua nuova partita con Moriarty e inoltre – anche se non l'avrebbe mai ammesso – non gli piaceva stare solo.
Eppure, considerando tutte le variabili, c'era sempre un particolare che gli sfuggiva, qualcosa che aveva la sensazione di aver omesso. Sherlock odiava non capire cosa stava succedendo, soprattutto se stava succedendo nella sua testa.
Si passò una mano fra i capelli e quando accese il display del cellulare vide che erano le tre meno un quarto di notte. Strizzò gli occhi cercando di capire che fine avesse fatto Molly. Aveva il vago ricordo di averla sentita chiedere qualcosa riguardo a una camera da letto qualche ora prima mentre lui era ancora immerso nei suoi pensieri.
Non ricordava cosa di preciso quindi con un'alzata di spalle decise che era arrivato il momento di riposare e si diresse in camera sua. Quando aprì la porta vide Molly che dormiva beata nel suo letto, le coperte quasi del tutto per terra.
Per un attimo ebbe un deja vu di un'altra donna, la Donna, che dormiva in quello stesso letto, ma scacciò quell'immagine con un moto di fastidio.
In fondo quella era Molly, solo Molly. Il che non implicava nessuna agenzia segreta o ricatto o manipolazione e stranamente, in qualche modo, l'apparente normalità era un sollievo per Sherlock Holmes.
Stava per richiudere la porta ma si bloccò con la mano già sulla maniglia. Provò l'insano impulso di restare lì – tanto ormai sapeva già che non sarebbe più riuscito a dormire quella notte – ma qualcosa, probabilmente il buon senso, lo frenò.
Lentamente raccolse le coperte e le rimboccò fin sotto il mento di Molly. Poi se ne andò chiudendo silenziosamente la porta.









Note:
Questa long è un esperimento. Ne ho già scritta più o meno metà (dovrebbero essere una decina di capitoli al massimo)
Cerca di analizzare il rapporto fra Sherlock e Molly non solo dal loro punto di vista, ma anche da quello di altri personaggi. Per la prima volta forse, sottilineo forse, scriverò una storia quasi allegra (cercherò di arginare la mia vena angst) e lo stile che cerco di utilizzare a tratti è volutamente ironico e un po' esasperato addirittura.
Non so come/quando/se aggionerò. Insomma se la storia è un flop totale non ha molto senso continuare .-. fatemi sapere cosa ne pensate.
P.s. Il cambiamento (apparente) di Molly ancora non si vede all'inizio. Abbiate pazienza.
  
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