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Autore: Ginny Weasley in Potter    31/01/2014    2 recensioni
E se Frankie non se ne fosse mai andata da Crescent Bay?
Gli appuntamenti con lo Sleepover sarebbero stati immancabili, come sempre. Ma se nella sua vita si fosse fatto largo un sentimento inaspettato?
Capirebbe che certe cose non si possono prevedere e che all'amor non si comanda?
La storia avrà due POV's: uno di Frankie, e un'altro di Matthew.
***
Storia scritta in collaborazione con Pocha96, ragazza meravigliosa, nonché autrice meravigliosa
Genere: Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Let me be your biggest thrill
Prologo
Quando mi svegliai quella mattina dire che il mio umore era sotto i tacchi, era dire poco. Guardando il calendario notai di non essermi sbagliata. Il cerchio rosso portava sotto la data di oggi: 28 Gennaio.
-Francesca! – il ticchettio isterico della mano di mio padre iniziava a darmi alla testa. Aveva iniziato a chiamarmi con il mio nome completo dal giorno in cui, quindici giorni prima, ci aveva annunciato il nostro trasferimento e io avevo reagito con rabbia. Si aspettava che gli sorridevi dicendogli che nulla mi rendeva più felice se non lasciare i miei amici e la mia città? Scossi la testa, quei pensieri di prima mattina non mi facevano bene. – sbrigati, tra un po’ è ora! – mio padre stava continuando a chiamarmi, ma continuai ad ignorarlo. Come faceva a non capire che ero arrabbiata con lui?
-Arrivo – dissi in tono piatto. Mi voltai verso la bacheca che stava sopra il letto, una nuova piccola aggiunta della mia stanza, ad osservare tutte quelle foto che mi ritraevano con le mei amiche. Una in particolare attirò la mai attenzione. Inizialmente non sapevo nemmeno cosa mi avesse spinto ad appenderla lì, ma poi mi ero resa conto che non ci stava affatto male. Sorrisi lentamente, accarezzando con il pollice il viso di Matthew, nella foto che ci ritraeva abbracciati. In fondo, pensai, anche lui mi mancherà.
-Francesca! – anche mia madre aveva iniziato ad essere apprensiva dopo la gravidanza e la notizia del viaggio non faceva che peggiorare la situazione.
-Eccomi! – esclamai, roteando gli occhi al cielo. Aprì l’armadio tirando fuori i primi vestiti che mi capitarono sottomano: short, canotta con la maglietta americana e cappellino bianco. In fondo che motivo avevo di vestirmi elegante per il giorno più brutto della mia vita? Indossai il tutto velocemente, poi mi diressi a passo di marcia verso la cucina. Stavo letteralmente sbattendo i piedi sul pavimento, motivo per cui pensavo di dover attendere un altro richiamo che però non arrivò. In compenso mi beccai un’occhiataccia.
-Ti dispiacerebbe essere un po’ meno indisponente? – esclamarono in coro. Colsi lo sguardo di mia madre che mi rivolse un’occhiata di scuse e in quel momento mi sentì un po’ in colpa. Effettivamente la colpa non era di mia madre e neanche di mio padre e del suo stupidissimo lavoro. Il mio comportamento era stato esagerato a priori. Le sorrisi, ma quello che mi comparse sul viso assomigliava più ad una smorfia. Mia madre sorrise comunque, segno che aveva accettato lo sforzo.
-Credo che sia il caso di parlare… - sollevai lo sguardo verso il viso di mio padre, chiedendomi cosa avesse intenzione di chiedermi o cosa volesse rimproverarmi. - … della nostra partenza. – concluse. Gli occhi a quelle parole mi si riempirono di lacrime. Parlare della nostra partenza? E di cosa? Di come ci saremmo trovati bene in una città che non era la nostra? Ricacciai indietro le lacrime, volevo mostrarmi forte almeno in quei momenti.
-Ho notato quanto questa storia vi abbai intristite e non vorrei che ce l’avesse con me per questo motivo stupido. – noi avercela con lui? E quando mai? – Ho deciso che è meglio restare qui. – concluse con un sorriso sornione. Cero è normalissimo che… Momento, momento, momento… Che cosa? Mi voltai sorpresa, verso mio padre.
-Come sarebbe a dire? – riuscì a balbettare dopo qualche minuto. Avevo sempre pensato che mio padre avesse un senso dell’umorismo alquanto bizzarro, ma mai mi sarei aspettata che arrivasse a scherzare su certe cose.
-Proprio così, Frankie. – disse con voce calda suo padre, enfatizzando il suo nome. in quel momento mi sarei messa a saltare su pavimento, ma decisi che non era proprio il caso. Riuscì a stento ad urlare un “Grazie!” prima di dirigermi verso casa di Kenny, dove sapevo che avrei dovuto incontrare le mie amiche. Non vedevo l’ora di dirgli tutto!

 
  
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