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Autore: chos    01/02/2014    4 recensioni
Echi nascosti di grida
e pianti gelati di sangue.
Noia.
Il dolore non raggiunge i salotti imporporati di lusso.
Silenzio.
Non v'è dio che ascolterà
le tue suppliche.
Genere: Angst, Romantico, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: John Watson, Sherlock Holmes
Note: AU | Avvertimenti: Tematiche delicate, Violenza
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Echi nascosti di grida
e pianti gelati di sangue.
Noia.
Il dolore non raggiunge i salotti imporporati di lusso.
Silenzio.
Non v'è dio che ascolterà
le tue suppliche.

 

 

-20 Febbraio 1942-

Sono settimane che guardo e riguardo questa maledetta agenda che sembra richiamare la mia attenzione da sotto la sua copertura di pelle scura, come urlasse il mio nome, ed oggi, in data 20 Febbraio 1942, ho deciso di prestargli ascolto.
Non saprei spiegare il perché proprio oggi, forse ho solo bisogno di confidarmi con qualcuno -o qualcosa- che non possa giudicarmi negativamente per ciò che mi turba l'animo in questi giorni, tuttavia non ci girerò molto attorno: tutto questo è davvero necessario?
Continuo a ripetermi che non sono esseri umani, quelli che, a centinaia ogni giorno, sfilano svuotati di qualsiasi espressione davanti a me; mi faccio ragione con ciò che predicano i miei compagni, coloro che indossano fieramente e con un sorriso compiaciuto quella divisa che, stirata e profumata, adesso sta poggiata sulla sedia della mia bella stanza. Ogni mattino mi sta sempre più stretta.
“Loro non meritano di vivere”, talvolta dico carico di disprezzo davanti allo specchio mentre mi sistemo la giacca scura, nel disperato tentativo di convincermi che questo macello sia giustificato.
Eppure il mio tono mi contraddice, e voci, tantissime, a migliaia, mi sferzano il petto con la stessa violenza con cui ho visto massacrare donne e bambini, senza distinzione.
Nessuna pietà, non per coloro che non avevano più lacrime da piangere poiché anche quelle gli erano state strappate via con la forza bruta di chi non pensa.
Mi ero illuso che col tempo avrei perso l'umanità della quale avevamo spogliato quelle genti, mi ero illuso che l'avrei potuta gettare con noncuranza in quelle fosse che ospitano le montagne di cadaveri, i quali, dalle loro labbra scarne e smorte, sussurrano costantemente i miei sensi di colpa, ma non riesco a liberarmene.
La consapevolezza di star sbagliando non mi abbandona nemmeno quando chiudo le palpebre, presentandosi sotto le mentite spoglie di quegli incubi che stanno pian piano facendo incavare i miei occhi contornandoli dell'orrendo color della morte che soffia aria fredda contro il mio orecchio.
Vorrei scappare, ma per chi è invischiato in quest'orrore non v'è più via d'uscita, se non attraverso il fumo nero che pregna l'aria del campo, donandogli quell'odore che non fa scordare a nessuno, neanche per un attimo, non per un istante, dove si trova, né quale sia il destino di coloro i quali hanno le braccia segnate a fuoco da quei numeri che li contraddistingueranno nella mancata importanza data ai nomi, all'essenza di ogni individuo che cammina sulle ceneri dei propri cari.
Sbatto il pugno sul tavolo, guardo fisso la penna che scorre.
Loro non meritano di vivere.
Allora perché sto scrivendo?


 

N.B. I personaggi e gli avvenimenti rappresentati non mi appartengono e questo scritto non è stato realizzato a scopo di lucro.
N.B.2 Le espressioni crude e possibilmente razziste sono utilizzate solamente per rendere appieno il contesto, spero che nessuno si senta offeso o leso da esse.
   
 
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