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Autore: RiccioLilli    01/02/2014    3 recensioni
ONE SHOT IN MEMORIA DELLA SHOAH
Strinsi la mano all’uomo seduto in parte a me, guardandolo negli occhi. Nessuno fiatava, nella stanza.
“Zayn… Sei pronto?” sussurrai mentre lui fissava il pavimento, tremando.
In realtà non ero pronta neanche io. Chiusi gli occhi, e liberai quei ricordi che avevo tenuto chiusi in un cassetto per dieci anni, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.
Ricordai quel giorno in cui ero arrivata a scuola, e lui non c’era.
Genere: Drammatico, Guerra, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Liam Payne, Louis Tomlinson, Nuovo personaggio, Un po' tutti, Zayn Malik
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Memories
 
Strinsi la mano all’uomo seduto in parte a me, guardandolo negli occhi. Nessuno fiatava, nella stanza.

“Zayn… Sei pronto?” sussurrai mentre lui fissava il pavimento, tremando.

In realtà non ero pronta neanche io. Chiusi gli occhi, e liberai quei ricordi che avevo tenuto chiusi in un cassetto per dieci anni, mentre gli occhi mi si riempivano di lacrime.

Ricordai quel giorno in cui ero arrivata a scuola, e lui non c’era.

Entrai in classe e mi sedetti al mio banco; subito notai il posto vuoto in parte a me. Sentii un vuoto dentro di me; sapevo cosa significasse, anche se cercai per tutta la mattina di negare l’evidenza. Quel giorno quattro studenti erano assenti. Non parlai fino all’arrivo a casa, neppure con Harry, che mi guardava preoccupato. Appena suonò la campanella che indicava la fine della scuola, corsi fuori fino alla villa dei miei genitori.

“Madre…” sussurrai, in attesa che confermasse la mia più grande paura.

Lei si girò, con gli occhi lucidi. Quello sguardo mi bastò per capire; la piccola, minuscola speranza che ancora era rimasta in me si spense. Sentii mia madre abbracciarmi, ma i miei occhi ormai erano pieni di lacrime. L’avevano preso; lui e gli altri tre.

“Perché?! Perché?!” riuscivo solo a sussurrare, mentre sentivo il mio cuore spezzarsi in mille pezzi, e poi in altri milioni.

L’avevo perso, per sempre. Chi andava laggiù non tornava più; gliel’avevo detto di nascondersi, milioni di volte. Ma lui tutte le volte ribatteva:“Non cambierà niente. Mi troveranno comunque, prima o poi.” E io, ogni volta, speravo che quel ‘poi’ non arrivasse mai.

Ma invece quel momento era arrivato, e avevo perso Louis per sempre. Avrei fatto qualunque cosa per impedirlo, avrei perfino preferito che prendessero me al posto suo, ma infondo alla mia anima sapevo che fosse condannato; nessun ebreo riusciva a sfuggire al controllo di Hitler.

Quel giorno era stato devastante per me. Non avevo mangiato per i tre giorni successivi, e avevo parlato soltanto con Harry. Harry Styles, pura razza ariana come me; il mio migliore amico. Ma anche con lui dicevo solo poche parole, pensando a Louis, il mio Louis, rinchiuso in uno di quei posti orribili in cui sterminavano la gente brutalmente, senza alcun motivo. L’ignoranza dell’umanità è incredibile. Ma poi Harry arrivò, un giorno, con una proposta…

“Dobbiamo partire.” disse il riccio entrando, e sedendosi in parte a me.

“Per dove?” chiesi io a bassa voce, alzando lo sguardo.

“Campo di concentramento di Auschwitz, Polonia.” esclamò deciso.

Allora mi alzai di scatto; l’aveva trovato. Harry aveva passato l’ultimo mese alla ricerca di un indizio qualsiasi per scoprire dove si trovassero Louis, Liam, Zayn e Niall. E, per fortuna, il mio amico Styles aveva sempre avuto un talento nello scoprire cose che non avrebbe dovuto sapere. Tutto quello che sapevo sulla caccia agli ebrei me l’aveva insegnato lui.

Sorrisi; era il mio primo sorriso da quando avevano portato via Louis. Finalmente ero certa che fosse ancora vivo. Finalmente una nuova speranza si era accesa dentro di me.

Ricordai anche la nostra fuga e il nostro viaggio disperato; era una cosa stupida e insensata, una decisione presa su due piedi, ma per ritrovarli avremmo fatto qualsiasi cosa.

Avevamo rubato qualcosina dalle nostre case; piccoli vasi e oggetti d’oro che avremmo potuto vendere. Le nostre famiglie erano molto ricche, e la mancanza di qualche pezzo d’arredamento non gli avrebbe dato alcun fastidio economico. Poi, due notti dopo l’idea di Harry, partimmo, in segreto. A piedi, a cavallo, in treno… Usammo tutti i mezzi di trasporto che potevamo permetterci, pur di raggiungere quel posto maledetto. Finalmente, dopo tre settimane lontani da casa, arrivammo. Comprammo una casa nelle vicinanze dell’area e aprimmo un negozio; avevamo bisogno di altri soldi, perché quelli presi da casa nostra ormai erano finiti. Mentre io lavoravo, Harry se ne andava chissà dove alla ricerca di informazioni. Non strinsi amicizia con nessuno; non volevamo farci riconoscere. Ogni giorno che passava soffrivo, sempre di più, e quando Harry tornava a casa con lo sguardo basso, la sera, correvo in camera e mi chiudevo lì, a piangere, fino alla mattina dopo. Finché, una sera, il riccio entrò con un foglio in mano. Era una lista. Una lista dei nomi dei deportati del campo. La lessi velocemente. Niall James Horan, Zayn Jawaad Malik, Liam James Payne.


 
E Louis William Tomlinson. Passai quella notte abbracciata a Harry, mentre piangevo; piangevo un fiume di lacrime di gioia. Era vivo. E ora che lo sapevo ero rinata.

E poi ricordai come da quel momento passavo il tempo aspettando la sera.

Harry aveva trovato una zona non sorvegliata. Era incredibile come quel ragazzo fosse bravo in quel genere di cose. Ogni sera ci recavamo lì, con un cesto di pane e due brocche d’acqua. Sapevamo che ai deportati non si riservavano certo cene di lusso. La prima sera trovammo a aspettarci Liam; non credevo ai miei occhi. Quel ragazzo aveva sempre avuto un fisico molto sviluppato e ben delineato; in quel momento era magrissimo, non sembrava più lui. Aveva gli occhi e il volto scavati dalla stanchezza, tagli e sporcizia dappertutto, e il suo sguardo era spento. Ci guardava a occhi spalancati; probabilmente ancora non ci credeva, nonostante Harry quella mattina l’avesse in qualche modo incontrato e convinto a uscire di nascosto e raggiungere quella parte in cui la recinzione spinata era rotta. Non di molto, ma bastò a far passare il cesto di cibo e l’acqua.

“Dividi il cibo e l’acqua con gli altri. Danne anche a Niall, mi raccomando.” disse Harry con gli occhi lucidi dall’emozione. Niall era sempre stato il più magro e debole; e noi sapevamo bene cosa facessero i tedeschi agli ebrei troppo gracili per sopportare i lavori forzati a cui erano ogni giorno soggetti fare.

“Sì. Sì, lo farò. Grazie, grazie di tutto.” sussurrò Liam, scoppiando a piangere per la gioia.

Per quella sera fu tutto. Ma la sera dopo, e quella dopo ancora, Liam tornò alla recinzione, e noi gli portammo altro cibo. Così fu finché una sera, al posto degli occhi color caramello di Payne, trovammo ad aspettarci i suoi occhi color ghiaccio. Mi paralizzai; per qualche minuto non riuscii a respirare. Nessuno disse niente, mentre il mio sguardo incontrava quello di Louis, e una calma innaturale si impossessava di me. Era lì, era vivo, e quello che provavo per lui non era cambiato dopo tre mesi che non lo vedevo. Harry gli passò il cibo attraverso la recinzione, poi se ne andò, lasciandoci soli.

“Ciao.” sussurrò Louis dopo altri minuti di silenzio. I suoi occhi splendevano nel buio. Lacrime di gioia mi solcavano le guance, inarrestabili.

“Mi sei mancato.” dissi io, desiderando più di ogni altra cosa di abbracciarlo. I suoi capelli erano spettinati, la sua pelle scura e sporca, segni di sangue secco erano visibili sulle sue mani; ma i suoi occhi non erano cambiati.
“Anche tu.” disse, mentre una lacrima solitaria gli scorreva la guancia.

Silenzio. Per minuti e minuti rimanemmo lì, senza dire niente, a guardarci ancora increduli. Finché Louis raccolse il cesto da terra e fece per andarsene.

“Aspetta. Devo dirti una cosa. Una cosa che ho sempre voluto dirti.” lo bloccai io. Si girò, in attesa.
“Ti amo, Louis. Volevo che lo sapessi.” sussurrai, diretta. Aveva rischiato di morire prima di saperlo; non potevo permetterlo. Lui non fece niente, rimase immobile. Mi girai e mi incamminai; ma giurai di aver sentito un fievole:“Anch’io.” portato dal vento.

Lo rividi ancora, il giorno dopo, e quello dopo ancora. Solo dopo un po’ scoprii che Liam era stato ucciso. L’avevano trovato fuori dal dormitorio, mentre cercava di venire nel nostro luogo di incontro. Mi sentii terribilmente in colpa, ma il senso di gioia che provavo nel vedere Louis superava anche questo. E poi arrivò quel giorno, il 27 gennaio 1945.

Harry mi aveva proibito di seguirlo, ma sapeva che non gli avrei obbedito. Quel giorno le truppe sovietiche sarebbero arrivate al campo, e li avrebbero finalmente liberati. Io e Harry ci saremmo aggregati; dovevamo assolutamente rivederli al più presto. Avevamo aspettato e sopportato troppo; avevo un disperato bisogno di abbracciare Louis, di avere una conferma di non aver sognato tutto. E così ci unimmo alle file sovietiche; i soldati non fecero caso a noi, eravamo soltanto gli ennesimi volontari pronti a mettere fine alle torture che avvenivano in quel maledetto campo. E così varcammo quel cancello; la gioia e l’emozione erano palpabili nell’aria, mentre i soldati tedeschi all’interno urlavano ordini a destra a manca, mentre i loro colpi di fucile risuonavano dappertutto. Harry  mi prese per mano e ci guardammo intorno, alla ricerca di qualche viso famigliare. Corremmo dappertutto, finché una scena orribile ci si parò davanti. Niall, il nostro Niall, era sdraiato per terra, agonizzante, e perdeva sangue, mentre un soldato tedesco era pronto a premere il grilletto del suo fucile per ucciderlo definitivamente. Il colpo partì, ma non raggiunse mai il nostro amico. Perché qualcuno gli si parò davanti.

Lui.

Lui, era sempre stato generoso; aveva sempre avuto un anima altruista.

Lui, aveva sempre fatto di tutto per gli amici.

Lui, si era appena sacrificato per Niall.

Louis.

Un urlo strozzato mi uscì dalla gola, mentre vedevo il mio amato cadere a terra, portandosi una mano sul cuore da cui iniziò a sgorgare sangue a fiotti.

Eravamo scappati, avevamo raggiunto quel posto, avevamo trovato lavoro, avevamo sacrificato le nostre provviste, avevamo fatto di tutto per tenerlo in vita. Avevo pianto, passato notti e notti insonni, pensando a lui. Avevo fatto tutto questo per salvarlo, e quando finalmente sembrava che ce l’avessi fatta, lui era… Era… Non riuscii a pensare quella parola; il mio cuore si riempì di dolore, mentre cadevo, cadevo e cadevo nel buio più assoluto.

Quando mi risvegliai scoprii che Niall era morto poco dopo Louis, colpito da un altro soldato. La morte del mio Louis era stata vana. Il mio cuore si era spezzato per niente; l’uomo che amavo non c’era più. Eravamo riusciti a salvare Zayn; uno solo su quattro. Pochi ebrei su milioni. E tutto questo per colpa di quel pazzo di Hitler, di quella stupida guerra, e di tutti quegli uomini senza pietà che avevano avuto il coraggio di fare una cosa così orribile. Perché?! Per pazzia, per denaro, per ignoranza; perché la stupidità dell’uomo non ha confini. Per razzismo.

Razzismo; di certo la parola che più odiavo. Mi riscossi dai miei pensieri; ormai le lacrime mi scorrevano copiose sulle guance. Notai che anche Zayn stava piangendo, con una mano sugli occhi.

“E’ il momento di parlare.” sussurrai al ragazzo, facendomi forza. Dovevamo raccontare, tramandare tutto quello che sapevamo, per essere totalmente certi che quelle cose orribili, terribili, incredibili che l’umanità era stata capace di fare non sarebbero più successe.

Così mi girai verso il gruppo di ragazzi seduti davanti a noi, che aspettavano in silenzio, e iniziai a parlare, parlare e parlare, e pronunciare quelle parole che avevo tenute rinchiuse dentro di me da dieci lunghi anni, in attesa di essere tramandate.


So di essere in ritardo, perché il Giorno della Memoria è il 27, ma questa OS in memoria della Shoah mi è venuta in mente il 30 gennaio mentre ne parlavamo in classe. Quindi eccomi qui, il giorno del compleanno di Harry, dopo l’uscita del video di Midnight Memories, a pubblicare questa OS un po’ deprimente; avrete notato che non ci sono baci e scene romantiche. Questo perchè in quel periodo terribile non c’era spazio per l’amore. C’erano sofferenza, ignoranza e dolore. Può darsi che molte cose nel testo non siano molto coerenti con quello che succedeva davvero... In mia discolpa posso dire che, avendo pensato tutta la mattina a questa OS, non ho ascoltato la profe XDXDXD Ok, scusate per queste risate mentre stiamo parlando di un argomento molto serio. Beh, non ho nient’altro da dire… Ditemi cosa pensate di questa grande cazzata che l’uomo è riuscito a fare.
Baci da RiccioLilli <3<3<3

 
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