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Autore: ChibiNekoChan    01/02/2014    2 recensioni
Come distinguere sogno da illusione? Come distinguere realtà da finzione?
Cos'è la felicità e come la si distingue dall'estrema desolazione?
Esiste forse un modo, o sta tutto a noi?
Una leggenda con un fondo di verità o una storiella inventata non importa,
questo mito narra della singolare avventura della puledra Shining Feather,
chiamata col senno di poi anche Endless Dream.
Genere: Avventura, Generale, Triste | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Endless Dream

 

~

Come distinguere sogno da illusione? Come distinguere realtà da finzione?

Cos'è la felicità e come la si distingue dall'estrema desolazione?

Esiste forse un modo, o sta tutto a noi?

~

 

Vi racconterò una storia, una storia dalle origini antiche, quando ancora l'amicizia era un concetto distante ed il vento soffiava gelido nelle vie delle città e nei cuori dei cittadini.

Una leggenda della quale ormai si è persa ogni prova che possa testimoniarne la veridicità ma che comunque nessuno osa indicare come falsa.

Esisteva una puledrina, in quel tempo, con un sorriso sempre stampato sul volto.

Il suo nome, secondo gli anziani, era Shining Feather, ma molti preferiscono chiamarla Endless Dream.

I suoi occhi erano d'ambra e splendenti come il sole, il suo soffice manto portava il colore delle più magnifiche perle, un candido bianco che risaltava sempre in contrasto coi colori tristi di cui era piena la città in cui abitava, il suo fluente crine aveva il colorito di una mela non ancora matura, del fresco sidro appena versato nei boccali tintinnanti in estate.

Un piccolo corno faceva capolino da esso.

Il suo volto era sempre luminoso, ma diventava corrucciato non appena si rendeva conto dell'astio attorno a sé, sognava di poter vivere in una terra dove la felicità abbondasse, un mondo variopinto e ricco delle speranze dei giovani pony.

Puledri come lei, ma che già a quella tenera età avevano perso ogni aspettativa nella vita, piccoli quadrupedi senza uno scopo nel loro esistere, attenti solo a mangiare e bere abbastanza da non morire di stenti. Stavano rintanati in casa per costrizione dei genitori o per scelta, e non avevano amici. Il gelido e tagliente vento si imbatteva su quella gente ed il magro raccolto di cui si cibavano e che scarseggiava sempre più giorno dopo giorno ondeggiava pigramente.

Feather vedeva questo avvilimento un po' ovunque e sognava di riuscire a cambiare tutto.

Era questo sogno che la spingeva ad andare avanti sempre sorridente.

Il tempo scorreva incessantemente, l'orologio avanzava ed il calendario mutava di mese in mese, di stagione in stagione, di anno in anno.

La piccola puledrina crebbe e con lei le sue aspirazioni.

Lentamente maturò l'idea di partire ed andare via, in terre lontane, per trovare un luogo colorato e insito di meraviglie, per in seguito portarci la sua gente e magari spingerli tutti a sentire anch'essi quella pulsante luce nel profondo del cuore, come un richiamo che chiede insistentemente di uscire e farsi vedere nella sua maestosità. La speranza. I sogni. La voglia di ricominciare. La felicità.

Prese il necessario, impacchettò un paio di sacche, le indossò insieme ad un cappello di paglia fine per coprirsi dal forte picchiare del sole e partì.

Non aveva una direzione, soltanto una meta.

E camminò, trottò, vagabondò per giorni e giorni.

Il sudore le scendeva a goccioloni per la fatica ed il caldo, ma questo non la affliggeva per nulla.

I raggi del sole continuavano a rispecchiarsi vanitosamente sul sorriso a trentadue denti della puledra, che portava come un trofeo sempre a testa alta.

Trovava riparo sotto ad alberi con fronde esageratamente imponenti o magari in qualche cava dall'aspetto poco minaccioso, e con il sole o con la pioggia continuava la sua spedizione in cerca della Terra Promessa.

Era un giorno di intensa pioggia quando, irradiata dai raggi lunari, la vide in tutto il suo splendore.

Una pianura che si estendeva per chilometri, ricolma di fiori di ogni colore e forma e con una leggera brezza umida e persistente che le scompigliava la criniera rendendogliela crespa e riccioluta.

Il cielo, fino ad allora perennemente plumbeo, era ora terso ed un tappeto di stelle spaziava per tutta la volta, con i suoi luccichii sconnessi, alcuni intensi ed altri appena accennati, che ricordavano vagamente le luci della sua città natale mentre la osservava allontanandosi sempre di più.

Le venne nostalgia e non vide l'ora di annunciare ai suoi compagni di terra la sua scoperta.

Il viaggio le prese ancora moltissimo tempo, ma alla fine giunse nel luogo da cui era partita.

Le sembrava particolarmente splendente, quasi la stesse salutando dopo la lunga assenza e volesse darle un caldo benvenuto.

La pony non riuscì a trattenere un paio di lacrime che rapide caddero lungo i suoi morbidi zigomi per poi infrangersi delicatamente al suolo.

Era tornata a casa, dalla gente che tanto amava.

Corse col cuore in paradiso da tutti e parlò loro di quel luogo, e l'intera popolazione sembrò rinvigorita dalla notizia. Tutti la seguirono impazienti e con ritrovata speranza verso tale luogo colmo di cibo, colori e stelle. Avrebbero ricominciato da capo.

Presto costruirono su quel suolo rigoglioso delle casette in paglia ed in esse vivevano allegri.

Feather venne nominata principessa di quell'allegro paese e su di esso regnò con dedizione trasmettendo serenità e solarità ai suoi sudditi.

Sembrerebbe un lieto fine, per la giovane pony.

La popolazione cresceva ed il paese con esso, le tradizioni e la cultura, ed anche i cittadini maturavano. E tutti erano finalmente felici.

Ma, purtroppo, la storia continua.

Feather cominciò a soffrire di forti emicranie per motivi che non si riusciva ancora a spiegare, ma non se ne curò molto. I giorni proseguivano, e spesso accadevano cose che la confondevano.

Non sapeva dire se li sognasse di notte o se li provasse da sveglia, ma vedeva d'improvviso il cielo diventare nero e le strade tingersi di rosso, degli urli sovrumani le attraversavano i timpani e l'atmosfera tornava più tetra che mai. Ma poi scuoteva la testa, chiudeva gli occhi, ed il suo magnifico paese tornava al suo autentico splendore.

Tentò di ignorare questi fenomeni, ma quando cominciarono ad accadere giornalmente non resse più e decise di chiudersi nel suo castello per non spaventare i sudditi.

Anche lì spesso osservava impotente i muri grondare di sangue ed i quadri scrutarla con sguardo agonizzante mentre tutto attorno a lei girava vorticosamente e sembrava volerla inghiottire.

Questa situazione non fece che peggiorare, fin quando non divenne insostenibile.

Decise di aver bisogno di aiuto, infondo isolarsi non avrebbe comunque portato a nessun progresso si diceva, così uscì piena di speranza ed andò a parlare con ogni abitante chiedendo soluzioni, ma nessuno sapeva come fare.

Mentre chiedeva tentando di sorridere il più possibile accadde qualcosa che la fece trasalire.

Tutti i pony, nessuno escluso, si erano improvvisamente fermati, erano immobili senza muovere neanche un piccolo muscolo, ed il tempo era come congelato.

Le parve surreale.

Provò a scuoterli, ad urlare i loro nomi ed anche ogni incantesimo che conoscesse, ma nulla funzionò.

Anche la città sembrava colmata di un'atmosfera nera come la pece, e le strade stavano mutando nuovamente tornando di un rosso inquietante.

Ed all'improvviso, come un bicchiere di cristallo urtato per sbaglio, come una bolla di sapone trasportata dal vento con troppa forza, tutto si frantumò.

Tutto si infranse.

Tutto cambiò.

L'unicorno sbarrò gli occhi e si guardò intorno, non riusciva a comprendere, si tastò le tempie dalla confusione, eppure ciò che si diramava davanti ai suoi occhi sembrava proprio la realtà.

Si trovava in una pianura desolata, il cielo era nuvoloso e la nebbia impediva la vista in lontananza.

Non una casa, non un pony nel raggio di chilometri, Feather si trovava da sola e stava cercando di scuotere un albero morto che per qualche ragione le sembrava davvero simile ad un equino.

Non riusciva a capire com'era potuto succedere.

Rifletté a lungo, arrivò a credere che il suo paese non fosse mai esistito, però ricordava con nitidezza i musi lunghi dei pony e la carestia che si faceva strada col tempo, ma quando pensò a tutta quell'allegria e quella lena che aveva avuto per cercare di far sorridere tutti, non riuscì a trovare la verità e si sentì soltanto una stupida.

Il vento soffiava schietto e la criniera della puledra ondeggiava scompigliandosi, mentre il muso le si bagnava di lacrime e rimaneva tuttavia illuminato da un largo sorriso.

Si disse che se quello era il suo destino, allora l'avrebbe vissuto fino in fondo.

E così fece.

Costruì delle case in miniatura grazie a dei rametti e si proclamò regnante suprema della sua città, e si prefissò di sorridere ogni giorno, con la tempesta o con il bel tempo.

Fu così per tutta la sua vita, fin quando il suo curvamento di labbra non parve finto e quasi spaventoso. Lei non si fermò e continuò a rendere felice gli abitanti immaginari del suo grande regno.

Questa, cari miei, non è una leggenda come tutte le altre, poiché questa è la più importante.

In quel luogo scuro e triste, con lo scorrere del tempo, l'allegria costante di Feather cacciò via ogni traccia di angoscia, ed il posto sembrò migliorare. Qualche tempo dopo la sua morte, si dice, gli antenati trovarono questa terra e la descrissero proprio come la vide per la prima volta la puledra, con la sola differenza che stavolta era davvero così. Lì, in quella pianura, decisero di ergere le fondamenta di Ponyville, e questo non sarebbe successo se l’unicorno avesse deciso di abbandonare tutto.

Tutt'ora questa è la teoria più accreditata riguardo la nascita di questo paese.

I sogni non sempre combaciano con la realtà, ed a volte possono essere dolorosi, ma ogni azione ha una conseguenza positiva o negativa che sia, e la perseveranza creerà un futuro brillante e glorioso, se non per noi di questo tempo, lo farà per i pony ai posteri.

L'importante è non arrendersi mai, neppure quando il passato ed il presente sembrano essersi alleati per buttarci giù. Bisogna andare avanti, imparando dalle sfortune.

Oggi Ponyville è una ridente cittadella piena di magia e quadrupedi felici, piena di legami e ricca di valori. Una città dove lo sconforto viene affrontato di petto e con un sorriso sul volto, proprio come fece Feather.

Ed è questa la leggenda di Endless Dream, del sogno senza fine.

Il sogno di Ponyville e della magia dell'amicizia che regna al suo interno, un sogno che non terminerà mai e che è ancora oggi in corso.






 
- Neko's Corner
Ehy! Si, beh, era da una vita che non scrivevo
e quindi ho pensato bene di ricominciare tramite una oneshot
senza particolari pretese.
Spero piaccia! ^^
  
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