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Autore: Oducchan    02/02/2014    5 recensioni
La prima cosa che nota, è che c’è sangue ovunque.
Tienilo in vita, Kisame-san.
[Kisame, Itachi]
Genere: Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Itachi, Kisame Hoshigaki
Note: OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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I can't keep pretending that I don't even know you

I can't keep pretending

 that I don't even know you



La prima cosa che nota, è che c’è sangue ovunque.
C’è sangue sul pavimento piastrellato a quadretti, sporco e malandato. C’è sangue sui sanitari macilenti che sicuramente hanno visto zampillamenti migliori. C’è sangue anche sulle pareti, sottoforma di impronte di palmi spalancati. E, cosa più importante, c’è sangue su tutta la figura di Itachi Uchiha, rannicchiata contro il water. C’è sangue sui suoi vestiti; c’è sangue sui suoi capelli; c’è sangue sulle sue mani; c’è sangue soprattutto sul suo volto, un fiotto denso e carminio che gli cola dalla bocca aperta.
A Kisame Hoshigaki il sangue piace, seriamente. Gli piace molto, specie se sta schizzando da un corpo moribondo che ha appena avuto la grazia di transitare sotto le squame di Samehada. Gli piace, ma non gli piace trovarlo ovunque nel bagno in cui dovrebbe, almeno teoricamente, lavarsi, espletare le sue funzioni corporali, e in un certo senso rilassarsi dopo una dura giornata di lavoro.
Impreca, cercando di valutare se conviene tentare di dare una ripulita o se è meglio lasciare le cose come sono. Quella strana vecchietta che ha fornito loro la stanza, in quell’albergo decadente, avrà sicuramente visto di peggio. Male che vada la può sempre uccidere e dare il corpo in pasto a Zetsu.
-Avete finito?- chiede, evitando accuratamente di soffermare troppo lo sguardo sul suo compagno. Itachi ha uno spasmo, fa per muovere il capo, ma rigetta una nuova boccata di sangue che schizza nel sifone del water. Kisame impreca un’altra volta, e si precipita a tenergli la testa, perché quando Itachi è così debole rischia di svenire da un secondo all’altro, e farlo affogare nel suo stesso sangue in un gabinetto non è cosa compresa nei piani di nessuno dei due.
Tienilo in vita, Kisame-san.
Itachi, però, non sviene, trema come una foglia ma non perde mai conoscenza, e Kisame imprecherebbe volentieri una terza volta. È più facile, quando Itachi sviene. Se fosse incosciente, non lo guarderebbe con quello sguardo, un po’ spento, che ha proprio l’aria di volergli dire “Perché sei qui? Vattene”. Non lo guarderebbe con quello sguardo che lo mette a disagio per tutto quello che gli deve fare. A Itachi non dispiacerebbe morire e Kisame deve calciar via la morte e ricordargli che è suo desiderio aspettare suo fratello minore, per poterle andare incontro.
Senza guardarlo, Kisame si allunga –tenendogli comunque la testa, per precauzione, perché non si sa mai, Itachi potrebbe scegliere di perdere i sensi proprio adesso – e afferra un’asciugamano, usandolo per cercare di pulirgli il volto. Itachi emette un rantolo, reclina gli occhi, ma riesce a deglutire.
-Ancora?- e Kisame non sa bene perché stia bisbigliando come un deficiente, ma Itachi pare apprezzare la discesa del suo tono vocale. Aspetta qualche secondo, immobile, in cui apre e chiude solamente le palpebre, e poi scuote appena il capo in un cenno di diniego.
-Bene. Bene- Kisame distoglie lo sguardo da lui, portandolo al resto della stanza –Bene-
Imprecando la terza volta, stavolta sul serio e apertamente – un diluvio di improperi, a cui Itachi risponde con un debole, debolissimo sbuffo-, cerca di pulire il cesso con ciò che di pulito rimane dell’asciugamano. Poi lo getta in un angolo, studiando il suo compagno di squadra, che non sembra aver le forze per potersi muovere autonomamente da dov’è.
È sempre troppo debole, Itachi-san, quando ha questo tipo di attacchi.
Kisame gli lascia andare i capelli –senza tante cerimonie, gli sarà rimasta più di una ciocca in mano- e lo afferra poi per i fianchi. Gli toglie gli abiti, sfilandoglieli con energia per evitare un qualche tipo di protesta –ma Itachi è così fiacco che deve alzargli lui le braccia e spostargli le gambe e non sussulta nemmeno quando, alla fine, Kisame strappa un quarto dei suoi pantaloni per riuscire a toglierglieli. Sono ormai incrostati di sangue, e quindi inutilizzabili. Kisame dovrà contattare Pain per comunicare il ritardo della missione, e procurare un cambio d’abiti al compagno.
Quando Itachi è completamente svestito –nudo e pallido come un cadavere, le braccia e il volto e in parte i piedi sporchi di sangue- Kisame lo afferra da sotto le ascelle sollevandolo di peso e lo getta nella doccia come un fantoccio. Itachi emette un gemito, impattando contro il muro, e poi si accascia sulla ceramica crepata. Kisame lo lascia fare, cercando di regolare i rubinetti in modo che l’acqua che gli fa piovere in testa non sia né troppo fredda né troppo calda.
-Restate qui, Itachi san- lo ammonisce, prima di ritrarsi e iniziare a muoversi per il bagno, utilizzando gli abiti ormai da buttare per tamponare le macchie più grosse prima che si secchino troppo.
Quando ha finito, è talmente impiastricciato a sua volta che non può trattenere un verso di disgusto. Si volta e si affaccia nella doccia per controllare la situazione. Itachi è ancora sveglio, ma non si è mosso, e per quanto l’acqua corrente gli abbia tolto un po’ di sangue dai capelli, è ancora sufficientemente sporco da poter passare per un cannibale di ritorno da un banchetto. Kisame sospira, rassegnato, si guarda le mani zozze e le ginocchia dei pantaloni sporche e annerite di terra, e impreca per l’ennesima volta.
Calcia via i vestiti, con foga, un insulto per ogni indumento, e poi si caccia a sua volta sotto l’acqua. Solleva Itachi –ignorando il suo debole tentativo di insultarlo –e inizia a lavarlo, le grosse dita callose che sfregano sulla pelle morbida e liscia senza il minimo garbo e senza attenzione. Gli strofina le spalle e le braccia, e continua a imprecare, perché nonostante la temperatura piacevolmente calda dell’acqua, tanto da formare deboli volute di vapore, Itachi resta gelido come un pezzo di ghiaccio; provando a ovviare la cosa, decide di sfregare con più energia.
L’Uchiha rimane inerte per tutto il processo. Kisame non sa se deve provare a insaponargli i capelli per togliere le ultime incrostazioni rimaste, ma decide bruscamente di lasciare perdere. È qualcosa di fin troppo... intimo e personale. Ci penserà quel malefico moccioso, quando si sarà ripreso a sufficienza, non c’è fretta.
Chiude l’acqua di scatto, scrollandosela di dosso, appoggia Itachi alla parete –spera gli reggano le gambe e non gli scivoli di nuovo giù, perché altrimenti sarebbe stato tutto inutile- esce schizzando sul pavimento, e afferra i primi due asciugamani che trova nell’armadio, avvolgendosene uno attorno i fianchi e gettandone un secondo sul ragazzo, avvolgendolo e iniziando a fregarlo per asciugarlo. Itachi fa una smorfia di disappunto, ma non protesta. Non dice proprio nulla, e la cosa fa innervosire ancora di più lo Spadaccino: senza avvisarlo, se lo getta in spalla, marcia fuori dal bagno, e lo scaraventa su uno dei due letti che occupano la stanzetta. Itachi fa appena in tempo a raddrizzarsi che gli viene lanciata in testa una coperta.
-Cercate di scaldarvi. E non muovetevi- lo ammonisce lo Squalo, uno sguardo severo e alterato nei piccoli occhietti tondi. Itachi non fa in tempo a provare a replicare, che quello va a seppellirsi nel bagno, imprecando a tutto spiano e gettando in giro asciugamani e pezzi di indumenti luridi di materiale ematico.

 

Dopo un paio d’ore –e una seconda doccia – il bagno e Kisame hanno un aspetto passabile. Riesce a spedire un messaggio a Pain, più un secondo a Madara, ovunque egli sia – prima di tornare ad infilarsi i pantaloni macchiati e lasciarsi scivolare di peso sul letto,  accanto a Itachi. Lo sbircia di sottecchi, appallottolato nella coperta, e gli sfiora la fronte per sentire la sua temperatura.
Bollente di febbre.
Sospirando, gli sfila di dosso l’asciugamano ormai umido dell’acqua e aggiunge una seconda coperta, presa dall’altro letto. Itachi trema, ma ha la forza sufficiente per alzare il viso e guardarlo, con quel suo sguardo spento e un po’ sbilenco, che non si capisce bene cosa voglia dirgli. Kisame emette una risatina beffarda.
-Non c’è bisogno che mi ringraziate, Itachi-san- sibila, ironico –Ho solo fatto il mio dovere-
Itachi non risponde, limitandosi a scrollare debolmente il capo. Torna a sdraiarsi e a chiudere gli occhi, e Kisame ne approfitta per accendere il giurassico apparecchio televisivo allungando pigramente le gambe per sgranchirsele.
Itachi impiega veramente poco per addormentarsi –mezz’ora, tre quarti d’ora al massimo-. Tutto il suo corpo si rilassa, e la sua testa, che a malapena sbuca dalle coperte, finisce per andare a premere contro la gamba di Kisame. Lui si sporge sul compagno, controllando di nuovo la sua temperatura corporea, sempre ben oltre la media.
-Non sono la tua maledetta balia, Uchiha- sibila, stizzito, ma gli posa comunque una mano sui capelli, assorbendo l’acqua rimasta e spedendola nel lavandino. Poi si alza, s’infila il cappotto nero a nuvole rosse, ed esce dalla stanza per andare a cercare di estorcere degli abiti di una taglia adatta ad entrambi.

 

Io sono dell'idea che se Itachi è campato fin dove è campato, è perché c'è stato un Kisame che gli ha impedito di schiattare prima del tempo.
Voi no?

Nota bene: so che nella traduzione italiana, se non vado errata, si danno tranquillamente del tu. Ma io preferisco che si diano del voi, perché si rispettano a vicenda [cosa che Kakuzu e Hidan non fanno, e che Sasori e Deidara fanno in misura molto minore].

Il titolo viene da Anywhere, by Evanescence, che parla così tanto di KisaIta da farmi star male.
   
 
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