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Autore: Laura Martins    02/02/2014    1 recensioni
«Eh dire che lo sapevo, lo sapevo che avrei rischiato conoscendoti. Lo sapevo che non sarei più potuta tornate in dietro. Eppure eccomi qua, felice più che mai. Lo sapevo che conoscerti, che conoscere uno come te comportava dei rischi. Lo sapevo che non avrei più potuto fare a meno di tanta dolcezza e bellezza. Lo sapevo che avrei fatto un patto col destino. Lo sapevo che sarei stata la persona più felice del mondo, ma nello stesso momento la più triste. Ebbene sì, conoscere gente come te comporta dei rischi, comporta felicità, come tristezza. Come possono due persone tanto vicine essere tanto lontane? Come possono separare due persone così unite? Eppure il destino me lo aveva detto, mi aveva detto di fare attenzione, di non affezionarmi; mi aveva avvertito che ci sarei entrata troppo dentro. Mi aveva avvertito, eppure non l'ho voluto ascoltare. Ho voluto rischiare. Perché non c'è dolore più bello che aspettare di vederti.» dissi.
Genere: Erotico, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Yuri
Note: Lime | Avvertimenti: Triangolo, Violenza
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Ed eccomi li, tutta sola ad una fermata del bus. Il cielo pieno di nuvole aveva assunto un colorito bluastro tendente al grigio. Mancavano ancora venti minuti prima che quel fottuto mezzo di trasporto sarebbe arrivato, ma io ero già là, seduta su quel piccolo posticino ancora asciutto che la pioggia battente aveva risparmiato alla sua goffa presa. Mi sentivo vuota, priva di sentimenti e di emozioni. A quel punto del mio cammino ero soltanto un'altra stupida pedina della vita, che, come tutte le altre, veniva sballottata di qua e di là su una stupida scacchiera chiamata terra. La mia esistenza era priva di senso, proprio come quegli interminabili minuti di puro e tenebroso silenzio, proprio come questa pioggia che fino a poco fa nascondeva il susseguirsi delle piccole e amare lacrime che si stagliavano sul mio volto, ma che ora serviva soltanto a ricordarmi quanto fossi stupida e infantile. Problemi di diverse dimensioni infangavano la mia mente, i miei occhi stanchi e gonfi dalle troppe lacrime minacciavano di chiudersi e a stento riuscivo a tenere in piedi il mio corpo stremato. Riuscii minimamente a percepire un rumore cupo e acuto nello stesso momento, un'alone d'acqua putrida s'innalzò e finì per ricoprirmi tutta. Mi lasciai cadere ormai priva di forze e non curante dove fosse potuto cadere il natel. I pochi minuti di lucidità che susseguirono quest'istante li sprecai vedendo sfrecciare furiosamente via il bus e sentendo imprecare nervosamente il conduttore. 
Che misera fine sarebbe mai stata questa? Chi mi avrebbe mai trovata? Ed è così che la vita di una giovane adolescente deve finire? Ed è così che la vita decide di umiliarmi? Che misera esistenza poteva mai essere questa? Era adesso che avrei visto la fatidica luce di cui tutti parlano? O io ne sarei stata bandita per la mia non cutanea verso la religione? Non sono mai riuscita a credere in me stessa, nei miei ideali, nei miei amici, figuriamoci in persone che non ho mai visto, in persone che dicono che servono il bene, che sono il bene, mentre l'unica cosa che in sto mondo c'è è la debolezza e il bullismo. Tutte queste domande, sarebbero davvero servite a qualcosa? O a qualcuno? Se sarei morta tanto valeva morire in pace e senza pensieri, ma la vera domanda, comunque, era: stavo davvero per morire? O stavo facendo la figura dell'idiota? Una forte luce squarciò l'oscuro cielo, seguita da un rumoroso tuono. Okay, stavo facendo la figura della scema. Mi lasciai sprofondare ancora di più sull'asfalto ritrovandomi così distesa atterra con mille goccioline che facevano la gara per arrivare per prime sul mio corpo smorto. Cosa mi era rimasto? La dignità ormai era andata a farsi fottere, la forza Dio solo sapeva dove me l'aveva nascosta e l'intelligenza, beh, di quella ne avevo troppa. Sentivo i capelli inumiditi attaccarsi lungo i lineamenti del volto e le definiture del collo. Le incavature delle spalle straripavano d'acqua, proprio come come i miei slozzi e sudici vestiti. 

                              * * *

Una soave figura prese posto all'orizzonte del cielo, lasciando trasalire dolcezza da tutti i pori e mostrando due magnifici occhi verdi smeraldo. Quegli occhi, mi ci sarei potuta perdere dentro. Avevo due sottili labbra di colorito rosastro e la pelle di un rosa pallido:
«Un angelo..» fremettero le mie labbra. Una calda risata mi riempì il cuore:
«Tutto bene?» spalancai gli occhi. Oh merda, non era un fottuto sogno? Però quella voce, era così rassicurante:
«Beh io, credo di sì.» sibilai:
«Sicura?» I suoi occhi si fecero più profondi e il suo più intenso:
«Sei distesa su un marciapiede, non so se te ne rendi conto.» E adesso? Cos'era quel tono da strafottente? Da superiore? Cos'era quel tono da bullo?
«Come scusa?» Dissi frettolosamente rialzandomi. Sistemai i miei capelli bagnati dietro la schiena e incrociai le braccia al petto in attesa di una risposta:
«Non credo che risistemandoti miglioreresti il tuo aspetto, non per essere sgarbato» “Non per essere sgarbato”, come scusa? Lo guardai per qualche secondo perplessa. Con la sua strafottente bellezza inarcò un sopracciglio e scoppiò una una fragorosa risata:
«Senti essere.» Dissi arrabbiata:
«Non riesco a comprendere chi tu possa mai essere per arrivare qui e sparare fuori le tue frasi in italiano sgarbato e per di più da santarellino, il perché tu sia diventato maleducato così da un momento all'altro non riesco davvero a capirlo, ma sai una cosa? Ti lascerò vagare nell'ignoranza mentre tranquillamente io me ne tornerò a casa. Buona sera.» Sferrando uno dei miei migliori sorrisi alzai la mano lasciandomi scappare il dito medio, e girandomi inizia ad andarmene. Dopo qualche passo però sentii una forte fitta al cuore che mi obbligò a fermarmi:
«Cazzo..» Gemetti. Mi lasciai nuovamente cadere all'indietro già sentendo il dolore che il mio fondoschiena avrebbe provato al contatto con l'asfalto, ma una forte e stretta presa m'afferrò per i fianchi e una dolce voce che in soli due minuti ero riuscita tanto ad odiare replicò:
«Non saranno affari miei, ma la stabilità non è il tuo forte.» E come darli torto? Mi lascia trasportare da quella voce così sensuale e lanciai la testa all'indietro, facendola così cadere sulla sua spalla e sentendo a stento un tremolio provenire dalla sua pelle che irradiava calore.
  
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