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Autore: Saerith    11/06/2008    7 recensioni
Sanae sta cercando di dimenticare Tsubasa, ma sarà poi così facile? E che cosa succederebbe se si ritrovasse di fronte il suo unico grande amore? Intanto la famiglia Hiyuga si ritroverà riunita dopo tanti anni. Incontri e separazioni che aiuteranno i cuori dei nostri amici a sbocciare.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Capitolo 26

La vittoria più bella

Il cuore le batteva forte, unito al ritmo degli applausi, dei tamburi e dello scalpitare dei tifosi sulle tribune variopinte: bandiere, striscioni e volti truccati con i colori delle due squadre che entro pochi istanti si sarebbero contese la Coppa del Mondo. Vide suo marito posizionarsi per le foto di gruppo, assieme ai compagni e dopo l’ennesimo scatto notò alcuni di loro alzare lo sguardo verso l’alto per salutare le fidanzate che come lei osservavano la partita dalla zona VIP, protette dal caos del tifo che di lì a poco si sarebbe scatenato.

- Grazie per averci dato la possibilità di seguire la partita da qui, signor Katagiri.- disse Sanae.

- Ritenevo che fosse doveroso che la moglie del nostro capitano assistesse alla partita, nonostante le tue condizioni.- disse indicando il ventre cresciuto nei nove mesi ormai trascorsi.

- Grazie per aver invitato anche noi.- gli disse Yayoi cui si accompagnarono i sorrisi di Elena, Maki e Kasumi.

L’uomo annuì e tornò a rimirare orgoglioso la squadra che aveva contribuito a creare, mentre si stava posizionando in campo, pronta per cominciare a giocare la finale.

Le ostilità iniziarono, accendendo il tifo che faceva tremare le gradinate. Le ragazze seguivano attentamente i movimenti dei ventidue giocatori in campo, scatenandosi in un tifo sfrenato ogni qualvolta uno dei giapponesi si avvicinava alla porta avversaria. Ogni tentativo da ambo le parti era puntualmente sventato dagli ottimi difensori e la situazione di stallo contribuì a riscaldare notevolmente gli animi.

Sanae tirò un sospiro dopo l’ennesimo fallo sul capitano, ma subito una gentile stretta di mano la confortò. Si voltò per sorridere grata a Yayoi e istintivamente pensò a Yoshiko che in quel momento stava seguendo la partita dalla sua stanza d’ospedale a causa della degenza.

La giovane seduta sul letto osservava attentamente lo scontro, girandosi nervosamente la fedina all’anulare sinistro di tanto in tanto. Quando il cameraman inquadrò il suo fidanzato pronto a rimettere il fallo laterale, lei sorrise e la sua mente la riportò alla sera della partita contro la Svezia. Hikaru si era presentato in ospedale con un mazzo di rose rosse, aumentando la sua agitazione dopo quella splendida dedica di fronte a tutto il mondo, ma niente fu più emozionante di vedersi consegnare dal ragazzo la scatolina di velluto blu contenente la promessa più dolce.

“Sposami, Yoshiko” le aveva detto semplicemente accompagnando le parole ad un tenero bacio a fior di labbra, che lei aveva reso più profondo e sensuale rapita dall’estasi del momento. Si era poi stretta a lui ripetendo più volte il suo assenso ad unirsi a lui in matrimonio, finiti i mondiali.

Avrebbe tanto voluto essere anche lei allo stadio con le amiche, ma purtroppo non era ancora nelle condizioni adatte a lasciare l’ospedale, anche se aveva ripreso a camminare e le sue ferite si stavano progressivamente rimarginando. Pensò intensamente a Sanae e al suo stato, in effetti una donna che ha finito il tempo avrebbe dovuto stare a casa tranquilla, anziché allo stadio seppure in una zona protetta.

Sanae si massaggiò il ventre a causa di una piccola fitta a cui diede poca importanza, dato che erano diventate la prassi nei nove mesi che aveva condiviso con la sua creatura e tornò a concentrarsi sulla partita che ormai era agli sgoccioli. Il Giappone stava soffrendo enormemente a causa del nuovo entrato nelle fila del Brasile, Natureza, che stava dando parecchio filo da torcere anche a Tsubasa. La partita era agli sgoccioli e prima del fischio dell’arbitro, il nuovo entrato segnò un goal, portando il risultato al pareggio. Le ragazze esclamarono in coro tutta la loro delusione: ormai erano convinte che il Giappone avesse la vittoria in pugno.

Sanae si massaggiò la schiena, avvertendo un forte dolore ai reni. Una mano le si posò sulla spalla per rassicurarla.

- Vedrai che vinceremo, Sanae.- il confortante sorriso di Elena le scaldò il cuore, ma la sua attenzione era disturbata da quella fitta insistente che non la lasciava in pace.

Il gioco riprese con l’inizio del primo tempo supplementare e Tsubasa fin da subito puntò verso Natureza, deciso a vincere il contrasto con lui.

Durante la pausa aveva rincuorato i suoi compagni chiedendo loro di non mollare, perché il loro sogno era vicino ad avverarsi. Genzo, costretto a ritirarsi a causa delle sue mani, nuovamente infortunate, lo guardò con ammirazione: cos’era a dare tanta carica al suo capitano? Capì quando lo vide alzare lo sguardo e fare un cenno alla moglie che sorridente lo osservava attraverso il vetro della zona VIP. Wakabayashi sorrise a sua volta, ricordando l’infanzia, la partita contro Tsubasa e la grande amicizia che nacque in seguito. Era incredibile pensare che quell’uomo prossimo a diventare padre, fosse quello scricciolo di ragazzino che lo aveva sfidato dalla terrazza del tempio. Si calcò il berretto sulla fronte e fece un cenno con la mano bendata.

- Verso la vittoria, capitano.-

La risposta di Tsubasa fu un semplice assenso.

Gli occhi del capitano giapponese scintillavano per l’eccitazione della contesa: Natureza era un vero fuoriclasse, ma proprio questo era ciò che stimolava di più Tsubasa, che, nonostante fosse altamente concentrato sui movimenti dell’avversario, non poteva evitare di pensare che Sanae lo stava guardando.

Nostro figlio potrebbe nascere da un momento all’altro, ma tu hai voluto venire qui a vedere la partita, a vedere me, perché tu lo sai che è questo ciò di cui ho più bisogno. Vincerò, Sanae, devo dimostrarti, quanto la tua presenza sia importante.

Con l’agilità di un gatto, Tsubasa approfittò dell’unico spiraglio lasciato dall’avversario e vinse il contrasto con il brasiliano. Il pubblicò scattò in piedi totalmente estasiato dall’abilità del numero 10, che s’involò verso la porta come se gli fossero spuntate le ali.

- Vai, Tsubasa!- urlò Yayoi, sovrastando le grida eccitate delle amiche.

Sanae si teneva una mano sul petto, che minacciava di esplodere: conosceva Tsubasa e sapeva benissimo che non avrebbe fallito, infatti lo vide giungere al limite dell’area e apprestarsi al tiro. La palla schizzò alta a colpire la traversa e un boato di delusione si levò dagli spalti, ma non era ancora finita: il capitano scattò in avanti e avvitandosi agilmente balzò a colpire la palla con una rovesciata. Il tempo parve sospeso in quell’istante. Sanae chiuse gli occhi per un secondo e quando li riaprì vide la palla insaccarsi nella rete con la velocità di un siluro.

Lo stadio esplose e i giocatori circondarono festanti il loro capitano, autore del goal della vittoria. Yayoi si asciugò le lacrime che le facevano capolino, mentre Elena batteva le mani felice e Maki e Kasumi si abbracciavano saltellando felici. Sanae cercò di alzarsi, ma una fitta più forte delle altre la rimise a sedere e una sensazione di umido alle gambe attirò la sua attenzione verso il basso.

- Oh, santo cielo!- fu la sua esclamazione.

- Ti si sono rotte le acque!- esclamò Yayoi, cercando di conservare la calma.

Katagiri chiamò immediatamente la sicurezza per far arrivare i soccorsi dalle ambulanze parcheggiate fuori dello stadio e come un fulmine si precipitò giù all’entrata del terreno di gioco, mentre Yayoi seguì Sanae che veniva portata all’ambulanza.

Tsubasa, ignaro, si presentò sul palco e si apprestò a ricevere la medaglia d’oro con i complimenti del presidente della FIFA. La Coppa del Mondo venne elevata in alto dal ragazzo che con gli occhi lucidi ammirava quel simbolo di vittoria e con il cuore che batteva come un tamburo si voltò verso il giornalista che gli chiedeva a chi volesse dedicare il trofeo che stringeva tra le braccia.

- Dedico tutto a mia moglie Sanae…- esclamò ansimante- …e a nostro figlio, che nascerà a breve.- proseguì e con lo sguardo cercò il volto della ragazza nella zona VIP, ma con sua grande sorpresa non incontrò lo sguardo pieno di ammirazione che apparteneva solo a lei. Smarrito si guardò attorno e così poté accorgersi del signor Katagiri che da bordo campo si sbracciava per richiamare la sua attenzione. Tsubasa intuì che doveva essere accaduto qualcosa e come ipnotizzato scese dal podio, porgendo distrattamente la coppa a Hyuga.

Tsubasa correva attraverso i corridoi dell’ospedale come una furia, era preoccupatissimo per Sanae: non avrebbe mai dovuto permetterle di venire allo stadio, non in quelle condizioni. Arrivò trafelato e notò Yoshiko seduta sulla sedia a rotelle che si massaggiava il polso bendato di fronte alla sala parto.

- Capitano- esclamò come se avesse visto un miraggio.

- Da quanto è dentro?- chiese concitato.

- Non lo so, sono arrivata che le infermiere avevano già chiuso la porta. L’ortopedico mi ha detto che aveva sentito degli inservienti giurare di aver visto la moglie di Tsubasa Ozora, allora mi sono fatta accompagnare fin qui.- spiegò con calma. In quel momento un infermiere uscì dalla stanza e riconoscendo il campione, lo afferrò e lo condusse dentro la stanza, passandogli con poca grazia camice, cuffia e mascherina.

Quando lo vide avvicinarsi, Sanae rossa in viso e con la fronte imperlata di sudore, tese una mano verso di lui, come un naufrago che si aggrappa al relitto, concentrandosi per non perdere il ritmo della respirazione. Il ragazzo prese la mano e rispose alla stretta con estremo calore.

- Adesso tocca a te, amore.- le sussurrò all’orecchio.

Yoshiko giocava nervosamente con i lembi della vestaglia, in ansia per quello che stava accadendo dietro l’uscio verde della sala parto. La sua attenzione venne attirata da numerosi passi che si avvicinavano come una mandria di cavalli al galoppo e vide avvicinarsi mezza nazionale giapponese con le fidanzate al seguito e un claudicante Misaki che procedeva sorretto dalla sua Elena.

- Tsubasa è già dentro?- chiese Matsuyama, mentre con una mano accarezzava la guancia della futura moglie che sorridendogli annuì.

- Kojiro, smettila! Non sei tu il padre, ti vuoi calmare!- esclamò Kasumi.

- Per la miseria sono tre ore che sono lì dentro!- tuonò, scatenando una richiesta di silenzio da parte degli altri presenti.

Ad un tratto le grida di Sanae risuonarono ovattate dietro la porta.

- Santo cielo! Ma è così doloroso?- chiese Elena, impressionata.

- Di sicuro non ti uccide, altrimenti mia madre non lo avrebbe fatto per quattro volte.- le strizzò l’occhio Kasumi, che si strinse ancora di più a Ken.

La battuta strappò una risata generale, che però venne interrotta dal dolce suono dei vagiti del neonato.

- Finalmente.- sospirò Yayoi, che già sentiva gli occhi inumidirsi per la commozione.

- E’ una femmina.- esclamò sorridente il ginecologo, che passò la neonata alle infermiere perché le tagliassero il cordone e la ripulissero.

Sanae si lasciò andare sul lettino, completamente distrutta, mentre Tsubasa le accarezzava la testa.

- Sei stata bravissima.- le disse sfiorandole la fronte con un bacio.

La neomamma prese la sua creatura tra le braccia e avvertì come una scarica elettrica. Socchiuse gli occhi, concentrando l’attenzione sul calore del corpicino tra le sue braccia e del braccio di Tsubasa che teneramente l’avvolgeva. Loro erano tutto il suo mondo: la sua famiglia, i suoi due gioielli.

- Come chiamiamo questa principessina?- chiese l’infermiera più anziana sfoggiando il più dolce dei sorrisi.

Sanae guardò suo marito negli occhi e sorridente disse:- Miharu.-

La donna prese il pennarello e segnò su una targhetta MIHARU OZORA, mentre Sanae invitò un impacciatissimo Tsubasa a prendere in braccio la bambina.

Il cuore del ragazzo si riempì di una nuova emozione, un misto di agitazione e gioia, qualcosa di diverso da ogni sensazione avesse mai provato. La bambina con gli occhietti ancora chiusi si accoccolava tra le sue braccia con fiducia, rendendolo ancora più smarrito.

- Complimenti per la vittoria, signor Ozora. Ha fatto un goal straordinario.- si complimentò il dottore.

- Sì.- disse Tsubasa.- Ma il premio più bello ce l’ho tra le braccia.- aggiunse non staccando gli occhi dalla figlia.

Eccomi qui, temevo di non farcela. Spero che questo capitolo non vi sembri troppo affrettato, ma non ho voluto dilungarmi troppo sulla partita o su altri particolari per me superflui. E’ stato molto duro proseguire: purtroppo la mia situazione negli ultimi tempi non è delle più rosee, ma qualcuno mi ha “ ricaricato le batterie” ultimamente, spronandomi così a prendere la mia vita in mano.

Ringrazio tutte le persone che mi sono state e mi stanno ancora vicine in questo periodo, i lettori e soprattutto tutte le persone che mi hanno recensito:

Eos: tesoro sei stata buona e ricca di consigli con me, grazie mille per tutto quello che hai fatto e fai per me.

Dolcebarbara: piccola sei proprio dolcissima, grazie per tutte le belle parole che hai speso per me.

Rossy: grazie di aver trovato il tempo di seguire la mia storia, nonostante l’università.

Onlyhope: tesoro sei tornata fra noi, sono felicissima, ti dedico il personaggio di Miharu solo per farti capire quanto sia importante la tua presenza nella mia vita.

Grazie a tutti e alla prossima!

  
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