Anime & Manga > Naruto
Ricorda la storia  |      
Autore: ladykiki    11/06/2008    4 recensioni
"Forse come una misera presenza inutile; un giocattolo da tirar fuori per piacere esclusivamente egoistico, ma trovava comunque dilettevole il suo contatto, o anche semplicemente il pensiero che lei ci sarebbe stata.
Mai stanca di aspettarlo, di amarlo tacitamente.
Lei era la sua costante, il suo punto fisso.
Quella da cui sarebbe potuto ritornare sempre.
Sorrise Sasuke, mentre rapido e silenzioso svaniva nella lussureggiante foresta che circondava Konoha."
Questa fanfiction si è classificata seconda al concorso MADE ABROAD indetto da V@le
Genere: Triste, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Sakura Haruno, Sasuke Uchiha
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: Spoiler!
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Questa fanfiction si è classificata 2° al concorso MADE ABROAD indetto da V@le
I ringraziamenti al fondo.


~ Boulevard of Broken Dreams ~
[Boulevard of broken dreams – Greenday]

Ladykiki



[My shadow's the only one that walks beside me
My shallow heart's the only thing that's beating
Sometimes I wish someone out there will find me
'Til then I walk alone…]


“Non è divertente, Sasuke?” Le labbra immacolate della donna si curvarono in un sorriso amaro. Un ghigno cinico che derisorio si prendeva gioco dell’apatia consueta dell’uomo accanto a lei.
Quello scoccò uno sguardo inasprito verso Karin, che si lasciò sfuggire una risata di disprezzo.
“Appena ti accorgi del valore di una persona, quella diviene evanescente. Ogni tua certezza, ogni cosa in cui credi o che apprezzi, svanisce.” Gli occhi scuri di lei esaminavano la lastra scura che si ergeva fra l’erba fresca di rugiada mattutina. “Sei dannato. Come fossi maledetto da quando eri in fasce, Sasuke.”
L’uomo rimase immobile. La brezza mattutina che ricordava tipica di Konoha, quella mattina sembrava essersi dileguata. Pareva una statua di marmo, Sasuke; in tutta quella sua sublime bellezza, che Karin osservava ancora con meraviglioso stupore.
“Sparisci, Karin. Vai a casa.” Sillabò Sasuke con le fosche iridi fisse sul nome inciso sulla lapide algida. “E vacci da sola. Non ho intenzione di tornare più.” Ringhiò con un certo sdegno nella voce, cercando confusamente una sigaretta nella tasca dei pantaloni blu.
La mora gli rivolse uno sguardo di protesta che lasciava trapelare una nota di angoscia e sconforto. Fra le sue labbra scivolò in un sussurro infido un insulto nei confronti del cadavere che giaceva sotto terra.
Sistemò placidamente gli occhiali sul naso alla francese, arricciandolo un tantino indignata.
Strinse i pugni, facendo sbiancare le nocche, che divennero violacee per lo sforzo tremendo.
L’orgoglio era l’unica cosa che riusciva a farle trattenere le lacrime che, tumultuose, minacciavano di umiliarla davanti a Sasuke, facendola piangere come una bambina.
Rise sommessamente, quasi per depistare i primi sintomi del pianto.
“Tieniti pure la tua puttana. E’ comunque morta, e tu sei patetico.” Sentenziò acida, scappando via con passo lesto, raccogliendo tutta la propria dignità.
L’uomo non lasciò trapelare la minima emozione. Non sdegno per le aspre parole di Karin, non sconforto per quella lapide fredda, non disperazione per essere nuovamente rimasto solo.
Sconcertante la maniera in cui riusciva ad occultare quell’angoscia tormentante che come una lama affilata penetrava molteplici volte nel petto, tramortendolo e –malgrado l’estrema ed esasperante lentezza- uccidendolo.
Soppresse a fatica il bisogno di urlare a pieni polmoni ed imprecare contro quell’ingiustizia.
Le iridi d’ebano rifletterono il mesto spettacolo delle infinite lastre di pietra poste troppo vicine l’una alle altre, ove sotto quelle non c’era corpo esanime, ed ove sopra non c’erano fiori o fotografie.
Solo un insegna intagliata nella selce fosca. Un nome come gli altri mille in quella radura che da verde ed immacolata era divenuta grigia, spente e carica di dolore.
Era irritante che la sua tomba –vuota- fosse stata deposta assieme a tutti gli altri –come se fosse stata una fra le tante; come se lei fosse stata da sempre inutile-.
Sakura Haruno era soltanto un nome inciso su una pietra sepolcrale. Una mera targa commemorativa che non spiccava per niente fra le altre.
Era fredda, inquietante ed inspiegabile per lui.
Non poteva averlo lasciato solo. Non dopo tutte quelle promesse.

Sakura gemette flebilmente osservando un’ombra che celere si inoltrava fra gli alberi.
Ridusse gli occhi smeraldini a due fessure provando a scorgere ancora la figura buia di Sasuke sparire nella foresta.
Sapeva fin troppo bene che non sarebbero passati molti giorni prima del suo ritorno, ma le si attorcigliava lo stomaco ogni qualvolta ripensava a lui.
Il suo amore lontano. Il suo amore clandestino.
“Sasuke…”
Un sibilo appena percettibile attraverso quelle labbra nivee ed immacolate.
Poche sillabe intrise di dolore e speranza.
Una preghiera velata, che attendeva e desidera il ritorno vero e proprio ed un affetto sincero.
E questo Sasuke lo sapeva bene.
Anche se Sakura non lasciava trapelare l’ansia tremenda che l’angosciava, lui era a conoscenza che lei ci sarebbe stata sempre.
Forse come una misera presenza inutile; un giocattolo da tirar fuori per piacere esclusivamente egoistico, ma trovava comunque dilettevole il suo contatto, o anche semplicemente il pensiero che lei ci sarebbe stata.
Mai stanca di aspettarlo, di amarlo tacitamente.
Lei era la sua costante, il suo punto fisso.
Quella da cui sarebbe potuto ritornare sempre.
Sorrise Sasuke, mentre rapido e silenzioso svaniva nella lussureggiante foresta che circondava Konoha.

Sasuke c’era cresciuto a Konoha.
Era stata la sua prima casa, quella che aveva amato nell’infanzia, bramato nell’adolescenza, e intravista con disinteresse in età adulta.
Mai se la sarebbe figurata così, però.
Nemmeno nei suoi incubi avrebbe potuto immaginarsela in quegli stati tragici.
Una guerra tremenda aveva debellato il villaggio, riducendolo a poco più di un cumulo di macerie. Devastata da un incendio rovinoso, distrutta da molteplici e catastrofiche battaglie, Konoha era irriconoscibile perfino per Sasuke che ora vagava in solitudine fra le rovine del suo paese natale.
Le palpebre calarono sui suoi occhi, e nella mente dell’uomo galopparono tumultuosi pensieri orribili.
Lingue di sangue che si stagliavano contro un cielo tenebroso, l’odore acre della morte, le urla e lei. Lei morta invano in una guerra persa dal principio.
Il moro sentì ogni muscolo del suo corpo irrigidirsi e non si accorse nemmeno di aver stretto i pugni a tal punto da far divenire le nocche violacee.
In quella maledetta solitudine, in quel relitto di città in cui regnava sovrana la morte e la nostalgia, l’unico rumore appena percettibile era il pulsare rapido del cuore –infranto- di Sasuke. Incomparabile e straziante suono che, disperato, frantumava un silenzio indefinibile.

Nei periodi di lontananza –spesso troppo lunghi e dolorosi-, Sakura si impegnava nello scrivere lettere.
Passava giorni rintanata nel suo appartamento per cercare le parole adatte da mettere su carta.
Consumava anima ed inchiostro su quei brevi scritti ai quali non rispondeva mai se non con la sua concreta presenza –a volte, sconvolto dalla pena che lei gli suscitava, tornava-.
Poi venne un giorno in cui Sasuke smise di ricevere lettere, e Sakura di ricevere visite. Ma nessuno dei due era rimasto solo…

Sasuke volse lo sguardo ai volti mutilati degli Hokage, che si innalzavano –non più imponenti- sui miseri resti di Konoha.
Provò un moto di disgusto nel constatare che l’unica reperto riconoscibile rimasto era appunto quello –malgrado quasi interamente demolito-. Le vestigia del villaggio, le case, il palazzo dell’Hokage… nulla era stato risparmiato.
I superstiti erano divenuti schiavi o prigionieri, i morti mai ritrovati, mai stati degnati di una sepoltura decorosa.
Uomini, donne, bambini che avevano combattuto contro un nemico spaventoso che, esaurendo tutte le loro forze, li aveva annientati.
Giovani e venerandi eroi che nessuno avrebbe commemorato.

[I walk alone and I walk alone

I walk this empty street
On the Boulevard of broken dreams
Where the city sleeps
And I'm the only one and I walk alone…]

“Sasuke, ho bisogno che tu ritorni ora.
Fallo. Subito, o appena ti è possibile.
Non è un’esigenza egoistica, davvero.
Devi venire e basta.
Sakura.”
Karin storse il naso mentre i muscoli facciali si irrigidivano, facendole ostentare una smorfia sdegnata in volto.
Accartocciò il pezzo di carta e lo buttò a terra, prima che Sasuke potesse trovarlo.
Possibile che quella stupida continuasse a scrivergli nonostante lui non rispondesse e –non incentivato- non tornasse?

***

“Sasuke, tu non torni ed io allevo nostro figlio nel terrore.
Ho paura di mettere il naso fuori di casa, credimi.
Konoha è sotto dittatura. Controllano persino le nostre lettere, e io faccio i salti mortali per comunicarti la situazione in cui viviamo io e il piccolo Fugaku.
Ti attendo ancora Sasuke. Non smetto mai di sperare che tu torni qui. Che tu venga almeno a salvare il bambino.
Non può vivere qui, davvero.
La situazione peggiora di giorno in giorno e io temo per le nostre vite.
Sta per scoppiare il finimondo qui, me lo sento.
Sakura.”
“Karin, muoviti. Juugo non ci aspetterà ancora per molto”
Proferì Sasuke, con sguardo apatico.
Karin preoccupata che l’avesse scoperta, percepì un brivido lungo la schiena.
Strinse forte la lettera con entrambe le mani, tentando di celarla.
“Sì, arrivo subito.” Asserì con fermezza bruciando nel camino quel misero, insignificante –irritante- pezzo di carta.

***

“Sasuke, mi sono convinta, ormai, che tu non riceva le mie lettere: altrimenti non credo saresti rimasto indifferente alla vita miserabile che conduco, né alla morte del piccolo...
Sarò breve: questa è probabilmente l’ultima lettera che riceverai.
Konoha arde fra le fiamme e il terrore.
Mi voglio opporre con tutte le mie forze al potere che opprime e che vuole distruggere Konoha, ma io da sola non posso nulla.
Raggiungerò presto Fugaku, e questo mi rasserena più di quanto tu possa immaginare.
E forse, chissà, avrò raggiunto anche te…
Forse è questa la risposta più plausibile alla mancanza di risposte alle mie lettere…
Ho paura, davv…”
Quella lettera Karin non poté finire di leggerla.
Le venne strappata di mano con veemenza.
La lesse Sasuke, con espressione inorridita; mentre la donna, sgomenta, pronunciava inutili scuse, che lui, comunque, non udiva, troppo impegnato ed angosciato da quell’ultima orribile lettera di Sakura Haruno.

Era ormai buio quando Sasuke abbandonò i resti di Konoha.
Una falce di luna si stagliava sovrana contro un cielo tempestato di stelle, e sotto i pallidi raggi lunari il sorriso dell’uomo assumeva una sfumatura argentea.
Quella notte, Sasuke Uchiha sarebbe morto con un cinico ghigno in volto.
Un riso di amara soddisfazione, perché quella notte, prima di lasciare quell’assurdo mondo che lo aveva unicamente odiato e ripudiato, avrebbe compiuto una nemesi con estrema voluttà.
Avrebbe gioito della morte tremenda di Karin, che sarebbe avvenuta per mano sua, e finalmente avrebbe vendicato –la vendetta più meritata, più bramata- la morte ingiusta di suo figlio e dell’unica persona che lo aveva davvero amato… e che lui aveva ricambiato.

Fin




N.d A:_____________________________________________
Mi chiedo ancora come quando e perché, ma questa fanfiction è arrivata seconda. XD
In pratica mi sono dovuta ricredere, in quanto ritenevo questo misero lavoro uno spreco inutile del mio tempo (e del mio sonno, dato che l’ho scritta a notte tarda XD).
Continuo a non considerarla nulla di speciale, nonostante mi abbia reso orgogliossissima (parlo della fanfiction come se fosse mia figlia! °°’’), più che altro perché l’ho stesa con troppa fretta (e tanto sonno) e non è riuscita come me la immaginavo. XD
Trovo il finale sciatto e le lettere noiose… l’atmosfera drammatica che volevo diffondere si dev’essere persa per strada. Non ci sono altre spiegazioni.
Comunque… sono talmente soddisfatta di me stessa che ho deciso di fare una lunghissima lista di ringraziamenti. Se non volete annoiarvi, scappate.
Innanzi tutto volevo porgere i miei complimenti alle due giudici del contest: Miya86 e V@le, che hanno postato i risultati con una velocità impressionante, ma soprattutto le volevo ringraziare per aver accettato la fanfiction nonostante il piccolo ritardo. ^^
Ringrazio i Greenday, di cui io non sono una grande fan, ma che con questa canzone (che tra l’altro trovo spettacolare) mi hanno dato l’ispirazione.
Porgo i miei complimenti a tutte le partecipanti e alle ragazze che, assieme a me, hanno raggiunto il podio: Queen_of_sharingan91, Hipatya e Kiara_chan.
Un grazie infinito a Mumu e Bubu-sama, perché capiscono quanto per me è importante scrivere e non ostacolano questa mia passione.
Grazie ai miei amici, che mi appoggiano costantemente e mi incoraggiano.
Grazie a tutti i lettori e a coloro che recensiscono. Grazie a chi mi ha aggiunto fra gli autori preferiti e grazie a chi ha catalogato le mie storie fra le preferite.
Grazie ad EFP che mi dà l’opportunità di esprimere me stessa facendomi fare la cosa che più amo al mondo: scrivere.
Questa fanfiction, quindi, la dedico a tutti quelli che la leggeranno e che penseranno bene o male di questa.
Grazie di cuore a tutti. Davvero.

Ladykiki.


Credits:
I personaggi sono di Masashi Kishimoto ©
La canzone dei Greenday ©
Né la canzone, né i personaggi sono stati utilizzati a scopo di lucro.



Ja ne…

  
Leggi le 4 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: ladykiki