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Autore: Mellis_    02/02/2014    1 recensioni
Tutto ciò che volevano era appartenersi e basta. Avevano un letto, un lenzuolo, e una voglia matta di fare l'amore.
PS: Questa storia è legata a "Un segreto per due". E' una sorta di continuo, quindi vi consiglio di leggere prima quella e poi questa.
Genere: Fluff | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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UN LETTO PER DUE.

E dopo aver superato migliaia di chilometri si ritrovarono a respirarsi l’uno contro il viso dell’altro.
Le coperte grigie, con dei ricami floreali, li avvolgevano, tenendoli stretti e compatti, un tutt’uno.
Non avevano intenzione di lasciare la presa e staccare le labbra.
Avevano solo bisogno di fermare il tempo, troppo breve e veloce per loro due.
Johnatan si sentì una mano dietro la nuca e un braccio che gli accarezzava la pancia.
Faceva più caldo del solito quella giornata. Più caldo del caldo.
Divampava dalla testa ai piedi.
Si ritrovò di nuovo ad affondare la lingua nella bocca di Peter, a sfiorare ogni singola parte del suo corpo.
Il sudore gli scorreva sulla fronte, ma non gli importava. Si teneva avvinghiato a lui, con il respiro affannato, e le braccia attorno al bacino mentre i suoi capelli venivano a mano a mano scompigliati dalle dita di Pete.
Si ritrovò sotto un ammasso di tatuaggi, la testa poggiata sul materasso e gli occhi chiusi. Aveva paura di annegare nel mare che Peter aveva negli occhi. Non aveva un salvagente, non aveva nulla.
Per un attimo sussultò, e strinse ancor di più la presa, premendo con forza le labbra contro quelle di Pete.
«Cosa c’è?» chiese.
Johnatan aprì pian piano gli occhi, ritrovandosi di fronte ad uno spettacolo che aveva sognato da quattro anni. E ora possedeva ogni singolo poro della sua pelle.
«Niente, per un attimo ho pensato stessi sognando.»
Peter per tutta risposta gli alzò la testa, passandogli pian piano la lingua sotto il collo in segno di provocazione. «Allora puoi continuare a sognare.»
Johnatan a quella frase ammiccò, si liberò dalla presa di Peter e i ruoli si invertirono improvvisamente.
«Possiamo sognare insieme se vuoi.»
 Le coperte erano ormai per terra, insieme ai cuscini. C’erano soltanto loro due, l’uno sopra l’altro.
La mano di Johnatan attraversò tutto il corpo di Peter, fermandosi all’altezza del bacino. Lo guardò per un secondo e mezzo, per poi chiudere di nuovo gli occhi e scorrere con la testa verso il basso. La lingua attraversò i pettorali, sfiorò i capezzoli, arrivò a toccare l’ombelico fino a scendere giù, come un treno in corsa.
Quella situazione aveva un non so che di perverso, ma suonava tutto talmente bene che la perversione era l’ultima cosa a cui pensare. Una perversione che si trasformò in amore; lo era stato sin dall’inizio, sin dal primo tocco di lingua, di mani, di tutto.
Peter strizzò gli occhi, per poi rilassarsi completamente a quella totale sensazione di piacere. Aveva la bocca semiaperta e con le mani accarezzava i capelli di John. Un gemito gli fuoriuscì e improvvisamente le mani passarono a stringere il lenzuolo.
Johnatan risalì pian piano e lo fissò nuovamente negli occhi.
«Allora? Cosa c’è?».
«Sei un completo stronzo Johnatan Parker.»
«Ma davvero?»
«Davvero, davvero. Eppure ti amo alla follia.»
I loro sguardi si fecero subito più intensi; si scrutavano, si esploravano come si esplorano i posti nuovi. Viaggiavano come si viaggia verso altri continenti. I loro occhi non erano altro che un nuovo continente tutto nuovo, fatto di mare e di sabbia, di azzurro e di oro.
Ora non bastavano più i baci e le carezze, e la lingua, e le mani. Ora si volevano completamente, volevano diventare un solo pezzo. Stavano completando un puzzle e loro erano i due pezzi mancanti. Insieme avrebbero dato vita ad un’immagine più che perfetta.
Erano distesi l’uno accanto all’altro, ancora abbracciati. John aveva la testa poggiata sul petto di Peter, e le loro gambe erano aggrovigliate come una rete. Entrambi fissavano il vuoto senza parlare, continuando ad accarezzarsi e a sfiorarsi, ogni tanto, dolcemente con le labbra.
«John…»
«Sì?!»
«Io ti voglio più di qualsiasi altra cosa al mondo. Voglio i tuoi occhi, la tua bocca, il tuo naso. Voglio le tue mani, la tua lingua, i tuoi baci. Voglio il tuo corpo. Voglio tutto di te.»
Johnatan per un attimo non rispose. Lo baciò lentamente per poi sussurrargli all’orecchio: «Peter, tu sei una droga. E come tutte le droghe crei dipendenza, più ne assumi e più ne vuoi. Ecco, io ho ancora più voglia di te e non riesco a smettere».
In quelle parole c’era un forte desiderio di fare l’amore. Ma non quell’amore il cui scopo è solo il piacere proprio. Era una voglia di appartenersi che varcava le più sfrenate fantasie.
Ci volle un attimo per far sì che Peter si ritrovasse completamente attaccato a John, incastrato a lui.
John strinse i pugni e digrignò i denti. Era il piacere misto ad un pizzico di dolore, ma il primo prevaleva sempre sul secondo. Peter continuava a premere contro di lui, mentre con una mano gli accarezzava i capelli per rassicurarlo. Le loro guance si fecero sempre più rosse; Johnatan si abbandonò del tutto a quelle spinte che inizialmente avevano in sé un po’ di timore, ma più i minuti scorrevano e più si sentiva parte di un qualcosa che non sarebbe riuscito a spiegare nemmeno con vocaboli presi dal nulla.
«Mi ci sono voluti quattro fottuti anni per poter avere tutto questo e cazzo, se solo avessi potuto averlo prima.»
«L’importante è che tu lo abbia.»
Johnatan non finì di pronunciare la frase che si ritrovò avvolto da Peter in un abbraccio che sembrava dire “Non preoccuparti, qualsiasi cosa accada ti proteggerò io”.

 
SPAZIO DELL'AUTRICE: Mi avevano chiesto un'altra storia su Johnatan e Peter. Beh, eccola qui! Questa volta un po' più passionale, ma cosa ci posso fare, li adoro!
   
 
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