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Autore: Paddy_Potter    02/02/2014    4 recensioni
Ciao a tutti! Questa è la mia prima fanfiction ispirata al film "Star Trek - Into Darkness"
Ci tenevo a descrivere meglio il momento in cui Spock assiste alla morte di Kirk, approfondendo le sue emozioni. In questa storia ho fatto prevalere la sua metà umana, anche se ho cercato di inserire qualche tratto più vulcaniano.
Specifico che, nella mia visione, Kirk e Spock si vedono un po' come due fratelli e, nella storia, ho fatto emergere questo legame.
Tutto comincia con l'Enterprise che precipita verso la Terra...
Genere: Drammatico, Guerra, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: James T. Kirk, Montgomery Scott, Spock
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Because you're my friend







Precipitiamo, attratti dalla gravità terrestre.
Non abbimo potenza ausiliaria da deviare agli stabilizzatori, nè possibilità di evacquare la nave.
Siamo matematicamente condannati.
"Saranno dunque questi i miei ultimi pensieri?" mi chiedo.
Il mio sguardo si perde sul pianeta in avvicinamento.

All'improviso, gli schermi si riaccendono e i sensori riprendono vita trillando: abbiamo di nuovo potenza.
Sobbalzo leggermente sulla poltrona del capitano, innaturalmente sorpreso: gli stabilizzatori al massimo arrestano la caduta e la nave riprende il proprio equilibrio.
Riprendiamo quota, tra lo stupore generale.
"È un miracolo." sento la voce di una donna.
Sollevo impercettibilmente un sopracciglio.
"I miracoli non esistono." rispondo d'istinto, memore degli insegnamenti vulcaniani, mentre la mia mente lavora frenetica in cerca di una soluzione.
L'intercom della poltrona trilla.
Lo fisso per un attimo, insicuro, poi rispondo.
"Sala macchine a sala plancia." sento Scott parlare, la voce atterrita. "Signor Spock?"
"Signor Scott."
"Signore, è meglio che veniate. Fate in fretta."
Le mie capacità logiche ci mettono poco più di un secondo a farsi strada tra le probabilità di quella chiamata urgente: se si fosse trattato della nave, Scott mi avrebbe riferito tutto all'istante.
Questo può significare una cosa sola.
Un fiume di emozioni mi travolge, quasi annullando il mio pensiero razionale, e, mentre mi precipito attraverso i corridoi della nave, per poco non travolgo Uhura.
Corro più veloce che posso, le gambe che si guidano da sole, tra le luci lampeggianti degli allarmi ora spenti.
Una fitta al cuore mi avverte: sento emozioni e non riesco ad impedirmi di farlo.
Questa consapevolezza mi atterrisce, al punto che mi sento precipitare, come attratto in un buco nero.
Un senso di solitudine mi travolge, come quando Vulcano, il mio pianeta, è stato distrutto.
Come quando ho perso mia madre.
Sento quella morsa gelata attanagliarmi la gola, fatico a respirare, mentre le parole di Scott si ripetono nella mia mente come una drammatica litania.
"No, no, non puoi, tu non puoi..." mormoro rivolto al nulla, ansimante.
A chi sono dirette queste parole?
Io...non lo so...o forse sì. 
Sì. Sì, lo so.
Corro, il fiato corto, le immagini di Vulcano che implode davanti agli occhi e la voce di Kirk nelle orecchie.
Non penso a nulla, la mia mente è vuota.
Una nebbia confusa è scesa sui miei pensieri, immobilizzandoli.
E, dopo tanto tempo, provo di nuovo dolore.
Una porta si apre e vedo Scott  fermo, immobile in mezzo al ponte.
Mi fissa con un'espressione confusa in volto: è sconcertato, incredulo, furioso, desolato...triste.
Mi fermo, dritto davanti a lui.
Vedo i suoi occhi appannarsi, scuote la testa.
Mi volto appena e vedo la porta d'accesso al nucleo.
All'improvviso, mi sento trafiggere da una lama di ghiaccio e...tutto si fa chiaro.
Era il nucleo, il problema. Ecco perchè non avevamo energia ausiliaria: il nucleo era disallineato.
Ma, per riallinerlo c'è un unico modo...
E di nuovo la risento, quella morsa dolorosa, metre mi precipito davanti alla lastra trasparente.
"La apra." ordino, quasi implorante.
È altamente illogico, le radiazioni contaminerebbero l'intera sezione. Ed è esattamente quello che mi dice Scott, mentre io sento la mia metà vulcaniana affievolirsi, quasi fino a scomparire.
Cado a terra, mentre combatto contro i singhiozzi.
Ed eccolo, Kirk.
Si trascina fuori dalla sala del nucleo e, con uno sforzo immane, chiude il portello, per poi accasciarsi contro il vetro.
Vedo i suoi occhi azzurri puntarsi su di me.
Le sue parole mi giungono come ovattate, poco più che suoni sordi.
Ma ha ragione, è esattamente quello che avrei fatto io, quello che io stavo facendo su quel desolato pianeta, nel vulcano che stava per esplodere.
"Io ho paura, Spock. Mi aiuti a non averne." supplica. "Come fa a non provare niente?"
Come?
Come faccio?
Come diavolo faccio?!
"Io...non lo so." sospiro, incapace di pensare. "E proprio ora...non ci sto riuscendo." mormoro, mentre una lacrima solitaria si fa strada sul mio volto.
Sto piangendo.
Io.
Davvero?
Sì, sì sto piangendo. Piango per il mio migliore amico. Il mio amico che sta morendo davanti ai miei occhi. E io non lo posso salvare.
"Le esigenze di molti contano più di quelle di pochi."
Ricordo che la mia voce ha pronunciato queste parole, mentre aspettavo che la lava mi travolgesse.
E mi odio e odio tutti e tutto. Provo rabbia e dolore e odio. Brucio d'odio.
Perchè io, dopo tutto quello che lui ha fatto per salvarmi, non posso fare nulla per salvare lui.
Mi sento impotente, bloccato, imbrigliato da questa maledetta porta.
Jim parla di nuovo. Mi chiede se so perchè non mi ha lasicato morire in quel vulcano, se so perchè è tornato per me.
Lo guardo.
Sì, lo so.
"Perchè sei mio amico." sussurro, la mente bloccata ed inerme.
Accolgo e comprendo solo ora il significato di queste parole.
Perchè questo è stato Jim, per me...il primo amico che io abbia mai avuto.
E solo ora, dopo diversi giorni che ho passato nel dubbio, capisco.
Capisco perchè è tornato a prendermi nel vulcano, perchè ha rischiato tutto, perchè ha mentito nel rapporto.
Credo di averlo sempre saputo, ma la mia metà vulcaniana mi ha impedito di apprenderne appieno il significato, fino ad oggi.
Mi detesto per non averlo compreso prima e tutto quello che vorrei è tornare indietro nel tempo, rivivere tutto e non commettere gli stessi errori.
Ma non posso.
L'altro Spock me l'aveva detto, mi aveva avvisato che avremmo sconfitto Khan solo a caro prezzo.
Solo ora mi rendo conto di quanto alto fosse quel prezzo.
Mi sento morire.
Voglio morire.
Vorrei essere io al di là di quel vetro, vorrei essere io ad essere stato irradiato, vorrei esserci io al suo posto.
Sono il primo ufficiale, dovevo prevedere, dovevo fermarlo...
Tutte queste consapevolezze mi raggiungono in un solo colpo e mi stravolge la forza dell'impatto.
Lo vedo compiere uno sforzo immane e poggiare la mano sul vetro.
La mia mente è inacapce di reagire e tutto quello che riesco a fare io è poggiarci sopra la mia, nel tipico segno vulcaniano di augurio di "pace e prosperità".
Lo vedo accennare un sorrisetto sardonico, mentre unisce le dita a due a due, imitando la mia mano.
Punta di nuovo i suoi occhi su di me...e sorride.
Nonostante tutto quello che sta succedendo, sorride.
Sento un guizzo di ironia risvegliarsi dentro di me.
Perchè questo è il marchio di James Tiberius Kirk, quel sorrisetto strafottente che tanto mi infastidiva una volta e che ora pregherei per rivedere ancora.
Lo fisso, immobile e incredulo.
Nei suoi occhi c'è lo stesso tumulto delle tempeste di sabbia di Vulcano: vedo paura, tristezza, dolore, ma anche una punta di felicità.
"Ce l'hai fatta, Jim." penso. "Sei riuscito a far emergere la mia metà umana."
Non ho nè il coraggio, nè la forza per dirgli veramente queste parole, ma sono certo che lui sappia.
Infine, stremato, si accascia leggermente contro il vetro e la sua mano con lui, mentre vedo morire i suoi occhi, mentre vedo quell'azzurro spegnersi.
In quell'istante cesso di ragionare.
Sento solo emozioni e non le trattengo.
Le provo e le assaporo tutte: dolore, tristezza, sconcerto, incredulità e rabbia. Una rabbia infinita mi pervade e io mi ci immergo. Accolgo quella rabbia, quel desiderio di vendetta e lo lascio crescere, incontrollato.
Mi sento devastato e uso quella devastazione per accrescere i miei sentimenti e non trattengo quell'urlo.
"KHAN!"
Lui. È solo colpa sua!
È tutta colpa sua se io ora sono qui, tremante di rabbia, di fronte a Jim morto.
Mi precipito di nuovo in plancia e faccio fare una scansione della nave di Khan, che nel frattempo si è schiantata sulla Terra.
E lo trovo, ancora vivo.
Mi teletrasportano giù e lo inseguo. Per fortuna arriva anche Uhura che mi aiuta a stenderlo.
Lo colpisco, più e più volte e mi fermano solo a quelle parole.
"È l'unica possibilità di salvare Kirk!"

Mi blocco, incredulo.
Guardo Uhura in cerca di una risposta visto che, in questo momento e in queste condizioni, io non riesco a trovarne una.
Kirk è morto, come è possibile che...
Il sangue.
Il super-sangue di Khan, McCoy deve aver scoperto qualcosa.
Gli tiro un ultimo colpo, giusto per precauzione, e lo trasporto sulla nave.
Trovo Jim congelato in un criotubo e vedo il dottore che prepara tutto per una trasfusione.
Sento una meravigliosa speranza crescermi dentro, ma non sono troppo sicuro se smorzarla o no.
La mia parte vulcaniana è ricomparsa e mi avvisa del dolore che proverei se la trasfusione non funzionasse.
Non mi importa, ci sono delle probabilità che funzioni e, finchè ci saranno, io spererò.

Sono passate due settimane durante le quali ho fatto visita a Kirk ogni giorno...non si è ancora svegliato.
Ma non mi arrendo, le sue funzioni vitali si sono riattivate e la logia mi dice che ha alte probabilità di farcela.
Vorrei solo che si sbrigasse.
Sono immerso nelle mie considerazioni, mentre guardo McCoy affaccendarsi intorno al letto di Jim, quando questo si sveglia.
Sento un'ondata di felicità pervadermi e non la fermo.
È vivo. È veramente vivo!
Il dottore ci scherza un po' su, poi Kirk gli chiede come ha fatto a catturare Khan e McCoy mi guarda.
Solo in quel momento, Jim si accorge della mia presenza nella stanza.
Mi guarda e io mi avvicino.
"Mi ha salvato la vita." mi dice, una luce speranzosa negli occhi.
Questa volta, la mia metà vulcaniana ha il sopravvento e non posso fare a meno di rispondere con il mio solito tono.
"Lei ha salvato la mia e quella dell'equipaggio..."
"Spock." mi interrompe esasperato, mandando velocemente gli occhi al cielo.
Non cambierò mai.
"Volevo solo dirle...grazie." sorride.
"Di nulla, Jim." rispondo, perfettamente calato nelle vesti di primo ufficiale.
Non mi sbilancio più di così, ma sono convinto che lui sappia. Tutti e due sappiamo.
Siamo amici.






Angolo Autrice

Ciao a tutti!
Ci tengo a precisare che quasi tutti i dialoghi sono stati presi direttamente dal film e quindi appartengono a J. J. Abrams.
Non ho molto da aggiungere rispetto a quello già scritto nell'introduzione, ma vi chiedo pietà se ho sbagliato qualche termine tipicamente fantascientifico, essendo questa la mia prima fic a riguardo.
Se pensate che Spock doveva essere più "vulcanianizzato" (passatemi il termine) ammetto che ci ho pensato anche io, ma volevo davvero che si capisse quanto teneva al suo amico e quindi...è venuta così.
Per eventuali chiarimenti o commenti, non abbiate paura di recensire!:)
A preso,
Anna:D
  
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