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Autore: Arsid    02/02/2014    5 recensioni
Buonasera! Posto questa fanfiction, dedicata a Syontai, prima di sparire per un altro po' dal sito xD
É un (naturalmente inventato) dietro le quinte di Violetta il concerto
Attenzione!: probabile OOC | Jortini | Non so bene se il rating più adatto sia giallo o arancione
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Buongiorno! So che sono sparita per un po', ma volevo postare questa ff prima di sparire di nuovo. É dedicata a Syontai (a cui non riesco mai a lasciare uno straccio di recensione xD), ed è, naturalmente, Jortini xD
L'idea mi è venuta perché, quando sono andata a Violetta il concerto (a Padova) Jorge e Tini hanno tardato a salire sul palco, e non ho potuto fare a meno di pensare che fossero insieme – e magari da soli – dietro le quinte :D
Buona lettura (?)

Eravamo dietro le quinte già da un pezzo, per Violetta-il concerto, a Padova. La truccatrice aveva già fatto il suo lavoro, e la mia pelle sembrava di porcellana, la parrucchiera aveva già fatto la piega a i miei capelli e avevo già intonato, con il resto del cast, un po' di vocalizzi.
Dovevo solo vestirmi e sarei stata finalmente Violetta. Infilai il vestito rosa, quello di Hoy somos mas, e mi sedetti sul piccolo divano a due posti bianco che c'era nel mio camerino.
Presi il cellulare, per distrarmi un po', ma una voce mi chiamò: “Martina, posso entrare?”.
Era la voce di Jorge. Lasciai il telefono sul comodino un po' a malincuore e sbuffai. Quella notte non avevo dormito bene e, dopo le prove, ero già esausta. Come avrei fatto a sopravvivere a ben due spettacoli, con coreografie che erano tutto tranne leggere?
Aprii la porta: Jorge era appoggiato allo stipite destro. Indossava ancora i suoi vestiti, anche se era già pettinato.
“Non sei ancora pronto? Lo spettacolo inizia tra venti minuti” gli ricordai, facendolo entrare nel camerino e chiudendomi la porta alle spalle. Lui fece spallucce. “Non ci metto molto a cambiarmi”.
“Volevi parlarmi?” gli chiesi. E intanto distolsi lo sguardo e mi torturai le unghie, coperte di smalto rosa chiaro. No, la truccatrice non avrebbe approvato quel mio gesto, che di sicuro avrebbe rovinato il suo lavoro.
“Sai, è un po' che non passiamo molto tempo insieme...” sembrava abbastanza nervoso, come se la cosa gli desse fastidio. “Passiamo insieme quasi tutto il giorno, Yoyi”, gli dissi accarezzandogli il braccio destro. “Si, ma... Non come l'anno scorso, non come prima che...” interruppe la sua frase nel nulla, pensando che io riuscissi a capire dove volesse andare a parare. E forse lo intuii da sola, ma volli avere una conferma. “Di che cosa stai parlando?” gli chiesi con un sussurro, indietreggiando di un paio di passi.
“Peter”, disse secco, senza aggiungere altro. Peter!? Allora ci avevo visto giusto! Quindi Jorge era – facevo fatica solo a pensarlo – geloso. Ma lui non era, ormai da anni, felicemente fidanzato con Stephie?
Presa dal panico, la buttai sul ridere. “Sei geloso?” gli chiesi in tono scherzoso, mentre gli tiravo un leggero pugno, che non avrebbe fatto male nemmeno a una mosca, sulla spalla.
“Forse si” disse guardandomi negli occhi, e prendendo la mia mano. “E tu?”
Ritrassi la mano. “Io cosa?” chiesi titubante.
“ Non sei gelosa?” mi provocò.
“E di chi, di Stephie?” dissi, ridendo nervosamente. “No!” e mi girai, dandogli le spalle, per non dover sostenere più il suo sguardo. Ma lo vidi sorridere nello specchio, e allora abbassai la testa e fissai gli stivali che avevo i piedi, quelli di Violetta. Cosa avrebbe fatto lei, se fosse stata al mio posto? Probabilmente nulla. La puntata sarebbe finita, sarebbero arrivati Diego, o German, a interrompere la scena e tanti saluti.
Ma io non ero Violetta, io ero Martina.
“Tini” mi chiamò Jorge “va tutto bene?”
Mi costrinsi a girarmi e a guardarlo di nuovo in faccia. “Si” risposi. Anche un deficiente avrebbe capito che in realtà non andava tutto bene, ma quello era il tono più convincente che riuscissi a usare in quel momento. E la cosa brutta era che non sapevo nemmeno il perché. Lui mi abbracciò di slancio, e poi mi accarezzò i capelli. “Tini” ripeté, con tono serio “lo sai che puoi sempre contare su di me, vero?”
Non risposi. Mi godei la sensazione delle sue dita calde tra i miei capelli, che mi sfioravano il collo. Sospirai, e lui si staccò da me. Ma, dopo un po' di secondi, che passammo a fissarci, si riavvicinò. E questa volta non era per un abbraccio, stavolta era per darmi un bacio. Uno di quelli casti, a fior di labbra, in cui non riesci nemmeno a sentire il sapore delle labbra dell'altro.
Ma io volevo sentire il sapore delle sue labbra.
Lo bramavo.
Improvvisamente lo ritenevo indispensabile.
E così, mentre lui, con una faccia colpevole e la testa bassa faceva per andarsene, lo fermai. Lo presi delicatamente per il braccio, gli sorrisi, e mi avvicinai baciandolo. E questa volta non fu un bacio a fior di labbra, come quelli di scena, o quello timido di poco prima. Fu un bacio vero, appassionato, pieno di amore. Le sue dita premettero sulla mia nuca, spingendomi ulteriormente verso di lui, e io schiusi leggermente le labbra, per permettere alla sua lingua di entrare.
Per la prima volta, sentii il sapore delle sue labbra. Sapevano di cappuccino, che probabilmente aveva preso poco prima.
Ci separammo sorridendo e fissandoci intensamente. Era stato magnifico, ma era anche così terribilmente sbagliato! Cosa avremmo detto a Stephie? E a Peter? Saremmo stati in grado di mentirgli?
Dimenticai presto questi pensieri, perché Jorge era di nuovo su di me. Mi stava baciando il collo, rapidamente ma con delicatezza, ostacolato dalla giacchetta dell'abito di scena. Non si fece molti problemi e mi tolse la giacchetta, buttandola sul divanetto bianco e facendomi restare con addosso solo il vestito rosa.
Quello senza spalline.
Gli accarezzai dolcemente il petto, e lui ricominciò a baciarmi il collo e le spalle, mentre io sospiravo e gioivo come mai prima ad ora. “Jorge...” riuscii ad articolare tra un sospiro e l'altro “S-Stephie... e Peter... Loro...” deglutii.
“In questo momento,” mi sussurrò all'orecchio, facendomi rabbrividire “loro non esistono.” Mi baciò il collo vicino all'orecchio. “E tu sei solo mia” disse malizioso, baciandomi di nuovo sulle labbra.
“Tini!!” urlò qualcuno dal corridoio.
“No, non andare” sussurrò Jorge. “Non lasciarmi qui da solo” continuò, come un bambino piccolo che veniva lasciato all'asilo dalla madre per la prima volta. Un bambino molto convincente, dalle labbra al sapore di cappuccino. “Devo andare...” mugugnai.
Lui mi strinse un'ultima volta a sé, accarezzandomi dolcemente la schiena.
“Tini!”

***

“Tini!” mi sussurrò scuotendomi leggermente Peter. “Su, è già mattina!”. Sbattei più volte le palpebre. Che sogno! Sembrava così reale...
“Buongiorno” lo salutai, ancora sovrappensiero.
“Buongiorno piccola” mi baciò, un bacio abbastanza strano e freddo. Niente caldo cappuccino, solo caffè amaro.

 

Lo so che mi state per uccidere, ma non potevo farla finire diversamente D:
Comunque, anche se a svegliarla è Peter, a Tini mancano i baci di Jorge, che trova più passionali... E nulla, amo i Jortini <3
Ho interrotto la scena senza approfondirla perché sono ancora troppo piccola e non ho mai nemmeno baciato nessuno, aspetto di essere più matura per descrivere scene più profonde, altrimenti potrebbero risultare molto irreali... Spero che vi sia piaciuta :D

  
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