Film > Frozen - Il Regno di Ghiaccio
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Autore: lunadelpassato    02/02/2014    2 recensioni
Elsa, la Regina di Ghiaccio, sarà condotta dalla Guardiana (una ragazza dalle ali di angelo) in un posto segreto, dimenticato da tutti, dove scoprirà di non essere l'unica.
Genere: Avventura, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Elsa, Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Era arrivato il momento tanto atteso, finalmente.
Eravamo tutti e quattro riuniti, e i due Guardiani Alati si sedettero in cima a un’antica colonna. L’antico teatro greco non mi era sembrato più reale.
Sentivo il mio potere più vivo che mai, mi scorreva nelle vene facendomi provare una sensazione di gelo in tutto il corpo.
Dopotutto io ero Elsa, la Regina di Ghiaccio. Era stato due mesi prima che la Guardiana era piombata nel mio castello.
Era una ragazza seminuda, coperta solo da una pelle di coniglio avvolta intorno alla vita. Due grandi ali bianche –sembrava un’ angelo – uscivano dalla sua schiena, per poi finire al livello delle caviglie. Mi aveva chiesto se ero io la ragazza che dominava il ghiaccio, e io le avevo risposto affermativamente. La mia fama doveva essere andata molto lontano, visto che non avevo mai visto un creatura del genere. Mi invitò a salirle sulla schiena, ma io ovviamente protestai, ma con scarsi risultati: i suoi occhi erano molto profondi, ambrati e quasi ipnotizzanti. Sembrava contenere in lei tutto il mondo.
Dopo due mesi di viaggio, tra una pausa e l’altra, eravamo arrivate lì, in quel teatro greco abbandonato al tempo. Infatti sembrava che nessuno ci mettesse piede da millenni, cosa strana vista la gente che quel tipo di costruzioni attirava.  C’erano soltanto due persone oltre a me e alla Guardiana. Un uomo, anche lui con le grandi ali che sporgevano dalla schiena e vestito da una pelle di cervo alla vita, e una ragazza. Si chiama Gerda, e in lei scorre il potere del fuoco.
Nei suoi occhi neri  ho scorso un passato ostile e duro, quasi simile al mio, e nei suoi capelli rosso acceso il suo potere. Si avvicinò subito a me, come se avesse indovinato il ghiaccio che vive dentro di me. Mi ha raccontato di un lontano regno, chiamato Regno del Sole, che sorge in mezzo a un grande deserto rovente, in cui i giorni sono torridi e le notti gelide e illuminate da una miriade di stelle: nel suo regno non si usava nessuna fonte di luce dopo il tramonto. Lei era nata lì, in una calda notte d’estate. Il suo potere fiammeggiante si era manifestato fin dai primi momenti di vita, ed era stata un pericolo per la famiglia a cui era capitata. Le chiesi se aveva qualche titolo nobiliare, se fosse regina o principessa, ma lei era Duchessa, la primogenita di sette figli. Purtroppo Gerda non riusciva a controllarsi, e mentre giocava col suo fratellino più piccolo, quando aveva sei anni accadde l’inevitabile: con un gioco innocente carbonizzò la stanza in cui si trovava e creò gravi bruciature al piccolo della famiglia. I suoi genitori allora, impauriti dal suo potere che cresceva sempre più, la costrinsero a passare gli anni all’ interno di un vulcano che sorgeva ai confini del Regno, con la scusa che tanto non avrebbe mai sofferto il caldo. Lei soffrì molto di solitudine in quegli anni, ma ogni 21 luglio (il giorno del suo compleanno) le era permesso di tornare nella casa natia. Purtroppo i genitori morirono in un incendio proprio il 21 luglio; fu Gerda a causare l’incendio senza volerlo, in un’impeto di collera. Essendo la primogenita, toccava a lei ora diventare Duchessa. Ma due giorni prima dell’assegnazione ufficiale della parte del Regno che gestiva la sua famiglia, era venuto il Guardiano (il ragazzo con le ali che avevo visto) e l’aveva presa leggero nel sonno, per poi condurla in quel posto. ci avevano messo poche ore, visto che il suo regno distava pochi giorni di cammino da quel luogo. Io allora le raccontai della mia vita: di mia sorella Anna e di quanto fossi legata a lei, del segregamento forzato che avevo condotto nella mia camera, dei miei poteri che crescevano sempre più, senza che io potessi fermargli. Le parlai anche di Arendelle, il mio regno, della montagna in cui mi rifugiai quando i miei sudditi scoprirono il mio segreto e di come scoprì il metodo per sciogliere il ghiaccio che creavo.
I due Guardiani se ne andarono via insieme dopo qualche minuto, lasciandoci sole. Allora incuriosita  chiesi a Gerda se poteva mostrarmi cosa sapeva fare, e lei in tutta risposta fece spuntare una piccola fiamma dal suo palmo, per poi farla volteggiare in aria a formare un piccolo drago di fuoco che volteggiava nella scura notte calda. Mi rivoltò la domanda che le avevo fatto e  con un sorriso creai un piccolo turbine di fiocchi di neve, che formò un altro piccolo draghetto di ghiaccio che andò a inseguire quello di fuoco creato da Gerda. I due piccoli esseri si dissolsero insieme ad un unanime gesto delle nostre mani. Il suo metodo per spegnere le fiamme era il suo più grande segreto, e non ci fu verso di saperlo, così non le rivelai nemmeno il mio. Dormimmo vicine quella notte. La mattina dopo tornò il Guardiano, con un ragazzo nelle spalle. Aveva gli occhi azzurrissimi e i capelli verdi racchiusi in una treccia che finiva a livello del bacino. Il suo insolito colore dei capelli rivalava il suo potere, ma io non riuscivo a capire quale potere fosse abbinato il verde. Non ci volle molto a scoprirlo: poggiò i piedi per terra, e con un gesto della mano fece nascere due graziosi fiori dal terreno, per poi donarceli in segno di pace, come si usava fare nel suo Paese. Notai con sorpresa una coda di tigre che spuntava dai pantaloni larghi in stile arabo. Il Paese da dove veniva non era un regno, ma era un paese libero, dove non governava nessuno, dove ogni famiglia aveva le sue regole e il suo stemma. Il ragazzo, di nome Iacio, apparteneva a una famiglia molto tradizionalista, e quando suo nonno aveva visto la sua strana capigliatura aveva decretato che il neonato era deforme. Così Iacio era cresciuto in solitudine, con solo i suoi poteri che allietavano le sue giornate. Il suo potere era quello della terra, e si divertiva a coltivare un piccolo orto che aveva creato dietro casa sua. Quando il Guardiano l’aveva chiamato, era intento a svolgere una prova che richiedeva molta energia: far nascere e crescere un grande pino in mezzo a una radura spoglia, in cui il terreno era privo di sostanze nutritive che potessero dare vita a una creatura. Prima di quel momento ogni tentativo era stato vano, ma con l’aiuto del ragazzo alato ci riuscì. Notai che mi guardava spesso, incuriosito; volle vedere i nostri poteri, e lui ci fece vedere il suo.  Nel suo Paese era chiamato Il Contadino, per la sua capacità di far germogliare qualsiasi cosa. Tre giorni dopo l’arrivo di Iacio, arrivò anche La Guardiana, ma questa volta la sua ospite non era seduta nella schiena. Infatti volava accanto a lei una ragazza dai capelli biondi e dal corpo affusolato, coperto da un grazioso vestito celeste. Volava grazie a delle piccole ali trasparenti che batteva velocemente come quelle di un’ape. Sembravano le ali di una libellula. Lei non si avvicinò, ma restò in disparte, con le ali aderenti alla schiena, cosicché risultavano invisibili. Gerda le andò accanto e la invitò a presentarsi a noi. Lei arrossì e si avvicinò lentamente, camminando goffamente verso di noi. Non era molto abituata a camminare, ci spiegò più tardi, volare da stanza a stanza era molto più facile per lei e camminava di rado. Si chiama Diaphana, e governa l’aria. Data la grande pericolosità di questo dono, era stata rinchiusa in una stanza sotterranea da sua madre, la Regina. Suo padre era morto quando lei aveva tre anni in una spaventosa battaglia. Il regno in cui viveva si chiama Rugiada, il Regno di Rugiada. Questo nome è dato dalle magnifiche albe che si possono ammirare dalle colline in cui sorge. È un regno molto ventoso, e Diaphana nacque durante uno dei più spaventosi cicloni che colpirono mai il Regno. Il suo potere spesso creava piccole trombe d’aria al di sopra del paese: la sua potenza era attutita dalla stanza sotterranea in cui si trovava. Sua madre morì di malattia quando Diaphana aveva tredici anni, lasciando in mano il regno a una ragazzina che non aveva mai visto la luce del sole, né l’aria aperta. Il giorno dell’ Incoronazione aveva conquistato il popolo grazie alla sua innata timidezza, e quando si era presentata la Custode, stava festeggiando il suo quinto anno di regno e la sua entrata nell’età adulta voleva la sua incoronazione come regina. Ricordava ancora la prima volta che vide il sole: per lei fu bellissimo.
Eravamo tutti presenti ora. Non ci si poteva tirare indietro.
Sapevamo cosa fare.
Io presi la mano destra di Gerda e la mano sinistra di Diaphana, così che di fronte a me c’era Iacio. Avevamo formato un cerchio.
Chiudemmo gli occhi insieme.
Sentì il potere che mi scorreva nelle vene premere per uscire dalle mie mani.
Aspetta, ancora pochi secondi.
Sentì un leggero calore nella mia mano destra e fresco nella sinistra. Anche loro aspettavano il momento.
Adesso, o mai più.
Rilasciai tutta la mia forza. Il potere uscì con una potenza che non avevo mai sentito prima. Sentì le mie mani brillare di ghiaccio.
Aprimmo gli occhi nello stesso momento.
A tutti stava accadendo la stessa cosa, potevo vedere le mani di Gerda brillare di rosso intenso, quelle di Diaphana di un colore che non saprei definire, che andrebbe molto vicino all’azzurro del cielo tropicale, mentre quelle di Iacio brillavano dello stesso colore dell’erba. Le mie brillavano di bianco, di un bianco abbagliante che non avevo mai visto prima. I nostri poteri si riversavano dalle nostre mani al centro del cerchio in cui eravamo riuniti. Lì andava formandosi una sfera sempre più grande, di colore indefinibile. Conteneva bagliori rossastri, verdi, bianchi e celesti. Raggiunte le dimensioni di una palla, la sfera scoppiò, lanciando verso il cielo una colonna di un’accecante luce dorata.
Fu allora che mi sentì mancare. Sapevo cosa stavo facendo, eppure sentivo che non era giusto.
 Stavo legando il mio destino con quello degli altri ragazzi, senza pensare alle conseguenze che avrebbe potuto avere nella mia vita.
Che fine avrebbe fatto il mio regno?
Non potevo lasciare il Regno a mia sorella, non ora che finalmente ci eravamo incontrate.
Anna… non posso lasciare ad Anna tutto questo.
La colonna di luce svanì all’improvviso e impresse nelle nostre mani i Simboli.
Ormai era troppo tardi. Il mio destino era ormai legato indissolubilmente a Diaphana, Iacio e Gerda.
  
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