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Autore: Ovis_Chan    02/02/2014    2 recensioni
Quello che vide, però non fu Eliot Nightray, il miglior studente della scuola. No, quello che vide fu una specie di scheletro pallido, con delle occhiaie da far paura. Da quando era andato in quella scuola non mangiava, non dormiva, non viveva più. Non si riusciva a capacitare di come quattro bulletti da strapazzo fossero piombati nella sua vita e a rovinargliela, senza che lui potesse fare qualcosa. Ogni giorno, doveva mentire, doveva rubare i trucchi alla madre per coprire i lividi. Non voleva far preoccupare nessuno, voleva salvarsi da solo, ma stava affondando sempre di più. Guardò la ferita sul labbro e la inumidì con la lingua, lasciando che la pallina del piercing che stava su essa, brillasse alla luce del sole. Voleva urlare, prendere a pugni qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro, distruggere tutto. Ma si trattenne. Si prese i capelli tra le mani e alzò il volto al cielo.
“Quando tutto questo finirà?”
[Dal primo capitolo]
Prima FF su Pandora Hearts, ovviamente Eliot x Leo. ewe Non uccidetemi vi prego, io vi voglio bene. TwT
ATTENZIONE: il Rating potrebbe cambiare. :3
Genere: Drammatico, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: Elliot Nightray, Leo Baskerville
Note: Lemon, OOC, What if? | Avvertimenti: Tematiche delicate
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                        1.

       Could you check my pulse for me to see if I'm alive?

 Eliot stava disteso sul suo letto; lo stereo, collegato ad un vecchio I Pod con lo schermo distrutto, ad un volume impossibile, faceva tremare i muri della stanza a suon di Bulls in the Bronx dei Pierce the Veil, una delle sue band preferite.
Strinse i pugni, chiuse gli occhi ed inspirò profondamente, come se volesse che quella musica gli penetrasse nelle vene, come una sorta di droga. Grazie a lei, i lividi facevano meno male e la rabbia, il dolore, le lacrime, tutto, svanivano in men che non si dica.

«ELIOT!» Roteò gli occhi, ignorando suo fratello Gilbert. Spesso si chiedeva come faceva a sovrastare tutto quel baccano con la sola forza delle sue corde vocali. In quel momento l'I Pod, deviò su di un'altra canzone, un po' più calma, ma comunque piena di energia. La voce di Kellin Queen echeggiò nell'aria. Capì immediatamente che si trattava di Alone degli Sleeping With Sirens. Ma non riuscì a godersi la sua canzone preferita, poiché Gilbert, entrato in camera silenziosamente, staccò l'aggeggio che gli stava provocando un mal di testa.
«Eliot, santo Dio, sono le dieci di sera!»
«E allora?» il biondo rispose al maggiore, con un'aria tranquilla e menefreghista, restando tranquillamente disteso sul suo letto. Ciò fece irritare Gilbert ancora di più.             
«E allora?! Non si riesce neanche a pensare con questo casino!»
«A Vincent non sembra dispiacere»
«Beh, a me sì, ed in qualità di fratello maggiore, non voglio più sentire questo casino, intesi?»

Fu in quel momento che Eliot si alzò dal letto per guardare il fratello, che fino a quel momento non aveva notato il labbro inferiore spaccato e gonfio con ancora qualche residuo di sangue. Il minore abbassò gli occhi, come se suo fratello gli avesse appena tolto la sua essenza vitale.

«Non ti ho detto di non dover più ascoltare la musica, ma solo di tenerla ad un volume più basso» spiegò Gilbert, che vedendo suo fratello in quello stato, cercò di risollevargli il morale.
«Va bene» pronunciò il ragazzo «Terrò la musica ad un volume normale» Rimase con lo sguardo basso quando suo fratello gli posò una mano sulla testa e sorridendogli, gli scompigliò i morbidi capelli. In fondo Gilbert non era cattivo, era solo un ragazzo di ventiquattro anni leggermente schizzato. Uscì dalla sua camera, lasciando l'I Pod sul suo letto. Sapeva che non gli avrebbe chiesto niente del labbro, suo fratello era consapevole della sua facile irritabilità e che non amava ''mostrare'' i suoi sentimenti o problemi. Eliot era un ragazzo che si salvava da solo, non aveva e non voleva avere aiuto da nessuno. Attaccò le cuffie e alzò il volume al massimo, mentre cercava un'altra canzone. Selezionò Granade dei Memphis My Fire e si ristese sul letto. Chiuse gli occhi e spense la lampada sul comodino. Domani sarebbe cominciata una nuova, pallosa, giornata di scuola.

 

-

 

«Ciao mamma, ciao papà. Io vado» Eliot prese il suo skate e salutò con un bacio sua madre.

«Elly, non hai mangiato niente! Ti ritroverai senza forze» Si diresse verso l'ingresso, mentre sua madre lo ammoniva per non aver fatto colazione. Velocemente cacciò una matita nera dalla tasca dei suoi jeans e ne mise un'abbondante quantità nella lima interna dell'occhio, specchiandosi nel grande specchio dell'atrio.

«Sta tranquilla, mamma. Prenderò qualcosa alla caffetteria.» le rivolse un falso sorriso prima di aprire la porta e scomparire. La scuola non distava molto da casa sua, circa dieci minuti di macchina, ma considerando che non VOLEVA prendere il bus della scuola, doveva, ogni mattina partire qualche minuto prima per arrivare in orario.

Arrivato a destinazione come ogni mattina tutti si fermavano a fissarlo nei corridoi e a prenderlo in giro. Spesso gli lanciavano palline di carta e roba varia, come successe quella mattina, ma lui camminava tranquillamente, facendo finta di niente, reprimendo la sua rabbia ad ogni colpo. I suoi occhi impassibili non degnavano nessuno di un semplice sguardo e la musica copriva gli insulti. Arrivò davanti al suo armadietto tappezzato di strani fogli. Non era mai successo che gli avessero attaccato qualcosa sull'armadietto, quella era la prima volta. Alzò lo sguardo e fu allora che scoppiò. Il piccolo parallelepipedo di metallo color verde era pieno di fogli con su scritto «emo», «ucciditi», «secchione», «nessuno ti ama». Le pupille si rimpicciolirono a tal punto da diventare un minuscolo puntino nero che facevano risaltare ancor di più le sue magnifiche iridi azzurre. Strinse i pugni e ne scagliò uno contro lo sportello di metallo, ammaccandolo e facendo sobbalzare i presenti. Tolse i fogli con rabbia, strappandoli e scaraventandoli per terra, aprì l'armadietto, prese i libri e poi sbatté lo sportello con tutta la forza che aveva. Guardò tutti i ragazzi, che lo fissavano a loro volta spaventati, si voltò e camminò verso i bagni. Si sentiva tanto il ragazzo nel video di Knivens e Pens dei Black Veil Brides             

Arrivato ai servizi, buttò la borsa a terra e si sciacquò la faccia, facendo colare la matita nera. Si aggrappò al lavandino mettendo in vista le braccia piene di cicatrici di tagli e si specchiò nella superficie riflettente posta sopra il sanitario. Quello che vide, però non fu Eliot Nightray, il miglior studente della scuola. No, quello che vide fu una specie di scheletro pallido, con delle occhiaie da far paura. Da quando era andato in quella scuola non mangiava, non dormiva, non viveva più. Non si riusciva a capacitare di come quattro bulletti da strapazzo fossero piombati nella sua vita e a rovinargliela, senza che lui potesse fare qualcosa. Ogni giorno, doveva mentire, doveva rubare i trucchi alla madre per coprire i lividi. Non voleva far preoccupare nessuno, voleva salvarsi da solo, ma stava affondando sempre di più. Guardò la ferita sul labbro e la inumidì con la lingua, lasciando che la pallina del piercing che stava su essa, brillasse alla luce del sole. Voleva urlare, prendere a pugni qualsiasi cosa gli capitasse sotto tiro, distruggere tutto. Ma si trattenne. Si prese i capelli tra le mani e alzò il volto al cielo.
“Quando tutto questo finirà?” sussurò piano, chiudendo gli occhi, che cominciavano a bruciargli sotto le palpebre.

Avrebbe pianto, se non fosse stato per quello strano ragazzo con il piercing Sul labbro e i capelli neri e scompigliati, che uscì bagnato fradicio dal terzo bagno. Entrambi si guardarono e Eliot credette di non aver mai visto un ragazzo con degli occhi così ipnotici. Era abbastanza strano, minuto, con degli abiti di tre taglie in più, ma era davvero bello. Rimasero così per un buon minuto fino a quando il biondo decise parlargli distogliendo lo sguardo.

“Hai bisogno di qualcosa?”
Il ragazzino scosse la testa e si avviò nel lavandino accanto al suo, dove si sciacquò la faccia. Il più alto lo fissava, cercando di studiarlo. Gli ricordava un cucciolo abbandonato. Quando il ragazzino puntò di nuovo le sue iridi nere, viola e marroni, in quelle azzurre di Eliot, quest'ultimo notò con sua grande sorpresa che anche lui era truccato. Quegli occhi, dannazione, ci si poteva perdere dentro. Non erano normali, ma cazzo, se erano belli. Questa volta fu il ragazzino a interrompere il contatto visivo, puntando i suoi occhi sulla maglia del biondo, accennando un sorriso.

“Noto con piacere che ti piacciono i Black Veil Brides” Eliot spalancò gli occhi assumendo un'aria sorpresa quando quello gli mostrò il bracciale con il nome della band inciso a caratteri cubitali bianchi sullo sfondo i pelle nero. La campanella suonò e i due imprecarono a bassa voce.

“Scusami devo andare” affermò Eliot, prendendo la sua borsa. “Ci si vede in giro” scomparì dietro la porta, incamminandosi nel corridoio deserto, verso la sua classe.
“Io sono Leo!” Gli urlò il ragazzino minuto uscendo anche lui dal bagno.
“Eliot!” pronunciò accennandogli un sorriso. Leo a prima vista era davvero un ragazzo strano, ma perché allora i suoi occhi gli davano la sensazione di essere a casa?

Slave, salvino gente! :3
Io sono Ovis Chan e questa è la mia prima FF nel fandom di PH. ^^
Beh, che dire, fa schifo, punto, perciò se non riceverò nessuna recensione, me ne farò una ragione. TwT Sappiate però che io vi voglio seeempre bene. :3
Parlando di cose serie, qualche volta i personaggi saranno un po' OCC, non mi picchiate per questo T^T.
Ok, non so cosa scrivere, perciò... Recensite, ma non uccidetemi troppo con le recensioni negative, please. çwç
Sayonara,
Ovis Chan. <3

 

 

 

   
 
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