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Autore: luckily_mellark    02/02/2014    3 recensioni
Sento una pezza bagnata sulla mia fronte e con la mano percepisco il morbido divano sotto di me. al momento non ricordo nulla, poi la consapevolezza mi invade. Io sono Katniss Everdeen, ho 20 anni, sono stata la ghiandaia imitatrice, la ragazza di fuoco, sono l’eroina di tutta Panem , la mia piccola Prim non c’è più e sono fidanzata con Peeta Mellark. Bene ora la parte più difficile. Potrei essere incinta.
Genere: Romantico, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Gale Hawthorne, Hazelle Hawthorne, Katniss Everdeen, Peeta Mellark
Note: Lime, Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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Hazelle mi fissa come se cercasse in me una qualche  risposta ad una domanda che non conosco. Appoggia la sua tazza di the alle erbe e si sfrega le mani, è visibilmente preoccupata e dai suoi occhi capisco che vuole chiedermi qualcosa ma che non ha il coraggio di tirare fuori le parole: il suo sguardo e le sue espressioni sono identiche a quelle di Gale, le conosco a memoria tanto è il tempo che ho passato in questa cucina a parlare con il mio migliore amico. Non ho perdonato Gale ma posso dire che il bisogno di un confidente mi ha fatto momentaneamente accettare l’idea di averlo accanto ogni tanto quando è in congedo dal distretto 2 per qualche settimana. E domani dovrebbe arrivare .
“Katniss, cara, hai detto che hai nausee e spossatezza da qualche giorno vero?”
Annuisco senza proferire parola. Da qualche giorno infatti il mio stomaco ha deciso di non tenere dentro null’altro che non siano le focaccine al formaggio di Peeta, a patto che siano fatte al mattino stesso. Non volendo chiamare mia madre per non interrompere il suo lavoro nel distretto 4 mi sono rivolta all’unica donna che a mio avviso poteva saperne qualcosa delle cause del mio malessere. Normalmente avrei cercato di cavarmela da sola, e cosi ho fatto finche il tutto non è diventato insopportabile ed estenuante.
“Hazelle” comincio, voglio rompere l’imbarazzante silenzio che si è creato in questa cucina “ so che vuoi  chiedermi qualcosa, quindi senza farti troppi problemi parla pure.” 
Mi guarda dubbiosa e apre un paio di volte la bocca per dire qualcosa ma poi sistematicamente rinuncia. Alla fine si decide “ tesoro, hai mai fatto l’amore con Peeta ? “
ok. Sono allibita. Spiazzata. Completamente paralizzata da questa domanda. Certo tutti al distretto sanno che io e il ragazzo del pane siamo una vera coppia ormai. Quello che non tutti sanno invece è noi dormiamo assieme, e praticamente passiamo in reciproca compagnia la maggior parte del nostro tempo libero, quando lui torna dalla panetteria che ha ricostruito più o meno un anno fa. Non capisco la domanda di questa donna che per  me è come una madre ma decido che con lei voglio essere sincera e nonostante tutto mi posso fidare, prendo un respiro profondo, esito un attimo  sicura che le mie guance abbiamo preso visibilmente colore e rispondo con un sussurro appena udibile “si.” 
La guardo di sottecchi  mentre annuisce e mi sorride gentile .Non capisco cosa stia succedendo fino a quando non si alza, prende un calendario e una matita e me li porge “ quanto tempo è passato dall’ultimo ciclo Katniss?”
No. No. No questo no assolutamente no. Non può essere vero.  Sento il mondo crollarmi addosso mentre conto  lentamente, nella speranza insulsa che magari perdendo tempo cambi qualcosa. Uno, due , tre, e così via fino 38. A conti fatti un mese saltato e 8 giorni in più di ritardo e io da stupida non mi sono nemmeno posta il problema . mi sento debole , improvvisamente la bellissima cucina di Hazelle comincia a girare e poi tutto diventa buio.
 
Sento una pezza bagnata sulla mia fronte e con la mano percepisco il morbido divano sotto di me. al momento non ricordo nulla, poi la consapevolezza mi invade. Io sono Katniss Everdeen, ho 20 anni, sono stata la ghiandaia imitatrice, la ragazza di fuoco, sono l’eroina di tutta Panem , la mia piccola Prim non c’è più e sono fidanzata con Peeta Mellark. Bene ora la parte più difficile. Potrei essere incinta.
“Tesoro, meno male che ti sei ripresa, mi hai fatto spaventare sai?”  non rispondo ma cerco comunque di alzarmi.  Voglio andare via da qui, immediatamente.  La consapevolezza si fa strada dentro di me come un fiume in piena e non voglio piegarmi al terrore fino a quando non sarò nei miei adorati boschi. Corro verso la porta, ho paura di guardarla in faccia, ho paura che quegli occhi tanto espressivi mi giudichino, ho paura di vedervi disprezzo, ma devo ringraziarla comunque per quello che ha sempre fatto per me e alzando lo sguardo, la mano già sulla maniglia, la vedo: colgo la comprensione che tanto bramavo. Nella mano ha una scatolina di cartone lunga e sottile ,bianca e blu che mi porge e io con un flebile “grazie” l’afferro e scappo da quella casa.
 
Nel distretto 12 il sesso prematrimoniale non è mai stato visto bene, ne prima ne dopo la rivoluzione. Non era uno scandalo certo, ma se trapelava la notizia che avessi fatto qualcosa prima di convolare a nozze si poteva essere certi che la propria buona reputazione fosse finita per sempre. Da un paio di mesi  il rapporto tra me e Peeta si era evoluto, in un modo che prima non avrei saputo spiegare, ma che adesso posso definire più maturo e infinitamente più intimo. Ci avevamo messo un sacco di tempo solo per capire cosa fossimo in realtà noi due insieme, e il pensiero di spingerci oltre quei delicati baci  a cui eravamo abituati non ci aveva nemmeno sfiorato, o meglio non aveva mai sfiorato me perché lui l’idea l’accarezzava da qualche tempo ma non mi aveva mai messo pressione e io da ingenua non l’avevo mai capito. C’è stato un periodo in cui sentivo la stessa fame che avevo sentito sulla spiaggia nell’arena  dell’edizione della memoria  e, non sapendo che lui voleva la stessa cosa, mi comportavo nel modo più provocatorio possibile per attirare quel tipo particolare di attenzioni da lui, ovviamente con scarsi risultati data la mia goffaggine in ambito di seduzione. Probabilmente stanco di aspettare e dei miei comportamenti ambigui un mese e mezzo fa ha preso l’iniziativa e tra baci molto più consapevoli e passionali abbiamo capito cosa voglia dire davvero sentirsi completi, tra le braccia l’una dell’altro. 
 
Un test di gravidanza.  Hazelle mi ha dato un test di gravidanza e io sono terrorizzata.
Leggo e rileggo il foglietto con le istruzioni almeno una decina di volte ma ho la mente talmente annebbiata che le parole mi sfuggono ogni volta senza che abbia davvero il tempo di assimilarle. Le lacrime minacciano di farsi vive molto presto ma non voglio cedere, non prima di sapere il risultato e a quel punto, se sarà positivo dovrò resistere per forza. Non ho detto ancora nulla a Peeta, mi sento un mostro per questo, ma non sono pronta ad affrontarlo. L’idea di diventare madre mi distrugge e non ho certo bisogno di qualcuno che mi dia contro adesso. Lui è appena uscito per andare in panetteria, è mattino presto e deve ancora sorgere il sole completamente. Decido di alzarmi e andare in bagno, voglio  lavarmi prima di tutto. La doccia è brevissima, e ben presto mi ritrovo a fissare inebetita quella scatolina cercando il coraggio. con un sospiro la apro , la poggio sul piano del lavandino e seguo le istruzioni. Poi aspetto.
Mi prende il panico, un terrore irrazionale che non riesco a controllare e il mio corpo si muove da solo: afferro il test, copro il risultato e scappo da quel bagno, fuori da casa, nei boschi dove penso nessuno possa trovarmi. Mi siedo a terra e porto le ginocchia al petto e piango per un tempo che mi pare infinito.  Non sono pronta a diventare madre.  Il mio struggimento è interrotto dal flebile rumore di qualche ramo spezzato e di passi che posso attribuire solo ad una persona: e infatti, eccolo li, appoggiato ad un albero che mi fissa c’è il mio migliore amico, Gale. I nostri sguardi si incrociano, il mio lucido dal pianto e il suo comprensivo e capisco subito che sua madre gli ha raccontato tutto e lui sapeva esattamente dove trovarmi. Mi si avvicina e si inginocchia fino a portare i suoi occhi a livello dei miei e mi abbraccia. Sento il calore del suo corpo sul mio e una sensazione di calma mi invade per una frazione di secondo. Poi inevitabilmente ricomincio a singhiozzare.
“Catnip” mi chiama e io alzo la testa dalla sua spalla dove ormai la sua maglia è bagnata fradicia dalla mie lacrime.
“Catnip, hai fatto il test ?” chiede e io annuisco .
“il risultato l’hai guardato?” continua e io nego  emettendo un verso stridulo che non sarebbe mai appartenuto alla Katniss che tutti conoscevano prima della guerra. Gale mi mette le mani sulle spalle e mi scuote leggermente togliendomi dai miei pensieri
“ qualunque cosa succeda sappi che Peeta ti sarà accanto e se quel bastardo non lo farà ci sarò sempre io qui per te, dopo averlo massacrato ovviamente. Catnip, andrà tutto bene, supererai anche questa , tu sei forte. Adesso guardiamo il risultato. ” Il suo tono è nel contempo dolce e serio .
“grazie” è l’unica cosa che riesco a dire. Prendo il test in mano e con lentezza estrema lo giro in modo da poterlo leggere.
NEGATIVO
Perdo uno, forse due battiti  e mi giro verso Gale. Il suo sorriso, che ho visto così poche volte, gli illumina il viso e mi contagia.
“ a questo punto credo tu debba dirlo a Peeta, perché sono certo che tu non l’abbia ancora fatto” e non posso dargli torto. Peeta non sa nulla. Respiro a fondo e annuisco, mi infilo il test in tasca e passiamo il pomeriggio a cacciare.
 
Quando sono di fronte alla porta di casa sono già le sei del pomeriggio e sicuramente il mio ragazzo del pane sarà già dentro a preparare qualche delizia da mettere sotto i denti per cena, immagino di entrare e di intingere un dito nel sugo appena pronto per assaggiarlo mentre lui mi guarda e ride chiedendomi se mi piaccia o meno. Lo spettacolo che mi attende però non potrebbe essere più diverso dalle mie fantasie. Nessun buon profumino dalla cucina, nessuna luce accesa al piano di sopra e troppo troppo silenzio. Peeta è seduto in divano, mentre si passa le mani nei riccioli biondi e osserva qualcosa che tiene posato sulle ginocchia. Non si accorge della mia presenza finchè non mi schiarisco la voce. Si gira, i suoi occhi azzurri incontrano i miei, ma sono pieni di un fuoco che non gli appartiene, di una scintilla che riconosco benissimo perché nasce da un sentimento che mi ha dominato per tanto, troppo tempo: Rabbia.  Si avvicina e mi sventola davanti  la scatola del mio test di gravidanza. “ Sai dove l’ho trovata questa? Eh? Sul ripiano del bagno Katniss.”  La sua voce è fredda e severa, si trattiene a stento dall’urlare. Sono scappata e ho lasciato che la mia negligenza rovinasse tutto e lo facesse soffrire ancora di più. “ Quando pensavi di dirmelo? Sempre che tu pensassi effettivamente di  rendermene partecipe. Dai dimmi Katniss, quando?” rincara la dose e le lacrime mi scorrono sulle guance incontrollate.  “ a cosa ti servo io? Di essere il tuo cuscino di notte non me ne frega niente. Sono qua per proteggerti e sono qua perché ti amo ma tu continui a non fidarti di me abbastanza da sapere che resterei con te in ogni caso. Ma a questo punto non è più nemmeno questione di fiducia perché qualunque sia il risultato di quel test la cosa mi riguarda che tu lo voglia o meno. ” è crollato e ora sta urlando mentre le lacrime gli solcano il viso e io non posso vederlo cosi, mi avvicino e gli poso una mano sulla guancia. Sto per parlare ma lui mi precede e continua  scostandosi dal mio tocco “ lo vuoi capire una buona volta che non esisti solo tu Katniss? Che non sei da sola? Tu hai deciso che mi saresti rimasta accanto e mi hai aiutato anche contro la mia volontà. Adesso fattene una ragione. Io ho preso la mia decisione di starti accanto per sempre e non ho intenzione di rimangiarmela. “ si gira e mi da le spalle, evidentemente scosso dai singhiozzi che non vuole farmi sentire.
“ avevo intenzione di dirtelo ora ma tu hai scoperto tutto prima. Mi sento una stupida ma avevo paura e non so perché non l’ho fatto, mi dispiace Peeta, mi dispiace davvero. Ti prego perdonami” non sono mai stata brava con le parole e non riesco a proseguire comunque perché nonostante tutto le labbra di Peeta incontrano le mie ma è un bacio violento, bagnato dalle lacrime di entrambi . Lo sento tremare e con la fronte appoggiata alla mia, gli occhi ancora chiusi “almeno questo dimmi, avremo un figlio?”
Scuoto la testa e lo vedo tirare un sospiro di sollievo. “ meno male. Non ero pronto per diventare padre” e un sorriso timido si fa spazio tra le sue labbra mentre mi abbraccia.
 Nessuno dei due è pronto ora.
Ma in un futuro, adesso che so che sarà con me per sempre, magari ci sarà davvero un piccolo Mellark per casa.
 




n.d.a 

ciao a tutti ! grazie mille per aver letto tutto fino in fondo :) è la mia seconda ff quindi mi farebbe davvero piacere sapere cosa ne pensate. recensite recensite recensite !

Bacioni

Luckily 
   
 
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