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Autore: AxXx    03/02/2014    1 recensioni
Una misteriosa entità ha radunato varie persone morte in varie storie, da vari universi per farle partecipare ad una versione ancor più pericolosa degli Hunger Games.
Un solo premio al vincitore: la vita.
Poter tornare in vita, per poter portare a termine i loro compiti, chiedere scusa e poter riparare ai loro errori.
Al massimo tre, forse nessuno, chi raggiungerà la fine di questo scontro?
Genere: Avventura, Azione, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Altri tributi, Rue
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno
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                        TRIBUTI (Parte 1)

 

 

 

 

 

Nihal osservò il tribunale degli elfi pronta a giudicarli. Il suo povero figlio aveva pochi anni e guardava spaventato quelle creature che potevano imporgli il loro volere. Era stato torturato e maltrattato, ma lei non avrebbe permesso che gli facessero altro male.

Osservò il suo marito adorato e sorrise sicura.

Sapeva cosa fare.

Afferrò l’amuleto e si lasciò uccidere. La sua morte avrebbe placato l’ira degli Elfi, avrebbe salvato la sua famiglia.

L’unico suo rimpianto era di non poter rimanere al loro fianco.

 

 

Ethan vide Percy che lo guardava: vide la paura nei suoi occhi, ma oltre vide la speranza, una lealtà che il figlio di Nemesi non conobbe mai.

Avanzò lentamente.

Conosceva il punto debole del figlio di Poseidone, ma per una volta, decise di non farsi comandare. Sarebbe stato lui a decidere. Non Crono, non Zeus. Solo lui: Ethan Nakamura.

Avanzò a attacco Crono.

La lama, però si infranse in una pioggia di schegge metalliche, una delle quali lo colpì e vide il suo stesso sangue colare dal petto. Osservò Percy Jackson e lo pregò prima di cadere nel vuoto. Era certo di morire, ma non fu il buio ad accoglierlo.

 

 

 

Piton si considerava al sicuro, ma doveva immaginare che sarebbe morto presto. Voldemort era crudele e malvagio. Lui voleva solo il potere e non gli interessava chi fosse morto. Il mondo iniziò a sciogliersi.

Vide due occhi, due occhi che amava, che ricordava e che desiderava.

Harry era lì, ancora ignaro del suo destino di morte. Il professore morente decise che era il momento: di concentrò. Ultimo sforzo, prima di morire, nel richiamare i ricordi più importanti, quelli più sepolti, nascosti, eppure più importanti.

“Guar… da… mi…” Furono le sue ultime parole. Non voleva morire senza memoria, odiato e distrutto. Voleva che, almeno la sua memoria fosse pulita, almeno sarebbe stato considerato meglio nella morte, che nella vita.

Poi venne il buio… e la luce.

 

 

 

Lucy stava ancora osservando la mela dell’Eden: un semplice globo di metallo che emanava luce dorata, eppure ne era così attratta. Avrebbe dato qualsiasi cosa per carpirne i segreti. Quella poteva essere la chiave per porre fine ad una guerra millenaria.

Ma poi tutto si fece nero.

Desmond si era avvicinato a lei e l’aveva pugnalata a morte. Il freddo pavimento le si avvicinò e lei morì senza un lamento, ucciso da colui che amava.

 

 

 

Brom si considerava un veterano, un soldato esperto. Eppure era disteso, in quella grotta, morente. Il veleno lacerava le sue carni dall’interno. Non poteva confessare tutto, ma poteva avviare suo figlio.

Mostrò il simbolo dei cavalieri.

Confessò molto della sua vita e vide le lacrime del figlio. Il dolore terribile, ancor più terribile del veleno. Avrebbe potuto risparmiargli quel dolore, ma era la vita. Presto Eragon sarebbe morto davanti ai suoi figli. Era il ciclo della vita.

Alla fine il veleno lo consumò e pianse l’ultima lacrima.

Disse addio a suo figlio e alla sua gente, sapendo che erano in buone mani: quelle di Eragon.

E la luce lo avvolse.

 

 

 

Carla era la creatura più potente del mondo. Un essere dal corpo così grande da poter avvolgere un’intera nave, ma poi Ada Wong la colpì dove il suo intelletto era centrale. Urlò di dolore e rabbia, mentre le frecce esplosive le laceravano la carne.

Nulla, però, poteva distruggerla. Eppure sentì il gelo che la avvolgeva.

La morte arrivò veloce come il fulmine e la luce la avvolse, ma non prima di urlare vendetta contro Ada, Chris e tutto il mondo.

 

 

Kazuya era un combattente nato, abituato al peggio. Suo padre l’aveva addestrato brutalmente affinché potesse distruggere ogni suo nemico.

Schiva… para… attacca… schiva… rispondi… attaccao…

Ma alla fine era caduto sconfitto. Lo scontro era terminato e lui era in ginocchio sull’orlo dell’abisso.

“Mi vendicherò, padre! Morirai!” Urlò, prima di sentire il piede dell’uomo spingerlo di sotto.

Verso il vuoto…

Verso la morte…

Verso la luce…

 

 

 

Rose si lanciò contro il Dio. L’armatura di dragone era devastata, colpita più volte dai poteri del mostro. Impugnò con tutte le sue forze l’ammazzadraghi, mentre le sue braccia stringevano Zieg, unico suo amore. Diecimila anni passati a combattere senza speranze… ora sarebbe morta con essa, sapendo che i suoi vecchi amici l’avrebbero accolta, mentre Dart e i suoi sarebbero vissuti per lei.

“Sono felice… di averti incontrato.” Disse, rivolta al figlio di Zieg, poco prima di lanciarsi contro Melbu Frahama colpendo con tutte le sue forze.

L’urlo del mostro fu tale che l’esplosione che seguì fu quasi coperta.

 

 

 

Mordin osservò dall’alto del velo Tuchanka, patria dei Krogan. Ricordò i giorni in cui lavorava per l’S.O.S. Al tempo era stato uno scienziato, una spia, ed un soldato. Aveva combattuto, aveva pianto, aveva riso e aveva creato una malattia.

Era pentito.

Aveva fatto di tutto per giustificarsi, ma il Comandante aveva ragione: non puoi nascondere centinaia di migliaia di morti dietro a dei semplici dati.

Aveva sbagliato.

Ora vedeva la verità dietro la sua opera di distruzione: lo sterminio di un’intera razza. Era felice di poter morire salvando quel pianeta.

Riparando ai suoi errori.

 

 

 

Flemeth era la strega più potente della palude, eppure non pensava che qualcuno l’avrebbe scoperta. Era forte, ma il suo nemico combatteva bene, tenendosi a distanza, stando attento a non farsi colpire. Si era trasformata in un drago per distruggerli, ma poi la lama del Custode si piantò nel suo petto.

“è una danza che mia figlia conosce bene… ti propongo un patto, custode.” Sussurrò tenendosi la ferita. Avrebbe potuto curarla, ma ci sarebbe voluto tempo.

Il guerriero bloccò il suo compagno, pronto ad ucciderla, e fece cenno alla strega di farsi avanti.

“Porta il mio grimorio a mia figlia… dille… che mi hai uccisa.” Propose, cercando di non mostrare la paura della morte, in migliaia di anni, mai sperimentata.

Ma la lama fredda del custode la portò alla morte.

E alla luce.   

 

 

 

Khal Drogo considerava se stesso il più potente dei guerrieri, eppure non poteva nulla contro il più potente dei nemici umani. Un nemico che nessuna arma poteva sconfiggere: la debolezza di una malattia. Lui era il più potente dei Khan, mai era stato sconfitto. La sua lunga treccia era floscia e intoccata,  trofeo di decine di duelli vinti.

Sua moglie gli avrebbe dato un bellissimo figlio, di quello era sicuro. Sarebbe stato un Khan, un Re nel popolo dell’Ovest. Sarebbe stato al suo fianco, ma non personalmente.

Il suo spirito sarebbe rimasto.

E mentre la litania della strega si faceva più fioca, sentì la malattia arrivare al cuore, che cessò presto di battere, nel forte petto del guerriero.

 

 

 

Rue sentiva ancora il dolore della lancia, quando sentì il canto di Katniss che addolciva la sua fine. Era un canto dolce e caldo, di una persona veramente addolorata. Lei sarebbe morta, ma sperò che la sua amica sopravvivesse rimanendo ciò che era.

Non meritava di cambiare, perché era una ragazza forte, ma anche dolce. Sarebbe stata una brava madre. Pregò che avesse una famiglia e che vivesse felice.

Sentì le lacrime dell’amica scenderle sul viso, mentre il dolore spariva. Chiuse gli occhi, come se dovesse dormire, ma poco prima di cadere nell’oblio, sentì l’odore dei fiori che Katniss le disponeva intorno, come una bellissima tomba.

Un ultimo omaggio alla purezza di Rue, una bambina, morta per colpa di Panem.

 

 

 

Jake si sentì colpito dal cecchino che aveva alle spalle.

Aveva fallito.

Il suo viaggio lungo il deserto fino alla terra del nord si era concluso con un unico modo. Nonostante tutte le fatiche, nonostante tutti i sacrifici che aveva fatto per vincere, era caduto, sconfitto.

“Così muoiono gli sciocchi come te… saresti dovuto rimanere a casa.” Sbuffò l’uomo che l’aveva ucciso, una volta che si avvicinò a lui. “Non prendertela… nulla di personale, ragazzo, mi hanno pagato per farti fuori.” Aggiunse estraendo la pistola.

Jake sentì la rabbia montare. Aveva fallito: non era riuscito nel suo intento e sarebbe morto lì, sul tetto di un palazzo nella scura notte di Los Angeles.

“Che tu sia maledetto…” Sussurrò, poco prima di sentire la pallottola colpirlo alla fronte. 

 

 

 

Miraz era furioso. Era stato sconfitto in duello da un ragazzino. Lui, che era Re di Telmar e di tutte le terre circostanti, non poteva morire così. Si alzò, pronto a colpire alle spalle, ma poi un dolore lancinante lo travolse, a partire da un punto imprecisato della sua schiena.

Troppo tardi, capì che il colpo era stato scagliato da uno dei suoi… tradito dai suoi stessi uomini.

 

 

 

 

 

 

 

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[Angolo dell’autore]

Salve gente! :D

Lo so, mi odierete, ma questa storia è folle: ho preso dei personaggi morti in varie storie che mi piacciono (Alcuni sono libri, altri sono videogiochi). Cronache del Mondo Emerso, Percy Jackson, Hunger Games, Harry Potter, Trono di Spade, Eragon, Tekken, Legend Of Dragoon, Mass Effect, Assassin’s Creed, Dragon Age, Resident Evil. Inoltre ho aggiunto due personaggi (Un maschio e una femmina) fittizi di un mondo non specificato. In pratica, i tributi saranno 26 più 2, in pratica 28. Per chi tifate?

Chi vincerà lo scontro della vita?

Chi riuscirà ad ottenere il proprio obbiettivo?

AxXx

  
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