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Autore: fuoritema    03/02/2014    7 recensioni
“Sei una femmina, non resisteresti un giorno nell’Arena.”
Questa volta suo padre aveva moderato il tono: stava quasi sussurrando, ma nel sentire quelle parole Silver sentì un dolore nel petto. Avrebbe preferito che le urlasse contro, così forse avrebbe potuto sfogare la sua rabbia urlando anche lei.
Guardò suo fratello: non aveva detto nulla, si era limitato a zittirsi ascoltandolo.
Sapeva di non poter interrompere suo padre, soprattutto durante le sue discussioni con la secondogenita.
***
[Silver & suo fratello Cato]
Genere: Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Altri, Cato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Gold and Silver'
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Riflesso
 
 








Silver si guardò allo specchio.
Era proprio sicura di volerlo fare? Sbuffò per l’ennesima volta osservando la sua immagine riflessa. Le guance rosate nel pallido del viso, i capelli biondi leggermente arricciati la facevano sembrare una bambolina di quelle con cui giocavano le sue compagne.
Odiava il suo riflesso, odiava sentirsi piccola e indifesa. Eppure tutti la vedevano così.
Si mise in punta di piedi annaspando per cercare di sedersi sul lavandino e arrivare finalmente all’altezza giusta. I suoi piedi erano completamente ghiacciati e freddi, se sua madre l’avesse vista non sarebbe stata molto contenta.
Prese la lama, la accarezzò con le dita tagliandosele leggermente, il sangue gocciolò silenzioso per terra, poi strinse nell’altra mano una delle ciocche bionde che tanto odiava.
Con un movimento deciso la passò su una linea immaginaria. La prima ciocca cadde a terra frusciando. Cercò di regolarsi guardandosi allo specchio torcendo le braccia in modo tale da riuscire a fare un taglio per lo meno omogeneo.
 
 
“Non andrai mai agli Hunger Games! Sei solo una bambina!”
Silver scosse la testa per frenare le lacrime che minacciavano di scenderle giù per le guance.
Non era una bambina.
Cercò di controllare le sue emozioni sperando che la discussione finisse come era iniziata, nel silenzio.
“Sei una femmina, non resisteresti un giorno nell’Arena.”
Questa volta suo padre aveva moderato il tono: stava quasi sussurrando, ma nel sentire quelle parole Silver sentì un dolore nel petto.
Avrebbe preferito che le urlasse contro, così forse avrebbe potuto sfogare la sua rabbia urlando anche lei.
Guardò suo fratello: non aveva detto nulla, si era limitato a zittirsi ascoltandolo.
Sapeva di non poter interrompere suo padre, soprattutto durante le sue discussioni con la secondogenita.
Sembrava quasi che sorridesse, con quel sorriso glaciale e ironico che assumeva nel capire la sua supremazia rispetto a quella biondina. 

 
 
 
Silver osservò nuovamente la sua immagine riflessa nello specchio. Era solo lei a poter decidere la sua vita. Se si sarebbe voluta offrire volontaria l’avrebbe fatto.
Suo padreon poteva impedirglielo. Sospirò con forza inghiottendo una lacrima che minacciava uscire dai suoi occhi.
Non piangere.
Mai.
Era questa la regola più importante per i cadetti. Non mostrare le proprie debolezze perché era proprio a quello che miravano tutti. Se moriva un tuo amico dovevi alzare il mento e andare avanti, soffocare la tristezza e combattere: non c'era posto per i deboli nel distretto due.
Era proprio a quello che pensava la ragazzina uscendo dal bagno di casa lasciando sul pavimento ciocche scomposte di capelli biondi. Una groviglio di lana dorata che aveva perso la sua lucentezza per sempre.
Silver si sentiva leggera, come liberata da un peso. Intanto camminava quasi sulle punte, in attesa di spiccare il volo.
 
“Cosa hai fatto?!”
La ragazzina sobbalzò nel vedersi suo padre davanti toccandosi leggermente le punte dei capelli. Silver non rispose, si limitò a guardarlo negli occhi glaciali con aria di sfida. Ormai non poteva più tornare indietro.
Lo vide sorridere leggermente mentre si avvicinava a lei: era come un cacciatore in attesa di scoccare una freccia mortale nel cuore della sua preda.
“E così ti sei tagliata i capelli, eh?!” disse cercando di intrappolarla in un angolo. Era furioso, e si vedeva. Silver continuò a guardarlo fisso. Aveva deciso di non essere di sua proprietà e ora doveva dimostrargli di non avere paura delle conseguenze.
Vide il suo braccio alzarsi per colpirla e chiuse gli occhi, ma lo schiaffo non arrivò. Cato lo aveva fermato per aria dopo aver osservato la scena sorridendo per la stupidità della sorella.
“Corri!” urlò alla ragazzina ancora immobile. Silver non se lo fece ripetere due volte: uscì dalla porta come una saetta chiedendosi il perché di quell’intervento inatteso.
 
 
 
La ragazzina era vicino al fiume osservando il suo riflesso nell’acqua limpida.
I capelli corti le stavano bene anche leggermente arricciati per il sudore dovuto alla corsa. Stava per l’ennesima volta immergendo il dito nel lago quando vide la figura di suo fratello riflessa accanto alla sua.
“Ehi, pulce” disse il ragazzo in tono canzonatorio. L’aveva sempre chiamata così, per quello che si ricordava Silver. Lei era la pulce della casa e lui ci teneva a ribadirglielo.
“Perché l’hai fatto?” gli chiese la ragazzina voltandosi verso di lui.
Cato fu tentato di risponderle che era una formica che cercava di salire su una delle foglie nell’acqua per non affogare: ci provava sempre, anche se ogni volta cadeva giù, ma si tenne quella considerazione per sé.
“Siamo fratelli, pulce, se te ne fossi dimenticata. Ogni tanto ti devo aiutare” sussurrò il ragazzo mettendo un piede nell’acqua, poi sorrise “e poi non capivo perché tanta rabbia. Così stai molto meglio.”
Per la prima volta Cato le parlava senza quel tono da figlio maggiore che odiava tanto. Era diverso essere trattata come una sua pari. Silver si avvicinò a suo fratello ancora diffidente immergendo anche lei un piede nell’acqua. “Grazie” gli sussurrò nell’orecchio mordicchiandosi nervosamente il labbro.
“Di nulla” esclamò Cato buttandosi nel laghetto. Gli schizzi arrivarono fino alla piccola che lo guardò arrabbiata.
“Che c’è? Tanto appena torniamo a casa una bella strigliata non ce la leva nessuno. Hai paura di un po’ d’acqua, sorellina?” disse il maggiore prima di immergersi.
Tirò fuori la testa poco dopo, i suoi capelli bagnati risplendevano al sole.
Silver sbuffò. Lei? Paura dell’acqua? Si buttò nel laghetto finendo addosso a Cato e ridendo con la sua voce cristallina.
Per la prima volta suo fratello non l’aveva chiamata “pulce”, e le importava soltanto quello.






 

Angolino dell'Autrice pazza sclerata perennemente in ritardo:


Sono tornata ;) Allora: come prima cosa rispondo alla domanda che non potete non esservi fatti. Questo non doveva essere il capitolo bonus della Raccolta? Perché hai deciso di non metterlo tra i capitoli? Ecco... non volevo scombinare l'ordine.
Se l'avessi messo dopo il due poi il distretto tre sarebbe sembrato il quattro e così via, quindi ho deciso di pubblicarlo a parte.
Silver e Cato per la prima volta hanno parlato senza scannarsi, per la prima volta il nostro(?) bel biondo ha protetto la sua sorellina L'immagine sopra è stata fatta da Alaska__<3
Prima che me ne dimentichi. Silver di recente ha conosciuto due nuovi amici ruolando e andando all'Accademia: Jan Andelis (cliccare sul suo nome per vederlo) e Myrtle Litch (la sorella di Clove, personaggio di darkangel98). Ergo (alla latina) molto probabilmente scriverò altro su di loro tre ammorbandovi con nuove OS. 
Se avete domande fatele, eh, sia riguardanti questa ff che riguardo alla mia long in cantiere (tranne chi vince e cose del genere).
Grazie a te che stai leggendo/lui/esso/televisione per aver anche solo aperto questa OS.


Hope 13


GOSSIP: Molto probabilmente la mia paperella si fidanzerà <3 <3




 

 
  
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