Crossover
Ricorda la storia  |      
Autore: icered jellyfish    03/02/2014    3 recensioni
[ CROSSOVER – Frozen/Rise of the Guardians | Jack e/x Elsa ]
Sopra il ripiano monumentale che aveva puntato prima, si ergeva ora una statua di ghiaccio finemente lavorata e dettagliata, che rappresentava quella che sembrava una giovane donna non oltre i vent'anni. Una treccia laterale racchiudeva l'eleganza dei suoi morbidi capelli – contrasto incredibile, sulla durezza del ghiaccio – e un viso dai dolci lineamenti sembrava osservarlo e contraccambiare il suo sguardo. L'esile corpo della giovane di cristallo era ricoperto di quello che pareva essere un raffinato vestito da sera – sicuramente fatto di qualche pregiata stoffa, se solo fosse stato vero – e un brillante mantello sottile come la brina si estendeva a coda lungo tutta la sua altezza.
Genere: Generale, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Nessuno vede le leggende







C A P I T O L O   U n i c o

Nessuno vede le leggende







Si trovava esattamente in mezzo all'aria, sfrecciante sotto l'immensità di un buio cielo pennellato di qualche nuvola a coronare la Luna e a celare qualche gruppo di stelle – talmente numerose da non soffrire di quell'occultamento parziale.
Sotto di lui, il medesimo scenario si rifletteva in uno specchio d'acqua immenso e scuro, che racchiudeva in sé la trascendentalità di quella notte fredda che abbracciava un paesaggio in cui lui aveva deciso ci sarebbe dovuta essere la neve.
Un piccolo regno si ergeva su un istmo di terra abbastanza grande da ospitare addirittura una foresta di contorno e Jack Frost, spirito e padrone dell'inverno, lasciò che i suoi occhi d'acqua fredda si riempissero dell'immagine di quel pugno di case che circondavano il loro immenso e articolato castello posto al centro della loro concentricità.
Aveva visitato quel posto anni or sono e qualcosa era sicuramente cambiato, lasciando più spazio alla modernità guadagnata in quello scorrere del tempo di cui teneva minuziosamente il conto – senza ottenere mai le risposte alle domande che lo attanagliavano nella gabbia che lo teneva prigioniero della sua costante invisibilità agli occhi di chiunque.
Lasciò che il vento lo trasportasse velocemente in quello che poteva sembra un enorme salto perfettamente calibrato, fino a poggiare fulmineamente il piede destro si sanpietrini che componevano il pavimento della piazza principale di Arendelle – ancora  ricordava il nome di quel posto, sebbene molti particolari non lasciavano quasi più intendere che quello era lo stesso di una volta.
«Ciao, Arendelle!» si inchinò dopo aver pronunciato con un tono più alto e maturo del solito quel saluto volutamente teatrale.
Rimase piegato come se stesse aspettando una risposta a quel suo omaggio al reame e, sebbene sapesse perfettamente che questa non sarebbe mai potuta arrivare, si rialzò di scatto assumendo un'espressione forzatamente delusa e oltraggiata.
«Ma, ma... Ma come! Io vi saluto, e voi fate finta di niente?» canzonò al silenzio tombale che regnava in quell'istante – l'ora era troppo tarda perché qualcuno fosse ancora fuori dalle coperte dei propri letti.
«Oh, giusto… Giusto» continuò allora, corrucciando i suo lineamenti facciali in una smorfia saccente, per poi esplodere in un grido increscioso, «
È PERCHÉ NON PUOI VEDERMI!».
L'idea di non poter essere visto semplicemente perché lì non c'era nessuno non gli importava minimamente, poiché se ci fosse stata anche solo un'altra persona oltre lui, era perfettamente convinto non sarebbe stata comunque capace di vederlo – nessuno credeva in lui e sebbene ci avesse fatto l'abitudine a questa prospettiva, non riusciva comunque ad accettarla e, in quel momento, la rabbia per quella costante consapevolezza era esplosa senza un reale motivo che giustificasse la sua azione scollegata da ogni nesso logico.
Con la collera sul volto, strinse i denti ed iniziò a camminare sempre più al centro della piazza, raggiungendo un piedistallo vuoto che non sapeva esattamente se dovesse essere considerato un monumento così com'era, o se c'erano ulteriori lavori futuri mirati ad ultimarlo.
«E questo sarebbe l'architettura che merita di primeggiare sulla tua piazza più importante!?» aprendo le braccia esterrefatto e alludendo al feudo, si rivolse nuovamente al nulla con un pizzico di sarcasmo nelle note vocali.
Ancora una volta rimase in attesa di una risposta che sapeva non gli sarebbe giunta, fino a che non abbassò gli arti e accompagnò le sue scocciate movenze con una sonora sbuffata.
Lo stava facendo diventare pazzo, la solitudine forzata in quella libertà assoluta che non aveva mai richiesto – e si domandava spesso se davvero potesse chiamarla libertà, poter andare ovunque volesse senza però mai interagire con anima viva.
Ne aveva viste davvero di ogni nei suoi centocinquant'anni di vita, eppure non aveva nessuna persona con cui poter condividere l'epicità dei suoi incredibili viaggi.
Puntò allora il bastone verso il piedistallo, rimanendo per qualche secondo a fissarlo senza sapere nemmeno lui esattamente cosa volesse fare.
In un impeto di speranze da nessuno mai ascoltate – mischiate a una considerevole dose di rancore – agitò la sua arma energicamente, lasciando fuoriuscire dalla punta di legno arcuata una prepotente scia di gelo brillante che si concretizzò sulla base di marmo scuro a terra davanti a lui, provocando inizialmente una condensa di aria troppo refrigerata perché si potesse vedere attraverso. Attese che questa si estinguesse, per poi ammirare la sua opera d'arte con sguardo compiaciuto e fiero.
«Ciao... » si lasciò scappare dalle labbra ricurve in un sorriso.
Sopra il ripiano monumentale che aveva puntato prima, si ergeva ora una statua di ghiaccio finemente lavorata e dettagliata, che rappresentava quella che sembrava una giovane donna non oltre i vent'anni. Una treccia laterale racchiudeva l'eleganza dei suoi morbidi capelli – contrasto incredibile, sulla durezza del ghiaccio – e un viso dai dolci lineamenti sembrava osservarlo e contraccambiare il suo sguardo. L'esile corpo della giovane di cristallo era ricoperto di quello che pareva essere un raffinato vestito da sera – sicuramente fatto di qualche pregiata stoffa, se solo fosse stato vero – e un brillante mantello sottile come la brina si estendeva a coda lungo tutta la sua altezza.
Jack iniziò a girarci attorno, fingendosi un timido corteggiatore privo del coraggio necessario per avvicinarsi alla creatura incantevole e affascinante quale era lei.
Tintinnò l'indice sul labbro inferiore un paio di volte, lanciandole qualche fugace sguardo d’imbarazzato ma pieno di voglia di conoscerla – e non si preoccupava di apparir pazzo in quel siparietto messo su per puro gioco, poiché l'unico attore del tutto era lui e nessuno sarebbe stato suo spettatore per giudicarlo.
«Lei...» iniziò dunque, facendosi infine coraggio, «lei è davvero molto bella, signorina».
Rimase ad osservare il suo volto incredibilmente armonico da qualunque angolazione lo si guardasse – le ciglia che contornavano i suoi grandi e splendidi occhi erano folte e perfettamente separate l'una dall'altra – ma la scultura rimase ovviamente in silenzio e lui decise di attribuire alla sua astensione di dialogo un significato sicuramente più romantico del suo essere inanimata.
«Oh, mi perdoni se le sono sembrato maleducato nell’interromperla, solo… Non ho potuto fare a meno di rimanere soggiogato dalla sua incantevole figura» continuò, avvicinandosi di qualche passo ancora.
Incrociò poi le mani dietro la schiena, prendendo a camminare nuovamente attorno a lei con l'eleganza di un gentiluomo.
«Ho viaggiato molto, sa? E difficilmente ho incontrato donne degne d’esser messe a paragone alla sua bellezza».
Riservò un'ennesima occhiata alla corteggiata, come se si aspettasse davvero che da un momento all'altro questa avrebbe interagito con lui.
«Come dice? Elsa?» esordì poi, quasi stupito, «Ma è un nome splendido! Ha un suono così regale».
Si fermò, infine, per fare un piccolo balzo nell'aria che delicatamente lo trasportò dinanzi a lei.
Fluttuante nel vuoto, la guardò in viso e con intensità e declamata malizia sorrise ancora.
«Vuole essere la mia regina, Elsa?» le domandò con una serietà in cui quasi lui stesso aveva iniziato a credere, aspettando per diversi istanti senza muovere un muscolo o compiere un respiro – il silenzio era talmente prepotente da fargli fischiare le orecchie.
Si allontanò poi da lei, voltandole le spalle e piegando leggermente la sua postura – pronto a lanciarsi nuovamente nel suo amato vento, unico compagno in quella sua esistenza eterna e dannata.
«Tornerò a trovarla, lo prometto», sigillando con lo sguardo quell'impegno, guardò poi disordinatamente i tetti delle case attorno a lui.
«Ciao, Arendelle!» salutò prima di congedarsi, ma ancora una volta il brusìo del suo elemento fu l'unica replica al suo arrivederci. Con un malinconico e rassegnato sorriso a guidare la linea della sua bocca, lasciò che da questa fuoriuscisse l'ultimo, provocatorio ossequi definitivo.
«Maleducata come sempre».
Senza che null'altro alterasse l'equilibrio della staticità di quella quiete atmosfera, Jack si lasciò definitivamente soffiare via dalla fredda corrente che aveva richiamato in suo soccorso – e non poteva sapere che, seppur non volendo, alla vista dell'arrivo della neve e di quella suggestiva e perfetta statua di ghiaccio nata dal nulla, il giorno dopo avrebbe sotterrato la sua leggenda per dare vita a quella della regina delle nevi.







F I N E




    » N O T E    A U T R I C E ;

Giusto pochi giorni fa mi sono lamentata dell'eccessiva presenza di Jelsa ma, sebbene in questo periodo spopolino, penso sia proprio quello più buio per la coppia. Questa mia fanficion vuole dunque essere una sorta di protesta silenziosa per manifestare quanto una ship possa essere bella e pulita senza per forza doverla rovinare con prompt triti e ritriti o con l'assenza di originalità.
Continuo a non sostenere nemmeno minimamente le Jack x Elsa, ma quest'idea mi solleticava la mente da un po' e penso che comunque possa essere una buona favola da immaginare, nell'ambito crossover – e ho pensato potesse inoltre fungermi da terapia, scrivere su di loro. Hahaha.
Un po' non nego mi abbia ammorbidita ma, nonostante tutto, persisto comunque nella mia totale incomprensione per l'amore verso questa coppia anche dopo averla trattata di persona e, e... E boh, reputatemi pure eretica ed ignorante ma proprio non mi piace e non riesco a vedere tra loro un legame che possa andare oltre quello che ho descritto qui o simil. x°
Detto questo, l'idea che fosse lo stesso Jack a dare vita alla leggenda riguardo la regina delle nevi, la trovavo una cosa estremamente autodistruttiva per lui, così tanto che mi ha affascinato hahaha – e da qui prende il titolo la fic, poiché gli abitanti di Arendelle, vendendo la statua di Elsa (che, premetto, né lei né Anna esistono fisicamente in questa realtà) e vedendosi circondati dopo una sola notte dalla neve, hanno iniziato a vaneggiare sull'esistenza della regina delle nevi; Elsa per l'appunto.
Molto bene, concludo con la solita speranza che anche questo mio ennesimo scritto sia potuto piacere a tutti – e spero di aver lasciato trapelare soprattutto il messaggio che vuole essere alla base del tutto. Chi volesse lasciarmi qualche recensione mi farà solo piacere! Sebbene come già ho detto, non ami la Jelsa, in questa fiction ci ho comunque versato la stessa attenzione e passione che ho adoperato per tutte le altre che ho già postato e posterò.
Un saluto a tutti e grazie per le letture!


© a u t u m n
   
 
Leggi le 3 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Crossover / Vai alla pagina dell'autore: icered jellyfish