- EAT! -
Cassie sorride. Lo sconosciuto le aveva inviato un altro messaggio e si mostrava ancora una volta sinceramente preoccupato per la sua salute alquanto precaria, per quel contorto meccanismo di autodistruzione che aveva innescato e di cui difficilmente avrebbe ripreso il controllo. Lo sconosicuto la implorava di smetterla con quel giochetto rivelatosi troppe volte letale, la invitava a riflettere su quanto disastrose potessero essere le conseguenze, la incitava a prendere coscienza dei rischi contro cui prima o poi avrebbe dovuto necessariamente imbattersi. E sembrava quasi chiederle: - Ne vale davvero la pena? - 
Cassie conosce la risposta, i dottori non hanno mancato di fargliela sapere e gli strizzacervelli si sono assicurati che lei la capisse perfettamente. O forse no. Forse lei conosce una risposta superficiale che non ha mai condiviso, una risposta apparentemente giusta che però non le appartiene, che si rifiuta di accettare e che non può considerare legittima. Cassie cancella il messaggio forse per debellare tutti quei dubbi e quegli interrogativi che cominciano a prendere forma nella sua testa e che fanno maledettamente paura. Troppa paura. E adesso si guarda intorno, alla disperata ricerca di un qualcosa che non riesce a trovare, e come potrebbe? Lei così irrimediabilmente fuori posto non riuscirà mai a far quadrare le cose, non riuscirà mai a pacificare il caos che ha dentro e con cui ormai è destinata a convivere. Lei è Caos. Lei è uno di quei disastri dal fascino ineguagliabile. Lei è una di quelle anime incredibilmente pure e innocenti, stravolte da una società che preferisce la ben più mediocre perfezione. Più lei cerca di mettere ordine nella sua vita più questa le sfugge di mano. Lei è una contraddizione vivente, uno di quei paradossi per cui la natura dell'essere e i desideri dello stesso finiscono per non coincidere. Lei, per quanto odi ammetterlo, è semplicemente umana. 
Eppure per gli altri era così semplice, perchè per lei no? Perchè doveva combattere un istinto che tutti gli altri consideravano naturale? Perchè il cibo la disorientava? Perchè trovava inconcepibile essere circondata da gente che mangiava? Perchè era terrorizzata dal biscotto che quella dolce bimba le aveva appena offerto? Prima ancora di potersene accorgere ha già voltato lo sguardo verso il finestrino e si ripete mentalmente di non cedere, di non perdere il controllo e di resistere ancora un paio di minuti. Ora Cassie è finalmente a casa e comincia ad avvertire un leggero languorino, niente che due belle pilloline non possano risolvere ovviamente. Chiude gli occhi e le butta giù tutte d'un colpo, come suo solito, trae un respiro profondo, si inumidisce le labbra e accosta la mano al petto probabilmente per meglio sentire quel battito irregolare e discontinuo. Aritmia cardiaca, eccessiva sudorazione, ipertensione: queste erano solo alcune delle "possibili complicanze dovute a un eccessivo e/o uno scorretto uso del farmaco". Non ricordava bene nè dove, nè quando ma era certa di averlo letto da qualche parte e ora non poteva fare a meno di sorridere: lo sconosciuto sembrava avere ragione dopotutto.
- Wow - esclama. 
Il soffitto prende a girare, dapprima lentamente poi via via sempre con più impeto, le pareti si dissolvono nel nulla così come il pavimento. Sente le forze abbandonarla e il sonno prendere il sopravvento. "Può causare sonnolenza e sbalzi d'umore" ricordava di aver letto anche. E allora sorride, ora finalmente andrà tutto bene. 









Author's Note
Non so ieri mi è venuta un'ispirazione fulminea ed ecco qui il risultato. Adoro questo personaggio, così semplice e allo stesso tempo drammaticamente contorto...WOW! Però capisco che come storia non valga granchè, quindi se non vi piace lo capisco...le critiche sono sempre ben accette.