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Autore: MJBlack    03/02/2014    1 recensioni
[A real life in New York City GDR]
[A real life in New York City GDR]« Il nostro patto non comprendeva tutto questo » La voce gli uscì di due toni più bassa del normale, ma non poteva farci nulla, era la sua presenza e la consapevolezza di essere circondati dai suoi leccapiedi a parlare per lui. « Me ne tiro fuori. E dovresti anche tu, questo piano è troppo grande perché tu riesca a compierlo. »
Non ricevette nessuna risposta. L’ombra aveva semplicemente inclinato appena il viso, come se stesse studiando una potenziale preda. Divertito dalla sua inquietudine, non faceva che giocare al gatto con il topo.
Lui fremeva di ottenere una risposta, un assenso, un segno di ascolto. Se avesse saputo cosa avrebbe portato da lì a poco quel leggero accenno, probabilmente avrebbe preferito non ottenere nulla. Delle braccia forti lo presero, impedendogli l’accesso alle armi di cui era portatore.
Genere: Avventura, Romantico, Sovrannaturale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Slash
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Prologo:
L’onore dei patti
 

Central Park era da sempre ritenuto il “Polmone verde della città”: nelle ore diurne, i bambini si divertivano a ricorrersi e giocare nei verdi prati, mentre i loro genitori, poco lontani, si lamentavano di qualche maestra poco propensa ad alzare i voti dei propri piccoli. Non c’era persona, a New York City, che non avesse visitato quello splendido parco, che fosse per un appuntamento, o per portare a spasso il cane. Ma a quell'ora, era proprio il posto ideale da evitare di frequentare. C'erano non poche voci sul fatto che giovani donne venissero facilmente trascinate lì e violate da ragazzi che non accettavano facilmente un rifiuto per i loro bisogni. Le televisioni mondane parlavano sempre di quanto quel posto fosse sconsigliato per i giovani, superato un certo orario. Tuttavia restava un luogo in cui le giovani coppiette amavano nascondersi, per giocare a conoscere l'amore. Il problema era che non erano i soli a nascondersi tra le alte e folte fronde dei maestosi alberi del parco. Invisibili ai loro occhi, empie creature si aggiravano fuggiasche. Ma lui non era tra queste, tutt'altro. Lui era lì per mettere fine a tutto, a quella pazzia che sembrava stesse prendendo il sopravvento, prima che il peggio potesse prendere il sopravvento, scaricando tutto ciò a lui caro e conosciuto in un vortice di caos e disordine. Si muoveva, spedito e silenzioso, grazie alla sua stregaluce, che teneva davanti a sé, per illuminare il cammino. Quando localizzò il punto d’arrivo del suo percorso, si ritrovò in una piccola radura circondata da alberi di quercia. Tutto era avvolto in un’aria di scabroso silenzio: non si riusciva a sentire nulla, neanche i clacson delle auto, tipici delle strade newyorkesi, non così tanto lontane dalla sua attuale posizione. Si girò più volte su se stesso, prima che qualcosa attirasse la sua attenzione: una figura emerse dall’oscurità della foresta. A causa della poca luce, il suo viso non era riconoscibile, ma lui lo conosceva così bene da rendere superfluo quel piccolo dettaglio.

« Il nostro patto non comprendeva tutto questo » La voce gli uscì di due toni più bassa del normale, ma non poteva farci nulla, era la sua presenza e la consapevolezza di essere circondati dai suoi leccapiedi a parlare per lui. « Me ne tiro fuori. E dovresti anche tu, questo piano è troppo grande perché tu riesca a compierlo. »

Non ricevette nessuna risposta. L’ombra aveva semplicemente inclinato appena il viso, come se stesse studiando una potenziale preda. Divertito dalla sua inquietudine, non faceva che giocare al gatto con il topo.
Lui fremeva di ottenere una risposta, un assenso, un segno di ascolto. Se avesse saputo cosa avrebbe portato da lì a poco quel leggero accenno, probabilmente avrebbe preferito non ottenere nulla. Delle braccia forti lo presero, impedendogli l’accesso alle armi di cui era portatore.

« Come preferisci, ma sai che a noi non piacciono molto quelli che non tengono fede agli accordi presi » Si grattò il mento con fare divertito, prima di girarsi dandogli le spalle « Quindi parteciperai lo stesso, in un modo o nell’altro. »

Prima che potesse fare o dire qualunque cosa, un coltellino dalla lama sottile gli trapassò l’incavo della spalla. Sarebbe stata una ferita innocua, se non fosse stato che avevano preso a colpirlo con tante di quelle piccole e diaboliche armi, riempiendolo di piccoli e profondi buchi, simili a quelli dei morsi dei vampiri. Più sentiva il sangue scorrere fuori dalle ferite, più gli stringevano forte i polsi e le gambe, spingendolo poi a terra e continuando in pace il loro lavoro.
Riusciva a sentire solo dolore, finché non senti altro che le sue ultime parole.

« Che i giochi abbiano inizio ».


 


Codesta storia è opera mia e di BJules, ideata a causa di quel male chiamato "Shadowhunters". 
La storia la abbiamo ideata insieme, quindi non odiate solo me per tutte le cose che succederanno, perché ne succederanno davvero delle belle!
Abbiamo cercato di inserire più personaggi possibili del gdr "A real life in New York City", ideando per ciasciuno storie e collegamenti ai personaggi principali, che nel primo capitolo scoprirete. 
E, insomma, che altro dire... Restate con noi, per soffrireh ♥


— Manu e Jules (meglio conosciute come "Chris" e "Isabel")
 

   
 
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