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Autore: usagainst_theworld    03/02/2014    1 recensioni
[74°Hunger Games - Marvel]
Marvel non ha avuto abbastanza tempo. Non ha avuto il tempo di crescere, gioire, soffrire, amare. Ma quello è il destino che si è scelto. No, che qualcun altro ha scelto per lui. Figlio di un tempo sbagliato, di una società sbagliata. Probabilmente nessuno penserà più a lui, mentre il suo cadavere viene spedito in un’anonima cassa di legno ai suoi familiari. La vita va avanti, nel Distretto 1, in tutto il paese. Questi giochi gli hanno rubato il passato, il presente e il futuro.
Genere: Angst, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Marvel
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Quando vincerai
 
Dei bambini giocano per strada, rincorrendosi tra loro e dando calci a una grande palla fatta di pezza. Una bambina impara a cucire con ago e filo, sotto l’attenta sorveglianza di sua madre, davanti al camino di una casa modesta. Una ragazzina parla distrattamente con le sue amiche e intanto lancia sguardi fugaci a un suo coetaneo dall’altra parte della strada. Due giovani amanti si incontrano di nascosto dietro a un palazzo, si baciano e si giurano amore eterno. La vita va avanti, anche nel Distretto 1. Le persone sembrano quasi incuranti dell’evento che fra qualche ora, come ogni anno, potrebbe cambiare l’esistenza di due famiglie. Forse per loro è meglio far finta di niente, godersi la vita finché si può. Sarà sicuramente così, pensa un bambino dagli occhi furbetti che osserva il mondo dalla finestra della sua stanza. Gli stessi occhi che, nonostante la giovane età, hanno visto già tanta violenza. Gli stessi occhi che ogni anno sono incollati allo schermo del piccolo televisore. Gli stessi occhi che tra non molto potrebbero ritrovarsi a guardare quelle atrocità da vicino.
La voce burbera del padre che sta entrando nella stanza riporta il bambino alla realtà e lo costringe a voltarsi.
– Marvel, tua madre e le tue sorelle hanno bisogno di aiuto giù in cucina, perché non rispondi? –
– Scusa padre, non ho sentito. – ammette con voce titubante, sperando di non far arrabbiare l’uomo. Più comprensivo del solito, quest’ultimo si siede sul letto e con un gesto invita il figlio a fare lo stesso – A cosa stavi pensando? – chiede.
– Alla Mietitura, papà. – risponde in un sussurro il dodicenne. L’uomo poggia la grossa mano sulle sue spalle e inizia ad accarezzarlo lentamente. – Figliolo, non devi preoccuparti. La tua prima Mietitura sarà una passeggiata. Ci saranno sicuramente dei volontari, ci sono sempre nel nostro Distretto. Un giorno toccherà a te. – il bambino sussulta e quando vede che il padre sta per aprire di nuovo bocca, si maledice per averlo fatto. – Marvel, ne abbiamo già parlato. Un giorno sarai tu ad avere quella corona poggiata sul capo. Quando vincerai, io sarò fiero di te. –
– Certo padre. Scendo tra un po’ – dice nel tentativo di stroncare la conversazione. “Ne abbiamo già parlato…” Quante volte Marvel era stato costretto a sentire quelle idiozie? Lui non si sarebbe mai offerto volontario. Non si sarebbe mai macchiato di una colpa così grande. Lui e gli Hunger Games erano due cose totalmente opposte e dovevano rimanere tali.
Il piccolo Marvel viene presto accontentato. L’uomo non degna neanche di uno sguardo il figlio, si alza dal letto e oltrepassa la porta.
I suoi pensieri vengono nuovamente turbati da qualcosa: lui dovrà offrirsi volontario prima o poi, che lo voglia o meno. Le parole del padre sono ormai impresse nella sua giovane mente, sentite così tante volte da poter ripetere il discorso a memoria. “Quando vincerai…”
Ripensa agli allenamenti che ormai lo stanno occupando già da un anno. Un bambino che sa maneggiare la spada, usare una lancia ed escogitare ogni strategia possibile per uccidere i suoi simili è una cosa normale qui a Panem. Ma non per lui.
Marvel si chiede se un giorno si sentirà felice, come sembrano esserlo tutti i ragazzi che riescono a far ritorno dall’Arena. Sicuramente sarà  talmente ricco e forse la felicità sarà l’ultimo dei suoi pensieri.
***

La signorina incaricata di estrarre i nomi dei partecipanti agli Hunger Games legge con voce squillante il nome di un ragazzo. Ma è solo una formalità. Come ogni anno, c’è qualcuno pronto ad offrirsi al suo posto.
“Mi offro volontario come tributo!” urla Marvel dal fondo della piazza.È giunto finalmente il suo momento e, mentre cammina spedito in direzione del palco, già pensa a quando ritornerà qui, da vincitore. Una volta saliti i gradini, stringe la mano a Lux, la sua compagna di Distretto. È tanto bella quanto letale. In una situazione diversa, potrebbe facilmente innamorarsi di lei. Ma nel posto in cui stanno andando non c’è spazio per l’amore. Marvel rivolge un ultimo sguardo alla folla adorante sotto di lui, prima di sparire nel Palazzo di Giustizia.
***

Nel treno ripensa a quante volte da bambino credeva che tutto questo fosse terribilmente sbagliato. Gli Hunger Games erano sbagliati. Panem era sbagliata. Adesso, nella penombra della sua stanza, accarezza un’idea completamente differente. Vincerà. Suo padre sarà finalmente fiero di lui.
***
 
I tributi di quest’anno non sono poi così tanto diversi da quelli delle edizioni passate. Ci sono i Favoriti, di cui lui fa parte, i dodicenni piccoli e tremanti, i ragazzi poveri e malnutriti degli ultimi distretti. Sorprendentemente, quest’anno il problema sembra essere proprio il Distretto 12. La ragazza, Katniss Everdeen, si è offerta volontaria al posto della sua sorellina e, Marvel non sa come, è riuscita ad ottenere un 11 nella sessione privata di addestramento. Il ragazzo, Peeta Mellark, è abbastanza forte e bravo nella lotta, abile con le parole, sa come attirare gli sponsor. Ha un punto debole però. Katniss, la sua compagna di Distretto. Ha dichiarato di avere una cotta per lei durante l’intervista, in diretta nazionale. Che coraggio.
Domani entrerà nell’Arena e già pensa a un modo per fare fuori tutti gli avversari. Perché deve tornare a casa, l’ha promesso a suo padre. In quel momento la nostalgia di casa sembra prendere il sopravvento, ma lui la scaccia prontamente.
***

Il ragazzo innamorato, Peeta, si è alleato con loro. Marvel crede sia una strana strategia e non si fida di lui, ma non può farci niente, il gruppo ha deciso così. Quando si presenterà la giusta occasione, lo ucciderà con le sue stesse mani.
***

Una freccia gli trafigge il petto, subito dopo aver ucciso una dodicenne con una lancia. Le sue gambe cedono e la vista si annebbia. E’ finita, per sempre. Sta morendo. Non tornerà mai più a casa. Non rivedrà mai più i suoi genitori, le sue sorelle, i suoi amici. Non sarà mai vincitore.
Nel suo ultimo istante di vita ripensa ancora una volta alle parole del padre “Quando vincerai…” ma non ha il tempo di formulare una frase diretta a lui che le parole gli muoiono in gola.
Marvel non ha avuto abbastanza tempo. Non ha avuto il tempo di crescere, gioire, soffrire, amare. Ma quello è il destino che si è scelto. No, che qualcun altro ha scelto per lui. Figlio di un tempo sbagliato, di una società sbagliata. Probabilmente nessuno penserà più a lui, mentre il suo cadavere viene spedito in un’anonima cassa di legno ai suoi familiari. La vita va avanti, nel Distretto 1, in tutto il paese.
Questi giochi gli hanno rubato il passato, il presente e il futuro.

La canzone della buona notte:
Data l'ora vi dico buona notte!
Come scrivere della vita di Marvel in 1000 e poco più parole, lo stai facendo nel modo giusto ahahah Fatemi sapere che cosa ne pensate, lasciate qualche recensionina ina ina ina e... basta! Sogni d'oro zollette :)
   
 
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