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Autore: Fuuma    04/02/2014    1 recensioni
Cristalli d'argento che trasformano in improbabili paladini della giustizia, angeli che cantano per trovare ragazzi travestiti da principesse e rose rosse come se piovesse.
Genere: Comico, Demenziale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessuna stagione
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Characters: Dean Winchester; Sam Winchester; Castiel; Gabriel; Balthazar; Benny Lafitte; Jo Harvelle; Jessica Moore; Michael; Adam Milligan; Anna Milton; Uriel; Ruby; Lilith; Meg; Lucifer {nominated};
Pairing: tutte piuttosto marginali, con accenni alla wincest e alla midam;
Rating: NC-14
Genre: Commedy;
Words: 4073
Warning: slash; au; crossdressing; gender bender;
Prompt: fadom!au
Note: Menzogne e cazzate, ecco di cos'è piena la fic, a partire dalla canzone Carry on my wayward son che non sto neppure a specificare di chi sia ma di certo non l'hanno cantata dei tali che si fanno chiamare col nome imbecille di Three Angels (che sì, nella fic è un chiaro riferimento ai Three Lights).
Di Sailor Moon ho un sacco di ricordi annebbiati, tra poteri, nemici, oggetti magici e via dicendo; ma dopo aver visto [ questo ] ho sentito il dovere morale di dare anche una mia versione dell'au e distruggere una volta per tutte la mia reputazione di persona seria.
Alcune riferimenti a Supernatural sono più che volontari, non credo sia manco così difficile scoprire quali, mentre per quanto riguarda la scelta sulle guerriere Sailor... ecco, sono andata un po' a sentimento, il più difficile in effetti è stato Sam, per più di un motivo (primo tra tutti perché non mi piace per niente Sailor Mercury e potrei uccidere chiunque me lo suggerisca come tale), ma alla fine ho visto la luce (?).
Disclaimers: I personaggi di Supernatural appartengono a chi di diritto, l'ambient di Sailor Moon pure ed è meglio così.
Scritta per la Missione Globale della quarta settimana del Cowt-4 @ maridichallenge

 



Carry on my wayward son,
For there'll be peace when you are done
Lay your weary head to rest
Don't you cry no more
 

Il pacchetto di M&Ms si abbatté con violenza contro la radio accesa sul tavolino del salotto, spargendo caramelle colorate sul tappeto. Gabriel la guardò abbattersi a terra con un ghigno soddisfatto, dando una miserevole fine all’intreccio di voci voci maschili che, da una settimana a quella parte, erano entrate nella Top Ten musicale del Giappone. Ridotte ad un gracchiare fastidioso, costrinsero Castiel ad alzarsi dalla poltrona su cui sedeva, per spegnere la radio e rivolgere una lunga occhiata al fratello.
«Così non aiuti.» affermò.
Gabriel ruotò la lingua intorno al lollypop alla fragola che gli riempiva la bocca, prima di decidersi a parlare.
«Hai ragione, dovevo usare un cuscino, non valeva la pena di sacrificare tutte quelle caramelle.»
«Sai che non era quello che intendevo.»
«Cass, Cass, che importa? Siamo bloccati in questo pianetuncolo azzurro, tanto vale prenderla con filosofia e approfittare dei divertimenti che ci può offrire.» era stato un terzo ragazzo a parlare, di qualche anno più grande di Castiel, con spettinati capelli biondi, il mento macchiato dalla barba e abiti che sembravano più adatti al figlio di un mafioso italiano, più che ad un idol giapponese.
Castiel cercò di mantenere la calma. Da quando erano arrivati in quel mondo, ne aveva subito approfittato per frequentare un corso di yoga per corrispondenza, ma, nonostante il raggiungimento del livello “Pazienza Divina” dei Dieci livelli per far raggiungere la pace al prossimo e liberarsi dello stress, non era certo che la presa vulcaniana avrebbe sortito qualche effetto con i due fratelli maggiori.
«Quale divertimento ci sarebbe nel tirare caramella ad una radio, Balthazar?» domandò.
Balthazar fu il primo a balzare giù dal divano, raggiungendo in falcate veloci la bacheca di sughero appesa alla parete in cui il minore dei fratelli segnalava diligentemente gli appuntamenti della settimana, tra incontri con produttori, interviste e le prove per il nuovo singolo. La staccò dal chiodo che la teneva appesa e la voltò, indicando una tabella piena di numeri e scritte ed un grafico colorato.
«Ta-daan!» esclamò, con movimenti degni di una valletta da quiz-premi.
Castiel fissò la tabella.
«Avete dato un punteggio ad ogni oggetto dell’appartamento.» notò.
«Già.» pigolò Gabriel «E, visto che io ho colpito la radio, sono in vantaggio di dieci punti.»
«Non ti allargare, Gabe, stamattina ho colpito il vaso Ming all’ingresso.»
«Sei stato tu? Quello era il preferito di nostro padre.»
«C’mon, Cass, relax! Sono passati anni da quando papà è uscito per prendere le sigarette, non tornerà più.»
«Questo non significa che la nostra missione sia meno importante o forse avete dimenticato perché siamo qui?»
«Per trovare la nostra principessa.» Il cinguettio della coppia di alieni non servì a rassicurarlo.
E Castiel decise di accantonare la presa vulcaniana a favore di un più efficace colpo di pistola tra gli occhi dei due.
 

~

La musica rimbombava a tutto volume nell'abitacolo dell'Impala quando l'auto parcheggiò davanti alla filiale giapponese dell'università di Stanford. Quando ancora era piccoli e in piena età dei perché, suo fratello minore aveva chiesto a loro padre che cosa ci facesse una famiglia americana come la loro in Giappone, la risposta era arrivata qualche anno dopo, con la morte del padre e la scoperta di essere destinati ad una vita che mai avrebbero potuto definire normale.
«Tokyo epicentro di catastrofi e attacchi di mostri che minano allo squilibrio del bene e del male, 'sto cazzo!» urlò Dean Winchester, spegnendo l'autoradio e dando sollievo ai timpani di suo fratello minore.
«Dean, lo so che sei arrabbiato perché abbiamo scoperto che qualche idiota di Lawrence, la scorsa settimana ha liberato Lucifer nel Maryland, ma potresti avere pietà dei miei timpani?»
«Hei, questa è arte, dude
Con la punta dell'indice e del medio picchiettò sull'autoradio che ancora vibrava per le note di Carry on my wayward son, cantata dai Three Angels, un nuovo gruppo emergente apparso quasi dal nulla che aveva conquistato immediatamente le simpatie del ragazzo.
Una spazzolata di capelli biondi, un mare di lentiggini, un sorriso da schiaffi che aveva fatto innamorare ogni ragazza con cui aveva incrociato lo sguardo e musica nelle vene, questo era Dean Winchester.
«Non ho nulla contro la canzone, ma vorrei continuare a sentirci anche una volta sceso dall'auto.» sospirò il più piccolo, scendendo dalla Chevrolet laccata di nero.
«Sammy, smetti di frignare e lascia che un uomo goda del poco che ha.»
Il più piccolo serrò i denti, sceso dall'auto, si fece scivolare addosso ogni parola, lasciando che cadesse oltre la portiera aperta. Ogni ribattuta sarebbe stata inutile.
Dean lo seguì, recuperando il proprio zaino, insieme ad una buffa penna bombata nera ed argento, su cui erano incise le stesse lettere della targa della Chevrolet e che ospitava, sul tappo, un cristallo argentato a forma di stella inscritta in una circonferenza simile ad un sole. La lasciò scivolare nella tasca dei jeans, sentendo la gamba pizzicata dall'energia del Cristallo di Luna.
Era l'unico ricordo dei loro genitori, quello e il diario di John Winchester, da cui, al quattordicesimo compleanno di Dean, i due fratelli scoprirono di avere qualcosa che nessun altro bambino orfano avrebbe mai posseduto: un'auto da sballo.
E il potere di trasformarsi in paladini della giustizia.
«Allora, secchione, ci rivediamo all'ora di pranzo insieme agli altri. E, ricordati, se ti attaccano…»
«Non devo fare nulla di avventato, ma aspettare il tuo arrivo.»
«That's my boy!»
Sam si sistemò lo zaino sulla spalla destra, con un'espressione imbronciata che non sfuggì al fratello maggiore.
«Ancora non ho capito perché non posso cavarmela da solo…» borbottò.
Uno scappellotto lo colpì dietro la nuca.
«Perché prendermi cura di te è il mio lavoro, ecco perché! E ora vai e rendimi orgoglioso del mio fratellino.»
Mentre Dean ammiccava ridacchiando, Sam distese le labbra in una smorfia stizzita, per nascondere l'imbarazzo alla sua ultima frase. Si concesse un «Fanculo, Dean.» e si allontanò lungo il sentiero che conduceva alle classi liceali, diametralmente opposte a quelle universitarie in cui Dean aveva trovato lavoro come giardiniere. A differenza di Sam, che, nonostante i suoi sedici anni, aveva già deciso sarebbe diventato un avvocato, lui aveva abbandonato presto gli studi, preferendo trovarsi qualcosa che gli avrebbe permesso di rimanere il più vicino possibile a suo fratello e poterlo proteggere da ogni male.

Quando la campana della fine delle lezioni mattutine suonò, Sam si era già tuffato oltre la porta dell'aula, con il proprio pranzo che dondolava infilato in un sacchetto di plastica ed il braccio sollevato a far segno a Jessica di seguirlo.
Raggiunsero in fretta il tetto della scuola, dove Dean li stava aspettando, insieme ad una doppia razione di cheeseburger e l'immancabile fetta di torta di mele.
«Yo, Sammy, buone notizie!» esclamò, vedendolo spuntare oltre la porta, insieme alla ragazzina bionda.
Entrambi raggiunsero il più grande, prendendo posto in terra, accanto a lui e salutando il resto della cricca che Dean era solito chiamare:  la rock-band della giustizia.
Era difficile immaginare un gruppo più disomogeneo di quello; se John avesse raccontato loro che il capitano delle cheerleader, il Centro della squadra di football del college, la figlia della direttrice scolastica e l'unico ragazzino giapponese che sembrava frequentare quel college, avrebbero condiviso il loro stesso segreto, lo avrebbero creduto un pazzo.
Invece, dopo dieci anni dalla sua morte, sedevano insieme sul tetto della scuola, con un segreto nel cuore ed una strana penna bombata tra le mani, con un colore diverso per ognuno di loro.
Dean indicò con un cenno del capo alla sua destra, dove un ragazzo massiccio masticava annoiato la cannuccia di un succo al pomodoro.
«Benny dice che c'è aria di tempesta.»
Lo disse con un sorrisetto ironico, per il doppio senso riferito all'identità segreta del ragazzo, che del pianeta Giove aveva i favori e i poteri.
«Quando sei tornato?» chiese Sam.
«Ieri e avrei fatto meglio a non partire. Tornare a casa è stato come…» si passò una mano sul mento, sporcato dalla barba castana «attraversare il Purgatorio di Dante.»
L'accento della Louisiana suggeriva la sua provenienza, ma ce l'aveva tatuato negli specchi azzurri degli occhi di essere figlio di occidentali, trasferito a Tokyo per lo stesso motivo dei Winchester: perché suo padre aveva deciso così.
«Comunque sono riuscito a trovare notizie sui Demoni Stellari.»
Dean agitò una mano in sua direzione.
«Wo, wo, aspetta un attimo, dude. E ora da dove arrivano questi?»
Benny si strinse nelle spalle, allargando le braccia con un'espressione perplessa.
«Sono i nostri nemici, pal.» ed era abbastanza sicuro che fosse stato ovvio, perlomeno dall'ultima volta in cui avevano rischiato il culo per salvare sconosciuti random e distruggendo proprietà del comune come nulla fosse.
«Vuoi dire che abbiamo già sbaragliato il Dark Esercito?»
«Quello è stato l'anno scorso, Dean.» si intromise Sam. Ne aveva anche approfittato per estrarre dallo zaino il diario di loro padre, su cui l'uomo, negli anni della caccia ai Nemici della Giustizia (o più comunemente mostri), aveva appuntato tutto ciò che era riuscito a scoprire.
Dean si massaggiò le tempie, come se quel gesto lo aiutasse a ricordare.
«E il Regno di Buio?»
«Sconfitto.»
«La Luna Nera?»
«Distrutta.»
«I Soldati Oscuri?»
«Uccisi.»
«I Cavalieri Tenebrosi?»
«Rimandati nelle tenebre.»
«Dio, perché devono avere tutti 'sti nomi così simili?! Per forza uno si confonde!» ringhiò, strappando il diario dalle mani del fratello, iniziando a sfogliarlo nervosamente nella speranza di riuscire a rimettersi alla pari «Ma almeno non è cambiato quello che stanno cercando, vero? Anche se il nome diventa sempre più assurdo ad ogni nemico sconfitto, si tratta sempre del Cristallo d'Argento
Rimasto in silenzio fino a quel momento, Kevin sciolse l'abbraccio allo zaino con cui era salito sul tetto. Svuotato dei libri di scuola che lo appesantivano inutilmente, lo usava per trasportare più facilmente la tavoletta delle Profezie di Crystal Tokyo che un ragazzino di nome Samandriel, venuto dal futuro aveva lasciato loro in dono, parecchi nemici prima.
«Questa volta lo chiamano il Cristallo del Cuore.» spiegò, leggendo kanji sulla tavola che cambiavano ad ogni battito di ciglia, scivolando sulla superficie come fossero stati liquidi e rispondendo alle esigenze di chi la stringeva tra le dita.
«…sempre più virili questi nomi.» commentò Dean.
Con un colpo di tosse, Benny riprese parola.
«Jo ha scoperto che i Demoni Stellari sono comandati da Lucifer.» indicò la ragazza, occupata a digitare velocemente sulla tastiera virtuale di un'iphone modificato per l'occasione perché potesse rilevare ogni anomalia terrestre derivata dall'uso corrotto del potere delle stelle.
«A quanto pare, non sono gli unici a volersi impadronire del Cristallo del Cuore.» spiegò lei, rimanendo a lungo – forse un po' troppo a lungo – con lo sguardo sul volto di Dean.
Il ragazzo sorrise, estraendo dalla tasca la penna nera con il cristallo di luna, lo ruotò in aria, per poi riprenderlo al volo.
«Umpf, hanno solo da provarci!»

Aveva gli occhi chiusi, eppure riuscì a vedere ogni cosa, ogni volto, a partire da quell'arrogante ragazzino che lanciava in aria come nulla fosse il Cristallo di Luna.
Seduto sul ramo più grosso di uno dei tanti ciliegi che riempivano il cortile, si lasciò sfuggire una curva appena visibile sulle labbra, solo l'abbozzo di un sorriso troppo freddo per essere realmente umano. Tra le sue braccia, spinto con la schiena contro il suo petto, un ragazzo più giovane vestito aspettava in silenzio.
Due altre figure si nascondevano tra i petali rosa dell'albero.
Un uomo di colore ed una giovane donna dai capelli rossi.
«Non credi che dovremmo impossessarcene subito?» domandò lei, impaziente di raggiungere lo scopo per cui si erano riuniti a Tokyo.
«Non essere precipitosa, Anna, per poter ereditare il Cristallo del Cuore ci serve il suo consenso o sarà tutto vano.» la voce era pacata e quando gli occhi si riaprirono, per un attimo si illuminarono della luce delle stelle «Una volta ottenuto, potremo finalmente sconfiggere Lucifer e portare il silenzio tra le Galassie.»
Anna e l'uomo risero di gusto.

«Castiel! Cass! Cassie! Eddai, non ci starai ancora mettendo il broncio?»
Gabriel e Balthazar avevano passato l'intero pomeriggio a dar fastidio al fratello, tra frecciatine di dubbio gusto e lanci di carte di cioccolatini tra i suoi capelli.
Era difficile capire come fossero riusciti  a scendere sani e salvi dal taxi che li aveva condotti alle porte della filiale giapponese di Stanford, senza che l'alieno usasse i propri poteri per farli tacere una volta e per sempre.
«Terra chiama Cass, terra chiama Cass!»
«Non farti pregare, brò
Castiel cercò di ignorarli, concentrandosi su ciò che li aveva condotti fino a lì.
«Mhm…» Gabriel sollevò lo sguardo al cielo, spaziando verso l'edificio scolastico che troneggiava a qualche metro dai cancelli principali «Lo sentite anche voi?»
Balthazar guardò nella stessa direzione, pur senza capire a cosa si stesse riferendo il fratello.
«Se è un altro dei tuoi scherzi…»
«Non mi offendere, sarei stato molto più originale di "la senti anche tu quest'energia malvagia che proviene dal tetto"?» lo disse agitando le mani, mimando un'espressione vista in quei film horror che, era capitato, tenessero occupate le loro serate passate in casa a piangersi addosso in quella ricerca infinita che, fino a quel momento, non aveva fatto trovare loro alcuna Principessa.
Castiel aggrottò la fronte, osservando la zona del tetto dell'edificio.
«Lo sento anche io.» affermò solenne.
«Che cosa credi che sia?» domandò Balthazar.
«Ah, quindi se lo dice lui gli credi subito? Questo mi ferisce, brò. Mi ferisce fin nel profondo!»
Senza dar peso alle parole di Gabriel, Castiel rispose: «È Lucifer.»
Piano e poco per volta, la bocca dei due fratelli maggiori si spalancò in un'espressione inorridita, finché non fu Gabriel a prendere l'iniziativa, iniziando a spingere i due, verso la zona dei taxi.
«Ormai non possiamo farci niente, torniamo a casa e rimettiamoci al lavoro con la prossima canzone. Forza, forza che ho una nuova melodia in testa e non voglio che mi sfugga.»
«Gabriel, hai sentito anche tu l'energia che ci ha portato fin qui; se quello era davvero il Cristallo del Cuore significa che la nostra Principessa si trova qui!»
«Nah, ti sarai sbagliato, capita anche ai migliori.»
«Io sto con Gabe, filiamocela prima che arrivi il Gran Capo e cerchi di ucciderci.»
Castiel piantò i piedi a terra, voltandosi verso i due. Il trenchcoat che, ormai, ogni fan del Giappone aveva iniziato a riconoscere ed amare, si sollevò dietro la schiena, svolazzando come due ali castane che ricaddero leggere dietro la schiena.
«Ho giurato di trovare la Principessa ed è quello che farò.» sibilò e le note bassa della voce raschiarono la gola «Mi aspettavo di più da voi.»
Non attese una risposta, spintonando Gabriel ed allontanandosi dalla sua presa, corse verso l'edificio.
Gabriel pestò un piede a terra.
«Odio quando Bambi ha ragione!»
Poco dopo, entrambi corsero dietro al fratello.

Era successo tutto troppo in fretta, l'unica cosa di cui Dean era riuscito a rendersi conto, era stata la penosa fine della propria torta di mele, volata oltre il parapetto.
«Sonofabitch!»
Ruggì alle tre sventole dal sorriso seducente, se avesse potuto le avrebbe rinominate "Blonde hot chick", "Dark hair hot chick", e "La tipa che fa gli occhioni dolci a mio fratello". Dannata puttana!
«Ehi, non pensarci neppure stronza, quella è già proprietà privata!» le urlò addosso, mentre il trio avanzava ancheggiando a braccia spalancate, trascinandosi dietro un'energia nera che, da sola, stava riuscendo ad oscurare il cielo.
Jo si avvicinò al ragazzo.
«Dobbiamo trasformarci.»
«Evvai!» esclamò Kevin, un po' troppo entusiasta, date le circostanze.
«Per una volta non possiamo evitare la fase della trasformazione?» azzardò Sam, con un pessimo presentimento.
«Io sono d'accordo con il ragazzino.» si aggiunse Benny.
«Non possiamo sconfiggerle se non ci trasformiamo.»
«Jess, non anche tu…»
Dean cercò con lo sguardo i propri amici e, chi più, chi meno, tutti annuirono ad un suo cenno, stringendo tra le dita le Penne di trasformazione.
Soltanto Sam rimaneva fermo nella propria opposizione.
«No, davvero… Dean… non farlo… non è bello da vedersi…» se non avesse già superato di parecchi centimetri l'altezza del fratello maggiore, avrebbe potuto dire che quello spettacolo era in grado di bloccargli la crescita e non aveva tutti i torti.
Uno dopo l'altro, i cinque ragazzi sollevarono la Penna magica verso l'alto, quasi a voler puntare il pianeta di cui erano guardiani.
«Potere di Marte, vieni a me!» urlò Jo, per prima.
«Potere di Venere, vieni a me!» le fece eco Jessica.
«Potere di Mercurio, vieni a me!» trillò Kevin.
«Potere di Giove, vieni a me!» tuonò, la voce profonda di Benny.
Infine, davanti agli occhi inorriditi del fratello minore, Dean si mise in posa per la propria trasformazione, richiamandola all'urlo di: «Potere del Cristallo di Luna, vieni a me!»
«Ma perché mi ostino a combattere il male con voi? Io voglio una vita normale…» il pigolio disperato di Sam si ridusse a fare da sottofondo quando, comparsi dal nulla, vampate di fuoco, ondate d'acqua, fulmini e saette, cuori rosa, nastri e luci diamantine avvolsero i corpi dei cinque ragazzi, trasformandoli nei cinque Sailor paladini… dalla dubbia sessualità.
Quando Dean ne uscì avvolto in un costume bianco, con il colletto alla marinara, un paio di shorts in pelle nera troppi fiocchi scuri che facevano pendant con gli stivali alti, si rese conto dell'errore appena fatto.
«Seriously?!» berciò «Anche 'sta volta non c'era niente di un po' più virile nel dannato armadio dei fottuti paladini della giustizia?! Ma perché diavolo dobbiamo sempre vestirci tutti così?!»
«Ed io perché continuo a darti retta…» la voce cupa di Benny sembrò giungere dalle profondità di un Purgatorio raccapricciante e non dall'uomo vestito alla marinara nei toni del verde «Odio questo lavoro, non mi pagano abbastanza.»
Solo le due ragazze e Kevin, sembravano perfettamente a loro agio, nei panni di Sailor Venus, Sailor Mars e Sailor Mercury.
«Jo, Kevin, si vede proprio che il rosso e il blu sono i vostri colori!» miagolò Jessica, distraendosi da una battaglia che, a quanto pare, avevano tutti messo in pausa.
«Sei sicura? Non credi che mi ingrassi?» domandò Kevin, ruotando su se stesso e sollevando la gonna a pieghe che faceva parte del suo costume.
Dean ringrazio gli dèi di qualunque religione per aver almeno concesso a lui e a Benny il beneficio di un paio di shorts per sé e un paio di calzoncini per il più grande.
«Sammy, forza, trasformati anche tu!» fece in sua direzione, quando scoprì che il fratello insisteva nel tenere il volto coperto dalle mani, con un rossore acceso che iniziava a spandersi sulle sue guance e gli occhi dal taglio felino resi più lucidi.
«Non ci penso nemmeno!»
«Oh, fanculo, ormai è andata!» Sospirò cercando di concentrarsi sul proprio dovere e riabbassando con un gesto teatrale il braccio verso le tre hot chicks, rimaste a godersi lo spettacolo di travestimento, parlottando tra loro e ridacchiando nell'indicare prima uno e poi l'altra Sailor.
«Non so che cosa speravate di ottenere gettando la mia torta giù dal tetto, ma sappiate che non sono tipo da porgere l'altra guancia. Sono il paladino che salva le persone, caccia mostri e porta avanti gli affari di famiglia! Sono Sailor Awesome e vi punirò a calci in culo!»
Un profondo silenzio seguì il monologo del ragazzo.
Le tre si scambiarono uno sguardo d'intesa e di nuovo avanzarono.
«Dacci il Cristallo del Cuore e faremo in modo di uccidervi tutti senza farvi soffrire. Non troppo.» la bionda, Lilith, sorrise mostrando occhi bianchissimi. Le bastò alzare una mano, per spingere Dean contro la parete che ospitava l'unica porta che si apriva sul tetto e stringere una presa invisibile al suo collo con la sola forza del pensiero.
«In alternativa Lucifer sarà più che contento di nuotare nel vostro sangue.» annunciò macabra il secondo Demone Stellare, Meg, divertendosi a scaraventare lontano il resto del gruppo, mentre l'ultima, Ruby, si dedicava a punzecchiare il più piccolo dei Winchester: «Ehi, honey, che ne dici se io e te ce ne andiamo da qualche parte, così posso aiutarti a farti diventare un vero uomo?»
«No… Sammy… non… ascoltarla…» rantolò Dean.
Non che ci fosse realmente bisogno di dirglielo, ma il braccio di suo fratello allungato disperatamente verso di lui, anche in quel momento, mentre stava soffocando, convinse finalmente Sam che era ora di agire.
Le dita cercarono rifugio nella tasca interna del giacchetto che indossava e, quando le estrasse, una rosa rossa colpì il petto di Ruby, mentre altre due si conficcarono nella pavimentazione ai piedi di Meg e di Lilith, liberando i ragazzi dal loro giogo.
Nel momento in cui le tre rialzarono gli occhi, per puntarli addosso al più giovane, la trasformazione aveva già avuto effetto.
«Oh, mi stai prendendo in giro?!» berciò Dean, affiancandolo.
Sam lo guardò dall'alto ed il suo sorriso si fece sottile. Mefistofelico, quasi.
«Perché diavolo a me tocca il vestito da marinara e tu riesci sempre ad indossare un fottuto completo maschile?! Ma a che pensavano mamma e papà quando ci hanno lasciato i poteri?»
C'era un completo bianco ed elegante, infatti, a rivestire il corpo di Sam, perfino le scarpe austere erano pulite e candide e, con i capelli tirati indietro, riusciva a sembrare qualche anno più grande.
Puntò uno sguardo severo su Lilith che, tra tutte, aveva osato prendersela proprio con il fratello.
«Qualsiasi cosa hai in mente di fare, finirà comunque qui.» sibilò, in una calma che le fece venire i brividi «Qualsiasi scelta farai, qualunque dettaglio vorrai cambiare, noi la faremo finita qui!»
Dean deglutì rumorosamente.
«Sammy… non te l'ho mai detto… ma fai giusto un po' paura quando ti trasformi e inizi a sparare frasi più altisonanti delle mie…»
Sam lo ignorò per cercare con lo sguardo i compagni e inorridire, come al solito, alla vista dei muscoli di Benny che esplodevano in quel ridicolo costumino.
«Sailor…» mormorò, piantandosi una mano davanti alla bocca «…Dean, sì, Dean, pensaci tu, io non sono abbastanza forte.» di stomaco no di certo.
L'equilibro dei tre Demoni Stellari era stato spezzato dall'intervento di Sam – o Milord che fosse, non che ci tenesse particolarmente ad avere un nome di battaglia – e, quando Kevin intrappolò le tre in un labirinto di nebbia e bolle, mentre Jo si dedicava al barbecue, tutto si concluse con un ultimo fatale colpo di Dean che mandò le tre all'inferno, letteralmente.
Sfiorò con due dita la fronte, dove il marchio di Sailor Awesome (la stella inscritta nel sole) brillava dorato, dando vita ad un disco di luce:
«Cristallo di luna, azione!»
Tutto era bene quel che finiva bene.
«…»
O forse no…

Assicurandosi di essere nascosti alla vista dei guerrieri Sailor, tre figure femminili, vestite da succinti abiti neri accompagnati da accessori a forma di ali, che si aprivano agli orecchini, ai piedi e al collo, spiavano in direzione di Dean Winchester e del suo Cristallo d'Argento.
«Cassie…» mormorò la più bassa del gruppo, dagli occhi color whiskey che ricordavano particolarmente quelli di Gabriel. In effetti sarebbe potuta sembrare la sua gemella «Perché ci hai fatto trasformare se tanto ce ne stiamo qui nascoste a spiare?»
Castiel, o, per meglio dire, Sailor Star Fighter, in mancanza di una risposta intelligente – e che non fosse un disturbante mi piace spiare la gente di nascosto – decise di tacere, continuando a guardare il cristallo e il suo possessore.
Che fosse quella la principessa, l'avevano quindi trovata?
La versione femminile, e stranamente più sensuale, di Balthazar represse un conato di vomito.
«Giuro che non mi lamenterò più di essere costretto ad usare un tramite femminile per le trasformazioni in Sailor!»
A quanto pare la questione non sembrava poi così importante…

Seduti ancora tra le fronde del ciliegio in fiore, la rossa e l'uomo di colore si guardavano l'un l'altro, colmi di perplessità.
«Michael.» chiamò l'uomo, tendendosi verso il giovane.
Michael si girò a guardarlo, senza smettere di carezzare i capelli biondi del ragazzo ancora tra le sue braccia. Non era di molte parole, Adam, guardava il mondo immobile, come se fosse rimasto troppo a lungo in una prigione buia, senza luce e senza finestre.
«Quando pensi che sia un buon momento per intervenire e prenderci il Cristallo del Cuore? Ormai Sailor Awesome sta andando a casa insieme ai suoi amichetti travestiti…»
Anna si trattenne dal fargli notare quanto fosse fuoriluogo il commento, considerato come, a lui, i panni di Sailor Uranus donassero ancora meno.
«Uriel, non devi temere, arriverà il nostro momento.»
Uriel annuì alle parole solenni di Michael e attese qualche altro lungo istante, prima di riprendere parola.
«E, nel frattempo possiamo tornare a casa o…?»
«…» Michael lo guardò in silenzio.
«…» Uriel fece lo stesso.
«Sì, andiamo vah, che ho voglia di trastullarmi con Adam e non posso farlo in pubblico.»
«Uff, grazie a Dio.» sospirò Anna.
Michael le sorrise.
«Ti sbagli, Dio non c'entra più nulla.»
«…»
«…»
«…ok… allora io andrei, eh… Devo tornare a custodire i cancelli di Nettuno, già.»
Fu poco dopo che i quattro abbandonarono la loro postazione tra i rami del ciliegio, che Dean, tornato a vestire i panni di tutti i giorni, lo superò insieme a suo fratello, camminando lungo i sentieri bui del campus.
«Sammy, è da un po' che ci penso.» esordì, una volta raggiunta l'Impala. «Non hai mai la sensazione di essere spiato?»
Sam ci pensò su a lungo, sollevò gli occhi verso il cielo, dove la luna piena dominava in una tela trapuntata di stelle e sorrise.
«A volte, ma spero sempre che sia come ci ha detto sempre detto la mamma: è perché gli angeli vegliano su di noi.»
Dean sorrise e solo in quel momento notò di averla parcheggiata sotto uno dei cartelloni pubblicitari da cui i Three Angels tendevano le mani, invitando la città di Tokyo al loro prossimo live.
«Già.»
   
 
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