Perché ricorda, le MN non saranno mai con te nel momento del bisogno.saggio e antico proverbio
Il fatidico alberello.
Corro. Corro. Corro. Non un ansito di stanchezza con le scarpe da corsa impostate su “on”. E in ogni caso la mia determinazione non mi permetterebbe mai una sosta. Attraverso folti steli d’erba, covo di una moltitudine di Pokémon. Passo sotto le fronde di omologhi alberi che compongono questo bosco, finendo di tanto in tanto preda di qualche Spinark particolarmente fastidioso. Molti Pigliamosche incontrano il mio sguardo e inevitabilmente la sconfitta. Perfino nelle zone piane e apparentemente vuote si nascondono nemici in agguato.
Ma io sono un’Allenatrice Pokémon e nulla può battermi, se insieme alla mia squadra.
Raggiungo finalmente l’antro finale di questo labirinto, indicato da una fievole luce solare.
Mi fermo: è la prima volta nel mio lungo viaggio, ma non posso fisicamente evitarlo: un ingombrante Montanaro è genuflesso fra me e l’uscita. Mi avvicino, chiedendogli premurosamente se abbia bisogno di aiuto. Lui non risponde, si limita ad un cenno col capo. Seguo il suo sguardo e… capisco tutto. Un alberello, alto poco più del mio ginocchio, sbarra la strada per il percorso successivo. Non provo a scavalcarlo o ad aggirarlo: lo so già, è tutto inutile, rischierei solo una brutta figura. Mi butto quindi accanto al mio nuovo amico, bestemmiando contro Arceus per quest’atroce maledizione.