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Autore: lillixsana    04/02/2014    8 recensioni
Tratto dal primo capitolo:
Fissando il nome scritto in grassetto sul campanello feci un sorriso amaro, quella casa, era la rappresentazione simbolica della mia rinascita. Non ero scappata, semplicemente ero pronta a voltare pagina...
Genere: Comico, Commedia, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno
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Nuova città, nuova vita!
 
 
 

Dopo aver percorso quattro interminabili rampe di scale, arrivai trafelata di fronte alla porta dell’appartamento che sarebbe diventata casa mia.

Fissando il nome scritto in grassetto sul campanello feci un sorriso amaro, quella casa, era la rappresentazione simbolica della mia rinascita. Non ero scappata, semplicemente ero pronta a voltare pagina.

Strana la vita, fai dei progetti… lavori per raggiungere un obbiettivo e, poi… d’un tratto basta un nulla e tutta la tua vita cambia radicalmente.

O per lo meno questo fu ciò che successe a me.

Dopo l’esplosiva separazione dei miei, avevo messo da parte l’ideale del “per sempre felici e contenti” per lasciare spazio ad una visione leggermente più realistica “ma non insieme”.

Così, vissi la mia adolescenza con la consapevolezza che, il principe azzurro, non vagava per verdi colline in groppa ad un cavallo bianco. La cosa bella, fu che grazie a questa convinzione, il mio interesse per l’altro sesso era praticamente sotto lo zero. Ciò fu provvidenziale, considerando che, non avendo problemi di cuore a cui dedicarmi, potei indirizzare tutte le mie attenzioni sullo studio, diplomandomi con un meritatissimo 100 e lode.

La mia carriera da organizzatrice, cominciò nell’estate dei miei diciannove anni. Il primo evento di cui mi occupai, fu l’inaugurazione di una piccola Maison Du Chocolat che aveva aperto nel centro di Kashiwara, la mia città natale.

Fu proprio quel giorno, che ogni mia certezza venne abbattuta. Il ragazzo che mi apparse davanti agli occhi, aveva un grembiule da cucina color ametista e, con un sorriso dolce serviva cioccolate calde a tutte le persone che curiose si fermavano. Quello era il principe azzurro di cui le favole parlavano!

Da quel giorno, ogni qual volta avevo un attimo di tempo libero, mi fiondavo nel piccolo ed accogliente salottino, per parlare con quell’angelo dagli occhi verdi che fin dal primo incontro mi aveva stregato. Cominciammo ad uscire insieme, e dopo nemmeno tre settimane già eravamo perdutamente innamorati l’uno dell’altra.

Passai gli anni migliori della mia vita, insieme a lui ogni giornata era perfetta.

Per il nostro quarto anniversario, prenotò una terrazza con vista sul mare… fu una splendida serata. Oltre la buonissima cena italiana e lo champagne prima di tornare a casa mi porse una scatolina contenente un paio di orecchini d’oro bianco a forma di cuore.

Procedeva tutto alla perfezione come al solito, quella sera però decisi di fare una bella sorpresa al mio ragazzo, così quando staccai da lavoro decisi di andare direttamente a casa sua per preparargli una bella cenetta. Arrivata sull’uscio tirai fuori dalla mia borsa le chiavi di casa sua, non le usavo quasi mai, ma questo sembrava un buon modo per cominciare.

Le infilai nella toppa e diedi una girata, con mia sorpresa la serratura scattò subito… beh era proprio da lui uscire senza inchiavare. Entrai e, con calma mi sfilai la giacca appendendola all’uomo morto posto sul lato destro del corridoio, non so per quale motivo ma, un brivido mi percorse la schiena.

Camminai lentamente, cercando di ignorare la brutta sensazione che pian piano, mi stava paralizzando i muscoli. Rumori! C’erano dei rumori in casa! La prima idea che mi balenò per la testa, fu quella di nascondermi. Se fossero stati dei malviventi cos’avrei potuto fare se non quello?!

Ma qualcosa mi saltò all’occhio, se in casa c’erano dei ladri… per quale motivo non era tutto messo sottosopra? Un’altra paura si fece strada in me. Lentamente percorsi il poco spazio che divideva il salone dalla camera da letto e, lo vidi.

Il mio ormai EX ragazzo, che giocava alla cavallina con… ehi aspetta, ma quella…

-Eri!-

Mi accorsi troppo tardi del nome che mi era uscito dalle labbra. L’ultima cosa che udii prima di perdere, totalmente la ragione fu un: “oh, cazzo”

Cominciai a lanciare ogni cosa mi capitasse sotto mano, nella direzione di quel dannato rettangolo che per anni avevo diviso con lui.

-bastardo! Traditore! Maledetto!-

Avevo finito gli oggetti più piccoli, ma la rabbia continuava a montare in me. In un impeto di rabbia presi la grande lampada posta sul comò, pensare che l’avevo costretto a comprarla proprio io.

-figlio di puttana!!!-

-Kagome, ti posso spiegare!-  si, certo! Ritenta!

Mi sfilai una scarpa e, lanciai anche quella!

-che cazzo c’è da spiegare?! Pezzo di idiota!-

-calmati dannazione! Rischiamo di farci male!- ohhh beh, se volevo farti bene t’avrei preso a cuscinate che
dici?!

-tu e chi?! Quella stronza che, teoricamente, dovrebbe essere la mia migliore amica?!-

La rabbia cominciava a scemare, lasciando spazio alla consapevolezza di ciò che realmente, avevo davanti agli occhi. Ma, ormai, avevo fatto trenta… sfilai anche la scarpa destra e, sta volta, prendendo la mira come un cecchino, gliela lanciai tra le gambe dato che il signorino si era alzato in piedi. Trentuno!

Lo vidi piegarsi ed imprecare sommessamente. Solo in quel momento, ricominciai a respirare. Una voce però, mi arrivò alle orecchie.

-Kagome, ti prego non arrabbiarti-  ma, mi prendeva per il culo?

-cosa dovrei fare allora? Spiegamelo tu, Eri! Perché io a questo punto, non lo so davvero!-

-ti giuro che io e Hojo non… non va avanti da molto!-  oddio, stavo per vomitare.

-ma non mi interessa!-

-Kagome io… volevo dirtelo.-  aveva anche il coraggio di parlare quel verme ora?

-a si? E cosa mi volevi dire, Hojo? Sono davvero curiosa di saperlo!-

-beh… che…- mi faceva schifo: lui, lei e tutta quella situazione!

Senza aspettare oltre, mi mossi per recuperare le mie scarpe, sotto lo sguardo sbigottito di quelle che, fino a venti minuti prima, erano due delle persone più importanti della mia vita.

Nessuno dei due aveva avuto il coraggio di fiatare. Ero così terribile quando mi arrabbiavo? Poco importava ormai, arrivata sullo stipite della porta della camera da letto mi bloccai, sorrisi leggermente e, senza degnarli di una parola o di uno sguardo mi diressi alla porta.

 Arrivata alla fine del vialetto sospirai, ero come svuotata. Ma c‘era una cosa che dovevo fare… prima di arrivare a casa e versare tutte le mie lacrime, prima di costringere mia sorella a dormire con me, prima di dare la notizia a tutto il mondo.

Presi il cellulare, e cercai velocemente tra i contatti il numero che mi serviva. Trovato!

Dall’altra parte dell’apparecchio rispose una donna, la segretaria probabilmente.

-salve, sono Kagome Higurashi. Mi avevate contattato circa un mese fa, per quel posto come organizzatrice.-

La voce dall’altro lato della cornetta mi chiese di attendere qualche secondo, quando tornò, mi disse le uniche parole di cui, in quel momento avevo bisogno:

“signorina Higurashi l’aspettiamo lunedì prossimo alle 9:30 nella nostra azienda di TOKYO. Sia puntuale, mi raccomando.”

Ringraziai e chiusi la telefonata, salendo in macchina diedi un’ultima occhiata a quella casa.

-addio-







Saaaaaalve ^^'' allora... come dire, emh... ho fatto questa... prova diciamo! Sisisi è una prova!
Questa fic nasce da un sogno che ho fatto qualche giorno fa... quindi per ogni cosa strana prendetevela pure con il mio subconscio :3
Spero di non avevi annoiato o cose simili ^^ ringrazio in anticipo chiunque sarà così gentile da recensire(accetto, anzi pretendo critiche costruttive) e chiunque leggerà e basta ^^
Ci sentiamo nel prossimo capitolo ^^


P.S.
Se non fosse stato per la mia splendida Cyber Family non avrei avuto il coraggio di pubblicare proprio nulla quindi il GRAZIE più grande va a tutte loro! <3 
 
  
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