Anime & Manga > Maria-sama ga miteru
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Autore: ravenscry    13/06/2008    3 recensioni
Un punto di vista particolare per illustrare la mattina di una delle coppie di questo anime. Ambientata qualche anno dopo il diploma.
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Shoujo-ai
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Goronta-sama ga Miteru

 

Non aveva mai avuto un sonno particolarmente profondo: i suoi sensi acuti erano costantemente all'erta, eppure gli sembrò di essere dentro un sogno, il sogno di un ricordo del passato.
Un viale di ciliegi in primavera, persone che percorrevano una strada lastricata camminando lentamente, dalle voci piacevoli e mai troppo alte. Una statua posizionata proprio da quelle parti, davanti cui spesso queste figure si fermavano un poco, per poi proseguire. Un suono distante, ma non troppo, profondo, che squarciava l'aria e copriva gli altri rumori, e tutte quelle sagome si affrettavano verso di esso.
Tranne una, ormai conosciuta, che si inginocchiava accanto a lui, emetteva dei suoni rassicuranti, dai quali si lasciava cullare. A volte rispondeva, e sembrava che davvero potessero comunicare, poi un odore di pappa, una carezza, e quella persona fuggiva rapida e spariva dove tante altre si erano dirette prima.

Il gatto fece uno scatto come per inseguirla, e le zampe posteriori ebbero uno spasmo rapido, che lo fece svegliare del tutto. Aprì appena appena gli occhi, già ben conscio di quello che lo circondava grazie al lavoro costante di tutti gli altri sensi, e rimase abbagliato dalla luce che penetrava la stanza e si era posata proprio su di lui, l'eletto del mattino.
Le pupille si ridussero a due fessure verticali, e scostò il muso senza troppa fretta, sbadigliando contemporaneamente. Fece schioccare la lingua contro i canini affilati, poi allungò una zampa, distendendo bene i polpastrelli che terminavano ognuno con un'unghia affilata, poi la accostò al muso e prese a leccarla per la toelettatura del quotidiana.
Finalmente in ordine, Goronta (lui era consapevole di chiamarsi così) si alzò dalla sedia, ammirandosi casualmente allo specchio appeso vicino all'ingresso, che era di notevoli dimensioni. La prima volta che si era riflesso aveva soffiato selvaggiamente ed arruffato il pelo, credendo di trovarsi davanti un rivale all'improvviso. Per fortuna nessuno, soprattutto la sua padrona, si era accorto dell'increscioso ed umiliante equivoco, così in seguito aveva fatto finta di nulla, ignorando per lo più la propria immagine, ancora un pò offeso.
Saltò sul pavimento in legno, atterrando con un borbottìo dovuto alla rigidità degli arti dopo la notte di sonno, e ne riprese il controllo allungandosi per bene, prima la parte anteriore e poi quella posteriore, con la coda che svettava e si arricciava in un punto interrogativo, che poteva essere interpretato come: non sono forse il più bello di tutti? o, non sarebbe ora di mettere qualcosa sotto ai denti?
Effettivamente affamato, Goronta trotterellò fino alla stanza della padrona, e appoggiando la testa alla porta la spinse per farsi largo all'interno. Si avvicinò al bordo del letto, ascoltando i respiri delle due figure lì coricate, con le orecchie ben tese. Nella stanza aleggiava l'odore intimo e un pò stantio accumulato in una notte di sonno e di qualcos'altro, trattenuto tra le pareti, e separando quell'universo dal resto della casa.
Si riscosse da quelle considerazioni, e con un singolo balzo ben misurato, atterrò silenziosamente sulla coperta, di fianco ad un polpaccio nudo. Trasse un leggero respiro ed emise un miagolio lamentoso, ripetendolo insistente, chiedendo le attenzioni della padrona. Se lei aveva fatto tardi la sera prima non era certo colpa sua, e quella era decisamente l'ora della colazione.
Un movimento, accompagnato da un mugolio di protesta, decretarono la vittoria del felino su Morfeo. Cibo in arrivo. La padrona si staccò di malavoglia dall'altro corpo e dal giaciglio confortevole, per trascinarsi verso la cucina sgraziatamente, contrastando con il passo felpato ed agile del gatto. Goronta non era solito alle manifestazioni d'affetto sfacciate, e si mise a fare le fusa quieto, con gli occhi socchiusi e soddisfatti, seduto composto davanti alla ciotola. Le vibrisse fremettero per un momento al suono della scatoletta che si apriva e si rese distrattamente conto che l'umana lo rimproverava con voce impastata di sonno, e giusto per cortesia, le rispose facendo le fusa, prima godersi il meritato pasto.
Registrò con la coda dell'occhio la presenza dell'altro essere grande, che ultimamente passava parecchio tempo a casa loro, e col naso percepì l'odore pungente di quella roba nera che gli umani bevono la mattina. Si era beccato una sgridata quando, incuriosito, una mattina era saltato sulla tavola, dove si trovava la ciotola della padrona e vi aveva immerso la zampa per poi leccarsela. Non ne era neppure valsa la pena.
Finalmente sazio Goronta si mise seduto ad osservare il comportamento di quelle creature goffe, secondo lui, ma anche interessanti. Si era accorto che spesso avvicinavano i musi, forse per annusarsi, e stavano così per parecchio tempo, coi corpi stretti. Questo succedeva spesso anche nel letto, ma non vedeva mai nulla dato che se si accorgevano che lui era nella stanza lo spedivano fuori, chiudendo la porta. Non era molto soddisfatto della cosa, in fondo la padrona era una cosa sua, ma aveva deciso di essere magnanimo dato che l'altro essere spesso gli allungava un bocconcino fuori orario.
E poi non gli piaceva molto la mattina, perchè c'era troppo spesso un gran trambusto, soprattutto quando c'erano tutte e due le umane, che correvano di quà e di là per lavarsi e vestirsi, mangiare e chissà che altro. Niente comode pellicce leccabili per loro, poverette. Una volta chiusa la porta alle loro spalle, tornava la quiete sonnolenta che tanto amava, così cercava un posto dove raggomitolarsi ed attendere il ritorno della mano gentile che si occupava di lui.

 

Si chiusero la porta alle spalle e fecero scattare la chiave nella serratura.
"Quel gatto mi ricorda il Lillian, è una sensazione buffa, mi sembra quasi di stare per correre a lezione!"
"Curiosamente arrivavi in ritardo come al lavoro, Sei." Le rispose l'altra, con un sorriso accennato ed un sopracciglio sollevato, allungando il passo verso la strada.
Sei la raggiunse, abbracciandola da dietro con slancio, e le prese il mento tra le dita per farle girare la guancia quel tanto che bastava per infliggerle un bacio e poi scappare via correndo ed agitando il braccio in saluto.
"Ci vediamo stasera, ricordati di comprare il vino e fammi una delle tue cene sopraffine!" le gridò da una certa distanza, facendola arrossire non poco dato che parecchi passanti si erano voltati. Con la dignità di una gatta, Youko, si rassettò il completo e si avviò in ufficio.

12/06/08

Tutti i personaggi sono copyright degli autori di "Maria-sama ga Miteru", i diritti sulla storia appartengono all'autrice, nessuna parte, neppure parzialmente, può essere riprodotta o divulgata senza una esplicita autorizzazione scritta.

  
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