Nella tenue
luce di un’ immensa stanza illuminata solo da poche candele, un bambino sui
cinque anni, dai capelli color dell’ oro e un viso d’ angelo dai lineamenti
delicati, giocava con quello che doveva essere un giocattolo di prima qualità.
Uno di quelli fatti a mano, costosi, uno di quelli che non tutti i bambini
possono permettersi. Da solo nella sua stanza, piena di tutte le meraviglie che
un bambino potesse desiderare, il piccolo Draco giocava compostamente e
silenziosamente. La sua giornata era rigidamente divisa in unità di tempo, una
tabella che il padre aveva stilato per lui. Mezz’ ora veniva riservata alle
attivitàstupide, al gioco, inutile perdita di tempo; molto più tempo veniva
invece speso per l’ educazione impeccabile del piccolo putto biondo, che fin da
piccolo era stato abituato a chiamare i genitori “padre” e “madre”, da cui l’
unico segno d’ affetto mai ricevuto era stata una pacca sulla schiena ogni
volta che dimostrava rispetto ed impeccabile educazione. Quel bambino, che fin
da piccolo era stato privato dell’ amore dai genitori, si era ormai rassegnato
a cercare qualcos’ altro negli occhi gelidi del padre. L’ approvazione era
quanto di più umano avesse mai conosciuto, quindi si sforzava il più possibile,
per quanto potesse fare un bambino di cinque anni, di compiacere i suoi
genitori. Fin da quando aveva memoria, vestiva in abiti eleganti, parlava
correttamente ed educatamente, era sempre dritto e composto in qualunque
situazione si trovasse,
“ Come si addice a un vero Malfoy ”. quello era stato il massimo che il
padre gli avesse mai detto e lui, da bravo bambino qual’ era, si era sentito
sempre onorato di ricevere quelle parole. Le accoglieva con gioia ricambiando
con uno sguardo pieno d’ amore che, se a Narcissa faceva un po’ tenerezza, in
Lucius creava una sensazione di nausea e ribrezzo.
Così era
cresciuto il piccolo Malfoy. Tra una lezione di portamento e uno sguardo gelido
del padre. Così aveva sofferto alla vista di quegli occhi duri ed inespressivi.
Così aveva rinunciato alla sua infanzia. Così aveva rinunciato alla sua vita
mettendola nelle mani del padre, diventando il burattino di un uomo austero e
vuoto, solo per sentirsi un po’ più accettato in quella famiglia dove non aveva
mai ricevuto amore. Aveva deciso di smettere di sperare in un bacio o in un
abbraccio, di smettere di sognare le notti d’ inverno nel suo letto, quando
aveva freddo, che la mamma venisse a rimboccargli le coperte, aveva smesso di
immaginare che la sera, prima di cena, mentre giocava sul tappeto della sua
stanza, il suo papà entrasse sorridente, lo prendesse in braccio e giocasse con
lui. Aveva smesso di cercare di sentirsi amato. Aveva preferito chiudersi
dentro se stesso e lasciare il posto ad altri sentimenti, che non fossero più la solitudine e la ricerca di qualcosa. Del
resto lui aveva tutto, non aveva bisogno di stupidi abbracci o carezze.
Abbandonò tutte queste fantasie da stupidi, da idioti, per essere finalmente un
“vero Malfoy”. Ormai aveva capito. Era solo un'altra persona in quell’ enorme
casa sfarzosa. Non era mai stato il loro
piccolo bambino, ma solo l’ erede. Un discendente che doveva dimostrarsi degno
del nome che portava, la cui preparazione era iniziata sin da piccolo. Poi più
niente.
Eccolo lì il
piccolo Draco, ritratto nelle foto ritto e superbo sotto la figura imponente di
suo padre, con la bocca inclinata, in una smorfia che doveva essere un sorriso,
e gli occhi duri e inespressivi. Lo specchio della sua anima che si affaccia
nel vuoto interiore di un undicenne, ormai spento.
Eccolo il
degno erede della famiglia Malfoy, così uguale a suo padre persino nei modi di
fare, negli atteggiamenti … Il principe dei serpe verde così cattivo e
spietato eppure così elegante in ogni passo, in ogni movimento. Angelo nero dal
cuore maligno, demone biondo dall’ animo vuoto … fragile adulto mai stato
bambino.
Cuore di un sedicenne non ancora contaminato
dall’ odio irreversibile, ma solo toccato dal buio più profondo e dal rancore
verso coloro che hanno vissuto quello che per lui era stato solo un sogno.
Piccolo Draco fragile e sensibile, che non versava una lacrima perché non era dignitoso, e teneva tutto dentro,
dentro dove il sangue si mischia con le lacrime e le porta in circolo per
impedirgli di sgorgare dagli occhi. Occhi che aspettano ancora di vedere l’
amore.