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Autore: scythemeister_MakaAlbarn    05/02/2014    9 recensioni
Frammenti e bazzecole di una vita disastrata.
Frammenti e bazzecole di una città folle.
Frammenti e bazzecole di paura, amore e follia.
Senza un filo conduttore. Spero che vi piacciano!
step 1: At First
step 2: Cream! (lime)
step 3: Soup and Syrup
step 4: Connection
step 5: Restraint (lime)
step 6: Sweet Evening
Frammenti e bazzecole...semplicemente.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti | Coppie: Soul/Maka
Note: Missing Moments, Nonsense, Raccolta | Avvertimenti: nessuno
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Scraps and Trifles

 

At First


Correva tra la gente, quel giovedì mattina. Nelle strade si stavano riversando i pendolari o chi, a passo spedito, andava ad aprire il proprio negozio. Madri insieme ai figli piccoli con i loro cappellini colorati. Per mano, diretti all’asilo. Nella tenue aurora la sua figura minuta si muoveva in controluce, come un’ombra veloce sullo sfondo. Con i pugni serrati, le ginocchia sporche. E le guance rigate di lacrime. Continuava a correre con il fiato grosso. Urtava le persone, gridando qualche scusa, senza voltarsi. Quanti viali aveva già sorpassato, con quelle sue gambe così corte? Gambe da bambina, caviglie fragili e malferme.
Quante volte era caduta, perché i gradini erano troppo alti per lei?
Non singhiozzava, ma le lacrime continuavano a scendere, precipitando come macigni, marchiando la polvere alle sue spalle prima che facesse un altro passo.
Suo padre era tornato tardi.
Suo padre era tornato ubriaco.
Suo padre era tornato con la camicia sbottonata e una macchia di rossetto sul collo.
Se l’era sfregata. Non abbastanza da mandarla via.
Di nuovo.
E sua madre era rimasta in salotto ad aspettarlo, quella mattina. Fino alle cinque. Avevano urlato, sbattuto i piedi. Per un’ora, forse due. E lei aveva sentito tutto. Aveva visto, nascosta dietro la porta chiara della sua cameretta, nella penombra.
Gli occhi grandi e i capelli arruffati. Il pigiamino color carta da zucchero era un po’ grande, e le pantofole a coniglietto le facevano solletico ai piedi.
Aveva capito.
La porta cigolò appena quando si sporse un po’ di più. Lo schiaffo di sua madre esplose riempiendo la stanza. Lei rimase a guardarla mentre usciva di casa, sbattendo la porta. Piangeva.
Suo padre urlò ancora, ribaltò le sedie, calciò una parete. Due foto incorniciate caddero e il vetro andò in frantumi. Fino a che non si accorse di lei. E ammutolì.
La fissò mentre si cambiava le scarpine e le allacciava strette strette, senza fiatare. La vide attraversare la stanza e uscire, come aveva fatto sua moglie. Che non sarebbe più tornata.
Ora correva più lentamente. Non aveva trovato sua madre. Era stanca e l’aria bruciava in gola come veleno.
Il pigiama si era sgualcito, le manine macchiate di rosso dopo l’ennesima caduta sull’asfalto.
Allora si fermò a respirare.
Era in una parte della città che non conosceva molto bene. C’erano decine e decine di casette in fila, ognuna identica a quella precedente. Le persiane verdi la fissavano come occhi socchiusi. Grandi alberi rigogliosi si affacciavano ai lati della strada ed eleganti lampioni la sovrastavano.
Qualcuno stava preparando un dolce, in una di quelle case non troppo lontano, ed il profumo speziato della cannella saturava l’aria.
Si appoggiò ad un muretto, guardandosi intorno con occhi vacui. Calciò un sassolino che rotolò poco più avanti, rimbalzando conto il cordolo del marciapiede. Più avanti c’era un imponente cancello laccato di bianco. Ma riprese a correre non appena due grossi cani cominciarono ad abbaiare e a ringhiarle contro, apparendo all’improvviso dietro alla recinzione. Ingoiò a vuoto, col fiato mozzato dallo spavento. Si voltò indietro per un istante, senza rallentare. Alla fine ruzzolò di nuovo, sbattendo la faccia a terra. Un altro grugnito accompagnò il suo gemito di dolore.
Sentiva il sapore metallico del sangue in bocca, mescolato a quello granuloso della terra. Aveva gli occhi spalancati, ma non riusciva a mettere a fuoco niente.
"Che fai, piccoletta?!"
Solo una voce acuta e gracchiante.
"Ehi! Ti ho chiesto che cavolo fai! Mi hai fatto male, stupida!"
Alzò il viso sanguinante e rosso di lacrime e rabbia. C’era qualcuno sotto di lei? Sì…
Era caduto anche lui, strappandosi i pantaloncini neri.
"Guarda dove vai, cretina! Mi sei venuta addosso."
Era un bambino dai capelli del color della luna.
"Ma come sei vestita? Perchè piangi?"
E dagli enormi occhi rossi.
Non sembrava più grande di lei.
Rimase a guardarlo, interdetta. Il dolore le faceva girare la testa. Non riusciva a rispondere.
Lui sogghignò, avvicinando il viso al suo quasi da sfiorarle la punta del naso. "Ti faccio paura, vero? Ti spaventano questi occhi da demonio, non è così?!"
Scosse la testa, senza esitare troppo. Non la spaventavano affatto. Il suo sguardo era così strano. Spento. E triste.
Lui se la sbrogliò di dosso e si rimise in piedi, ripulendosi il sedere.
"E allora che cavolo hai da piangere, deficiente?"
"M...mamma e papà..." Tentò di rispondere, ma la voce era troppo flebile. Non voleva mettersi a singhiozzare davanti ad uno sconosciuto. Uno sconosciuto maleducato e antipatico.
Fissò l’asfalto, i pugni stretti sulle ginocchia.
Lui sbuffò.
I genitori… Quella bambina lo infastidiva. Il suo silenzio e le sue mani tremanti lo infastidivano. E lo infastidivano anche quegli occhi tanto grandi e lucidi di pianto. Non aveva sussultato davanti ai suoi, così anormali. Era sudata. Era esausta. Come lui.
Non l’avrebbe aiutata ad alzarsi.
Perché lo infastidiva da morire.
Perché era come lui…
Esattamente.
"Come ti chiami?"
Come.
"Maka."
Lui.
"Io Soul."

 


ANGOLO A ME:

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E dunque eccomi ancora qui!
No, non sono regredita allo stato di ameba…contenti? Mh, probabilmente qualcuno ne sarebbe stato felice. Coooomunque sia, finalmente sono riuscita a scrivere qualcosa e questo mi riempie di gioia! Ero in un periodo di blocco totale. Quindi spero che questa storiella non vi faccia troppa pietà.
Chiaramente parla della litigata che portò i genitori della piccola Albarn alla separazione. La goccia che fece traboccare il vaso, insomma.
I miei genitori si separarono quando avevo tre anni…quindi ho tentato di ripercorrere e rielaborare i sentimenti di quel periodo per descrivere la reazione di “mini-Maka”.
Per me fu un’esperienza terribile che ancora oggi a volte lascia i suoi posteri. Come una ferita che non riesce a cicatrizzare. Beh, spero di aver reso l’idea.
Infine ho cercato di inserire implicitamente i problemi familiari del piccolo Soul…perché si sa, anche la sua infanzia non deve essere stata troppo felice.
Così distanti eppure così simili tra loro…
Questa storia rappresenta per me il loro primo incontro! Cosa ci posso fare, sono bellissimi! *^*
Finisco col dire che “Scraps and Trifles” sarà una raccolta di più storie. Alcune lunghe, altre più brevi, che toccheranno un po’ tutti gli argomenti. Non ci sarà un vero e proprio filo conduttore, il genere varierà come anche i personaggi. Vi riverserò le idee che mi affollano la testa, impegnandomi al massimo. Soul e Maka, loro probabilmente ci saranno sempre. Perché li amo! (sono pazza, mi dispiace)
Spero che il mio lavoro possa piacervi.
E con ciò mi congedo. Grazie infinite!
APPRESTOOOOO!!

scythemeister_MakaAlbarn

  
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