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Autore: Goge_e_Shark    05/02/2014    2 recensioni
Ecco qui una teoria sulla nascita della speranza nel Mondo, dove il protagonista della storia è solo un omino senza contorno che rappresenta ogni uomo. Spero vi piaccia
Genere: Fantasy, Storico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Un tempo, forse non lontano da qui, esisteva un mondo. Un mondo senza colore, senza leggi o governatori, un mondo dominato solo da tristezza e paura. La sua gente era avida e senza scrupoli, triste e soprattutto paurosa, loro vivevano alla giornata e lo stesso giorno era perpetuo, come se non esistesse tempo o spazio. Il motto era: io per me e lui per sè. Oltre alla normale gente, viveva un essere, diverso dagli altri, un essere nero come la notte senza un contorno preciso, solo due luci bianche al posto degli occhi. Non aveva orecchie per sentire, bocca per parlare, non percepiva i materiali o gli oggetti, non aveva naso per odorare ma soprattutto non aveva il cuore per amare.  Aveva solo due piccoli occhi per vedere quanta tristezza esisteva nel mondo. Forse anche lui aveva paura, forse pure lui era triste ma non lo sapeva percepire visto che non aveva il cuore... Camminava vicino alla gente, passando da un luogo all'altro per trovare un po' di colore oppure semplicemente qualcosa di diverso, ma nulla, tutto monotono. Era lì da anni, se non da secoli e in tutto il tempo passato lì non aveva mai visto nulla di diverso, però lui voleva almeno un piccolo cambiamento, qualcosa che avesse mutato almeno un po' le giornate di quelle persone, quindi iniziò a pensare: <>.
 Pensò per molto tempo, finché finalmente arrivò a dirsi: <>.
 Decise di andare a cercare questa persona, decise di trovare il tempio del creatore, l'avrebbe trovato a costo di metterci altri cento anni.  Iniziò il suo viaggio verso un luogo sconosciuto, partendo soltanto da un piccolo lago grigio, passando per un sentiero sterrato e sassoso, per giungere davanti ad un grandissimo e fitto bosco dagli alberi troncati e orribilmente trascurati. Era un luogo dove le tenebre ti ricoprivano fino ad inglobarti, l'omino pensò che da un momento all'altro avrebbe inghiottito anche lui, ma non si fece fermare da questo e iniziò il suo cammino dentro il bosco. Tutto era spaventoso, dei corvacci stavano lì ad attendere qualcosa da sgranocchiare, qualcosa o qualcuno? Ma l'omino senza forma non si diede per vinto e con passo deciso passava tra le ragnatele e le chiome spelacchiate dei salici piangenti, stando attento a notare un qualsiasi tipo di novità, ma nulla. Lungo il suo sentiero vide delle lastre di pietra buttate in un angolo, vicino ad un tronco vuoto, e sopra di esse una donna piangeva a dirotto, sapeva che era qualcosa di molto triste, aveva paura, paura della sua stessa tristezza e della sua solitudine. In quel momento le tenebre lo avvolsero, aveva ceduto alla paura e di conseguenza il buio l'aveva inglobato per farlo diventare pasto per i corvi, che lì aspettavano l'ennesima vittima del nero; ma lui si ribellò, aveva una persona da trovare e delle risposte da ottenere, si divincolò con tutte le sue forze, ma le tenebre erano troppo forti e lui perse i sensi. Passò un po' di tempo, probabilmente qualche ora, l'omino si risvegliò e per un momento pensò di essere stato dato come cena a quei corvi, invece era ancora vivo, fu sorpreso, non sapeva darsi delle spiegazioni precise, ringraziò solo di essere ancora lì e si rimise le gambe in spalla. Questa volta non avrebbe ceduto, era sicuro che le tenebre non gli avrebbero dato una seconda possibilità. Riuscì, dopo qualche pozzanghera nera e qualche cambio di strada, perché la vegetazione era esageratamente fitta, ad uscire dal bosco, ritrovandosi in un piccolo villaggio chiamato: Colle tristezza. -Grande!- pensò il buon omino -Come se di tristezza non ce ne fosse già abbastanza.
Era curioso di sapere il perché di quel nome, perché questo villaggio si chiamava specificamente in questo modo? Iniziò a girare un po' per le strade, la gente passeggiava a testa bassa, ma erano solo grandi. Dove erano i cuccioli dei grandi? Perché non erano lì a litigare per delle biglie? O ad arrabbiarsi per dei negozi chiusi da secoli? Vide delle casette e decise di spiarci dentro, rimase sconvolto. In ogni casa c'era almeno un cucciolo strano... Alcuni erano su delle sedie strane, altri avevano gli occhi simili ai suoi, altri avevano altri problemi vari. Non aveva mai visto dei cuccioli di adulti stare in quelle condizioni, di solito loro erano gli unici che non piangevano. Invece questa volta loro erano silenziosi, a testa bassa, a versare lacrime che molti non potevano vedere. Una morsa gli strinse il petto, vederli in quelle condizioni era orribile. Decise di risollevarsi, dopo tutto il creatore forse avrebbe potuto fare qualcosa per loro. Si rimise in viaggio superando Colle Tristezza e si diresse per la via dell' indecisione, uno sbocco dove si uniscono tutte le vie del mondo. C'erano diverse destinazioni: Via solitudine a nord-est, Monte Pianto a nord, Via avida a nord-ovest; Bosco Malavita a ovest; Colle della tristezza da dove stava partendo ,ovvero da sud-ovest; Pozza grigia a sud; Spiaggia paura a sud-est ed infine La strada senza nome che portava a est. Tutte avevano nomi molto cupi, tranne la strada che portava ad est, di conseguenza l'omino imboccò quella, era sicuro che sarebbe riuscito a trovare la sua meta prendendo quella strada. Però sembrava così scura e paurosa... In un primo momento esitò pensando: << E se anche qui mi imbatto in qualcosa di pauroso? E se di nuovo mi ritrovo davanti tanta tristezza?>>.
Sentì come la voglia di abbandonare il tutto, ma proprio quando stava per tornare indietro si voltò verso la strada dicendo a se stesso: <>.
Nell'istante in cui finì il pensiero, la strada si schiarì diventando liscia e chiara, un po' spaventato il nostro eroe si avviò lungo quest'ultima e si imbatté in un portone in legno di quercia, vecchio e polveroso, bussò tre volte ed il portone si spalancò lasciandolo passare. Entrò nel castello e affrontò diversi corridoi e stanze segrete per ritrovarsi infine al punto di partenza. Ma non si arrese, lui continuò a percorrere tutte quelle stanze finché non vide una porta diversa, con delle scritte molto antiche, essa si spalancò lasciando passare l'omino dagli occhi di luce. Si diresse in fondo alla stanza fino ad un trono con un signore molto anziano che sobbalzò alla vista del ragazzo color della notte e dagli occhi di stella. Iniziò a dire: <>.
L'omino fu felice, doveva essere per forza il creatore! Allora rispose tranquillo ma in modo formale visto la presenza dinnanzi a lui: << Un nome non ce l'ho, mio buon Signore, sono solo un essere formatosi con la nascita di questo mondo, ero venuto a cercare qualcosa di diverso per questo pianeta ormai perso nella disperazione>>.
Il creatore a tal parole per poco non si commosse, ma prima di fare qualsiasi cosa, decise di verificare se fosse colui che pensava: << Colui che penso tu sia, deve sapermi intrattenere, suona>>.
Si fece spazio nella sala un pianoforte, alla sola vista l'omino sentì la voglia di suonarlo, di poggiare le sue dita insensibili su quei tasti e suonare. E fu quello che fece, si sedette, si concentrò e iniziò a premere i tasti, una nota segue l'altra, tutte di seguito fino a comporre una splendida melodia che in un lampo colorò la stanza e più l'omino suonava più i colori si facevano vividi ed intensi. Il creatore vedendo l'accaduto fermò il pianista e gli parlò: <>
L'omino, anzi Deemo, esitò... Finalmente aveva un'identità? Rispose alla domanda del creatore con queste parole: <>
Il creatore, commosso a tali parole disse: <Speranza! Solo tu potevi riuscirci, ora va e colora il mondo con la tua speranza! Regala un sorriso a chiunque>>.
 Deemo fu felice di questo, finalmente capì di avere sempre avuto un cuore per provare gioia, allegria e per portare speranza anche nei cuori degli altri. Uscì dal castello e vide un mondo diverso, un mondo felice, colorato, un mondo dove si univano tantissimi sentimenti, persino gli alberi di Bosco Malavita sembrarono più rigogliosi. Deemo notò una bambina seduta sulla sedia a rotelle che si guardava intorno curiosa e felice. Le piacevano tutti quei colori. Deemo le si avvicinò porgendole la mano, la bambina l'afferrò e si alzò in piedi. Era sconvolta, lei che non aveva mai camminato adesso saltellava come una lepre per la felicità, Deemo le disse: <>.
 Così Deemo continuò a portare speranza nei cuori delle persone che gli stavano intorno, in onore dell'essere che l'aveva scoperta, la via ad est prese il nome di Borgo Speranza e la sua posizione stava a significare proprio che finché ci sarà speranza, il sole continuerà a nascere e la vita non cesserà di esistere.

                                                                                 Fine
 
  
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