Avviso: non vi è nessuno scopo di lucro, i personaggi non mi appartengono e non intendo insinuare nulla nei loro confronti, è solo pura fantasia.
It's Raining, man!
Stiles
si toccò la faccia, precisamente l’occhio pesto.
Gli
faceva male, sì, ma era abbastanza abituato. Gli capitava
abbastanza spesso di
finire in mezzo ad una rissa, beh in effetti era sempre lui a
iniziarla.
Sospirò e si sistemò il cappuccio della felpa
grigia, non gli andava che la
gente lo fissasse. Non si era ancora controllato in nessuno specchio.
Si era
rialzato, e si era diretto verso la caffetteria di suo padre.
Con le nocche dolenti cercò di estrarre il pacchetto morbido
di Lucky Strike dai jeans scuri.
«Che sbattimento…» mormorò quando
vide che gli era
rimasta una sola sigaretta tutta spiegazzata.
Con
le dita affusolate sporche e tremanti come sempre la
risistemò e la mise fra le labbra.
Socchiuse gli occhi al primo tiro e aumentò il passo, quasi
avesse preso una
pozione revitalizzante. Da lì intravedeva
l’insegna luminosa del cafè, era aperto
fino a tardi, suo padre alla sua età non riusciva a fare
turni completi e a
quell’ora non ci sarebbe stato.
Attraversò la strada con il rosso e uno lo mandò
al diavolo, Stiles
semplicemente rispose con un medio, ma non ci diede troppo peso.
Non vedeva l’ora di avere le sue frittelle dell’una
di notte.
«Dio,
Stiles sei conciato sempre peggio…»
la voce annoiata del cameriere di suo
padre lo raggiunse ancora prima di aver messo piede nel cafè.
Stiles fece un sorriso storto, forse per colpa del labbro gonfio, forse
perché lo
faceva sempre ormai. Sentì la porta richiudersi dietro di
sé con un rumore
familiare.
Dall’altra
parte del bancone giallastro c’era Derek, un
bellissimo ragazzo (a detta di Stiles), con occhi verde scuro, spalle
larghe e
i capelli scuri. Faceva il turno di notte e lo sopportava da anni
ormai.
«Der,
se le tue frittelle non fossero così buone, ti avrei
già rotto le gambe»
sbuffò completamente certo che una cosa simile sarebbe stata
impossibile. Primo
perché Derek era troppo sexy
per
fargli una cosa simile; secondo perché probabilmente Derek
lo avrebbe ridotto a
pezzettini prima che fosse riuscito anche solo a toccarlo.
Si sedette su uno sgabello al bancone, prendendo un sorso dal succo che
Derek
aveva già posato anticipandogli qualsiasi richiesta.
«E
poi, succo all’una di notte? Dammi un caffè
corretto con un po’ di Jack*!» si lamentò
continuando
comunque a bere il succo dalla cannuccia.
Il ragazzo sparì nella cucina sorridendo, e uscì
pochi minuti dopo con un
piatto stracolmo di frittelle. Gli occhi ambrati di Stiles
s’illuminarono,
quasi rischiava di sbavare sul bancone.
Il ragazzo moro dagli occhi verdi posò il piatto di fronte
all’unico cliente
nella caffetteria e si appoggiò al muro dietro,
osservandolo.
Stiles prese il panetto di burro sul piatto e lo spalmò
sopra la pila di
pancakes, poi li inzuppò di sciroppo d’acero e
dopo averne preso un grosso boccone,
si lasciò sfuggire un verso di compiacimento.
«H-ome
sh-tai?»
chiese ingozzandosi.
Il moro si grattò la barba corta, accorgendosi che avrebbe
dovuto farsela.
«Easy.
Tu?» chiese con un
tono d’ironia,
non lasciando l’altro continuare «Mi
dovrai spiegare una volta perché ti
ostini a farti picchiare.»
Stiles prese un enorme sorso di succo e lo guardò con
sguardo ammiccante.
«Forse
perché il ragazzo cattivo piace sempre.»
Derek alzò gli occhi al cielo.
«E
comunque non mi faccio picchiare,
sono io che le do.»
«Ah,
ah. »
fece con tono annoiato e strafottente il moro mentre si staccava dal
muro e si
dirigeva di nuovo in cucina.
Stiles
lo vide allontanarsi, più altro fissò il suo
fondoschiena, perfetto. Avrebbe
preferito mille volte quello piuttosto che degli stupidi pancakes, o
delle
inutili risse.
Gli piaceva fare a pugni, non che sapesse davvero picchiare, ma gli
piaceva l’adrenalina,
il pericolo, il dolore anche. Ma per il culo di Derek avrebbe fatto
volentieri
a meno di tutte quelle cose.
Si
allungò sul bancone per prendere la caraffa di
caffè e
una tazza. Dopo averne pulito il bordo, se ne versò un
po’ e fu felice di
trovarlo ancora caldo.
«Stiles,
quante volte devo dirti di non prendere le tazze sporche. Mi sento una
madre.»
Derek una volta tornato sospirò, ma come sempre lo
lasciò fare.
«Allora…
quando stacchi?»
chiese Stiles.
«Alle
due, come ogni giorno, Stiles.»
Il ragazzo più piccolo ridacchiò divertito, «E’ che mi piace
sentire la tua
voce, Derek.»
pronunciò marcando bene il
suo nome come lui aveva fatto col suo.
Dopo questo Derek sparì nuovamente nel retro e Stiles non
poté fare altro che
sbuffare annoiato. Fissò un po’ i video che
passavano su Mtv al televisore, ma
li odiava.
Derek tornò dopo un sacco di tempo, Stiles si era
già bevuto tre tazze di caffè
e aveva iniziato a torturare il suo povero tovagliolo di carta
riducendolo in
mille pezzettini.
Quando il moro rimise piede dalla sua parte del locale,
saltò in piedi
scendendo dallo sgabello.
«Finito?
Andiamo?»
esclamò iperattivo.
Derek sbuffò fintamente infastidito e infilando la chiave
nella serratura della
porta d’ingresso la chiuse. Tirò giù
tutte le tapparelle e poi si voltò verso
Stiles con sguardo severo.
«Se
tuo padre mi scopre, ti prendi tutte le colpe.»
esclamò alzando il
sopracciglio.
«Tra*,
fidati.»
Insieme si diressero verso il retro e mentre Derek metteva a posto le
ultime
cose, Stiles colse l’occasione per rubargli una sigaretta.
Anche se il moro lo
vedeva, con quel sorrisino da furfantello glielo lasciava fare.
Ogni notte gli scroccava le sigarette, e pensò proprio che
sarebbe stato così
per molto altro tempo.
Dal borsone tirò fuori un paio di cerotti e del
disinfettante. Ne mise un po’
su un fazzoletto e si avvicinò a Stiles che era intento a
fissare il vuoto.
A Derek sembrava così sbagliato che un ragazzo
così bello e intelligente si
conciasse così, ma credeva anche che ormai tutto quello
facesse parte di lui.
La perdita della madre, gli attacchi di panico da ragazzino e i troppi
farmaci
prescritti inutilmente lo avevano fatto diventare ciò che
era ora.
Un ragazzino disperato.
Ogni
volta che Derek si avvicinava a lui per disinfettargli
le ferite (almeno quelle sul viso e sulle
mani, diceva), Stiles brontolava tanto, ma alla fine si
lasciava medicare.
Derek in quei momenti poteva osservarlo da vicino: cercava sempre di
contare
quanti nei marroncini avesse, quanto fossero belle le sue ciglia e ogni
volta
rimaneva stupito da quanto fosse sexy il modo in cui fumava.
Scartò
i cerotti e ne mise uno su una nocca che sanguinava
particolarmente, e uno sullo zigomo gonfio e tagliato.
Stiles ogni volta che Derek era così gentile con lui non
sapeva come
comportarsi. Da una parte lo feriva nell’orgoglio, lo faceva
sentire debole.
Mentre dall’altra non voleva che smettesse più.
Gli mancava il contatto fisico,
gli mancava qualcuno che si prendesse cura di lui. Soprattutto qualcuno
che non
lo giudicasse sempre.
Derek era questo per lui, ogni volta se ne accorgeva sempre di
più.
Non era semplicemente il cameriere di suo padre, era come la sua casa.
Sentiva che tornare da lui ogni notte era come andare a casa, a Beacon
Hills,
quando tutto era perfetto ancora, e quando suo padre non aveva deciso
di lasciar
tutto, lavoro compreso per trasferirsi lontano in città. Per
smettere di
ricordare. Il fantasma della moglie lo perseguitava in quella
cittadella, a lui
sembrò l’idea più giusta trasferirsi.
Stiles sapeva benissimo che non avrebbero dovuto farlo, non era giusto
rinnegare sua madre, ma non avrebbe mai potuto lasciare suo padre solo.
Scacciando
questi pensieri, ritornò alla realtà e si accorse
che la sigaretta era già a metà.
Derek come ogni volta anche dopo avergli messo i cerotti era rimasto
imbambolato a guardarlo. Alzò gli occhi al cielo.
«Che
c’è?»
sbottò fumandogli in faccia per dispetto.
Il moro semplicemente fece qualcosa che si sarebbe mai aspettato: gli leccò una guancia.
Sembrò proprio che gli occhi di Stiles non fossero mai stati
così spalancati dalla
sorpresa.
«Ehiehiehi!
Ma cosa credi di essere, un cane forse?»
esclamò mentre sentiva il viso
andargli in fiamme.
Derek sorridendo senza mostrare i denti scosse la testa.
«Avevi
solamente una goccia sul viso, non è che fuori piove?»
Stiles si soffocò con la sua stessa saliva, e rimase senza
parole. Il moro
tranquillamente si voltò con un leggero sogghigno verso il
suo borsone,
lasciando Stiles in preda all’imbarazzo e panico
più totale.
Quest’ultimo mentre si asciugava il viso pauroso di essersi
lasciato troppo
andare, spense la sigaretta nel posacenere e si tirò su il
cappuccio.
Aspettò che Derek si fosse messo la solita giacca di pelle
per poi aprire la
porta del retro.
«Ma
poi, la vuoi una giacca nuova? Non la posso più vedere. Te
la regalo per il
compleanno se vuoi!»
esclamò pochi minuti dopo che furono fuori dal locale. A
Stiles non ci voleva molto per ricominciare a parlare, ma Derek fu
quasi
orgoglioso di averlo zittito per più di cinque minuti. Era
il suo piccolo
traguardo.
«Non
piove più»
constatò senza rispondere alla domanda.
Stiles borbottò qualcosa che sembrava una frase, ma Derek
non riuscì a
sentirla.
S’incamminarono lungo la strada buia tranquilli, Stiles
sempre più vicino a
Derek tanto da sfiorarlo con la spalla.
Fine
Sweetcurry’s
Time:
*Jack:
Jack Daniel’s
ovviamente!
*Tra: tranquillo, volevo dare l’idea di uno Stiles che uso lo
slang buahah (lascia
stare).
Eccomi qui! Prima
fanfiction su questi due fanciulli! Non ci credo poi che
postando una ff all’anno, sia riuscita a scrivere questa in
esattamente un
quarto d’ora. Devo ammettere che mi sono sforzata di farla
diventare una shot
senza tante pretese. Voi che non mi conoscete non sapete che scrivendo
solo
long poi alla fine le abbandono tutte ahahah. (Non
c’è nulla da ridere).
Ultimamente sono
affascinata dalle Sterek AU, e questo piccolo obbrobrio è
l’unica
che sia stata in grado di finire, bella roba!
Non intendevo scrivere
una cosa così platonica, non sono abituata al rating
rosso, ma nemmeno a cose così caste baah! Ma vi giuro che i
due hanno fatto
tutto da soli! Mi sembrava troppo esagerato farli scopare come ricci
nel retro
del bar, insomma, era così poco dolce. Ahahah, mi piace il
fluff un po’ angst,
che non ho ancora capito bene cosa sia, ma va bene lo stesso.
Per il resto spero vi
sia piaciuta, lasciatemi un commentino, giusto per darmi
il benvenuto nel fandom, dai! Magari potrei (spaventatevi) postare
qualcosa più
avanti, ma non lo dico perché sennò non accade.
Un bacio a tutti i
lettori! Grazie per esser arrivati fino a qui :3
ps. Il titolo non va
letto cantando la canzone di Geri Halliwell, ma con un tono
più da ghetto, yo man. Okay, ora me ne vado.
Sweetcurry