Film > Cloud Atlas
Ricorda la storia  |      
Autore: Geilie    06/02/2014    2 recensioni
[Rufus Sixsmith/Robert Frobisher]
Certi giorni si aspettava quasi di trovare una risposta nella cassetta delle lettere, e allora scacciava l’illusione e si dava del povero vecchio – stupido vecchio romantico, proprio come gli avrebbe detto Frobisher – e il suo cuore si incrinava un altro po’.
Genere: Angst, Introspettivo, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Robert Frobisher, Rufus Sixsmith
Note: Missing Moments, Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: L'ultima parola
Autore: Geilie
Introduzione:
Certi giorni si aspettava quasi di trovare una risposta nella cassetta delle lettere, e allora scacciava l’illusione e si dava del povero vecchio – stupido vecchio romantico, proprio come gli avrebbe detto Frobisher – e il suo cuore si incrinava un altro po’.
Fandom: Cloud Atlas
Personaggi: Rufus Sixsmith/Robert Frobisher
Rating: verde; Pg13
Genere: angst, introspettivo, sentimentale
Avvertimenti: Movieverse (perché quel bacio sotto le stelle di Corsica mi chiamava a gran voce), What if? e Missing Moment
Beta: nessuno
Parole: 465 (Word)
Note: non sono granché soddisfatta del finale, ma pazienza... Era da un po' che volevo scrivere qualcosa su questi due, su Sixsmith in particolare, e galeotti furono l'ultima Drabble Night delle Muse e questo prompt di FinnAndTera: "
Il personaggio/i personaggi leggono/scrivono/hanno una corrispondenza di lettere."
Insomma, dai: personaggi che si scrivono
 e che si scrivono lettere, nello specifico? Gridava Sixsmith/Frobisher da ogni poro, ho dovuto cedere.
-Gy
 

L’ultima parola


Rufus continuò a scrivergli.
Rispose a quell’ultima lettera, all’inizio, perché sentiva di doverlo fare. Sentiva di volere l’ultima parola, per una volta, e così si mise alla scrivania dell’albergo in cui aveva preso alloggio, quello stesso pomeriggio, e scrisse “Mio caro Frobisher” in cima. Scrisse e scrisse, riempì due fogli interi prima che il dolore gli mozzasse il fiato e la rabbia gli facesse spezzare il pennino sulla pagina.
Il mattino dopo tirò fuori un pennino nuovo e si rimise a scrivere: voleva disperatamente che il dialogo continuasse, voleva l’ultima parola, poi si rese conto che una parola sola non gli sarebbe bastata, non quel giorno, e continuò a cercarla.

Continuò a cercare quell’ultima parola per giorni e non la trovò; la sua mente tutta angoli retti e assiomi, quella sua brillante mente di scienziato, osò suggerirgli che una simile parola sarebbe sempre rimasta fuori portata, che tanto valeva fermarsi e tornare al rifugio dei numeri, alla realtà. Ma la sua mente di scienziato, tutta angoli retti e assiomi, di fronte a Frobisher si era sempre piegata in bellissime approssimazioni, in irregolarità piene di fascino e terrore, e dunque Rufus continuò a cercare e a scrivergli, per mesi e per anni.
Era Frobisher l’unico a cui sentiva di poter confidare ogni più grande e inconfessabile segreto, anche un Frobisher fatto solo di carta e inchiostro e ricordi. Era Frobisher l’orecchio gentile – gentile come in vita raramente era stato – pronto ad ascoltarlo e consolarlo, a farlo sentire libero, vivo, vero. Era Frobisher l’unico con cui Rufus si sentisse se stesso, se stesso e intero, senza bisogno di mentire o nascondersi o essere vago col collega che voleva presentargli la sorella perché l’età per essere scapolo senza dare nell’occhio aveva cominciato ad essere alle sue spalle.
Frobisher, sempre Frobisher.
E così, quando tornava a casa e lasciava sulla soglia la sua maschera di fisico pluripremiato, metteva nel suo giradischi il Sestetto, prendeva carta e penna e scriveva: poteva quasi rivedere quel cielo stellato di Corsica, se solo alzava lo sguardo; poteva quasi sentire la brezza di mare sulla pelle e la carezza lieve delle labbra di Robert sulle proprie; poteva sentirlo cantare una fuga di Bach a mezza voce.
Si scopriva a sorridere, in quei momenti; a volte a piangere. Certi giorni si aspettava quasi di trovare una risposta nella cassetta delle lettere, e allora scacciava l’illusione e si dava del povero vecchio – stupido vecchio romantico, proprio come gli avrebbe detto Frobisher – e il suo cuore si incrinava un altro po’.
Ma continuò a scrivere fino all’ultimo giorno e, alla fine, accolse i proiettili del suo assassino col sospiro sereno di colui che sa di andare in un posto migliore. Ci sarebbe stato Frobisher, forse quel cielo di Corsica, e a Rufus, davvero, non serviva desiderare altro.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Film > Cloud Atlas / Vai alla pagina dell'autore: Geilie