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Autore: CassandraLeben    13/06/2008    50 recensioni
Questa storia è ambientata dopo Eclipse ed è stata elaborata prima dell’uscita di BD.
HO AGGIORNATO!!!!!!!
In breve: un racconto alternativo, avventuroso e romantico, nonché triste, di ciò che avevo immaginato potesse accadere dopo il fatidico “Sì” tra Edward e Bella.
Il ritorno dei Volturi, di Jack, Alec e Jane sconvolgeranno la vita dei novelli sposi
ATTENZIONE, PUò CREARE ASSUEFAZIONE E PROBLEMI CARDIACI! XD
< Isabella. > Una voce familiare risuonò nella camera. Sobbalzai. Non mi ero accorta della presenza di qualcuno nella stanza.
< Bella! Quanto tempo, desideravo con ansia rivederti. > Aro mi si avvicinò e mi prese la mano. Con gentilezza, me la baciò. Notai i suoi occhi guizzare sulla mia fede e poi incontrare i miei. Mi sorrise tranquillo e mi fece accomodare sul divano.
< Prego cara, siediti. Non avere paura. Non devi preoccuparti. > Sapevo che non potevo rifiutare. Tanto valeva stare al gioco. Magari sarei riuscita a sopravvivere un po’ più a lungo.
Genere: Romantico, Dark, Avventura | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Edward Cullen, Isabella Swan
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Le due sponde dell'oceano

Allora, vi avevo detto che non avreste sentito la mia mancanza, ed infatti eccomi qui!

Spero che anche questa storia possa piacervi. Il titolo è una frase di una canzone del bravissimo Freddie (I was born to love you. Perfetta per la coppia Bella/Edward) . È da un po’ che mi frullava per la testa, ma prima volevo finire “Un respiro dolce dolce”. Forse potrete trovare delle analogie con la storia precedente, ma sappiate che questa me la sono praticamente sognata di notte mentre stavo scrivendo il cap 20 quindi …
La storia prenderà uno sviluppo tutto suo comunque e, vi avviso, cercherò di non renderla banale, nonostante il tema.  Pensavo di scriverla sia dal pov  di Bella che da quello di Edward.
Lo segnalerò ben grande all’inizio di ogni cap e userò caratteri differenti a seconda di chi narra. (saranno molti di più quelli dal pov di Bella  … )
Grazie a tutte coloro che leggeranno. Spero commenterete in molte! Mi farete molto felice!
Aspetto le vostre recensioni! Ciao e a prestissimo, Cassandra. ( alla fine la neuro si è dimenticata di me. Vi toccherà sorbirmi finché mia madre non mi farà portare via XD )
Prima di lasciarvi alla storia, volevo ringraziare tutte coloro che hanno letto e commentato " Un respiro dolce dolce... "Grazie davvero!

 

Bella’s POV

 

< Dormi bene amore mio. > La voce del mio sposo mi giungeva da lontano. Sentivo le sue dita fredde accarezzarmi la pelle, lente e delicate.

Mi avvolse nella coperta e io mi strinsi di più al suo corpo marmoreo.
Ero stanchissima e a malapena riuscii a bisbigliare:

< Grazie … > Le palpebre mi si chiudevano e, prima di addormentarmi del tutto, intravidi il mio abito da sposa che giaceva sul pavimento, insieme ai vestiti di Edward. Le nostre mani sinistre erano intrecciate e le sottili fedi d’oro luccicavano nell’oscurità.
Sussurrai: < Grazie Edward, per avermi dato l’unica esperienza umana a cui non volevo rinunciare. >
Ridacchiò e mi disse: < Domani lo rifacciamo … >
Sorrisi intontita e felice della sua promessa. Sentii le sue labbra posarsi sulla mia fronte e poi la stanchezza prese il sopravvento.

Quando, la mattina dopo, mi svegliai, mi ritrovai completamente aggrappata al corpo di Edward.

Mio marito, nudo proprio come me, teneva gli occhi chiusi e mi carezzava lentamente. Io avevo la testa poggiata sulla sua spalla e lui inspirava il mio odore.

< Ben alzata. > Mi bisbigliò cortese. < Dormito bene? > La sua voce e il suo respiro annebbiarono ulteriormente la mente, già abbastanza messa alla prova dalla serata precedente.
< Sì > Risposi stringendomi di più a lui. Il suo corpo, di solito gelido, era tiepido grazie al mio calore. Con un gesto velocissimo, Edward mi coprì la schiena nuda con la trapunta e poi, passando una mano tra i miei capelli, mi chiese:

< Colazione a letto? > Mi sorrideva felice. Io lo guardavo rapita. Non gli risposi, troppo intenta com’ero a rimirare tanta bellezza.

< Lo prendo come un sì. > E così dicendo scivolò fuori dalle lenzuola. Io mi girai pancia a terra e, poggiando sui gomiti e con le mani sotto il mento, me lo rimirai ben bene.

Quando lui, con i boxer in mano, sì voltò e mi vide in quella posizione, si avvicinò al letto, si accovacciò davanti a me e, con il naso a due centimetri dal mio, mi sussurrò sorridente: < Sei una tentazione insostenibile, in questa posizione. Stai mettendo a dura prova il mio autocontrollo. >

E mi avvolse schiena e gambe con il lenzuolo. A tradimento, mi coprì anche la testa.

Risi e gli dissi: < Non trattenerti! Io non mi offendo mica, anzi! Non so se riuscirò ad aspettare questa sera. > Quando mi levai il lenzuolo di dosso potei constatare, con mio profondo rammarico, che si era già infilato boxer e pantaloni della tuta.

< Bella … non credo che questo sarebbe il momento più adatto … Emmett se la sta già ridendo. > Non aveva ancora finito di parlare che aveva attraversato la stanza. Aperta la porta, gridò al fratello: < Piantala o ti distruggo! > Avvampai al pensiero di Emmett che origliava e chiesi, dopo essermi seduta a gambe incrociate: < Dimmi che riesci a mandarli via anche questa sera! Ti prego! >

< Farò del mio meglio. > e mi sorrise complice. Mi diede un bacio sulla guancia ed uscì in corridoio. Non appena la porta si fu richiusa dietro di lui, mi alzai da letto stiracchiandomi. L’occhio mi cadde su delle piccole gocce di sangue che macchiavano il lenzuolo.

Le guardai e sorrisi. Ora ero una donna. Ora ero Isabella Marie Swan Cullen. E, se proprio vogliamo, aggiungiamoci anche Masen. Pensai agli occhi neri di Edward e al fatto che, solo la sera prima fossero di un caldo color oro. Sorrisi all’idea che presto l’odore del mio sangue non avrebbe più fatto soffrire mio marito. Dopo aver sfiorato le gocce per un attimo, osservai il mio Abito da sposa. Edward lo aveva preso e steso sul divano. Era davvero molto bello. Certo la parte migliore era stata quando, la sera precedente, Edward me lo aveva sfilato … Sorrisi al pensiero.
Mi infilai un accappatoio che era stato poggiato sulla poltrona e andai in bagno.

Mi feci una doccia veloce per svegliarmi e lavare via l’agitazione. Dopo circa una trentina di minuti, aprii la porta del vano doccia e trovai Edward seduto sul bordo della vasca che mi osservava.

I suoi occhi, ora caldi e rassicuranti, vagavano lungo il mio corpo. Avvampai. Dopo aver afferrato un asciugamano, me lo strinsi attorno al corpo e mi avvicinai a lui. Con la punta del dito gli sfiorai il naso. Edward, con un movimento repentino, mi afferrò la mano per il polso e se la poggiò contro il viso. Fece scorrere il naso lungo le vene del mio avambraccio e poi, avendo inspirato profondamente, mi confessò: < Il tuo odore mi inebria. >

Gli sorrisi e gli cinsi le spalle con le braccia. Immergendo il viso nei suoi spettinati capelli ramati, gli bisbigliai: < Anche il tuo. >
Mi separai da lui e mi asciugai i capelli mentre Edward mi osservava sereno.

Sovrastando il rumore del fon gli chiesi: < Sei andato a caccia? >
< Mh, solo una piccola preda, nel bosco dietro il giardino … niente di che … >
< Ora sei a posto? >
< Sì, sì. Non preoccuparti. > Faceva l’indifferente ma sapevo bene quanto l’odore del mio sangue fosse per lui la più deliziosa e la più proibita delle
droghe.
< Te la senti … questa sera … >
Sì alzò e mi venne vicino. Dopo aver poggiato le sue mani sui miei fianchi mi sussurrò:
< Ma certo. Sono andato a caccia apposta. > Mi baciò sulle labbra per un istante e poi mi disse:
< Ti ho portato la colazione … > Annuii e lo presi per mano.
In camera, appoggiato sul letto rifatto, trovai un vassoio d’argento pieno di ogni ben di dio. Sul comodino, una lettera di Alice.
< La stanza l’ha sistemata lei? > Domandai afferrando la lettera.
< Sì. Ha detto che ci teneva tanto. > Rabbrividii aprendo la busta. Edward intanto ridacchiava tranquillo. Come mi aspettavo, quella piccola vampira sadica aveva perso in mano la situazione.

Con la sua elegante grafia mi aveva scritto:

Ciao Bella, Trascorso una serata piacevole? Sono davvero felice che tu ora sia a tutti gli effetti mia sorella! Ah, il lenzuolo l’ho preso io. Non preoccuparti, lo conserverò con cura. Non permetterò che tu lo bruci. Mi dispiace, te lo restituirò quando finalmente avrai cambiato idea! Baci, Alice.”

< Uffa. > Esclamai riponendo la lettera nella busta.
< Che c’è? > Mi domandò il mio sposo fingendo di essere sorpreso.
< Lo sai benissimo cosa c’è. Io lo volevo buttare il lenzuolo … > Ero arrossita.
Lui mi sfiorò la guancia e mi disse all’orecchio: < Perché? Quando sarà passato molto tempo, sono certo che ti commuoverai a vedere quelle innocenti goccioline … > Mi abbandonai al suo petto e alle sue braccia forti. Con la sua voce vellutata riusciva sempre ad incastrarmi.  Trovai un briciolo di lucidità per ribattere: < Ma Edward, mi vergogno … >
< Non fare la sciocca. Per un paio di gocce? Guarda che non era mica sporco … > Mi baciò la fronte e poi mi lasciò andare. Si sedette sul letto e mi osservò mentre facevo scivolare lentamente l’asciugamano lungo il mio corpo. Mi infilai la biancheria e poi mi sedetti sul letto, affianco a lui.

Bevvi il succo d’arancia e mangiai un paio di biscotti. Qualche volta Edward si chinava per baciarmi la guancia e accarezzarmi i capelli. Quando il vassoio fu vuoto, lui me lo levò dalle ginocchia e lo poggiò sul comodino in meno di un’stante. Con delicatezza mi fece stendere sul letto.
< Edward …  hai appena detto che gli altri sono di sotto … >
< Sì … ma noi non faremo niente di male … > Quel suo tono di voce sbriciolò ogni mia capacità di intendere e di volere.
Mi abbandonai alle coperte e poggiai le mani sulla testa del mio amore. Le sue labbra mi baciavano la clavicola, affondavano nell’incavo del mio collo … scendevano lungo il mio braccio sinistro per poi arrivare alla punta delle dita. Se le fece passare sul volto e poi baciò la fede d’oro. Lo stesso colore dei suoi occhi …
Prima di rialzarsi, mi diede un bacio tra i seni e un altro subito sotto l’ombelico.
Gli sfiorai le labbra con le dita e lui fece lo stesso con me.
Un ultimo, delicato tocco lungo le mie gambe e poi si mise in piedi e mi porse un vestito che sapevo piacergli molto. Me lo aveva regalato lui. Blu, come la notte.

Me lo infilai e lui me lo allacciò dietro la schiena, sfiorando la mia pelle con le dita, provocandomi più di un fremito. Quando ebbe finito, mi voltai di scatto e gli rubai un bacio in punta di piedi. Gli presi il volto tra le mani e disegnai il profilo delle sue labbra con la lingua. Le sue mani mi avevano afferrato il bacino e mi tenevano leggermente sollevata. Quando la sua bocca si separò dalla mia e cominciò a scendere lungo il mio collo, gettai la testa all’indietro in un turbinio di capelli.

< Edward … >
< Mh? > Mi rispose lui senza allontanare le labbra dalla mia pelle.
< Amore … dobbiamo andare … >
< Vorrà dire che questa sera riprenderemo da dove abbiamo lasciato. >
< Non vedo l’ora. >
< Neanch’io. > E così dicendo mi diede un ultimo, e questa volta casto, bacio sulle labbra.

Andai in bagno per lavarmi i denti e pettinarmi. Quando scesi in sala trovai Emmett seduto sul divano che mi fissava curioso. Edward, seduto al piano, fissava lui con sguardo contrariato ed esasperato.
< Emmett. > Lo ammonì il mio sposo con tono severo quando ormai avevo superato l’ostacolo dell’ultimo gradino.
Suo fratello lo guardò, mi guardò, poi tornò nuovamente a guardare lui ed infine sussurrò:
< Eddai … Edward … posso chiederle … > In una frazione di secondo al povero Emmett arrivarono in testa uno spartito musicale e uno dei due sandali che tenevo in mano.

Facendo finta di ripararsi dal nostro fuoco incrociato si rifugiò dietro la povera Esme che era appena entrata in sala dalla cucina. Per fortuna la mia suocera, che strano pensare a lei in questi termini, afferrò la mia scarpa prima di venirne colpita.

Con un tono molto educato mi domandò:
< Allora tesoro, passato una buona nottata? >
Arrossii violentemente tormentando il bordo della manica del mio abito con le dita.
Balbettai imbarazzata:
< Sì. Bella … serata … >
Mi sorrise materna e poi Emmett si rivolse ad Edward.
< Perché Esme può farle domande sulle vostre seratine piccanti e io no? >
Questa volta Esme si scansò ed Emmett venne raggiunto in pieno dal porta spartiti.
Andai vicino al mio sposo e lo baciai sulle labbra.  Lui, per tutta risposta, mi cinse il bacino con un braccio e mi sussurrò: < Questa sera … >
Chiusi gli occhi e, sorridendo, mi appoggiai a lui.
< Edward … >
< Sì, Isabella? >
< Sai, è strano essere tua moglie. Mi sento così felice … >
< Per quanto mi riguarda, essere tuo marito è bellissimo. >  e mi baciò la fronte.
< Ragazzi, se la smettete di fare i novelli sposi in salotto, vorrei ricordarvi che Bella ha un appuntamento in città con Angela. > Ci disse Alice che intanto aveva fatto la sua comparsa seguita a ruota da Jasper.

Mi ero completamente dimenticata che dovevo andare con Angela a ritirare il suo regalo. Lei e Ben mi avevano preso una cosa in gioielleria. Credo un ciondolo. Solo che sarebbe arrivato solo oggi.

< Vuoi che ti accompagni? > Mi sussurrò Edward all’orecchio con la sua voce vellutata.
Intrecciando le sue dita con le mie, dissi:
< Non preoccuparti. Mi ha detto che mi sarebbe passata a prendere alle 11 e che avremmo mangiato fuori … Se vuoi venire … temo però che passeresti la serata a tossire fuori tranci di pizza. >
Baciandomi il lobo dell’orecchio mi sussurrò:
< Sottrarre una giovane sposa al novello sposo è una crudeltà. Ricordami di dirlo ad Angela, appena la vedo. >
Improvvisamente fui invasa dalla tristezza e a voce bassa dissi:
< Edward, questa è l’ultima volta che la vedrò. Dopodomani partiamo per la luna di miele e … al nostro rientro … > Lasciai la frase in sospeso perché non trovai la forza per continuare.
Le sue braccia mi avvolsero strette e rassicuranti.
< Scusa. Non volevo ferirti. >
< Non mi hai ferito. Solo, è la verità. > Avevo abbassato lo sguardo e poggiato il capo contro il suo petto. Mi baciò i capelli e mi disse: < ti accompagno fuori, sta arrivando. >

E dopo poco anche io sentii il suono del motore dell’auto di Angela.

Mi infilai i sandali e, tenendo per mano Edward, salutai il resto dei Cullen, la mia famiglia, con un cenno della mano. Afferrata la borsa con soldi, documenti e cellulare, uscii in giardino.
Fuori era nuvoloso, come al solito a Forks.
Trovai Angela appoggiata alla sua auto, in mezzo al viale. Mi venne incontro tutta euforica e mi salutò con un abbraccio, dopodichè si rivolse ad Edward:
< Ciao! >
< Ciao. > Le rispose lui continuando a fissare me, malinconico.
Io mi sporsi per dargli un bacio sulla guancia e lui catturò le mie labbra per alcuni istanti. Quando stavo per svenire, non mi ricordavo di respirare, mi lasciò andare ed afferrò la mia mano. La strinse per un istante e poi mi disse: < Allora ti aspetto.>
< Va bene. Ci vediamo dopo. Ti chiamo quando sto per tornare. >
< Non fate troppo tardi. Mi raccomando Angela, non credo di resistere a lungo lontano da lei. >
< Va bene Edward. Non preoccuparti, farò attenzione, mi prenderò cura io di lei. > Gli rispose lei ironica.
< Angela! > le feci io. <  Anche tu mi tradisci in questo modo? Non sono così imbranata! >
< Se lo dici tu ... Sali o faremo tardi. Salutami tutti Edward! Anche da parte di Ben. > La traditrice stava trattenendo una risata.
< Lo farò senz’altro. Divertitevi! > E così dicendo lasciò andare la mia mano.

Angela salì a bordo e io la seguii. Partì dando vita al motore. Edward rimase ad osservarci mentre ci allontanavamo e io continuai a fissarlo finché non sparì dietro la curva del viottolo. Sospirai quando fu fuori dalla mia visuale.
< Che c’è? > mi domandò Angela.
< Niente. Mi sento un po’ strana quando non sono con Edward … >
< Voi due siete una coppia speciale. Quando siete insieme, vi illuminate. Anche se, ad essere sincera, a volte Edward sembra molto più grande della nostra età … >
Trattenni una risatina isterica e dissi: < Tu credi? >
< Mh, forse è solo un’impressione. Allora? >
< Allora cosa? > Domandai io.
< Bhe, ieri sera poi com’è andata? Ne vuoi parlare? > Angela era sempre stata molto discreta ma si vedeva che era curiosa. Curiosa da matti. Lei sapeva bene che ero vergine. O meglio, che lo ero stata fino alla sera prima.
< Se non vuoi non preoccuparti … >
< No, no. Sta tranquilla. > Arrossendo vistosamente le confidai: < Devo dire che Edward è proprio un cavaliere. E ieri notte … diciamo che mi sono divertita molto. È stato molto bello, e soprattutto molto dolce. >
Sorrise e poi cominciò a chiacchierare d’altro, avendo intuito il mio imbarazzo. 
Angela era proprio una persona speciale.

Arrivati a Port Angeles, la mia amica parcheggiò nei pressi del centro. Proprio come a Forks, il cielo era nuvoloso.
< Andiamo a prendere subito il tuo regalo? > mi domandò scendendo dall’auto.
< Sì, certo! Sono curiosa! >
Una volta in gioielleria, Angela parlò con il proprietario e poi mi porse un pacchettino.
< Grazie. Sei un tesoro. > le sussurrai dandole un bacio sulla guancia.
La mia attenzione venne subito attirata da un orologio esposto in una bacheca.
Lo fissai qualche minuto e poi Angela mi domandò:

< Ti piace? >
< Sì. Pensavo potrei regalarlo ad Edward … Sai, come dono di nozze, mi ha regalato una copia della prima edizione di cime tempestose … >
Mi si rivoltò lo stomaco al ricordo. Quando avevo scartato il regalo, per poco non ero caduta dalla sedia. Doveva aver speso una fortuna. Minimo!
< E io invece non gli ho preso niente. È che lui ha tutto. >
< Potresti prenderglielo. È un po’ costoso ma molto bello. >
< Sì. Credo che lo prenderò. >
< Senti Bella, io ti aspetto fuori, devo telefonare a Ben. Ti aspetto davanti alla casetta della posta. >
< Va bene. A dopo! > < A dopo. > Ed uscì. Io pagai l’orologio ( mi venne male a tirar fuori la carta di credito … ) e poi mi voltai per cercarla oltre la vetrina con lo sguardo. La vidi.

Per lo stupore e lo spavento, lasciai l’orologio pagato sul bancone, così come il regalo di Angela.
Quasi non sentii la voce del signore dietro il banco che mi diceva: < Signorina? Sta bene? >

La colazione stava facendo marcia indietro in direzione bocca

Uscii tremante dal negozio e percorsi barcollando i venti metri che mi separavano dalla mia amica. Quando l’ebbi raggiunta, lei mi guardò.
Era imbarazzata e allo stesso tempo come ammaliata. Un bellissimo, giovane uomo le aveva messo un braccio intorno alle spalle e le parlava come fossero grandi amici.
Quando fui abbastanza vicina da sentire i loro discorsi, capii che le stava chiedendo informazioni.
Improvvisamente, l’uomo si voltò nella mia direzione e il suo sguardo mi trafisse.

Con voce sensuale, si rivolse ad Angela e le domandò garbato: < Forse la tua amica può mostrarmi gentilmente la strada? > Mentre pronunciava quelle parole, fece scorrere un dito, pallidissimo e affusolato, lungo il collo della mia amica. Io risposi con la voce che mi usciva a fatica:

< Certo. >

Lasciando andare Angela, che mi osservò prima spaesata e poi impaurita, mi cinse il bacino con un braccio e con l’altro mi indicò una lussuosa auto nera dai finestrini oscurati. Non opposi resistenza.
Mi lasciai trascinare fino alla vettura e rimasi immobile davanti alla portiera qualche istante, finche questa non venne aperta dall’interno.
Mi voltai verso Angela con gli occhi gonfi di lacrime. Le stesse lacrime che mi solcavano le guance e mi bagnavano il vestito. La mia amica, che si era un po’ ripresa, mi osservava terrorizzata ed immobile. L’uomo mi diede una piccola spinta ed io mi piegai per entrare nell’auto.

Sentii la voce di Angela gridare: < Bella! Bella! Chiamate la … > Poi la portiera si chiuse di scatto dietro al giovane uomo che mi aveva trascinata dentro e che si era seduto alla mia destra. Sussultai. Nessun suono proveniente dall’esterno era più udibile. Non riuscivo a vedere niente fuori dai finestrini neri. I sedili erano di velluto e l’abitacolo era illuminato da una luce fioca che faceva rilucere la pelle bianca delle altre quattro persone che erano lì con me. Due davanti e una alla mia destra e l’altra alla mia sinistra.

L’auto partì sfrecciando a tutta velocità. Io tremavo dalla paura poi, con voce calma e pacata, Demetri disse: < Non vogliamo farti del male. Devi startene zitta e ferma e non darci problemi. >

La sua voce tagliente mi fece venire un conato di vomito.
La figura alla mia sinistra estrasse qualcosa dalla valigetta.
Quando realizzai che si trattava di una siringa cercai di allontanarmi, ma in quello spazio ristretto mi era impossibile. Cercai di trattenere un grido quando l’ago affondò nel mio braccio.

Dopo pochi istanti, i contorni degli oggetti intorno a me divennero sfocati e l’oscurità si fece più opprimente. Sentii un vento improvviso sfiorarmi il viso e scompigliarmi i capelli e mi resi conto che mi stavano sfilavano la borsa. Cercai di oppormi, inutilmente. Ormai non avevo più forza nelle braccia e dovevo combattere per tenere gli occhi aperti. Prima di crollare e venir inghiottita dall’oscurità, vidi Demetri, alla mia destra, estrarre i miei documenti dalla borsa e gettare quest’ultima fuori dal finestrino aperto. Alla fine chiusi gli occhi e mi accasciai contro lo schienale di quell’auto.

Prima di perdere del tutto i sensi, vidi Edward nei miei pensieri una lacrima scese dai miei occhi chiusi.

 

  
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