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Autore: Infected Heart    06/02/2014    1 recensioni
"Walk on by. You walk on by. Wondering why. Wandering from you. Falling at your side. Wandering from you. Healing my desire. Stumbling in your soul. Give yourself to me. Hurting your desire. Healing mine." (Comalies, Lacuna Coil)
Genere: Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
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Minos

VERONICA’S POV

“… tentativo di suicidio da parte del figlio dell’omicida Aaron Echolls! A quanto pare la mela non cade mai lontana dall’albero. L’ex stella di Hollywood ha lasciato in eredità al giovane Logan non solo l’incredibile fondo fiduciario, ma anche un lato oscuro…”

Sento delle chiavi girare nella serratura e, velocemente, spengo la tv. Non voglio che Piz mi colga nella stupidità della mia debolezza. Come se guardare la cattiveria dei telegiornali mi dicesse più cose di quelle che so già dai medici e da me stessa; dal mio cuore. Tre giorni di pazzia mi sembrano già più che abbastanza, e il mio uomo non merita tutto questo. Irrigidisco la schiena, metto le spalle bene in linea, e preparo il migliore dei miei sorrisi, mentre sento Piz che posa la giacca sull’appendiabiti.  -Ciao, Veronica! Chi c’è in casa? Sentivo qualcuno parlare…-  Mi dice, con la voce affannata da cinque piani di scale, che non avrebbe mai perso il vizio di salire di corsa. Mi alzo dal divano, giusto in tempo per vederlo girarsi verso di me. Non gli dò il tempo di fare un passo, e gli corro incontro. Prendo il suo viso tra le mani, e gli lascio un tenero bacio a fior di labbra. –Era solo la televisione.-  -A cosa devo tanta dolcezza?-  Le sue parole suonano scettiche, quasi fredde. Mi allontano dal suo viso, dispiaciuta.  -Nulla. E’ che…grazie.-  -Certo.- Abbassa, gli occhi, distratto. E’ brutto vederlo così…così come? Confuso? Pensieroso? Ferito? Probabilmente tutte e tre le sensazioni messe insieme. - Lo sapevo che non dovevo chiedertelo.-  esprimo il mio pensiero ad alta voce. - Invece dovresti sapere che lo faccio volentieri. Lo faccio per te e per lui. Ma resta il fatto che non è piacevole. E non è piacevole vedere te così. Non sono stupido.-  E il premio di “Miss sensibilità”, va di nuovo a…Veronica Mars! Come ho potuto solo pensare di approfittare del buon cuore del mio ragazzo, e farlo andare a prendersi cura di Logan quando io non posso?  - Te l’ho mai detto quanto ti amo?- Lo guardo di sottecchi, timorosa. Il senso di colpa sa far agire anche così: vittima di ciò che tu stesso fai agli altri. Sul volto di Piz si forma una linea di sorriso sghembo, saccente e triste. -Sai qual è il danno, oltre la beffa? Che mi dici che mi ami, perché sto vicino a lui.- Si può cadere ancora più in basso? Evidentemente, sì. Una catastrofe naturale, come sempre. - Stosh, io… - -Ah, ora sono diventato “Stosh”.- -Senti, lasciamo perdere. Rischiamo di degenerare. E non voglio rovinare quello che abbiamo. Devo parlare con mio padre. Vado a Neptune, e nel pomeriggio sono in tribunale. Ci vediamo stasera, sul tardi, quando arrivo.- Parlo, svelta, come a far scivolare via tutto quello che non avrei voluto sentire, ma su cui, come al solito, avrei meditato fin troppo. – Scusami…- gli stringo una mano gelida, e cerco, con gli occhi, di trasmettergli tutto il mio amore. Deve vederlo. Davvero. C’è. E spero che lo lasci entrare, in questo momento così traditore. Eh sì, siamo proprio fregati. Esco di casa, agitata, con la paura di sentire qualunque cosa Piz avrebbe potuto dire. Perché, in realtà, so benissimo che è in parte anche mia, la causa di tutto questo; e a volte è più facile fuggire, prima che crolli tutto. Prima che le macerie schiaccino anche quell’unica sincerità buona che c’è in tutto questo. Salgo in macchina, e l’autoradio si accende in automatico, insieme al motore.

“Love that once hung on the wall used to mean something, but now it means nothing.  The echoes are gone in the hall. But I still remember, the pain of  December. Oh, there isn't one thing left you could say. I'm sorry it's too late. I'm breaking free from these memories. Gotta let it go, just let it go. I've said goodbye. Set it all on fire. Gotta let it go, just let it go. You came back to find I was gone. And that place is empty, like the hole that was left in me. Like we were nothing at all. It's not that you meant to me. Thought we were meant to be. Oh, there isn't one thing left you could say. I'm sorry it's too late. I'm breaking free from these memories. Gotta let it go, just let it go. I've said goodbye. Set it all on fire. Gotta let it go, just let it go. I let it go, and now I know. A brand new life, this tale is rude. Where it's right, you always know . So this time, I won't let go. There's only one thing left here to say. Love's never too late. I've broken free from these memories. I've let it go, I've let it go. And two goodbyes, lend you this new life. Won't let you go, don't let me go.”

Le casse saturano il piccolo spazio con questa musica, che riflette la mia coscienza. Le parole rimbombano e mi stordiscono, come un’onda d’urto. Nella mia testa troppe cose. E due ore di tempo con me, costretta a pensare. La sensazione pungente che Logan (merito forse del suo egocentrismo) mai sarebbe stato così idiota da voler eliminare da solo la propria persona. Esibizionista sì, ma non idiota. Ennesima prova che nessuno di quei succhiasangue famigliari o mediatici, lo conosce. Nessuno. E c’è rabbia, troppa rabbia. E ancora, di nuovo, amore. Quell’Amore, troppo palese per negarlo. Un attaccamento quasi morboso all’idea che non ci sia più. Il viscido rimorso di essere riuscita ad andare avanti, e, nonostante questo, non riuscire a dare tutta me stessa, come vorrei. In colpa, tanto per cambiare, di averlo lasciato solo. E di aver scelto la via più facile. E la più bella. Perché il sole mi attira come non mai. Ed è giusto così. Ancora nel vortice di una matassa senza fine, arrivo in quella che è stata la mia casa per anni. Se potessero parlare, quei muri, mi riderebbero in faccia, sonori. E qui mi viene, appunto, da sorridere, pensando a quante volte ho superato momenti come questo. “Non male, signorina Mars. Non male davvero.” Mi dico, mentalmente. Mi devo pur scrollare di dosso in qualche modo i presentimenti negativi, no? Appena si apre la porta Backup, il mio fidato pitbull terrier, quasi mi butta a terra, saltando dalla felicità. L’abbraccio di mio padre, più frequente di una volta, che mi aspetta quando torno a trovarlo. So che gli manco, anche se lui non lo ammetterà mai. Come faccio ad esserne sicura? Semplicemente perché siamo una cosa sola; sentimenti unici e condivisi. Stesso modo di affrontare la vita, con le ombre e le luci che questo comporta. -Come stai? Ho visto Piz, stamattina presto.- -Non hai ancora parlato abbastanza coi medici?- rispondo all’affermazione di mio padre, che sta affrontando l’ennesimo impiccio con Logan di mezzo. Sogghigno, tra me e me, amara, spaventata e anche un po’ divertita.  Immagini vivide e prove casalinghe delle vicende rocambolesche che hanno spesso coinvolto lo stesso individuo, e la mia famiglia, in tutto e il contrario di tutto. I faldoni sparsi per la casa, in ordine tutt’altro che casuale, lo testimoniano al meglio. A quanto pare mio padre, in questi anni, si è affezionato a quello ex zero nove, di cui ha conosciuto, per forza di cose, quasi ogni sfumatura. Certo, alcuni momenti con la sottoscritta sono, e rimarranno, nella sezione: “papà sa, ma finge di non sapere.” E così ha fatto in questi giorni, standomi vicino con discrezione, senza mettermi pressione. Infatti il sorriso di discolpa, che lui rimanda alla mia battuta, parla da se. Scuoto la testa, e questa volta le mie labbra si schiudono, piene di comprensione. -Non ti sei ancora stancato di tutti i casini di Logan?- -E tu? Fai attenzione, Veronica. So che le cose ora sono diverse, ma…- -Papà, tu ci credi?- gli chiedo, a bruciapelo, con sguardo implorante. “Dì di no, papà. Dì di no, ti prego.” Una muta supplica, come se il verdetto personalissimo del mio adorato vecchio, possa risolvere il caso, e fare tornare Logan felice e spensierato come non lo è mai stato. Mi tormento da giorni con questo interrogativo. Un pensiero fisso, che se avessi seguito il mio istinto, si sarebbe già sciolto come neve al sole. - A cosa, tesoro?- -Logan non ha tentato il suicidio.- Un solo sospiro, esalato dal signor Mars, riempie il silenzio. -Non sarebbe la prima volta…- -Evidentemente, nonostante tutto, è troppo dare un minimo di fiducia.- E io, perché lo sto difendendo così? Perché mi rendo conto che mi sto rifiutando di credere e valutare obiettivamente tutte le opzioni? E perchè, grazie a Dio, c’è sempre il mio lato razionale a farmi da campanello d’allarme. Che poi io voglia ascoltarlo o no, questa è un’altra faccenda. –Non si tratta di fiducia, Veronica. Si tratta di prove. Quelle che non ci sono.- Stringo forte i pugni; gli occhi stretti dal nervoso e dalla determinazione. -Allora dimmi cosa c’è, invece.- pretendo, quasi digrignando i denti. -Stanno analizzando e controllando la macchina proprio ora, in realtà. I risultati li sapremo oggi pomeriggio sul tardi.- -Va bene.- Non so che altro dire, sospesa su un baratro di incertezza. Ma mio padre subito aggiunge. -Piz deve essere un santo, davvero. Pensaci bene, e abbi rispetto, per favore. Oggi non sono riuscito a parlargli. Ma sembrava strano, e abbastanza contrito. Non è da lui, e, sinceramente, per quanto ami una persona…io non so se farei quello che sta facendo lui. Per te.- per le mie orecchie, marca fin troppo quell'ultima parola. -Credimi papà, lo so.- Continuiamo a girare il coltello nella piaga. Si, sto usando le persone, a quanto pare. -Bene.- Una dolce carezza sul capo, e uno sguardo di calore e supporto. Ecco perché amo quest’uomo: è come se mi dicesse sempre “So che sei in buona fede, ma sbagli e imparerai.” Più protettivo che giudice. -Ciao, papà. Ci vediamo presto.- mentre esco lo guardo, grata. – Stai attenta. E quando lo vedi, salutami Stosh.-  A sentire quel nome, alzo gli occhi al cielo, prendo un respiro a pieni polmoni, ed espiro, libera. Rassicurata. Prima o poi quei due formeranno un’associazione a delinquere, lo so. Probabilmente pure contro la sottoscritta. I miei due grandiosi uomini, che amo alla follia. La mia fortuna. C’è chi invece è sfortunato e solo. E sì, datemi pure della moralista. Ma guardare le cose in prospettiva, rende tutto diverso. Mi chiedo come si comporterebbe la maggior parte delle persone, se vivesse una vita come quella di Logan. Impazzire mi sembra il minino. E quel ragazzo è sempre stato troppo intelligente per farsi annebbiare la mente. E’proprio per questa ragione che ora gli stringo la mano, in questa bianca, spoglia, e vuota stanza di ospedale. Con l’altra, giro le pagine del libro che gli sto leggendo. Non voglio che rimanga nel silenzio. Senza contatti con il resto del mondo. Come se fosse già…come se non ci fosse davvero più nulla da fare. Magari una voce lo avrebbe aiutato. O forse mi sopravvaluto, semplicemente.

“Diario di Mina Murray. 8 agosto. Lucy è stata assai inquieta tutta la notte, e anch’io non sono riuscita a dormire. La tempesta era spaventosa, e coi i suoi assordanti ululati tra i comignoli mi faceva rabbrividire. Un’improvvisa folata è sembrata il colpo di un cannone. Dopo tutto ero contenta che Jonathan questa notte non fosse in mare, bensì in terra ferma. Ma, ahimè, è davvero in terra ferma? O non invece in mare? Dov’è, dunque? E come sta? Comincio ad essere terribilmente ansiosa per lui. Oh, se solo sapessi che fare, e se potessi fare qualcosa! I suoi modi erano quelli di chi domina il suo destino. […] Lettera di Lucy: L’avresti mai detto? Io lo amo. Arrossisco anche solo a scriverlo, perché, nonostante io pensi che lui mi ama, non me lo ha ancora detto. Ma io, oh, Mina, io lo amo; io lo amo; lo amo; lo amo.” 

Chissà perché mi sembra catartico percorrere a voce alta la vicenda del Dracula di Bram Stoker. La vita, nella morte. Il lontano, seppure vicino. 

La vita è solo l'attesa di qualcosa di diverso da quello che stiamo facendo; e la morte è tutto quello che giustamente possiamo aspettarci.” 

Su queste frasi mi si spezza la voce. -Aspettarci, ma non rassegnarci, Logan. Pretendo un tuo sorriso, ricordatelo.- Lentamente, su queste note, gli lascio la mano. Quelle labbra…sanno dire tutto di lui. Capaci di donare l’ambrosia della dolcezza più pura, quanto il veleno più letale. Neppure ora in una curva priva di significato. Espressive fino alla fine. Mi siedo sul bordo del letto, e osservo i suoi lineamenti, le sue ferite e le sue gioie incise nella pelle. Le mie dita gli sfiorano le tempie, e scendono, delicate, sulle guance. Il pollice scorre, intenso, sulla sua bocca che quasi mi sfida. -Ciao, Logan, a presto.- E’ l’ora di tornare in tribunale. Un caso di truffa e droga. Il primo incontro col giudice e la controparte. E il mio cliente, innocente, che è stato incastrato alla grande. Dopo altre due ore e circa trecento limiti di velocità infranti, entro nel tribunale, lascio la tessera sul bancone d’identificazione all’ingresso, e mi precipito a darmi una rinfrescata in bagno. Farsi riprendere appena entrata in aula non sarebbe una novità per me…ma non gioverebbe a Jordan Freeman, che truffato, con diecimila dollari in meno, e ricattato; dopo aver rifiutato di cedere, è stato “omaggiato” dalla casa con un carico nel baule di cocaina ed eroina in confezioni regalo. Ovviamente la sorpresa è stata seguita dall'arrivo dei carabinieri, chiamati con numero anonimo e non rintracciabile. Perciò mi ripeto, e mi ammonisco mentalmente: “Fai la brava, Veronica.” Entro in azione, con l’abituale sensazione degli occhi puntati addosso. Ehi, è colpa mia, se sembro una dodicenne un po’ cresciuta? Ma di lì a poco mi guarderanno in modo diverso. Poco ma sicuro. Non c’è molta gente, ad ascoltare il primo round del processo. Solo quattro o cinque facce dall’aspetto poco affidabile, e qualche amico del mio assistito. Mentre mi avvicino alla mia postazione, con la coda dell’occhio, vedo uno dei presenti lanciare un’occhiata molto eloquente a colui che è nella posizione di difesa. Squadro per bene quest’ultimo, che ricambia con un ghigno compiaciuto e convinto. Ah…la vittoria è sempre così dolce, quando il colpevole è convinto di scamparla. Ci godrò il doppio, quando la legge avrà la meglio. Vorrei che Piz fosse qui, per gustarsi la scena insieme a me, e festeggiare con una birra, come con le vecchie soddisfazioni degli intrighi universitari messi nel sacco. Non ho avuto molto tempo per studiare la sua cartella, ma mi è bastato analizzare a fondo tutti i meccanismi delle numerose detenzioni in lista, per sapere che è un criminale, esperto in molti campi. Sempre uscito di prigione, come di consueto, grazie al potere di soldi e agganci. Sam Johnson, accusato di estorsione, 5 rapine a mano armata, e traffico di stupefacenti in ben sei Stati, strategicamente scelti, geograficamente parlando: California, Virginia, New York, Texas, Colorado, e Washington. Per non parlare dei sospetti di favoreggiamento alla prostituzione (che si riveleranno certezza, visto che due ragazze si costituiranno presto parte civile). Insomma: un bel tipetto a tutto tondo, che non lascia neppure parlare il suo avvocato, durante il cancan di accuse, difese, e finte mosse. -Inoltre l’accusa diffamante è resa ancor più fuori luogo dal fatto che questo impresario è difeso da una persona che in passato ha favorito la fuga e il rapimento di minore, falsificato le prove private custodite in procura, allora sotto la supervisione dello sceriffo Don Lamb.- Ecco, il quadro ora è completo. Mi aspettavo questo ritornello, che, puntualmente, si ripresenta in ogni sentenza che abbia come personaggio la qui presente. Sorrido, e inizio a snocciolare la filastrocca delle smentite. “Ma che brava che sono, ormai l’ho pure imparato a memoria. Il mio paparino sarebbe fiero di me!” Penso, sarcasticamente seccata, e con uno sbuffo mentale. Ma l’avvocato del nostro avversario ha poca possibilità di fiatare, perché “Sam-so-tutto-io”, dopo avermi bloccata, sibila – Come sta il portafoglio di Echolls,  avvocatessa?- Sgrano gli occhi, e all’improvviso mi sembra di non avere più sangue nelle vene. Sono sicura che il mio viso ora è più pallido di un lenzuolo. Poi mi ricordo di dove sono al momento. Luogo, spazio, tempo. Mi dò un pizzicotto mentale, e sbatto le ciglia, svelta, per risvegliare i sensi. Sento una risata soffocata provenire alle mie spalle, e mentre mi giro a guadare (e a fare pentire) il malcapitato emittente, il martello del giudice fa eco nella stanza enorme, con un tonfo fastidioso. -Uno alla volta! Ordine in aula! E cos’è questa storia? Ci spieghi meglio, signorina Mars. Cosa c’entra il suo cliente?- -Posso dirLe che le accuse nei miei confronti sono cadute con la chiusura dei casi in questione. - -Non parlo di quello. So perfettamente cosa si dice di lei, avvocato. Parlo delle affermazioni appena fatte dall’imputato.- Nonchalance e faccia da poker, Veronica. Coraggio. -Appunto, Signor giudice. Sono faccende personali che non coinvolgono il mio cliente. Perciò, se si guarda alla luce dei fatti…- Driiin…driiin… Dannazione. A quanto pare non è destino che io oggi parli. -Prego, risponda. Siamo tutti curiosi di sapere chi è.- Dice il giudice, con un tono tra l’infastidito e il divertito. -Ehm…- riesco solo a farfugliare, più che imbarazzata. -Non è necessario. Scusate.- Aggiungo, bloccando la chiamata. -Dicevamo, un raro esempio di professionalità, vero?- commenta ancora, maligno, Johnson. - Dopo di che, procediamo e concludiamo la prima fase di questo combattimento, che, fortunatamente, è durata meno del previsto. Distrutta, uscendo dal tribunale, conforto Jordan: malgrado molti imprevisti, ha dalla sua parte l’esito parziale e le prove. Prove che il mese prossimo, se tutto va come ho previsto, saranno ancora più consistenti. Mi ringrazia, e finalmente posso raggiungere l’antro sicuro della mia macchina. Mi accascio sul sedile, chiudo gli occhi, e sospiro, stanca. E ancora devo guidare un’ora per tornare a casa. Prendo il cellulare per avvisare Piz, e vedo che sul display lampeggia un messaggio di mio padre: “Sulla macchina non sono stati trovati segni di effrazione. Perciò stai a cuccia.” Grazie, papà, per farmi tornare sempre il buon umore. Ma ancora non hai imparato che più mi dici che non c’è puzza di guai, più io non ci credo?

Note Autrice: Salve a tutti!!! :D Vedo che state seguendo la mia storia in tanti, e mi fa molto piacere :D Grazie davvero!!! Ma non siate timidi con i commenti: le recensioni servono per capire dove uno sbaglia o dove uno eccelle…e anche le diverse idee in merito. Apprezzerei davvero tanto sapere il vostro parere. Secondo voi cosa è successo a Logan? E avete qualche idea sul processo? Aspettatevene delle belle!!! Per chi non avesse letto il meraviglioso Dracula di Bram Stoker, potete semplicemente andare qui (http://it.wikipedia.org/wiki/Dracula)  per capire le citazioni e i legami tra i personaggi citati. In breve, comunque, Jonathan è l’avvocato che va da Dracula, in Transilvania, per concludere il contratto di una casa che il Conte vuole comprare in Inghilterra. Mina è la sua amata. Lucy, se vogliamo davvero minimizzare, è una ragazza che viene “vampirizzata” dal signor Vlad. Ah, dimenticavo: il titolo del capitolo, Minos, deriva dal fatto che, nell'Inferno di Dante, Minosse è il giudice infernale; mostro serpentino, che manda le anima in un girone diverso in base a quante volte arrotola la coda.

Spero che questo capitolo vi sia piaciuto :D

With Love,

Infected Heart

  
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