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Autore: simona_09    06/02/2014    0 recensioni
è solo dal dolore che l'uomo può trarre poesia, creatività, arte; il dolore aiuta a scrivere. non tutte le storie finite male sono da dimenticare...
Genere: Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Lettera ad una storia È una lettera ad una storia mai nata, sono parole scritte per un pensiero mai realizzato, come il ritratto di un pittore ad un bambino destinato a non diventare adulto: inutile e fondamentale, vuoto di significato e necessario per bloccare il tempo, per riavere la vita buttata via. E ora scrivo, scrivo per riavere quella vita che ho perso in questi giorni, in cui mi era difficile persino parlare. Mi ero persa: io sono le mie parole, io sono il blu di questa penna e senza il fiume di racconti che so esprimere, io non sono più. Questa è la lettera ad una storia che mi ha riempito così tanto da svuotarmi, cambiando ciò che ero per un nuovo contenuto, ridefinendo quei contorni che mi erano cari e fidati, per nuovi confini ancora sfumati. Nulla di ciò che era mio mi apparteneva. Questa è la lettera ad una storia che mi ha tolto invece di darmi. Scrivo ora che quel deserto è percosso da piccole nuove forme di vita, piccole decisioni, neonate consapevolezze,tribù di pensieri migratori; scrivere ora perché soccombere a quel niente vorrebbe dire non scrivere più mentre qui le parole nascono da sole. Scrivo trasportata dalla corrente di questo fiume blu, io sorgente e foce, da me il fiume sgorga e ritorna, scrivo e scrivo per me, scrivo parole necessarie come acqua, perché è l’acqua che tiene in vita. Questa è la lettera ad una storia che mi aveva tolto l’acqua. Quando avrei dovuto avere sete, ero in realtà già ebbra di tutto, stanca di aspettare ciò che desideravo. Con candore, silenziosamente, innocentemente, su taciti accordi ho musicato i miei spartiti di sole urla, perché avevo bisogno di gridare ciò che pensavo, ma non riuscivo. E c’era rabbia, c’era fuoco, c’erano grida. Ma nessuno lo sapeva, perché da me sgorgava solo acqua, quell’acqua che stavo perdendo. E c’era il rosso, c’erano fiamme e urla. Perché in fondo questa è anche una lettera ad una storia che mi ha fatto arrabbiare. Il mio silenzio era il rumore della mia mente, troppo piena per sapersi raccontare con trasparenza e ancora troppo vuota per poter esplodere. Quante volte ho pregato che mi scoppiasse, come un vulcano, come un’eruzione di idee, le mie idee che questa storia non ha accolto. Questa è la lettera ad una storia che non mi ha ascoltato. Io, invece, volevo insegnare, far capire che la bellezza sta nell’attesa, nel giorno dopo giorno. L’amore lo si trova per caso, per strada in una sera di novembre, come un gatto a cui dare riparo. L’innamoramento è un attimo fugace, l’amore è un percorso di ricerca. Avrei voluto dire che l’amore è come quando apri un libro che non ti ispira, ma a pagina 37 trovi la frase che ti cambia la vita e da quel momento diventi quella vita, quella frase. Ti accorgi di amare all’improvviso, così come ti accorgi di avere fra le mani un buon libro e se ti accorgi di qualcosa è perché stai vivendo bene. Questa è la lettera ad una storia che non mi ha fatto accorgere neanche di me stessa. E ora io scrivo e vomito frasi, quasi pregando di non star scrivendo, perché scrivere è capire e se capisco che la storia è già finita, allora dubito persino dell’inizio. Parole come armi: ora so come uccidermi. Questo blu, il blu di questo inchiostro, del cielo, del mare, di un paio d’occhi, del vestitino di pizzo della domenica, è questo blu ad uccidermi: cos’è la morte se non quando ti tolgono il blu della vita? Questa è una lettera ad una storia. Ma forse non c’è lettera, forse non c’è stata mai storia.
  
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