.Finché ti avrò qui con me.
Il
martello colpì il
ferro, una, due volte e si fermò. Il carpentiere
controllò il suo
operato, e poi riprese, forte, sicuro e preciso. A lavoro concluso,
sbirciò sotto le lenti scure per ammirare al meglio il
risultato di
ore e ore di lavoro. Soddisfatto, si alzò in piedi,
permettendo alle
membra indolenzite di riposarsi, e stiracchiandosi si diresse verso
la porta, deciso a trovare una fresca bottiglia di cola.
Prima
ancora di
raggiungere l'uscita, la presa sulla realtà si
allentò, ciò che lo
circondava perse importanza. Lentamente e senza preavviso, il mondo
cominciò a tingersi di grigio, i colori scivolarono piano,
lasciandosi dietro forme prive di quella scintilla che le rendeva
reali. I pensieri del cyborg si dirigevano altrove, via da quella
stanza, lontani dalla nave, separati dai compagni di ciurma.
Non
era la prima volta che
accadeva e, anzi, dopo Thriller Bark succedeva sempre più
spesso.
Da
tempo aveva capito che
la causa del suo malessere non era una sola, ma tanti fattori,
piccolezze che, unite, riuscivano a mandarlo in crisi.
La
realtà era che aveva
paura, tanta paura di deludere i suoi compagni, di deludere la Sunny,
di deludere Tom. La notevole difficoltà con cui
erano
riusciti a sopravvivere a Thriller Bark era la sua maggior
preoccupazione: nel Nuovo Mondo li aspettavano nemici ben
più forti
di Gekko Moria; erano davvero pronti?
Cercava
di distrarsi da
certi pensieri, di convincersi che tutto sarebbe andato per il
meglio, ma quando il dubbio si insinuava tra gli ingranaggi, un
insolito pessimismo si impossessava di lui, dei suoi ragionamenti, di
quelle infauste conclusioni che lo affliggevano. Persino una giornata
SUPER in una settimana SUPER, a quel punto, capitolava. Come,
d'altronde, stava accadendo in quel momento.
E
poi... delle dita affusolate che si chiudevano in un pugno, il lieve
tocco delle nocche sulla superficie della porta, un dolce sorriso che
increspava morbide labbra, e due occhi cerulei che nascondevano le
profondità dell'oceano e la maestosità del
ghiaccio.
Nico
Robin entrò nell'officina, e il mondo riprese i suoi colori.
Il
tempo di far incontrare il loro sguardi, e Franky la
circondò con le
sue forti braccia, stringendola a sé in un abbraccio che fu
subito
ricambiato. Non servivano inutili parole per spiegarle come, ogni
volta, riusciva a salvarlo dai suoi crucci. Sarebbero state oltremodo
superflue, quando bastava a entrambi un solo sguardo per capire cosa
provava l'altro. Così stettero in silenzio, beandosi della
reciproca
vicinanza.
Franky
ringraziò ancora una volta il cielo per avergli concesso la
grazia
di incontrare quella meravigliosa donna che gli riservava lo stesso
sconfinato amore che animava il suo cuore, facendolo battere fra
tutti quegli ingranaggi.
Sciogliendo
l'abbraccio, la mano dell'archeologa cercò la sua, e Franky
la
strinse forte, sorridendole dolcemente. Robin si mosse verso il
letto, coricandosi e trascinandolo con sé, mentre una mano
gli
toglieva gli occhiali scuri, scomparendo poi in un turbine di petali.
Uno di fronte all'altra, le fronti vicine, resistettero solo qualche
attimo prima di far incontrare le loro labbra.
Accogliendola
sopra di sé, le forti mani del cyborg presero a esplorare il
corpo
della donna, dosando le forze, cercando di non farle del male,
infondendo nei movimenti una delicatezza inconsueta per un
carpentiere. L'uomo
sentiva su di sé
la presa di decine di
mani, gli occhi di Robin non erano mai stati così accessi di
rovente
e impetuosa passione.
Le
baciò il collo, proseguendo fino all'orecchio e
soffermandosi per
mordicchiarle piano il lobo.
Non
c'era più traccia dei timori di poco prima, nessun pensiero
ramingo
che minacciasse l'assoluta perfezione di quel momento, la mente
sgombra, concentrata solo sull'amare con tutto sé stesso la
meravigliosa donna che l'aveva salvato dai suoi tormenti.
Robin
percorse con le labbra la linea della mascella, scendendo poi a
baciargli il collo, il petto, scostando il tessuto della camicia
aperta. Il cyborg percorse con le dita il solco lunga la schiena
della mora, che si inarcò contro il suo corpo, lasciandosi
sfuggire
un sospiro.
Franky
si mosse veloce, sistemandosi sopra di lei, premurandosi di non
pesarle addosso, lasciando poi scivolare delicatamente le mani sotto
il sottile tessuto della canottiera di Robin, accarezzandole il
ventre piatto, proseguendo sulle sue prosperose forme e sfilando
finalmente l'indumento. La donna impiegò ancora meno tempo
per
liberare il compagno dalla camicia, aiutandosi con il potere del
Frutto del Diavolo. Il resto degli indumenti fece presto la stessa
fine dei precedenti.
Con
le mani, Franky scese ad accarezzarle le gambe nude, quella pelle
nivea, liscia e perfetta. Baciò ogni centimetro del suo
corpo e,
amandola, affondò in lei, facendola finalmente sua.
***
Dopo
rimasero a parlare, avvolti dalle coltri calde e umide.
«Lo
sai, dovresti smetterla di tormentarti così.»
La
calda voce di Robin echeggiò piano fra le pareti
dell'officina.
Franky la avvolgeva da dietro con le braccia forti e percepì
il
sorriso che le increspava le labbra, seppur senza vederlo.
«Lo
so, e ci provo... lo sai. Ma a volte, ecco, mi coglie di sorpresa. Ma
c'è da dire che tu, ogni volta, riesci a farmi stare
bene.»
Robin
si girò verso di lui, guardandolo negli occhi e inarcando un
sopracciglio. «Perché ho come l'impressione che
saresti capace di
mostrarti amareggiato e smarrito solo per farmi stare con te?»
«Beh,
forse perché è vero...» sorrise Franky,
baciandole la punta del
naso.
Robin
sorrise a sua volta, avvolgendogli il collo con le mani e facendo una
leggera pressione per far congiungere le loro labbra. «Sei
senza
speranza.» rise quando si allontanarono.
L'uomo
si fece all'improvviso serio, le prese una mano e se la
portò alle
labbra, baciando delicatamente le nocche. «Sarò
anche un cyborg
dannatamente SUPER, ma anche io ho le mie paure, le mie angosce, i
miei timori. Ma una certezza so di averla, e so che non
crollerà
mai. Perché questa certezza, Robin, sei tu.»
Le
strinse nuovamente la mano, lasciandovi sopra un altro bacio, mentre
la mano libera della donna prese ad accarezzargli il viso.
«L'amore
che ci lega... non avevo mai provato niente del genere per
nessun'altra donna. E sapere di poterti avere sempre accanto, di
poter contare su di te sempre, mi manda avanti, mi fa sentire vivo.
Mi fa capire che qualsiasi cosa affronteremo, qualsiasi cosa ci
aspetta nel Nuovo Mondo, riuscirò ad affrontarla...
finché ti avrò
qui con me.»
Sentì
gli occhi farsi umidi, sopraffatto dalle sue stesse emozioni. Robin
lo strinse forte, commossa dalle profondità dei sentimenti
che
l'uomo nutriva per lei e che erano, senza ombra di dubbio, pienamente
ricambiati.
E
amandolo, lo trascinò nuovamente in quel mare di passione
che li
aveva avvolti già una volta quella stessa notte.
Angolo
dell'autrice.
Ok,
sia chiaro che questo aborto son riuscita a scriverlo in meno di 24
ore. E sappiate che per me è un miracolo. Io impiego
settimane a
scrivere una semplice one-shot! E ripensandoci, forse sarebbe meglio
non postarla... ma oggi è il compleanno di Robin e, dovevo
assolutamente scrivere qualcosa, perdonatemi! ABBIATE PIETÀ
DI ME!
Certo,
essendo il compleanno di Robin, avrei dovuto scrivere qualcosa
incentrato su di lei, invece che su Franky. Ma se siete fan della
FRobin, sono sicura concorderete con me quando dico che dove
c'è
l'una c'è l'altro.
E
questa era presa da “Come giustificare una orribile one-shot,
Parte
Prima”.
Come
ho già fatto in altre mie storie, mi appello a tutti i
lettori che
shippano questa meravigliosa coppia. Fatevi sentire, scrivete anche
voi, vi prego! Le FRobin stanno tristemente diminuendo... facciamole
aumentare!
Ho
appena finito di scrivere questa fanfiction, l'ho riletta un paio di
volte, ma so perfettamente che qualche errore mi sfugge sempre.
Fatemi sapere, ve ne prego, se ne trovate qualcuno voi, in modo da
correggerlo!
Ah, dimenticavo... avete visto che c'era un letto nell'officina... beh, è un elemento abbastanza comune nelle FRobin. E' giusto per dare uno spazio a questi due poveri amanti!
Grazie
mille per essere arrivati a leggere questa one-shot, spero lascerete
una recensione, anche piccina piccina!
Alla
prossima!