Storie originali > Soprannaturale
Ricorda la storia  |      
Autore: kira_92    06/02/2014    2 recensioni
Tutto quello che riuscí a sentire la ragazza fu un evidente e struggente malinconia. Come se in quel posto fosse successo qualcosa di grave.
Che fine avevano fatto i suoi abitanti? Cos' era davvero successo?
Genere: Angst, Malinconico, Mistero | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
E' strano ritornare a pubblicare qui dopo anni che non entro. Beh, here I am con una breve storia originale. Spero vi piaccia, buona lettura :)

Un sentiero di campagna si estendeva davanti a lei. Lentamente e silenziosamente camminava con le mani dietro la schiena e lo sguardo perso per terra.
Non aveva idea di dove stesse andando. Aveva solo intrapreso quel sentiero, incurante del fatto che poteva benissimo perdersi.
Non le importava. Era come se stesse fuggendo da qualcosa. Ma piú si allontanava dalla sua casa, piú l'angoscia serrava il suo cuore. Non riusciva a liberarsene. Tentava in tutti i modi di star lontana da ciò che l'affligeva, ma sembrava che tutto ciò che le provocasse angoscia e ansia fosse racchiuso dentro di lei. E come poteva fuggire da sè stessa?
Raggiunse una vecchia casa abbandonata in mezzo a degli alberi. Erano le solite casette di campagna non finite e con porte e finestre in legno. Quelle casette l'avevano sempre affascinata sin dalla sua infanzia. Si immaginava storie legate ad esse e non per forza dovevano riempirsi di spiriti. Le sue storie andavano da una famiglia felice e spensierata ad un corpo morto nascosto; da una casa infestata di fantasmi a creature magiche che vivevano lí. E lei sin da piccola viveva di questo: di storie e mondi interamente creati nella sua testa.
Entrò dentro la casa facendo leva su un'assa di legno per alzarla e liberare l'entrata.
Vi era solamente una stanza. Piccoli mobili in legno erano pieni di polvere. Un tavolo con sopra dei fiori morti in un vaso di vetro privo d'acqua. Petali secchi erano sparsi sul tavolo. Poteva notare delle sedie messe sistemate attorno ad esso, ma avevano una gamba rotta. In un angolo vi era un giaciglio fatto di paglia. La cosa che la stupí di più fu il fatto che, nonostante fosse tutto sporco e trascurato, era tutto in ordine. Tutto perfettamente in ordine. Anche le tende di seta che coprivano la finestra piccola alla sua sinistra era perfettamente ordinata, grigia per la polvere, ma ordinata.
Tutto quello che riuscí a sentire la ragazza fu un evidente e struggente malinconia. Come se in quel posto fosse successo qualcosa di grave.
Che fine avevano fatto i suoi abitanti? Cos' era davvero successo?
Si lasciò scivolare per terra, incurante di sporcarsi gli shorts grigi che indossava. Rimase per un lungo momento ad osservare quella casa, si portò le ginocchia al petto e spostò il suo sguardo da un oggetto all'altro di quella singola stanza.
Quasi, nella sua testa, riuscí a sentire delle grida di persone e non seppe dire se fossero reali o meno. Un'immagine si presentò come un ideogramma dinanzi a sé: un uomo con barba folta, alto e robusto, sembrava aver bevuto molto sidro, osservando i suoi pantaloni e la sua maglietta che risalivano a tempi fin troppo antichi per lei. Quell'uomo urlava qualcosa di sconnesso che non si riusciva a capire bene. Ad un certo punto prese il vaso sopra la tavola e lo tirò a sua moglie, che spaventata gridava e si abbassava. Non si sentì nessun rumore di vetro in frantumi. Ma un'alro grido si sovrappose a quello della donna. La ragazza volse lo sguardo verso il giaciglio e i suoi occhi castani si dilatarono per la sorpresa. Una bambina di sette o otto anni si stringeva verso il muro con le mani alle orecchie e gridava spaventata tra le lacrime.
La ragazza si alzò istintivamente per andarla ad abbracciare, ma appena si mise in piedi le immagini sparirono. Avanzò di qualche passo nella stanza e si girò su sé stessa lentamente. Si sentí confusa: aveva imnaginato tutto? Eppure sembrava cosí reale. Iniziò a cercare freneticamente nei cassetti e nella piccola dispensa. Vi erano posate in acciaio, bicchieri, bottiglie di sidro vuote, grano e pane ammuffito dal tempo. Nuovamente notò essere tutto perfettamente in ordine. 'Perchè?' Si chiese la ragazza.
Continuò a cercare e dentro un cassetto trovò delle pergamene scritte con inchiostro sbiadito dal tempo che si leggevano appena, una boccetta di inchiostro pietrificato, ed una vecchia piuma nera. Prese le lettere e tentò di leggerle, nuovamente l'immagine della donna le si presentò accanto a lei. Questa volta era seduta nel tavolo in una sedia che leggeva proprio una di quelle lettere.

Kara, non sei più al sicuro. Qualcosa di terribile sta succedendo nel Regno e presto moriremo tutti. Non fidarti di nessuno. Ho solo una richiesta: porta tua figlia in un posto sicuro. Abbandonala in un bosco, in un foresta, non importa. Ma se rimarrà con noi morirà. Non avranno pietà per nessuno. Kara, se vuoi bene a tua figlia lasciala andare.

Tuo fidato amico,
Eremis.



L'immagine sparí di nuovo e la ragazza posò il suo sguardo castano su quella pergamena. Notò degli aloni più scuri sparsi su di essa. La donna aveva pianto.
Il cuore della ragazza iniziò a battere forte e l'angoscia la assalí. Voleva lasciar perdere tutto e tornare a casa sua che, stranamente, adesso le sembrava più sicura. Ma il suo istinto le diceva di continuare quella ricerca di non sapeva nemmeno lei cosa fosse.
Uscí dalla casa e vide di nuovo la donna che trascinava per un braccio la bambina verso il centro del bosco. Corse per raggiungerli e vide come Kara si chinò per guardare la bambina piangente negli occhi. Senza rendersene conto iniziò a piangere anche lei, osservando quella scena.

La madre scosse la figlia per le spalle e agitata iniziò a dire, quasi gridando:"ascoltami, guardami negli occhi! Tu devi vivere hai capito? Mi hai capito!?"

La bambina iniziò a piangere piú forte e tra i singhiozzi riuscí a dire:" ma, ma io non voglio lasciarti".

La ragazza potè notare dagli occhi di Kara come quella frase le avesse spezzato il cuore. In mente riecheggiarono le parole della lettera: se vuoi bene a tua figlia devi lasciarla andare.

La madre chiuse gli occhi e abbracciò forte la bambina. Quando sciolse l'abbraccio le disse:"ascoltami, tu non sei al sicuro con me. Non avrai futuro con me. Vivi, fallo per me e per tuo padre. Vivi per questo regno che sta crollando. Vivi come figlia di questa terra. Finchè tu vivrai noi vivremo con te" la donna abbracciò nuovamente la figlia e la lasciò andare. Non si voltò nemmeno una volta indietro. L'ultima immagine che vide la ragazza fu la bambina che si lasciò scivolare per terra in un pianto dirotto.

La ragazza si asciugò gli occhi e intraprese la via di ritorno per casa sua. Immersa totalmente nei suoi pensieri non notò come il sole aveva lasciato posto alla luna e l'aria fresca le accarezzava i lati piú sensibili della sua pelle, facendola rabbrividire.
Quando raggiunse la porta di casa una voce estranea alla sua, maschile, le sussurrò ad un orecchio:"Non puoi sfuggire al passato. Non puoi fuggire da te stessa. Più cercherai la fuga, piú rimarrai intrappolata". La ragazza si volto di scatto, ma dietro di lei non vi era nessuno. Sconvolta, osservi la sua mano pronta a bussare e dopo un sospiro profondo, decise di entrare.
  
Leggi le 2 recensioni
Ricorda la storia  |       |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Torna indietro / Vai alla categoria: Storie originali > Soprannaturale / Vai alla pagina dell'autore: kira_92