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Autore: HerrCat    07/02/2014    1 recensioni
Semplici pensieri di ogni giorno. Suzanne a 22 anni.
Genere: Erotico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
- Questa storia fa parte della serie 'Suzanne'
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Dicono che l'amore possa far muovere le montagne. Dicono. Lei muove le labbra. Bla bla bla. Sta parlando di cose sue, del suo lavoro. Con gli altri, non con me. Altrimenti l'ascolterei. La riunione mi ha stancata troppo per mantenere viva l'attenzione su quello che dice. Posso liberamente concentrarmi su quelle linee sottili che si incurvano, si uniscono, si separano; sul piercing viola che va su e giù; sui suoi denti perfetti, candidi che illuminano la stanza a giorno quando di tanto in tanto sorride. Dio, quanto ama il suo lavoro. Le brillano gli occhi. Si intravede il luccichio dell'altro piercing, quello alla lingua. Chissà com'è....No, non si pensano queste cose. Eccola, sorride di nuovo. Giuro che non ho mai visto un sorriso così. O forse sì? Anche lei, l'altra ragazza, illuminava tutto intorno. Però era diverso: più dolce, più passionale. Meno solare. E ci attaccava sempre una risatina di cristallo. Questo no, è diverso. Quello era il sole di maggio, questo è il sole di agosto, potrei dire. Caldo, luminoso, sì, ma forte e dispettoso, senza quella nota tenera che fa crescere l'erbetta. Questo la fa seccare, mi secca la gola. Dicono che l'amore possa far muovere le montagne. Eppure per quella, per l'altra, non solo le ho spinte, no, le ho proprio prese a cornate. E il risultato è stato che io mi sono rotta la testa, lei pure, e le montagne sono rimaste lì, intatte. E pensano pure di proteggerla. Da cosa? Da me. Oh sì, io sono il Diavolo, sapete? Questa ragazza deve assolutamente smettere di sorridere. Mi fa male. Con la mente le accarezzo le labbra, sfioro il piercing, le mie dita scendono sul mento, collo leggere. Scuoto la testa come se mi stessi sciacquando con l'acqua gelata. Lei si ferma, mi guarda sorniona. So che sa tutto. So che lo immagina. Riprende a parlare, ma ha un sorriso diverso da prima. Il nome scientifico di questo è sogghigno. Dio, quanto mi dà fastidio. Va bene, non è difficile da immaginare, ma ormai in teoria lo so nascondere piuttosto bene., non sono più di quelle che arrossiscono ogni due per tre. Lei lo ha capito, lo so dalle frecciatine che mi manda di soppiatto, sibilando come una serpe, quando nessuno guarda, quando è da sola con me. Mi ha persino chiesto di uscire. Ma lei non era quella super fidanzata? Bla bla bla. Continua a parlare, a mostrarci progetti. Le sue mani da musicista. Oh, quello che potrebbero fare! Quasi mi pare di sentirle...No, queste cose non si pensano. Non di una già impegnata. Scuoto la testa di nuovo.
-Tutto bene, cara?- mi chiede una tizia accanto a me, una mia amica.
- Sì, perché? - 
- Non lo so. - è visibilmente perplessa, la mia amica. - Hai uno sguardo strano e stai continuando a scuotere la testa.-
Ecco, se ne accorgeranno tutti presto. Non sono brava come pensavo.
-Strano? Strano come? -
- Non lo so, perso nel vuoto, credo. È successo qualcosa? - 
Sospiro.
- No, nulla. - forse sono salva.
- Sicura? - 
L'innocenza di questa donna a volte quasi mi spaventa.
- Sì, sicura. -
Guardiamo entrambe quella ragazza e stiamo zitte entrambe. Non ce la faccio a non fissarle le labbra. Sono ipnotiche. Alcuni fissano il sedere, altri il davanzale. Io fisso le labbra. Almeno a lei. Alle altre di solito gli occhi, anche se qualche occhiata al lato A o al lato B sfugge. Specie se te lo sbattono in faccia, cosa che succede più spesso di quanto in realtà vorrei. Lei finisce di esporre, noi approviamo. La riunione si scioglie. Mi chino per prendere la borsa. Qualcuno mi sfiora un braccio. Per un attimo sobbalzo, ma non alzo lo sguardo.
- Hey - ok, no, è la fidanzata della mia amica. - vieni a studiare con noi? - 
Mi guardo intorno, in cerca di una scusa. Oggi la ragazza ha parlato più del solito, ha attirato la mia attenzione persino più del solito. Mi ha guardata spesso, devo dire. Forse troppo spesso. E quel sorriso. No, non sono dell'umore adatto per andare a studiare con loro. 
- No, scusa, devo tenere mia nipote. - Già, la mia nipotina. Mi dà sempre un ottimo alibi.
- Ah, va bene. Se vuoi, comunque, noi siamo in biblioteca.- scivola via, dalla mia amica che le sta porgendo il cappotto. Sono tenere, loro due. Non c'è bisogno che si bacino o stiano sempre appiccicate, sono tenere comunque. Prendo anch'io il cappotto, lo indosso, grido un:
-CIAO A TUTTI, FATE CONTO CHE VI HO SALUTATI!-
Più veloce che posso, giro i tacchi, vado alla porta, scendo le scale. Sono in strada. Non ho voluto incrociare lo sguardo di nessuno. L'aria d'inverno in questa città è piuttosto frizzantina, non è affilata e glaciale come altrove, anche se devo dire che mi manca quel venticello che ti taglia la faccia appena ti tocca. Ad ogni modo è piacevole e mi aiuta a svegliarmi da questa sorta di torpore inquieto. Prendo la strada di casa. Dopo pochi metri, probabilmente una cinquantina. passo veramente sotto il balcone di mia nipote. Che faccio, salgo? In effetti è da un po' che non la vedo. Quella bambina ha qualcosa di speciale, non pensavo che si sarebbe instaurato un legame così profondo. Riesce a farmi passare tutti i brutti pensieri: la ragazza che è fidanzata, la mia ex, lo studio.Tutto. Mi fermo a guardare il citofono. E se non fossero a casa? Possibile che mi devo preoccupare anche di questo? In realtà dovrei anche andare a studiare. Immagini di quella ragazza mi passano davanti agli occhi come lampi improvvisi, di tanto in tanto. Mi sento vagamente in colpa per lei, per la sua ragazza e per la mia ex. Ancora per lei. Avevo promesso che sarebbe stata il centro di tutto, ed eccomi qui a sbarellarmi l'ormone per un'altra. Citofono.
- Chi è? - la voce di mia sorella arriva dopo poco.
- ZIAAAAA! - mia nipote ha già risposto per me.
  
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