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Autore: Jetag    09/02/2014    1 recensioni
Ambientata nel fantastico mondo dove non è mai esistita la Bram.
Brittany è al MIT e un ragazzo dei ghiacci farà chiarezza nella testa confusa di Santana…
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Dalla storia:
"Come ti chiami?" chiese lei
"Joshua Magnusson, a rapporto signorina"
"Che cazzo di cognome è 'Magnusson'?!"
"Un cognome islandese come tanti… Vuol dire "figlio di Magnus" letteralmente, si fa così in Islanda"
"Ah, quanto siete strani voi europei…"
Genere: Commedia, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Slash, FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Nuovo personaggio, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Baker House

 

 

Era in quel campus infinito da almeno mezz'ora e ancora non era riuscita a trovare la famigerata "Baker House". 
Un bel prato verde, con gli alberi in fiore e alcune statue, un temporale furioso e non un'anima viva, se non qualche ragazzino occhialuto e scheletrico che correva con una quintalata di libri fra le braccia e con addosso qualcosa a metà tra i mantelli di Gandalf e quelli dei bambini impermeabili. 
Fottutamente inquietante, pensava tra sé e sé. 
Certo era orario scolastico, ma c'era sempre qualcuno in giro di solito… Qui sembravano essersi tutti volatilizzati, forse rinchiusi nei loro sgabuzzini a creare chissà che diavoleria. Si chiese poi che ci facesse lei in quel posto. Non che non se lo meritasse, ma… non riusciva immaginarsela a lezione o durante un esame tra quei secchioni. Sperava solo che avessero ben chiaro che sfotterla non fosse un'opzione. In caso contrario… beh era lì, tanto valeva dare una lezione a qualcuno… 
Si rigirò la cartina, ormai fradicia e illeggibile, tra le mani per l'ennesima volta. Davvero non capiva come fosse possibile che lei riuscisse a trovare anche solo la via per i gabinetti in quel labirinto… 
Se solo ci fosse un solo pirla disposto ad ascoltarmi per più di un secondo, forse sarei già arrivata da lei…
E invece no, nessuno dei pochi avventori esterni sembrava intenzionato a fermarsi nel mezzo del Diluvio Universale. Nemmeno per quella bellezza che si nascondeva sotto il cappuccio della felpa. Forse qualcuno, infine…

 

"Ehi, che ci fai qui fuori sola e senza ombrello?" le chiese un giovane dall'aria simpatica da sotto un enorme ombrello verde

 

"Doccia… sai, mi pareva di puzzare troppo per questa scuola. O forse avete tutti i nasi storti, qui"

 

"Non sei una studente, eh? E scommetto anche che nessuno ti ha aiutato…"

 

"Molto perspicace, Einstein. Sto cercando Baker House, sai da che parte è?"

 

"È dall'altra parte del campus. Qui siamo a Eastgate. Ti accompagno, se vuoi"

 

"Ma davvero? I tuoi genitori ti hanno vaccinato contro la misantropia prima di mandarti in questo ospedale psichiatrico di geni?"

 

Lui rise sonoramente.

 

"Nah, mi hanno solo armato di un buon scudo, chiamato ironia. Chi vai a trovare?"

 

"La mia… migliore amica. Brittany Pierce, conosci?" disse sopprimendo a forza l'automatismo di dire la 'sua ragazza', nonostante non lo fosse più da parecchio 

 

"Oh… ehm… di fama… Dicono che sia qui perché è un genio, ma non ha mai fatto nemmeno un esame da quando è arrivata. Quindi, beh… non è molto apprezzata da chi si fa il culo tutti i giorni e se l'è fatto per entrare in questo manicomio, come dici tu"

 

In effetti ora che ci pensava non le aveva mai parlato di verifiche o di qualcosa che dovesse studiare…

 

"Lei è un genio, razza di idiota. La prendono in giro?" chiese con la voce che cominciava a ribollire di rabbia

 

"No, no… beh, non davanti a lei, credo. Ci ho parlato una volta sola e mi è sembrata davvero gentile, anche se un po' persa nel suo mondo. Anzi, ora che ci penso mi stava chiedendo la strada per il suo dormitorio, proprio come te"

 

"Come ti chiami?" chiese lasciandosi sfuggire un sorriso dimenticando la stizza

 

"Joshua Magnusson, a rapporto signorina"

 

"Che cazzo di cognome è 'Magnusson' ?!"

 

"Un cognome islandese come tanti… Vuol dire "figlio di Magnus" letteralmente, si fa così in Islanda"

 

"Ah, quanto siete strani voi europei… Senti, figlio di Magnus, mi sembri quasi affidabile. Conosci altra gente normale qui?"

 

"Non essere così catastrofica… I… mmh… casi particolari non sono poi tanti. C'è un sacco di bella gente qui!"

 

"Ritiro il complimento di poco fa. Che tu sappia, Brittany ha amici?"

 

"Uhm, beh la vedo girare con qualcuno della Lega degli Animali in Pericolo ogni tanto, ma quelli non sono proprio il massimo…"

 

"Non è che ti potresti sforzare di farci amicizia?"

 

"Con la L.A.P?!? No, no, non esiste!"

 

"Che cazzo stai dicendo?! Parlo di Brittany"

 

"Ah, oh… sì, certamente. Te l'ho detto mi sembra simpatica, ed è bellissima"

 

Santana combatté contro se stessa per una manciata di secondi… 
Poi esplose. Prevedibilmente.

 

"Non. Ti. Permettere. Di. Pensare. Nulla. Al. Di. Fuori. Di. Una. FOTTUTA. AMICIZIA!"

 

"Ehi ehi, calma! Ho detto solo che è bella… mica me la voglio portare a letto"

 

Sentì la rabbia evaporare pian piano.

 

"Ti conviene, se non vuoi essere rispedito a calci nella tua isola dei ghiacci"

 

"Perché ti scaldi tanto?"

 

"È occupata. E vedi di far passare il messaggio a tutti gli sfigati qui intorno"

 

"Con il fiato che ci hai messo dubito che non l'abbiano sentito… Non sono omofobo sai, puoi dirmelo se state insieme" disse con un sorriso dolce

 

"I-io… noi non stiamo più insieme da qualche mese ormai…"

 

"Sei qui per riconquistarla?" 

 

Poco ci mancava che lui si mettesse a saltellare. Con quel suo sguardo divertito, i capelli castano scuro spettinati e la voce calda e sicura… Santana rise amaramente, prima di ricominciare a parlare con quello strano estraneo.

 

"Nah, non posso. La amo troppo per chiederle di tornare da me, dopo averla lasciata"

 

"Perché l'hai fatto?"

 

"Avevo paura della distanza. Non volevo rovinare il nostro rapporto, eppure è quello che è successo. Non siamo più come una volta, capisci? È ancora la mia migliore amica, ma… le cose sono cambiate un po' "

 

"Se è per questo che l'hai lasciata e se c'è questo cambiamento, secondo me vuol dire che in fondo non è cambiato nulla nell'amore che provate l'una per l'altra. Voglio dire, se non fosse cambiato nulla vorrebbe dire che entrambe siete andate avanti tranquillamente… Credo che anche lei ti ami ancora. È qui da marzo e non è uscita una sola volta per un appuntamento romantico… e fidati se ti dico che ne ha di spasimanti"

 

"Com'è che sai tutte queste cose, eh?"

 

"Spotted MIT" ribatté lui stringendosi nelle spalle

 

"Ma dai, non mi dire?! Anche voi scienziati pazzi del futuro vi abbassate a farvi allegramente i cazzi altrui?!"

 

"Come ti chiami, Miss SonoMeglioIo?"

 

"Santana Lopez e, sì, sono di gran lunga migliore di voi. Vi potrei superare in qualsiasi test di questo mondo, sono solo troppo nobile per umiliarvi così"

 

"Ecco a te il mio numero, Santana. E qui, abita la tua bella"

 

Si ritrovò davanti a un edificio in mattoni, a forma di serpente. Era enorme, e Santana si chiese come avesse fatto a non vederlo…

 

"Non mi sembra di averti chiesto il numero, Casanova. L'avrai ben capito che non mi piacciono particolarmente i portatori di banane"

 

"Nel caso ti perdessi un'altra volta… E comunque mi farebbe piacere rivederti, ogni tanto, come amico" aggiunse con un sorriso schietto 

 

"Qui lo dico e qui lo nego, ma farebbe piacere anche a me. Mi sembri quasi utile; e lo diventerai ancor più quando saprò che avrai mantenuto fede alla tua promessa"

 

"Non ti preoccupare. Tu piuttosto, mentre ti farai questi 5 piani a piedi, rifletti su quello che ti ho detto io"

 

"A piedi?!? Stai scherzando spero!"

 

"Uhm, no. A noi geniacci piace tenerci in forma senza fare davvero sport. Sai com'è, bisogna ottimizzare i tempi…"

 

"Sparisci, figlio di Magnus"

 

"Agli ordini, maestà" disse allontanandosi con il suo grande ombrello verde

 

"Joshua?" lo richiamò lei dopo qualche passo

 

Lui si girò, piantando i suoi occhi di un blu intenso in quelli di Santana e sorridendo sereno.

 

"Grazie"

 

"Figurati" concluse con un piccolo inchino prima di scomparire nell'acquazzone 

 

Controllò velocemente il numero della camera di Brittany e dopo essersi effettivamente resa conto che avrebbe dovuto davvero farsi tutti e cinque i piani a piedi, si incamminò verso la tromba delle scale.
Dieci rampe e un litro di sudore dopo, Santana si ritrovò davanti alla stanza 514 che apparteneva indubbiamente alla sua bionda. Infatti appena sotto la targhetta numerata, albergava una di quelle lavagnette a pennarelli su cui Brittany aveva dato libero sfogo alla sua fantasia. Le scappò un sorriso emozionato al pensiero che l'avrebbe rivista dopo tanto tempo in carne e ossa.
Ma le parole di Joshua le risuonavano in testa, senza sosta… Possibile che ci fosse ancora un futuro per loro? Che non avesse mandato tutto a puttane quando l'aveva lasciata? Che partendo per New York non avesse troncato tutto?
Che mi ami come io l'amo tutt'ora? 

Bussò piano, due volte.
Sapeva che era dentro, aveva sentito i suoi passi leggeri aggirarsi per la stanza. Ma Brittany sembrava ben intenzionata a tenere la porta chiusa.
Santana bussò un'altra volta, più decisa.

 

"Non so chi sei, ma non ho voglia di parlarti oggi. Mi spiace" borbottò lei dopo qualche altro secondo di silenzio

 

"Nemmeno a me, Britt?"

 

Oh, quella voce… Quella voce l'avrebbe riconosciuta anche sott'acqua… Britt, aveva detto…
È qui!
Aprì la porta di scatto, sopraffatta dalla trepidazione e dalla sorpresa. Si dovette appoggiare allo stipite, mentre lo osservava a bocca aperta e gli occhi spalancati. Così bella… Dio quanto la amo… Santana sorrise spontaneamente, facendo riscuotere Brittany.
Si buttò su di lei, rischiando di farle finire entrambe con il sedere per terra. Si stringevano forte, rassicurandosi della presenza finalmente reale dell'altra. Le lacrime scendevano libere e emozionate da quel ritrovo tanto atteso. Lacrime di felicità, disperazione e amore. Tanto amore scorreva in loro e in quelle goccioline salate che si mescolavano ignorate. 

 

"Sei qui davvero, Sannie?" sussurrò al suo orecchio 

 

"Sì, piccola. Sono qui per te"

 

Brittany indietreggiò tenendosi ben stretta la mora, chiuse la porta con un calcio e si fermò in mezzo alla stanza. Non si mossero per altri 10 minuti buoni. 
Ritrovarsi, serrarsi tra le braccia che tanto bramavano, amarsi in silenzio… finalmente… loro… insieme…

 

"Vieni" mugugnò Santana contro la spalla umida della bionda

 

La trascinò sul letto, si sedette con la schiena appoggiata contro il muro e Brittany si raggomitolò con metà del corpo sulle sue gambe della latina, che le passò un braccio attorno alla vita coccolando la pelle esposta sopra i fianchi.

 

"Mi manchi, San" 

 

Rivolse i suoi occhi azzurri e arrossati ancora lacrimanti alla ragazza che aveva bisogno di risentire sua, sua per davvero.

 

"Anche tu mi manchi" ammise lei distogliendo lo sguardo da quei pozzi intrisi di emozioni che sentiva anch'essa, ma che non poteva ammettere di vedere

 

"Ti manco come ti manca Quinn?"

 

"Quinn non mi manca affatto" esclamò indossando per abitudine la solita maschera di indifferenza, che sapeva aveva poche possibilità di restare in piedi a lungo davanti a Brittany

 

"San..."

 

"No, non mi manchi come dovrebbe mancarmi la mia migliore amica. Ma non posso chiederti di tornare da me. Non dopo quello che ti ho fatto"

 

"Allora te lo chiederò io! Torna da me, Santana"

 

"I-io… Lo vorrei tanto, ma non voglio farti soffrire più"

 

"Io sto soffrendo, sto soffrendo più ora di quando è morto il mio primo gatto"

 

"Saremo lontane, sarebbe la stessa cosa della prima volta. Non voglio che la distanza ti porti via da me"

 

"Non mi porterà via, se tu mi tieni come stai facendo ora! E-"

 

"Ma non sarò sempre qui a farlo, capisci? E come farei a stare lontana dalle tue labbra se sapessi che sono mie? E tu… tu ti deve concentrare sulla scuola…"

 

"Santana, questo posto non è il mio. Lo sai bene anche tu. Voglio andarmene da qui! Io… io non ci capisco niente e continuo a perdermi… A volte non mangio nemmeno perché ci sono dei menù speciali, e io non so capire se devo prendere quello di Sophia o di Junior*… Nessuno mi capisce, mi danno continuamente della stupida, alle spalle ma io li sento e… non posso difendermi. Perché so che è vero…"

 

Brittany si mise a sedere accanto a lei, dedicando tutta l'attenzione al filo che penzolava inerte dal giacchettino della tuta che indossava.

 

"Non sei stupida! Gli unici stupidi sono loro che non capiscono quanto sei speciale. Ti aiuterò e poi cerchiamo anche qualcuno di simpatico, ok? Ho conosciuto un ragazzo prima, sembra gentile, potresti farci amicizia e tutto andrà meglio…" disse mentre lottava contro l'istinto di portarla via subito

 

"No. Il mio sogno è il ballo, San. Qui mi trattano i professori mi trattano con i guanti bianchi! Non sono qui per mio merito! Solo per quegli stupidi numeri che nemmeno mi ricordo! Non mi fanno fare verifiche, se arrivo in ritardo se ne fregano e guarda che stanza mi hanno dato! È una tripla! E io sono da sola! Qui ci hanno abitato SuperMario e i Draghi**… o qualcuno di famoso, non me lo ricordo… Non c'entro nulla con questa gente! Io ho bisogno di te, e… sono al limite. Non sopporto questa situazione. Ho bisogno di te, di Lord T, dei miei pastelli, dei miei amici, della danza…"

 

"D-diventerai una dottoressa famosa per il tuo codice… Britt, tutto questo è migliore del futuro che potrei offrirti io a New York…"

 

"Non credo esista qualcosa che sia meglio di quello che provo con te… Non i soldi, non la fama, non l'intelligenza. Tu ed io insieme è la migliore cosa che posso sperare, San. E qui non posso ballare. Non ce la faccio così! Non sono completa senza ballare e nemmeno senza di te"

 

Santana non sapeva che dire… Certo, aveva una voglia matta di riaverla, ma anche a costo di rovinare l'opportunità del MIT? 

 

"Britt, io penso che dovresti parlarne con i tuoi genitori…"

 

"Sono maggiorenne, credo di essere in grado ormai di scegliere cosa fare… O anche tu pensi che io non sono abbastanza intelligente?"

 

"Non sto dicendo questo, Britt! Sei speciale, sei un unicorno e sei molto più intelligente di tutti i tuoi compagni! Ma comunque dovresti almeno dirglielo, prima di farlo…"

 

"È inutile che continui a prendermi in giro, San. So benissimo di non essere un unicorno. Non esistono!"

 

Boccheggiò per qualche secondo alla ricerca di una spiegazione plausibile… 
Non ce n'erano, ovviamente. La strinse più forte a sé.

 

"Britt, sai qual è la cosa che amo quando parli di unicorni?
I tuoi occhi che luccicano della felicità che si vede solo nei bambini. Tu sei un unicorno perché sei ancora capace di provare quella gioia per cui tutti farebbero carte false! Gli unicorni sono il simbolo di innocenza e purezza, del Bene e della forza; e sì sono degli animali mitologici, è vero. Nessuno ha mai visto un unicorno, perché nessuno ha mai capito quanto sei speciale tu! Capisci, Britt? Gli unicorni delle favole potranno essere anche dei miti; ma se davvero non esistessero, se davvero non vivessero tutti i giorni in mezzo alle persone normali, non credo ci sarebbe la felicità. Tu sei capace di dare felicità a chiunque riesca a andare oltre l'apparenza. Tu sei la mia felicità perché vedo tutta la bellezza e la bontà che c'è in te! E se le altre persone non ci riescono… beh, cazzi loro! Non sapranno mai cos'è la felicità di Brittany S. Pierce e io, io che la provo ogni volta che ti sono vicina, ti parlo o ti bacio, posso assicurarti che è la migliore felicità del mondo!" 

 

"San…" 

 

C'era poco da ribattere a parole. 
Brittany appoggiò le labbra contro quelle di Santana. Nulla più di una lenta danza del riassaporarsi. 
Eppure l'amore era lì, non si era mosso di un centimetro in tutto quei mesi. E non si sarebbe mai spostato, nemmeno se ignorato tanto a lungo. Erano destinate a viverlo. Ma non di certo a Cambridge.

 

"Torniamo a casa, Britt"

 

"Sono già a casa"

 

"Ma cred-"

 

"Casa è fra le tue braccia, casa è il tuo odore, casa è il tuo cuore. Casa sei tu, ora e per sempre" la interruppe con un sorriso dolce

 

"Ti amo" non c'era altro da dire

 

"Anch'io ti amo, San" disse chiudendo di nuovo le distanza tra le loro labbra, in un bacio più ardente di passione

 

Si tirò a sedere sul bacino di Santana. Le loro labbra si cercavano in un crescendo di desiderio e intensità… Ci volle loro poco per lasciare le mani libere di vagare, ritrovando i corpi che tanto amavano e pronti a riunirsi.

 

"Questa è la stanza che preferisco, San…" si fece sfuggire Brittany, beandosi dei gemiti spezzati e del sapore che tanto profumava di casa




Angolo dell'Autrice

Beh, per cominciare ringrazio chi ha avuto la santa pazienza di arrivare fin quaggiù e chi avrà voglia di lasciarmi due paroline :)
È la mia prima fanfic e spero non l'ultima, visto che mi sono tanto divertita a capire come far funzionare l'HTML... ho giusto qualche problemino a relazionarmi con i computer...
Sono vecchia inside, lo so...

Prima di sparire:

Questa è Baker House e questo è come potreste immaginarvi Joshua (sì, è un piccolo Patrick Dempsey :3)
*Freshman, Sophomore, Junior e Senior sono i nomi degli studenti nelle università americane (Britt sarebbe una Freshman perché al primo anno) e in base a questo cambiano alcune cose, come ad esempio i prezzi dei menù
**Mario Draghi, presidente della Banca Centrale Europea, ha studiato al MIT

Ancora grazie e alla prossima!

Jetag

 

  
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