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Autore: Ashura_exarch    09/02/2014    6 recensioni
Cosa fareste se veniste trasformati in pokemon? Nessuno saprebbe rispondere con certezza, nemmeno i pokemon stessi saprebbero cosa fare se venissero trasformati in umani. Matt ed Allyn sono due studenti di Litiopoli, nella regione di Annor, e durante una gita nel bosco succede loro qualcosa di inaspettato.
Nonostante non sia riuscito a finire di leggere "Il signore degli anelli", sono rimasto affascinato dallo stile di scrittura di Tolkien, che descrive tutto per filo e per segno. Per questo nella mia storia non troverete né descrizioni mancate né salti temporali. Per cui buona lettura.
Genere: Avventura | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: AU | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Anime
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1. Trasformazione

Come iniziare? Mi chiamo Matt, e vi sto per raccontare una serie di "avvenimenti", se così si possono chiamare, che sono successi a me e ad Allyn, il mio migliore amico. Ma cominciamo dal principio.
Io ed Allyn eravamo cresciuti insieme nella città di Nobilia. Non ci siamo mai interessati di lotte pokemon, e forse è per questo che siamo diventati amici. Tutti gli altri ragazzini della nostra età stavano sempre a sfidarsi con i loro pokemon, mentre noi due eravamo sempre distaccati dal gruppo a parlare. Nonostante non ci piacessero granché i combattimenti, eravamo affascinati dai pokemon. Furono proprio questi interessi a farci conoscere quando eravamo piccoli, e man mano che crescevamo sviluppammo anche dei sogni. Ogni volta che potevamo guardavamo i programmi dei vari professori pokemon, che illustravano quel meraviglioso mondo e i suoi contenuti. Nel corso degli anni sviluppammo delle ambizioni per il futuro: io scelsi di diventare uno zoologo, mentre Allyn di diventare un archeologo.
Ogni anno venivano infatti scoperte nuove specie di pokemon, e poi mi era sempre piaciuto catalogare e dare nomi alle cose. Allyn invece era sempre stato affascinato dai fossili, anche perché la sua famiglia gestiva il museo di storia naturale di Nobilia.
Insomma, crescemmo, e alla fine del percorso scolastico obbligatorio decidemmo di andare all'università. Optammo per quella di Litiopoli, poiché era quella più prestigiosa e attrezzata. Ci trasferimmo a Litiopoli, e cominciammo immediatamente a studiare. Restammo per un po' di tempo in quella metropoli, cosicché avemmo anche il tempo di conoscere la città e dintorni. 
Era un paese situato nell'interno della regione di Annor, e nei secoli aveva tratto beneficio dai traffici commerciali lungo il fiume Azzurrasponda, emissario della ben più nota meta turistica, il Lago Onestà. Attorno al fiume si estendevano fitte ed impenetrabili foreste, che solo quà e là erano state violate dall'uomo per la costruzione di strade.
Ma torniamo alla storia. Erano ormai quasi tre anni che ci trovavamo a Litiopoli, ed eravamo a malapena a metà dei nostri corsi di preparazione. Ovviamente, volendo fare mestieri diversi, avevamo corsi diversi, così che ci vedevamo poche volte, nonostante fossimo anche compagni di stanza. Nel periodo in cui si svolge la storia che vi racconto i professori dell'università erano scesi in sciopero e l'edificio scolastico era stato chiuso. Io ed Allyn ne approfittammo per prendere qualche giornata di vacanza. Decidemmo infatti di andare a riposarci sulle rive del Lago Onestà. Affittammo una camera in un albergo di Lidargento per quattro giorni, e partimmo verso la fine di luglio. Arrivammo dopo un'ora e mezza di viaggio, e per i tre giorni successivi non facemmo altro che fare il bagno. La regione di Annor era stata infatti investita in quei giorni da un'ondata di caldo senza precedenti, e tra cocktail ghiacciati e bagni nelle acque cristalline del lago ce la stavamo godendo come non mai quella vacanza.
Quando inizia la nostra storia il caldo si era un po' attenuato. Io ed Allyn, non avendo proprio voglia di fare il bagno l'ultimo giorno di vacanza, decidemmo di fare una passeggiata nel bosco, arrivare fino alla sponda opposta del lago Onestà e tornare indietro. Ci sembrava una bella idea, in quanto nel bosco si stava molto meglio rispetto che all'aperto.
Partimmo la mattina presto dall'albergo, muniti di borsa-frigo e macchina fotografica, diretti verso uno dei tanti sentieri che partivano da Lidargento e si inoltravano nel bosco. Camminammo per alcune ore, e quando arrivammo sull'altra sponda del Lago Onestà si era fatto mezzogiorno passato. Mangiammo, bevemmo, e mentre io davo da mangiare ai pokemon selvatici Allyn li fotografava. Cominciammo a ritornare dopo un'oretta, e calcolammo che così satolli ci avremmo messo di più che all'andata. Dopo circa due ore di cammino arrivammo ad un gruppo di stagni che avevamo superato velocemente all'andata per via del ronzio fastidioso degli Yanma, ma quando tornammo regnava il silenzio più assoluto.
- Quasi quasi mi viene voglia di dormire - disse Allyn.
- Non dire sciocchezze - risposi - Il terreno qui è instabile, e rischi di sprofondare.
In effetti sembrava più una piccola palude che un gruppo di stagni. 
- E poi hai avuto tutto il tempo prima.
Ma Allyn non sembrò sentire l'ultima mia affermazione, in quanto la sua attenzione era stata attirata da qualcos'altro. Gli chiesi cosa stava guardando, e lui mi indicò un pantano alla sua sinistra. 
Era una strana pozza di fango. O meglio, quello che doveva essere fango. Di solito infatti il guano ha un colore marrone, o che comunque faccia parte della tonalità dei colori della terra. Questo invece no. Non aveva un colore definito. A me sembrava arancione, mentre quando chiesi ad Allyn che cosa ne pensava, mi rispose che secondo lui non era normale che nel fango ci fossero striature di verde. Ci spaventava un po' quella strana poltiglia. Facemmo testa o croce per decidere chi dovesse tentare di stimolarla. Ci sembrava di essere ritornati bambini, quando si scopre qualcosa di nuovo e si vuol farlo reagire. Scelsi testa e persi, così raccolsi un bastone da terra, e cominciai a smuovere quello strano fango. Immediatamente quello ebbe una violenta reazione: strisciò velocemente su per il bastone e si attaccò al mio braccio. 
Quasi mi venne un colpo. Sentivo ancora il mio braccio, ma sentivo che stava cambiando. Non so spiegare bene cosa provavo, ma era come se stesse mutando.
- Che schifo! - urlai come una ragazzina spaventata - Cos'è questa roba? Allyn aiutami! Toglimela di dosso! - andai completamente nel panico.
Allyn corse prontamente in mio aiuto, non prima di essersi infilato un paio di guanti di gomma. Tentò di rimuovere quella dannata poltiglia, ma gli unici risultati che ottenne fu di spargermela ancora di più fino alla spalla e anche di ritrovarsela appiccicata addosso. Adesso anche lui ne era stato contagiato, e dalle mani quello strano fango cominciò a strisciargli fino alle spalle. Adesso anche quello che io avevo addosso aveva cominciato a propagarmisi addosso, e in breve mi ebbe ricoperto il torso.
Entrambi ci ritrovammo nella più cieca disperazione. Vedevo Allyn rotolarsi a terra, e quel fango inglobare parti del suo corpo.
"Forse con l'acqua andrà via!" pensai disperatamente. Mi chinai sullo stagno più vicino, e con il braccio ancora sano cercai di strofinarmi via quell'abominio di dosso. Non servì a niente. Anzi, ora il fango stava inglobando anche l'altro braccio.
Ormai tutto il tronco era stato inglobato, e la poltiglia si stava anche impossessando delle gambe. Alcune lingue avevano anche cominciato a risalirmi il collo.
"No!" pensai "Non devono arrivare alla testa!". Cominciai a strofinarmi con l'acqua, tentando di togliermi quella roba di dosso, ma fu tutto inutile, anzi l'acqua sembrò accelerare la velocità di quella roba immonda. 
Mi era quasi arrivata alla bocca. Ero terrorizzato, non sapevo più quello che facevo. Iniziai a divincolarmi come un pazzo, provando a separami da quella roba. Senza accorgermene misi un piede in fallo e caddi nello stagno.
L'acqua, come ho detto prima, accelerò il processo, così che anche la mia testa fu presa da quel fango maledetto. Cercai in tutti i modi di liberarmi, di riemergere, ma non ci riuscivo. Il mio corpo era completamente paralizzato. 
Sentivo che il mio fisico cambiava. Non ero in me, ma lo percepivo ugualmente. Non so dire esattamente in cosa stava cambiando, ma lo sentivo. Mi sentivo più leggero, così che dopo un po' cominciai lentamente a riemergere.
Alla fine ce la feci, ed uscì dallo stagno tremante e ricoperto di alghe.
Non ricordo cosa successe dopo, probabilmente svenni, perché mi risvegliai che il sole stava cedendo il posto alla notte.
Quando mi alzai da terra, mi sentì incredibilmente agile, sembrava che avessi perso peso. Mi guardai per verificare, e quasi svenni di nuovo. Al posto della mia pelle si trovava una soffice pelle giallognola sulla pancia, mentre sul resto del corpo era arancione. Mi fu impedito di guardarmi dietro perché una specie di anello giallo che avevo al collo mi ostacolava i movimenti. Mi guardai le mani, o meglio, quelle che ricordavo fossero mani. Erano arancioni come il resto del corpo, e al posto di cinque dita ne avevo tre. Dall'attaccatura dei polsi partivamo delle membrane azzurre, che mi fecero impressione al tatto. Mentre tentavo di girami la mia mano, o meglio, la mia zampa, sfiorò qualcosa di altrettanto soffice dietro di me. Man mano che continuai a toccare, scoprì che era una coda. Quando arrivai all'attaccatura però notai che accanto alla prima coda ce n'era un'altra. 
In testa mi balenò un'idea. Corsi immediatamente allo stagno dal quale ero uscito, e mi specchiai nell'acqua limpida. La mia faccia era arancione fin sotto al naso, mentre da sopra la bocca era giallognola. Sotto gli occhi avevo due macchie nere.
La mia idea era giusta. Ero un Buizel.

Nota dell'autore
Grazie per essere arrivati a leggere qui in fondo, questo è il primo lavoro che pubblico, e potrebbe essere utile se lo recensiste, così potrei correggere eventuali errori. Grazie in anticipo ;)
  
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