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Autore: hirondelle_    09/02/2014    3 recensioni
[SinJa]
Cosa ho fatto, ed era l’unico pensiero che riusciva a formulare, in preda al panico, senza ricordare assolutamente nulla… o forse assolutamente tutto, lì persisteva il problema, il fatto che in realtà quel pensiero non avesse il minimo senso di esistere. Ja’far sapeva benissimo cosa aveva fatto.
Genere: Commedia, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Shonen-ai | Personaggi: Ja'far, Sinbad
Note: Lime, Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Di quando Ja'far scoprì di non reggere l'alcool

Cosa ho fatto.
Erano queste le parole che Ja’far si ripeteva da più o meno mezz’ora, stringendo i bordi dorati delle lenzuola fra le dita affusolate.
Cosa ho fatto, ed era l’unico pensiero che riusciva a formulare, in preda al panico, senza ricordare assolutamente nulla… o forse assolutamente tutto, lì persisteva il problema, il fatto che in realtà quel pensiero non avesse il minimo senso di esistere. Ja’far sapeva benissimo cosa aveva fatto.
Non reggeva l’alcool. In realtà, fino a quel momento l’aveva solo bellamente sospettato, dal momento che non osava toccare bicchiere. Partecipava alle feste malvolentieri, per una sorta di cortesia inspiegabile persino da parte sua, per controllare Sin, si diceva ogni tanto, Sin non dovrebbe alzare il gomito, Sin non dovrebbe mai bere così tanto, non dovrebbe bere e basta, si diceva tremando. La prossima volta, era deciso, non gli avrebbe neanche fatto sfiorare il bicchiere. Nemmeno di un’unghia. Neanche un sorso. E nemmeno lui ci avrebbe più neanche provato, a bere… Perché, semplicemente, non reggeva l’alcool.
O forse, chi può saperlo, il problema non era stato esattamente l’alcool. Era stato l’atto di avvicinarsi a Sin, sfiorarlo con un colpo di fianchi e sussurrargli all’orecchio qualcosa che non ricordava con esattezza, ma che sicuramente doveva essere stata indecente. Sin non resisteva alle richieste indecenti.
È colpa mia.                        
Sì, beh, era palese che fosse stata tutta colpa sua. Perché per quanto Sin /Sinbad, maledizione, Sinbad/ fosse stato indelicato, intraprendente e impudico, tutto era partito da lui. Era stato lui, per così dire, ad aprire le gambe.
Quasi non osava voltarsi verso l’altro lato del letto. Del letto di Sin. Lo stesso letto che faceva ogni mattina, stando attento alla minima piega, la minima macchia sulle lenzuola profumate di spezie, la minima imperfezione. Era una cosa che soleva fare anche con il suo, di letto, ed era con questa certezza che si giustificava davanti alla sua immagine riflessa nell’armadio a vetri di Sin. A nessuno piace dormire con le lenzuola sporche. A nessuno.
Affondò il volto tra le mani, si decise a mettersi seduto e se ne pentì amaramente un attimo dopo, complici il mal di testa furioso e le fitte brucianti di dolore che lo irrigidirono all’istante. Non aveva voce per lamentarsi, scoprì con imbarazzo, e tossicchiò nervoso.
Sussultò di sorpresa quando una stretta vigorosa si strinse attorno alla sua esile vita e lo costrinse a sprofondare sul materasso, lasciandolo sbigottito a fissare due disarmanti pupille da gatto. Nude e crude, talmente vicine da perderci la testa, il cuore, l’anima, tutto.
- Ah. – fu quel solo suono a riportarlo alla realtà, a fargli provare il desiderio intenso e travolgente di picchiarlo. – Ora posso ufficialmente confermare che hai un culo fantastico.
Ja’far avrebbe voluto saltargli addosso. E invece rise, rise contro le sue labbra ancora colme della dolcezza del vino, e decise che avrebbe voluto ubriacarsi di lui ancora una volta.
Solo una.

 
   
 
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